UdL n 14 CITTADINI “COSMOPOLITANI”
S E PARTECIPARE = CAMBIARE COME SI PARTECIPA AL PROCESSO DI CAMBIAMENTO ? 1 A livello del singolo cittadino
Per diventare cittadini della futura Cosmopolis, occorre partire dall’educare/ educarsi a pensare e ad agire in termini di problematiche globali, di interdipenden- za tra i popoli e, conseguentemente, prendere coscienza di una serie di compiti e di responsabilità che spettano al singolo cittadino, prima ancora che alla comunità.
Dal canto loro, i sistemi educativi hanno un compito prioritario nel portare i futuri cittadini di Cosmopolis a sentirsi parte di quelle problematiche sociali che ri- guardano anche Paesi e genti molto lontane (disastri ambientali, guerre, genocidi, ingiustizie, …) e di cui spesso si rimane spettatori passivi.
in questo senso il “cittadino cosmopolita” dovrà essere educato fin da ora ad assumere un ruolo e una responsabilità rispetto ad un “mondo” sempre più allar- gato, che tuttavia percepisce sempre più attorno a sé coinvolgendolo da vicino.
Al centro dell’educazione deve esserci, perciò, la preoccupazione di formare un cittadino cosmopolita, una persona responsabile su scala planetaria, con una forte coscienza civica, una solida e ben radicata cultura della legalità, il senso del rispetto delle regole e, soprattutto, uno “spirito cosmopolita”. Cosicché un modello di educazione alla cittadinanza su scala planetaria/cosmopolita, richiede41:
41S m., Educazione alla cittadinanza tra locale e globale, in L L. (a cura di), Edu-
– l’approccio ai problemi in qualità di membri di una società globalizzata; – l’assunzione di responsabilità, individuali e collettive;
– la comprensione e l’apprezzamento delle differenze culturali; – la maturazione del pensiero critico;
– la disponibilità a ricercare soluzioni non violente ai conflitti; – il bisogno di cambiare stile di vita per la difesa dell’ambiente; – la sensibilità verso la difesa dei diritti umani;
– la partecipazione politica a livello locale, nazionale e sovranazionale. 2. A livello di Stato-Nazione
Contestualmente alla crescita della consapevolezza di vivere in uno spazio glo- bale, cresce altrettanto il bisogno di superare il concetto di Stato-nazione per esten- derlo sempre più ad una dimensione cosmopolita, in considerazione dei macro-pro- cessi (sociali, economici, politici, informativi, …) in cui siamo quotidianamente coinvolti.
tutto questo fa sì che la cittadinanza non coincida più con la nazionalità. Dopo il passaggio da sudditi a cittadini, la cittadinanza nazionale oggi deve fare i conti con quella planetaria, configurata dalle norme giuridiche internazionali sui diritti umani, che stabiliscono che lo stato giuridico delle persone non è più quello di cit- tadini di uno Stato, ma piuttosto di membri di una stessa famiglia umana.
Ciò comporta che da una cittadinanza regolata sullo jus soli e sullo jus san- guinis si passi ad una cittadinanza fondata sull’“essere-persona”. Anche se non sussistono ancora le condizioni, a livello politico e istituzionale, per ragionare in termini di cittadinanza cosmopolita, essa si definisce già da ora in base ad una serie di prerogative che permettono alla “persona” di avere:
– una pluralità di appartenenze (su scala locale, territoriale, nazionale, sovrana- zionale, …);
– e una molteplicità di identità (familiare, sociale, religiosa, culturale, etnica, professionale, …).
Di conseguenza riemerge nuovamente il concetto di cittadino cosmopolita come di colui che esercita i suoi diritti in quanto “persona”, e non solo in quanto cittadino di uno Stato. nell’era dell’interdipendenza, della trans-nazionalizzazione dei rapporti, dell’organizzazione della cooperazione, della mondializzazione dell’e- conomia, l’essere cittadini del mondo significa, infatti, acquisire un’apertura a 360 gradi verso tutte le realtà.
A questo punto non basta più stare ad osservare il mondo dal buco della tV comodamente seduti in poltrona. Le sfide che l’umanità deve affrontare oggi e sempre più in futuro non possono che essere affrontate attraverso la coscienza del- l’interdipendenza globale e decidendo di vivere conseguentemente con un senso di responsabilità su scala planetaria. e a questo si può arrivare soltanto mediante pro- cessi educativi mirati.
3. A livello sovranazionale
L’utopia può riguardare anche un nuovo ordine di governance mondiale?
