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2.1 All’interno dello SPRAR

2.1.9 Riunione di coordinamento SPRAR

Dopo le sollecitazioni di alcuni enti gestori, a fine marzo il Comune convoca una riunione di coordinamento del progetto SPRAR di Palermo, che come già detto, si erano interrotte mesi prima. A queste riunioni sono caldamente invitati a partecipare tutti gli enti attuatori del progetto insieme ai responsabili del Comune, in particolare quelli dell' U.O. Progettazione Speciale211 e

dell'U.O. Interventi per Immigrati, Rifugiati e Nomadi212.

La prima riunione viene convocata per il 24 marzo, l'assistente sociale mi propone di partecipare e ci rechiamo nel luogo stabilito insieme ad un altro operatore del CA ma una volta arrivati non troviamo nessuno, dopo qualche chiamata veniamo a sapere che la riunione è stata posticipata alla settimana seguente e noi non eravamo stati informati.

La settimana seguente non posso partecipare alla riunione e arriveranno solo poche informazioni a riguardo durante l'incontro d'équipe: la responsabile del progetto per conto dell'ente capofila non era presente ma c'era una sua collaboratrice; è stato chiesto al Comune un aiuto per attivare corsi professionalizzanti che permettano anche agli ospiti degli SPRAR di partecipare, infatti i corsi offerti dal territorio sono preclusi agli utenti a causa dei requisiti d'accesso. Uno degli enti gestori chiede inoltre di parlare delle procedure di allontanamento degli ospiti: stanno vivendo una situazione difficile con alcuni dei loro ospiti e nonostante abbiano richiesto la revoca dell'accoglienza non è ancora stato fatto niente dal Comune che non sa come agire. A questo proposito si dice che verrà attivata una procedura tecnica comune per formalizzare gli allontanamenti.

Mentre vengono riportate queste informazioni il presidente del CA interviene esprimendo le sue perplessità: «la procedura comune esista già ma il problema è che non viene messa in pratica».

211 L'assistente sociale coordinatrice dell'U.O. Progettazione Speciale è la responsabile del progetto SPRAR

presso l'ente locale.

Il 14 aprile partecipo alla riunione di coordinamento, questa volta l'appuntamento è in Comune presso il palazzo che ospita il settore dei servizi socio-assistenziali dove ha sede anche l'U.O. Progettazione Speciale. L'assistente sociale del CA mi presenta alcuni operatori degli altri enti gestori che ancora non avevo conosciuto. Sento che parlano dello sbarco avvenuto quella notte a Palermo perché alcuni di loro sono andati a fare assistenza e non hanno avuto neanche il tempo di riposarsi per partecipare all'incontro di coordinamento.

Alle 9,30, orario stabilito per la riunione, siamo in un folto gruppo fuori dal portone e decidiamo di entrare. Ci fanno salire al primo piano di un bel palazzo storico ma non sappiamo in che sala si terrà l'incontro. Rimaniamo ad attendere in un atrio perché la responsabile dello SPRAR non è disponibile e la sua collega non sa dove farci accomodare. Quest'ultima un po' a disagio, dopo una decina di minuti inizia a cercare una sala che possa essere adatta alla riunione: bussa in qualche stanza che trova già occupata finché decide di farci accomodare proprio nell'ufficio dell'U.O. Progettazione Speciale. La disposizione delle scrivanie all'interno della stanza lascia solo un piccolo corridoio dove cerchiamo di sistemare le sedie per l'incontro, ma mentre recuperiamo le sedie mancanti arriva la responsabile dello SPRAR che in modo un po' brusco dice che non possiamo fare la riunione in così poco spazio e ci intima di spostarci in un'altra sala. La sala che ci indica è spaziosa, con una grande scrivania al centro attorno alla quale ci sediamo ma ancora la riunione non può cominciare perché la responsabile dell'Ufficio Progettazione, dopo averci fatto cambiare stanza, è di nuovo sparita.

Alle 10,40 riusciamo finalmente a cominciare l'incontro. L'assistente sociale responsabile dello SPRAR guarda il gruppo di persone sedute al tavolo e scorgendo alcune facce nuove, chiede di presentarci. Io ed un'altra ragazza, poiché siamo tirocinanti, veniamo invitate a lasciare il tavolo: possiamo comunque partecipare alla riunione ma stando in disparte.

