Cosa significa “partecipazione”? Perché partecipare?
Chi te lo fa fare?
ITINERARIO PER UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA
nell’attuale contesto storico, caratterizzato da forti spinte al “pensiero unico” e all’adesione acritica alle culture dominanti, lo spazio che resta al singolo cittadino per partecipare attivamente alla gestione della “cosa pubblica” è ormai ridotto ad un voto-“vuoto” di quell’effettivo potere che, in un sistema che si dice “democra- tico”, dovrebbe spettare invece al “popolo sovrano”.
Io non ti prometto qualcosa che non ho quello che non sono non posso esserlo anche se so che c’è chi dice per quieto vivere
bisogna sempre fingere. Non posso giurare che ogni giorno sarò bello, eccezionale, allegro, sensibile, fantastico ci saranno dei giorni grigi ma passeranno sai spero che tu mi capirai.
Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà se tu ci sarai
io ci sarò So che nelle fiabe succede sempre che su un cavallo bianco arriva un principe e porta la bella al castello si sposano e sarà amore per l’eternità. Solo che la vita
non è proprio così
a volte è complicata come una lunga corsa a ostacoli dove non ti puoi ritirare soltanto correre
con chi ti ama accanto a te. Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà se tu ci sarai
io ci sarò. Giuro ti prometto che io mi impegnerò io farò di tutto però se il mondo col suo delirio riuscirà ad entrare e far danni ti prego dimmi che
combatterai insieme a me Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà se tu ci sarai
io ci sarò.
Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà se tu ci sarai
io ci sarò. “Io ci sarò” (m. Pezzali)
ed è proprio in questo vuoto di potere che in questo periodo di cambiamenti epocali stagnano, oltre alla democrazia, anche quei diritti umani faticosamente con- quistati da poco più di mezzo secolo.
L’obiettivo di quest’ultima area è quindi quello di arrivare ad elaborare una co- scienza critica in grado di opporsi al conformismo omologante e/o ad un passivo adeguamento alle logiche dei poteri forti, in modo da provocare effettivi cambia- menti a livello sia personale che di gruppo/collettività e di società plurietnica/mul- ticulturale.
COME PUÒ ESSERE STRUTTURATO E/O ATTUATO UN INTERVENTO MIRATO AD UN TALE CAMBIAMENTO?
Qualsiasi cambiamento, perché si possa realizzare, deve partire da un processo
culturale che coinvolge sia l’individuo che un gruppo/comunità e in successione il
contesto sociale più allargato. in tutti questi casi il successo è determinato dalla “partecipazione”, individuale e della collettività nel suo insieme.
Se tale partecipazione avviene da parte di tutti, essa è in grado di produrre la soddisfazione di quei bisogni oggetto di cambiamento, e contribuisce in tal modo a mantenere alto il “senso-di-appartenenza-ad-una-comunità”. in questo caso il suc- cesso sarà garantito quanto più i partecipanti si riconosceranno nei cambiamenti di cui beneficeranno, in quanto strettamente connessi ai processi di influenzamento fra i membri della comunità.
A sua volta tale processo di influenzamento è strettamente connesso alla presa di coscienza del potenziale che un gruppo/comunità ha nel:
– far esprimere i problemi dai partecipanti;
– selezionare i problemi/bisogni su cui occorre intervenire più urgentemente; – individuare le strategie mirate al cambiamento;
– ricercare le giuste collaborazioni per dare soluzione ai problemi; – organizzare la comunità per mettere in atto gli interventi programmati; – misurare l’efficacia/efficienza degli interventi messi in atto.
tutto questo non avviene spontaneamente, ma lo si potrà conseguire attraverso adeguati processi formativo-educativi, mirati a produrre effettivi cambiamenti: a) a livello micro (individuale o di piccolo gruppo):
- mutamento degli atteggiamenti verso se stessi e verso gli altri;
- miglioramento delle relazioni umane, in vista di stabilire con l’”altro” rela- zioni di reciproco arricchimento;
b) a livello macro (sociale o di comunità allargata):
- maggiore consapevolezza del proprio ruolo e delle responsabilità personali nella partecipazione ai processi di cambiamento a tutti i livelli (micro-macro); - partecipazione attiva nell’affrontare i problemi e le soluzioni finalizzate al
Testo di riferimento: pp. 195-196 Altri testi
ArDiGòA., Crisi di governabilità e mondi vitali, Bologna, Cappelli, 1980.
BAStiDer., Noi e gli altri. Luoghi di incontro e di separazione culturale e razziale, milano, Jaca Book, 1990.
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DiCriStoForoLonGoG., Identità e cultura. Per un’antropologia della reciprocità, roma, Studium, 1993.
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mAnnArinit., La cittadinanza attiva. Psicologia sociale della partecipazione pubblica, Bologna, il mulino, 2009.
miLAnG., Educare all’incontro. La pedagogia di Martin Buber, roma, Città nuova, 1994. miLAneSiG., Il volontariato internazionale verso una nuova identità, Bologna, Dehoniane, 1990. nAnniA. - SALVArAniB., Educare a partire dall’altro, Bologna, emi, 1994.
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rAnCiC., Altruismo e reciprocità: due modelli di solidarietà a confronto, in CAttArinUSSiB. (a cura di), Altruismo e solidarietà. Riflessioni su prosocialità e volontariati, milano, Angeli, 1994. Esistono dei ponti di legno
ponti di pietra ponti di cemento armato ponti di ferro
ponti che collegano due sponde irraggiungibili ponti che possono essere distrutti facilmente. Ma esistono dei ponti indistruttibili, fatti dall’immensità dell’animo e da un cuore grande, ponti che si costruiscono da soli
che sanno quando devono essere costruiti su quale fiume allungarsi
per collegare le due sponde. SII TU UN PONTE vivo come il legno forte come la pietra
indistruttibile come il cemento armato lavorato come il ferro
sempre pronto per collegare le sponde.
COSA SI INTENDE PER COMPORTAMENTO“PRO-SOCIALE”?
“Quel comportamento che, senza la ricerca di ricompense esterne, favorisce altre persone, gruppi o fini sociali e aumenta la probabilità di generare una reci- procità positiva di qualità solidale nelle relazioni interpersonali o sociali conse- guenti, salvaguardando l’identità, la creatività e l’iniziativa degli individui o dei gruppi implicati”68.
SU QUALE PRINCIPIO SI FONDA?
Su una delle caratteristiche principali della specie “homo” in quanto “essere socievole”, ossia sulla relazione che porta l’“io” ad incontrarsi e ad interagire con il “Tu”.
68r -o r. et al., La condotta prosociale. Basi teoriche e metodologiche d’intervento,