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COSA HA PORTATO A CONTESTARE QUESTO CONCETTO DI CITTADINANZA?

il tradizionale concetto di cittadinanza che è giunto fino a noi da marshall in avanti si basa, infatti, sul principio di esclusione dal diritto di cittadinanza di tutti coloro che non sono, per appartenenza “naturale”, cittadini di uno Stato di diritto dove uno è nato e cresciuto. tutto questo ha portato all’equazione:

“uno Stato = una nazione = un territorio = un popolo = una cittadinanza” ed è proprio questa concezione “unica” di cittadinanza che oggi non regge più. Con l’intensificarsi della portata e della velocità con cui si realizzano i cambia- menti epocali, causati dai processi di globalizzazione in atto, questa equazione si è trasformata in contraddizione, portando così ad avvertire l’esigenza di fare appello a diritti umani e a norme di cittadinanza universalmente riconosciute.

COSA SIGNIFICA, QUINDI, ESSERE OGGI“CITTADINI” NEL TERZO MILLENNIO? Gli elementi che fanno capo all’esigenza di aggiornare/rinnovare il concetto di cittadinanza, fanno riferimento:

Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene.

Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore...

ma non vi danno un po’ di dispiacere quei corpi in terra senza più calore? Non cambierà, non cambierà no cambierà, forse cambierà. Ma come scusare le iene negli stadi

e quelle dei giornali?

Nel fango affonda lo stivale dei maiali. Me ne vergogno un poco, e mi fa male vedere un uomo come un animale. Non cambierà, non cambierà si che cambierà, vedrai che cambierà.

Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali che possa contemplare il cielo e i fiori,

che non si parli più di dittature se avremo ancora un po’ da vivere... La primavera intanto tarda ad arrivare

– ai flussi di mobilità umana su scala planetaria, dovuti non solo alle migra- zioni quanto, soprattutto, agli effetti della globalizzazione (affari, com- mercio, lavoro, turismo, …);

– alla conseguente contaminazione delle culture, per effetto della mobi- lità e dei sistemi di comunicazione;

– alla permanenza e talora al radicarsi della frammentazione etnica, e conse- guente crescita di fenomeni di intolleranza/emarginazione a causa dell’esclu- sione di sempre più quote di popolazione dallo status di aventi diritto di citta- dinanza, fenomeno che ha contribuito ad allargare sempre più la forbice tra “chi sta dentro” e “chi sta fuori” dallo Stato-nazione.

IL SORPASSO: LE NUOVE FRONTIERE DELLA CITTADINANZA

“Il tradizionale concetto di cittadinanza, caratterizzato dall’orizzonte dello Stato-na-

zione, è oggi messo in discussione non solo per motivi etici ma anche perché sono in atto processi di ampia portata e di cambiamento strutturale, trasversali alle diverse realtà nazionali […] insomma, lo spazio dello Stato-nazione non è più sufficiente a garantire la vita fisiologica della democrazia […] In questa situazione i diritti di cittadinanza sono in pericolo”32.

in sostanza, l’attuale concetto di “cittadinanza” oggi viene sempre più avver- tito in contrasto con il concetto stesso di “persona”, in quanto nega uno dei suoi di- ritti fondamentali: quello di essere “cittadino del mondo”33.

L’attuale quanto superato concetto di cittadinanza, infatti, è funzionale alla di- fesa di uno status di privilegio, per cui anche la stessa “educazione alla cittadi- nanza” che viene fatta nelle scuole, se fondata su quest’ottica, rischia di educare a vivere in modo “esclusivo” un tale privilegio, anziché contribuire ad un progetto di “inclusione democratica”, in grado cioè di abbattere quelle norme dietro cui si bar- ricano le “cittadinanze etnocentriche”.

LA SFIDA: QUALI STRATEGIE PER IL CAMBIAMENTO?

La sfida consiste perciò nella necessità di saper coniugare il diritto alla cittadi-

nanza con l’esigenza di accogliere le differenze. in altre parole, se si vuole arrivare a

32PAPiSCAA., Cittadinanza e cittadinanze, ad omnes includendos: la via dei diritti umani, in

mASCiAm. (a cura di), Dialogo interculturale, diritti umani e cittadinanza plurale, Venezia, marsilio, 2007, p. 25.

saper “con-vivere” tra multiformi differenze che la “planetarizzazione” ha messo in contatto, anche i “confini” che lo Stato-nazione erge a difesa dei propri cittadini van- no saputi “allargare”, facendo in modo di coniugare la dimensione dei diritti umani universali con quella delle singole appartenenze e radici culturali locali.

TUTTO QUESTO COSA COMPORTA A LIVELLO EDUCATIVO?

L’urgenza e la necessità di un cambiamento alimenta anzitutto la richiesta di un’educar-“Ci” tutti (nuove e vecchie generazioni, “cittadini” e chi non ha ancora conquistato questo diritto …) a saper “con-vivere” in uno “spazio comune”.