«La difficoltà, la sfida che ci troviamo ad affrontare è quella di passare dalla teoria delle linee guida alla prassi. Stiamo cercando di portare avanti cambiamenti nelle modalità operative poiché tutti i gestori hanno modalità operative e finalità ben differenti. Ognuno viene da storie differenti e non tutte sono realtà consolidate...ogni volta che ci sono problemi la responsabilità non è dei singoli enti gestori ma è condivisa. Anzi, la responsabilità, a livello legale, è solo del Comune di Palermo e in particolare mia! Per questo chiedo ad ogni ente gestore di adeguarsi e cercare di mantenere lo stesso stile». Inizia con queste parole l’AS del Comune esortando in questo modo i diversi enti attuatori a considerarsi parte dello stesso progetto e ad agire nello stesso modo. Ammette che il compito non sia facile e che lei in prima persona non si sente competente in materia essendosi sempre occupata di minori nella sua vita professionale; poi cede la parola agli altri e dopo poco lascia la riunione in mano alla sua collega perchè lei «ha altri impegni». Appena prima di uscire dalla stanza aggiunge una considerazione legata alle situazioni difficili che sono state presentate da alcuni gestori: «se ci sono utenti problematici che non riusciamo a gestire possiamo chiedere al Servizio Centrale il trasferimento in un altro SPRAR italiano. Mi sembra stupido «palleggiarceli» tra di noi senza riflettere se Palermo sia o meno il posto giusto per il beneficiario. Inoltre spesso non si conosce niente del beneficiario prima di accettare il suo trasferimento dal Servizio Centrale e solo dopo la presa in carico si riesce ad organizzare un colloquio con chi lo ospitava precedentemente...questo ordine cronologico deve essere invertito. Dovremmo ricevere prima la relazione sociale e discutere l'eventuale accoglienza in base alle opportunità e agli obbiettivi delle persone per poter costruire dei veri percorsi d'accompagnamento; altrimenti gli SPRAR diventano semplici contenitori e noi stiamo venendo meno al nostro mandato sprecando i soldi del progetto».

Dalla riunione emerge che i casi più critici sembrano i tanti neo-maggiorenni che vengono “catapultati” negli SPRAR (per adulti) al raggiungimento della maggiore età e che richiedono,

anche alla luce di quello che stanno vivendo alcuni enti attuatori, maggiore attenzione. «Abbiamo una responsabilità maggiore nei loro confronti, sono spesso disorientati e rischiano di perdersi molto facilmente, soprattutto se sono inseriti in un gruppo grande di adulti», afferma un’operatrice SPRAR.

Riflettendo sui numeri in effetti capisco che anche al CA, che nasce per accogliere nuclei familiari e ora ospita per lo più maschi single ha ben 8 neo-maggiorenni su un totale di 30 beneficiari. Fortunatamente non ci sono stati i problemi che altri enti stanno vivendo213 ma

questo semplice ragionamento sui numeri mi permette di cogliere l'entità del fenomeno.

Dopo aver parlato di alcuni casi singoli, si cerca di concludere con alcune linee d'azione comuni: se degli utenti rischiano di rovinare il clima di tutto il centro d'accoglienza si può pensare di trasferirli o di farli uscire dal sistema SPRAR in caso abbiano già i documenti.

Si decide anche di approntare una modalità comune di punizione che può consistere nel sospendere le ricariche telefoniche o nel posticipare il pagamento del pocket-money dei beneficiari.

La riunione si conclude ricordando l'appuntamento successivo, due settimane dopo presso la struttura di uno degli enti gestori.

Mentre torniamo verso il CA l'assistente sociale si lamenta per la perdita di tempo: «quando c'è di mezzo il Comune stai pur sicura che si comincia almeno con un'ora di ritardo, come se agli SPRAR non avessimo niente di meglio da fare! E poi hai visto quanto tempo è rimasta la coordinatrice? Come fa ad essere la responsabile dello SPRAR se non ha tempo neanche per le riunioni? Lei non ha neanche idea di come funzioni nella realtà un centro d'accoglienza».

Ma ancora peggio parla della collega della coordinatrice: «l'altra invece è sempre presente ma è come se non ci fosse, sembra Alice nel Paese della meraviglie!».

213 Alcuni enti gestori hanno avuto diversi episodi di violenza all'interno delle strutture ma anche ospiti,