Alcuni studiosi hanno già cercato di prefigurare i cambiamenti che prevedono il passaggio dal vecchio ad un nuovo e più “democratico” ordine di governance su scala planetaria42:
42P A. - m m., Disegni alternativi di un nuovo ordine mondiale, in P S. -
L’attuale modello gerarchico di governance:
- interdipendenza globale asimmetrica
- mondializzazione dell’economia in senso ver- ticistico
- sottrazione dei sistemi finanziari a qualsiasi controllo democratico
- processi di estesa conflittualità, anche guer- reggiata
- crisi di governabilità all’interno degli Stati - crisi strutturale della forma di Stato sovrano,
armato, confinario
- crisi delle nazioni Unite e del correlato si- stema di sicurezza mondiale, per mancanza di volontà politica dei Paesi più forti
- inadeguatezza politica, morale e culturale del- l’attuale classe governante, nazionale ed inter- nazionale
- irresponsabilità sociale e asservimento dei si- stemi informatizzati e mass-mediologici
Disposizioni per creare un nuovo ordine mondiale democratico
- interdipendenza mondiale basata sul con- fronto, il dialogo e la volontà politica per la gestione del “bene comune”
- internazionalizzazione dei diritti umani in ter- mini elaborazione e applicazione di normative giuridiche
- organizzazione permanente della coopera- zione internazionale
- giustizia penale internazionale
- diffusione della “cultura democratica” su scala mondiale
- crescita del dialogo tra le grandi religioni - aumento dell’attenzione ai diritti umani da
parte delle grandi religioni
- potenziamento del ruolo delle nazioni Unite sulla scena mondiale
- responsabilità “democratica” ed etica profes- sionale nella gestione e conduzione dei si- stemi informatici e mass-mediali
10 CARATTERISTICHE ESSENZIALI DEI CITTADINI DELLA SOCIETÀ COSMOPOLITA43
1. Cercano il contatto e la comunione con la natura. Si sentono parte di essa, ma non suoi proprietari. In questo senso, nella loro vita pratica non sono d’ac- cordo con il mandato biblico di “soggiogarla e dominarla”, bensì intendono rispettarla e sviluppare le sue diversità.
2. Vivono la vita come processo, come flusso permanente di energie, di situa- zioni, come un trascorrere relativamente imprevedibile. Sono capaci di vivere l’incertezza e si allontanano dalle concezioni rigide e statiche della vita. 3. Si preoccupano e sospettano del potere, della gerarchia come mezzo per poter
dominare gli altri. Si propongono un tipo di educazione che permetta di co- struire il potere a partire da se stessi, in modo che tutti siano capaci di “con- trollare la propria vita”. Per questo generalmente si preoccupano di formare comunità umane che siano veicoli adeguati di “distribuzione sociale del po- tere”, anziché della sua concentrazione nelle mani di pochi.
4. Cercano l’integrazione di elementi che di solito vengono separati, contrap- posti e considerati isolatamente: scienza e senso comune, pensiero e azione, uomo e donna, mente e corpo, ragione e sentimento, oggettività e soggettività, serietà e frivolezza, sensatezza e follia …
5. Si interessano molto di più a fare domande che a dare per scontate le risposte. Sono ricercatori permanenti che prendono in considerazione anche il lato na- scosto della vita, quello non detto, non “sistemato”, le storie non raccontate. In generale, la loro criticità permanente li conduce a una ricerca spirituale. 6. Comunemente non si lasciano attrarre e dominare dal possesso di beni mate-
riali come simboli di status sociale.
7. Sono persone aperte al nuovo, cioè non dogmatiche né rigide; osano avanzare in nuovi territori ignoti della conoscenza e della vita.
8. Sono solidali, vogliono collaborare con gli altri, cercano di essere meno egoisti e paternalisti.
9. Diffidano della burocrazia come forma istituzionale che privilegia il beneficio dei burocrati rispetto a quello degli altri cittadini.
10. Confidano nel valore della propria esperienza, diffidano, invece, dell’autorità che si erge come superiore.
43GroSSiF., in GUtierreZF. - CrUZirADor., Ecopedagogia e cittadinanza planetaria, Bologna,
(iii° Circolo Didattico - S. Benedetto del tronto) Frasi per riflettere
“Viviamo in un’età planetaria ancora con una coscienza neolitica” (e. Balducci)
“I confini entro i quali ci è capitato di venire al mondo, e i documenti di cui abbiamo diritto, non sono certo meno arbitrari, da un punto di vista morale, di altre caratteristiche come il colore della pelle, il
genere e il patrimonio genetico” (L. Zanfrini)
“Occorre arrivare a uno stato di diritto democratico nel quale possono convivere numerose forme di vita, dove si prefigura una nuova cittadinanza cosmopolita” (J. Habermas).
“Nella Terra-Patria occorre riconoscere le diversità, per rendere concreta a tutti l’identità. Per cui la vera sfida consisterà nel salvare la varietà delle culture esistenti e allo stesso tempo far crescere una
nuova coscienza planetaria/cosmopolita. Ma la co-costruzione di una “coscienza cosmopolita” diviene a sua volta una sfida etica che passa attraverso processi educativi e progettualità
pedagogiche, dove divengono fondamentali fin dall’inizio le reciprocità”(e. morin).