UdL n 16 RICCHI & POVER
M ACRO SCENARI DEL TERZO MILLENNIO 1 Squilibri tra Paesi ricchi/pover
a) Qualità della vita: nei paesi del nord del mondo si trova: il 60% delle ri- sorse alimentari, il 70% dell’energia mondiale, il 75% dei metalli, l’81% del commercio mondiale, l’83% del reddito mondiale, il 90% dei risparmi mondiali, il 95% dei sistemi bancario-finanziari.
b) Lo sfruttamento delle risorse energetiche: dalla metà del secolo scorso ad oggi l’umanità è stata capace di consumare tante risorse quante non ne aveva consumate l’uomo lungo tutta la storia. Sul banco degli imputati ci sono soprattutto le risorse energetiche non rinnovabili (petrolio, gas natu- rale, uranio, …), in rapido esaurimento; si stima che entro la metà di questo secolo si esauriranno le scorte di energia di cui ci si è egoisticamente ap- provvigionati finora, per cui le generazioni future si troveranno inevitabil- mente di fronte all’impossibilità di usufruire dell’attuale modello di svi- luppo.
Sono l’uomo occidentale nella classica accezione cioè nel senso che so bene che so bene cosa fare e so fare molto bene tutto quello che mi pare e nel senso che d’estate vado quasi sempre al mare e d’inverno e d’inverno e d’inverno sulla neve. Sono l’uomo occidentale e il concetto è elementare e comporta anche il dovere di pensare a mantenere senza orgoglio e presunzione l’equilibrio mondiale e per questo ho il mio daffare
perché ho un obbligo morale e mi accollo l’incombenza qui nel più alto gradino
si nel più alto gradino della civilizzazione. Sono l’uomo occidentale ed ho l’onere e l’onore di vedere e provvedere destreggiarmi come posso nel mio ruolo di paciere
e chi non vuole ascoltare io lo devo allineare
e mi devo adeguare alla logica del male per potere garantire una sana convivenza sul pianeta in questione.
Se pensate di sapere se c’è un’altra soluzione sventolate i gagliardetti alla manifestazione fate un cenno almeno un cenno
solo un cenno di adesione
io per quanto mi riguarda voglio a tutti molto bene. Sono l’uomo occidentale nella classica accezione e ripeto e ribadisco
anche in modo maniacale che in barba alle apparenze qui va tutto a gonfie vele!...
c) L’accaparramento, il cattivo uso e lo spreco dell’acqua potabile: il 97% dell’acqua presente sul pianeta è salata e solo il 3% è quella che serve al- l’uomo; negli USA l’utilizzo procapite giornaliero dell’acqua dolce è di 400 litri, in madagascar di 5 litri; l’85% dell’acqua utilizzata nei paesi ricchi torna al mare inquinata; nei paesi in via di sviluppo l’80% delle malattie de- riva dall’acqua sporca o inquinata.
d) La distruzione dei boschi e delle foreste: finora è stato abbattuto oltre un quinto dell’intera superficie forestale tropicale, con questo ritmo entro poche decine di anni le foreste andranno poco alla volta a scomparire, con grave ricaduta sulla qualità dell’aria sul pianeta; le maggiori cause della di- struzione delle foreste sono: taglio e incendio di intere aree per fare spazio a terre coltivabili o allevamento di bestiame, abbattimento per uso indu- striale (legname pregiato) o per energia (un terzo della popolazione mon- diale usa ancora la legna per cucinare); tutto questo ha una ricaduta anche sulla vita di tutte quelle specie animali/vegetali che vivono nelle foreste (circa la metà), dal momento che la loro sopravvivenza è minacciata conte- stualmente al dissesto e/o alla distruzione del loro habitat.
2. C’è allarme per chi non mangia come per chi mangia troppo
a) Allarme obesità. Alcuni rilevamenti effettuati in questi ultimi anni in eu- ropa e in italia attestano che:
- nell’europa dei 27 Paesi, oltre la metà della popolazione maschile è obesa o in sovrappeso;
- in italia il 34.2% è in sovrappeso e il 9.8% obeso, con la previsione che nel 2025 il tasso di obesità riguarderà il 14% della popolazione;
- i bambini italiani in sovrappeso o obesi fanno registrare il più alto tasso d’europa (34.1%).
i costi dell’obesità in italia:
- il peso sui conti pubblici: 22,8 miliardi di euro all’anno;
- il costo personale in salute: ogni anno muoiono per obesità 390 persone ogni 10mila abitanti; è stato calcolato che l’aspettativa di vita di un
a) Allarme fame nel mondo. nel presentare il Rapporto FAO 2009 il Direttore Generale ha fatto presente i seguenti squilibri presenti sul pianeta:
- il numero delle persone che soffrono la fame ha raggiunto il picco sto- rico di 1,02 miliardi;
- 7 milioni di bambini muoiono ogni anno per mancanza di cibo.