Un’educazione alla cittadinanza centrata ancora sulla vecchia concezione di inclusione/esclusione, dettata da “confini” ideologico-nazionalistici, da orgogli identitari, o comunque alimentata dalla forza del pregiudizio e dalla diffusa paura verso tutto ciò che è “diverso”, rischia infatti di creare effetti devastanti nella mente dei soggetti in formazione.

“L’educazione alla cittadinanza o è autentica

o è la foglia di fico del dispotismo, la maschera di una finta democrazia”34.

Una nuova/diversa educazione alla cittadinanza parte, invece, da quei “diritti fondamentali” di cui ogni uomo è legittimo erede, e richiede un’apertura mentale estesa su scala planetaria.

È in base a questa acquisita sensibilità che occorre preparare il cittadino del terzo millennio a “metabolizzare” questo nuovo traguardo, portandolo a diventare da “cittadino-avente-diritto” a “cittadino-del-mondo”.

UNA CITTADINANZA“A FOGLIE DI CIPOLLA”?

Lungo questo rinnovato percorso educativo va te- nuto presente che la cittadinanza rappresenta l’“identità sociale” di ogni individuo per cui, così come l’identità personale è stratificata, a foglie di cipolla, anche la citta- dinanza è fatta di appartenenza a “comunità a cerchi con- centrici”:

– si è cittadini di un Comune, dove avviene la propria crescita democratica e culturale;

– si è cittadini di una regione, dove si forma la volontà politica collettiva; 34m L., Per una cittadinanza planetaria, attiva, interculturale, in m L. (a cura di),

– si è cittadini di uno Stato, rappresentato da un patrimonio di memoria storica e culturale;

– ma si è anche cittadini di un mondo che vuole riconoscersi in valori comuni: diritti umani, pace, giustizia, sviluppo, difesa dell’ambiente ...

mentre tutto questo è diventato ormai una “conditio sine qua non” per la so- pravvivenza dell’uomo sul pianeta, il “nostro piccolo mondo antico” continua ad aggrapparsi disperatamente, o comunque cerca di rimanere il più a lungo possibile ancorato al concetto di cittadinanza stanziale, ombelico del mondo, chiusa, imper- meabile ai processi di trasformazione globale in atto.

Viceversa, vivere la realtà di oggi, per eccellenza nomade, in movimento, “contaminata”, globalizzata, in accelerata trasformazione sociale…, comporta in- vece una grande “ri-conversione culturale”. È sulle fondamenta di questi eventi epocali che la categoria “cittadinanza”, così come la intendiamo tuttora, va consi- derata ormai superata.

in ultima istanza, un rinnovato concetto di cittadinanza richiede di poter arri- vare a coniugare le aspirazioni di uguaglianza con il riconoscimento delle diver-

sità.

La vera sfida di oggi consiste quindi nel preparare i cittadini del futuro a con- quistare i propri diritti e a saper gestire le proprie responsabilità, per una partecipa- zione sempre più attiva alla vita della “polis”, locale ma anche planetaria.

“Il cittadino onesto è colui che crea una connessione tra ciò prende e ciò che dà” (Lanza del Vasto)

CONOSCI QUALI SONO I TUOI“DIRITTI”?

ognuno di noi gode di diritti civili che oggi si dà per scontato possederle, in quanto ereditati dalle generazioni passate, tra i quali c’è appunto anche la cittadi- nanza. tuttavia, non sempre si conosce la storia delle lotte attraverso le quali questi diritti sono stati conquistati.

QUESTI DIRITTI CI SONO SEMPRE STATI?

“I diritti dell’uomo, per fondamentali che siano, sono diritti storici, cioè nati in certe circostanze, contrassegnate da lotte per la difesa di nuove libertà contro i vecchi poteri, gradualmente, non tutti in una volta e non una volta per sempre […]. I diritti sono prodotti storici, nascono da bisogni quando storicamente emer- gono […]:

– la libertà religiosa è un effetto delle guerre di religione;

– le libertà civili [sono un effetto] delle lotte dei parlamenti contro i sovrani as- soluti;

– la libertà politica e quelle sociali [sono un effetto] della nascita, crescita e maturità del movimento dei lavoratori salariati, dei contadini […].

Accanto ai diritti sociali, che sono stati chiamati diritti di seconda genera- zione, oggi sono emersi i cosiddetti diritti di terza generazione, ma già si affac- ciano nuove richieste che non saprei chiamare se non diritti di quarta genera- zione”35.

IL“DIRITTO AD AVERE DEI DIRITTI”: LE GENERAZIONI DEI DIRITTI

Dopo questa premessa l’autore elenca e poi specifica quali sono questi diritti “di generazione”: