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2.1 All’interno dello SPRAR

2.1.8 Adempimenti burocratici

Il percorso dei richiedenti asilo è costellato fin dal loro arrivo in Italia da numerosi adempimenti di carattere burocratico indispensabili per garantire loro un soggiorno “regolare”.

Il 25 marzo, insieme all'operatore legale, accompagno all’Ufficio Anagrafe alcuni richiedenti asilo che devono ufficializzare il cambio di residenza. L'avvocato durante il tragitto mi spiega che molti degli ospiti dello SPRAR devono ancora registrare il cambio di residenza, alcuni perchè sono stati trasferiti da relativamente poco tempo, altri invece non hanno ancora cambiato domicilio dopo il trasloco nella nuova struttura d'accoglienza del Centro Astalli.206

In questo ufficio, mi spiega l'operatore legale, i rapporti sono un po' difficili: «La signora C. che si occupa di queste procedure è molto rigida, mi riceve con massimo quattro utenti per volta anche se devono presentare tutti la stessa richiesta. Inoltre, per effettuare queste pratiche, è necessario prendere appuntamento ed è possibile farlo solo due mattine a settimana». Avendo ottenuto un appuntamento per questa mattina l'operatore decide di accompagnare questi quattro beneficiari anche se due di loro devono chiedere il permesso d'assentarsi da lavoro207 per venire.

Tra tutti quelli che devono effettuare il cambio di residenza la scelta cade su di loro, che avendo

206 La struttura dove attualmente alloggiano gli ospiti SPRAR era in fase di ristrutturazione e i beneficiari

risiedevano in altri due edifici della città.

da poco rinnovato il permesso di soggiorno, devono rinnovare anche l'iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale.

L'iscrizione alle liste anagrafiche rappresenta un presupposto indispensabile per l'integrazione degli stranieri in Italia perché è “requisito essenziale per poter effettivamente esercitare altri diritti fondamentali”208 quali, ad esempio, l'accesso all'assistenza sociale e l'iscrizione al Servizio

Sanitario Nazionale (SSN).

L'Ufficio Anagrafe non è collegato direttamente al centro città e per raggiungerlo dobbiamo cambiare due autobus impiegando parecchio tempo.

Entriamo, c'è una sedia vuota dietro al front desk ma l'operatore legale non ha bisogno d'indicazioni e ci dirigiamo direttamente al piano di sopra verso l'ufficio che si occupa dei migranti. La porta è chiusa e per un quarto d'ora non accenna ad aprirsi. Mentre aspettiamo altre due persone arrivano e come noi si siedono fuori dalla porta dell'ufficio. L'avvocato mi spiega che lavorano diverse persone in quell'ufficio e forse la signora C. è libera e può riceverci. Appena la porta si apre per fare entrare una delle persone che era arrivata dopo di noi chiediamo della signora C., la persona sulla soglia dell'ufficio si gira e chiede alla collega, da lontano si sente una voce che risponde, in malo modo, che dobbiamo aspettare. Dopo una lunga attesa finalmente la signora C. dice che possiamo entrare, ma solo l'operatore legale accompagnata da un richiedente per volta, io resto ad aspettare fuori con gli altri tre utenti. Dopo un po' di tempo escono ma anziché far entrare uno degli altri beneficiari l'operatore dice che dobbiamo andarcene e tornare con un altro appuntamento. Un po' confusi prendiamo la strada del ritorno, in autobus l'operatore mi spiega cosa è andato storto: «il Centro Astalli è un ente con tanto di statuto, credenziali ecc...non è un privato! Ma la signora C. insiste che non basta la delega del presidente

208 ASGI, Anusca, Cittalia, Servizio Centrale, UNHCR, (2014), Linee guida sul diritto alla residenza

della Onlus e vuole che venga lui di persona per firmare la dichiarazione di ospitalità, ossia un documento che in genere devono firmare i privati che accolgano qualcuno presso di loro».

É stato un giro a vuoto. E questo è solo il primo passo che un richiedente asilo deve fare per poter avere l'assistenza sanitaria.

In un'altra occasione ho potuto capire ancora meglio come certi aspetti burocratici influenzino la vita di richiedenti e titolari di protezione internazionale.

Il 23 aprile accompagno un ospite dello SPRAR da “Amplifon” insieme all'assistente sociale; da una visita in ospedale infatti risulta che il ragazzo sia parzialmente sordo. L'operatore del centro d'assistenza per l'udito controllando i risultati delle analisi, ci spiega nel dettaglio il problema: il beneficiario è quasi completamente sordo da un orecchio e sente solo in parte dall'altro orecchio, le frequenze che riesce a percepire meglio sono quelle usate della lingua inglese e sfortunatamente non da quella italiana. Ha bisogno al più presto di un apparecchio acustico. L' assistente sociale un po' stupita ammette che dal referto dell'ospedale non sembrava che il problema fosse così grave.

Mi chiedo come sia possibile rendersi conto in questo modo di un problema di questa portata: il richiedente è già in Italia da oltre un anno e da diversi mesi è ospite dello SPRAR del CA ma nessuno prima di allora si era accorto di questo suo grave deficit dell'udito. Solo nei giorni successivi emerge da alcuni operatori che il beneficiario aveva detto di avere un fratello sordo e di avere lui stesso qualche problema d'udito fin dalla nascita ma anche di aver subito un forte trauma in Libia che aveva peggiorato i suoi problemi.

Emergono nuovamente difficoltà dovute ad una scarsa comunicazione all'interno del gruppo di lavoro: pare incredibile che in mesi di colloqui nessuno avesse capito l'origine della sua incomprensione della lingua italiana. Ancora più paradossale considerando che alcuni operatori erano a conoscenza del suo vissuto e dei suoi precedenti problemi d'udito.

Parte dell'équipe ha probabilmente attribuito le difficoltà di comunicazione del beneficiario alle sue scarse conoscenze linguistiche non rendendosi conto della sua sordità, ma sicuramente si deve attribuire anche una certa noncuranza da parte degli operatori che ha contribuito a trascurare per mesi la salute del richiedente asilo.

L'utente è gravemente sordo e per questo motivo ha diritto all'esenzione dal pagamento dell'apparecchio acustico, l'assistente sociale conosce la procedura per chiedere l'esenzione ma come ci anticipa anche l'operatore di “Amplifon” l'iter richiederà almeno quattro mesi. Il medico curante deve compilare telematicamente la richiesta d'invalidità, l'utente deve quindi fare una nuova visita per certificare la sordità e solo dopo presentare a sua volta la richiesta sul sito dell'INPS. A questo punto la domanda verrà trasmessa all'ASP, l'Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo, le cui commissioni procederanno ad un accertamento sanitario.

La procedura è complessa e lunga, ritorniamo in struttura e l'assistente sociale vorrebbe avviarla il prima possibile ma dal confronto con l'operatore legale emerge un problema ulteriore: il beneficiario al momento non è iscritto al SSN perché ha ricevuto da pochi giorni la notifica del diniego della sua domanda di protezione internazionale. Prima di poter avanzare la richiesta d'invalidità per l'esenzione deve presentare ricorso in tribunale (tramite un avvocato), ottenere un nuovo permesso di soggiorno209e quindi procedere nuovamente all'iscrizione al SSN. Passano

così altri mesi tra uffici, questura e ulteriori adempimenti burocratici senza che il richiedente possa avere l'apparecchio acustico.

Inizio a comprendere quanto sia esasperante entrare in quella che viene chiamata «la giungla burocratica».210

209 Permesso di soggiorno per pendente ricorso.

210 Fulvio Vassallo Paleologo, durante una conferenza all'Università di Palermo, afferma addirittura che «la