3. Quando i cosiddetti “aiuti al Terzo Mondo” fanno più male che bene
a) Gli aiuti alimentari. Se si prescinde da catastrofi naturali, in genere tali aiuti fanno più male che bene, perché:
- nei confronti dei governi riceventi: non vanno a coloro che ne hanno più bisogno; non stimolano a incoraggiare la propria agricoltura; l’aiuto è condizionato dalle politiche dei paesi ricchi;
- nei confronti del produttore locale fanno concorrenza alla produzione locale;
- nei confronti del consumatore locale: abituano a consumare alimenti che non vengono prodotti in loco; rinforzano la domanda di prodotti da im- portare; al tempo stesso sviluppano nella popolazione ricevente una mentalità all’assistenzialismo.
b) Gli aiuti finanziari. Fanno più male che bene, perché:
- il denaro è prestato a condizione che il paese ricevente lo spenda per comprare beni prodotti dal paese che ha concesso il prestito;
- tra questi “beni” acquistati nei paesi concessionari del prestito, una quota maggioritaria è destinata alle armi: quanto maggiori sono le pro- blematiche sociali di un paese in via di sviluppo, tanto più “necessarie” saranno infatti le armi per garantire alla classe dominante di mantenere i propri privilegi; di conseguenza non è raro che il denaro prestato ritorni nelle casse dei Paesi donatori sotto forma di pagamento di armi.
c) Gli aiuti attraverso le nuove tecnologie. Fanno più male che bene, perché: - i profitti che le multinazionali riportano in patria sono maggiori degli in-
vestimenti fatti nei paesi in via di sviluppo, grazie soprattutto allo sfrut- tamento sul lavoro;
- con la diffusione su scala planetaria dei sistemi massmediali e delle nuove tecnologie informatiche, i paesi industrializzati importano nei paesi in via di sviluppo la loro cultura (telenovelas, stili di vita, modelli di consumo, scale di valori, …), provocando effetti devastanti sui valori e sulle culture locali tradizionali.
Un miliardo di persone nel pianeta vivono con meno di un dollaro al giorno.
Non stanno tentando di battere nessun record e non hanno fatto voto di povertà,
la loro realtà non è una scelta ma la loro unica possibilità.
Un dollaro al giorno toglie il medico di torno nel senso che le persone non hanno la possibilità di curarsi e nemmeno di informarsi,
non possono studiare e nemmeno contribuire in nessun modo a cambiare la loro situazione. L’economia dei paesi nei quali vivono è schiacciata da un debito estero talmente grande
che non rimane neanche un soldo
da spendere per lo sviluppo delle cose basilari: la salute, l’educazione.
L’unica risorsa che resta alla popolazione
è l’emigrazione verso i paesi più ricchi e poi la storia la conosciamo e sappiamo spesso come va a finire
ma io vorrei usare il microfono e la televisione per chiedere da qui di dare un segno profondo alla questione del debito estero
di molti paesi del Sud del mondo che sono soffocati dal divario accumulato verso i governi ricchi del mondo cosiddetto industrializzato,
paesi che per secoli sono stati colonizzati e poi fatti annegare nel mare di un progresso difficile da sostenere
per carenza di infrastrutture e zero potere decisionale al tavolo per niente rotondo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale
cancella il debito!
4. “Guerre” dell’uomo contro l’uomo
Quanti sono i conflitti nel mondo?
Quali Paesi sono attualmente coinvolti in tali conflitti? Rispetto al passato le guerre sono aumentate o diminuite?
Le guerre si fanno solo con le armi?
È difficile stabilire il numero delle guerre, dal momento che le situazioni cam- biano di giorno in giorno. Comunque è sempre possibile osservare che:
– mentre diminuiscono le guerre tra gli Stati aumentano invece i conflitti interni agli Stati;
– tali conflitti si concentrano particolarmente negli Stati più poveri al mondo; – a pagare le conseguenze di tali conflitti sono soprattutto i civili e le popola-
zioni più povere.
in tutti questi casi si verificano inevitabilmente catastrofi umanitarie caratteriz- zate da:
– sfaldamento di uno Stato;
– caos nelle principali istituzioni deputate alla pubblica amministrazione (scuola, sanità, lavoro, commercio, …), non più in grado di gestire la vita di una na- zione;
– violenze nei confronti della popolazione civile (bombardamenti, morti, feriti, …);
– esodo di intere popolazioni che scappano dalle aree dei conflitti, parte delle quali – è cronaca ormai quotidiana – per andare a morire in mare; ma anche chi riesce a salvarsi ha poche probabilità di realizzare nei paesi dell’”altra sponda” il miraggio di una migliore qualità della vita.
Vengono meno, di conseguenza, quelle garanzie che l’UnDP55ha attribuito al
concetto di “sicurezza umana”:
– economia (lavoro, reddito di base);
– alimentazione (adeguate calorie giornaliere); – sanità (disponibilità di servizi sanitari);
– ambiente (prevenzione dal degrado ambientale);
A cosa serve la guerra diciamo la verità
serve soltanto a vincer la gara dell’inutilità.
La guerra non dice niente guardati intorno e ci arrivi perché la vincono sempre i buoni la perdono sempre i cattivi. Ogni soldato che parte ogni soldato del re vorrei raggiungerlo con questo valzer fargli cantare con me. La guerra è sempre la stessa ognuno la perderà
e a ogni soldato che muore si perde un po’ di umanità.
La guerra è sempre la stessa devi partire e non sai se è una minaccia o se è una promessa che è l’ultima guerra che fai.
Come uno stupido valzer la storia non cambierà ma
è sempre meglio cantarla ogni tanto questa canzone che fa. A cosa serve la guerra guardati intorno e ci arrivi perché la vincono sempre i buoni e la perdono sempre i cattivi. La guerra è un caso irrisolto perché la sua soluzione è che il più debole ha sempre torto
e il più forte ha sempre ragione. A cosa serve la guerra diciamo la verità
serve soltanto a vincer la gara dell’inutilità
dell’inutilità dell’inutilità.
Canzone per riflettere - “A COSA SERVE LA GUERRA” (Bennato)
– sicurezza personale (prevenzione dalla criminalità, dalle violenze); – sicurezza sociale (prevenzione dalle guerre, dai conflitti etnici, settari); – stabilità politica (nelle istituzioni deputate alla gestione della cosa pubblica). 5. “Guerre” dell’uomo contro la natura e della natura contro l’uomo
il Consiglio di Sicurezza dell’onU ha preparato nel 2007, attraverso l’UneP (United Nations Environment Programme), un testo dove vengono indicate 4 tipo- logie di conflitti indotti dai cambiamenti climatici:
– inquinamento dell’acqua potabile; – diminuzione della produzione di cibo;
– aumento dei disastri causati da catastrofi naturali (tempeste, alluvioni, terre- moti, tzunami, …);
– migrazioni indotte da cambiamenti climatici, politici e ambientali.
il CreD (Centre for Research on the Epydemiology of Desasters) a fine 2009 ha presentato un rapporto sulle catastrofi naturali nel mondo, dove si rileva che: – nel 2009 sono stati registrati 245 eventi catastrofici relativamente a 4 sotto-
gruppi: geofisici (terremoti, eruzioni vulcaniche), idrologici (alluvioni), meteo- rologici (cicloni, tzunami), climatologici (temperature estreme);
– tali fenomeni hanno coinvolti 58 milioni di persone, provocato circa 9.000 morti (a causa dei mutamenti climatici) e prodotto danni per 19 miliardi di dol- lari;
– le vittime e le persone coinvolte in questi disastri appartengono per lo più ai Paesi poveri e/o il fenomeno si ripercuote prevalentemente là dove esistono condizioni di vita al di sotto del livello di sostentamento, ed hanno una con- causa nella crescita demografica incontrollata, nel sovraffollamento urbano forzato, nell’abbandono delle campagne, nella carenza di infrastrutture e di servizi pubblici (sanità, educazione, lavoro, …), nella cattiva qualità delle co- struzioni, nella mancanza di gestione del territorio.
Sempre nello stesso rapporto, il principale fattore di rischio per il futuro viene individuato nei cambiamenti del clima (a cui vengono attribuiti oltre il 90% dei dis- astri elencati sopra). A tutto questo si aggiunge un aumento esponenziale dei disa- stri tecnologici (incidenti industriali, nucleari, di trasporto di prodotti chimici, di petrolio, di gas, …).
Secondo la ricerca dell’iPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Cli- matico), se la temperatura media aumenterà ancora di oltre 2°C, morirà più del 40% delle specie viventi, con gravi conseguenze sull’alimentazione e quindi anche sulla sopravvivenza dell’uomo sul pianeta56.
56merCALLiL., Che tempo che farà. Breve storia del clima con uno sguardo al futuro, milano,
La causa delle emergenze sociali, ambientali, climatiche, va individuata nel perseguire caparbiamente una via allo sviluppo caratterizzata da diseguaglianze tra nord e sud del mondo, ingiustizie, conflitti per l’accaparramento delle risorse pri- marie (energia, acqua, cibo, …).
Le conseguenze prima o poi le paghiamo tutti indistintamente e in vari modi: costo della vita, surriscaldamento del pianeta, salute, crisi economico-finanziarie in successione, qualità della vita, … Per di più tali conseguenze vengono lasciate in eredità alle prossime/future generazioni.
Senza una pari opportunità di accesso ai beni che permettono a tutti una qualità della vita e una vita più dignitosa (democrazia, istruzione, risorse energetiche, ali- mentazione, salute, ambiente, acqua, …) difficilmente si potranno arginare le crisi prodotte da questo sistema fatto di ingiustizie e di diseguaglianze, per imboccare la strada verso uno sviluppo globale equo e solidale.
Al tempo stesso rimane un dato di fatto che, in assenza di una autorità preco- stituita sovranazionale, a cui tutti i Paesi del mondo dovrebbero fare riferimento per salvaguardare i propri diritti, le attuali politiche di sopraffazione, il far leva sulla supremazia delle armi per mantenere i propri privilegi, lo sfruttamento arbi- trario e selvaggio delle risorse …, sono tutti elementi interconnessi che stanno alla base della catena di guerre e di catastrofi a cui stiamo assistendo, nella maggior parte dei casi come spettatori passivi e impotenti.
CHE RISPOSTA È STATA DATA A QUESTE PROBLEMATICHE DA PARTE DEI PAESI