2.1 All’interno dello SPRAR
2.1.1 Come e dove nasce il Centro Astalli
Il Centro Astalli è nato a Palermo nel 2003 come scuola d'italiano per stranieri, grazie ad un gruppo di volontari. Negli anni si è trasformato e cresciuto e al momento offre, sempre con il supporto di soli volontari, numerosi servizi dedicati ad immigrati extracomunitari.
Nel pomeriggio del mio primo giorno di tirocinio mi è stato mostrato il centro diurno dove vengono offerti numerosi servizi: la mensa per il servizio colazione; le aule della scuola d'italiano e del doposcuola; la sala dello sportello lavoro, quella del centro d'ascolto e dello sportello legale; l'ambulatorio medico; il banco farmaceutico; la lavanderia; i bagni per il servizio docce; il bazar per i vestiti ecc.
193 In questo caso la convenzione con il Comune è fatta dalla Cooperativa Sociale Badia Grande ma poi
concretamente gestito dalla Onlus Apriti Cuore che mette a disposizione la struttura.
194 Il Centro Astalli è la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jesuit Refugee Service, JRS) che
Uno dei volontari di lunga data, oggi operatore SPRAR, mi illustra nel dettaglio la gestione dei servizi, quali sono le modalità d'accesso e mi spiega anche dei progetti di sensibilizzazione che vengono svolti nelle scuole.
Già nel 2009 in ats195con il Comune, la Onlus realizza un centro sperimentale di accoglienza per
richiedenti asilo. Ma se questo era un supporto momentaneo per rifugiati in cerca di una soluzione abitativa, nel 2014, diventando ente gestore SPRAR, il CA196 si dota di un'équipe
multidisciplinare di lavoro. Ne fanno parte la responsabile del progetto d'accoglienza, un'assistente sociale, un operatore legale, un inserviente/notturnista e cinque “assistenti familiari”197, per un totale di 9 elementi.
Il Centro Astalli può ospitare fino a un massimo di 30 persone (20 posti ordinari e 10 aggiuntivi). Nel progetto originale questi 30 posti erano destinati a nuclei familiari di richiedenti asilo, ma, data la scarsa richiesta d'accoglienza da parte di famiglie e una domanda maggiore di posti per utenti maschi soli, il target iniziale degli ospiti è parzialmente cambiato.
Il centro d'accoglienza per richiedenti asilo è situato in un'ala diversa del palazzo rispetto al centro diurno, ma solo un piano di scale separa le due strutture; l'operatore mi spiega che è importante distinguere i due centri che «sono paralleli, anche se in certi aspetti i loro percorsi s'incrociano»198. Ad esempio, i beneficiari dello SPRAR possono accedere come gli altri
immigrati ai numerosi servizi offerti dal centro di volontariato199, in particolare alla scuola
d'italiano, alle visite mediche e ai diversi corsi offerti.200 195 ATS: associazione temporanea di scopo.
196 Per semplicità a volte indicherò il Centro Astalli con la sigla CA.
197 Gli operatori sociali vengono chiamati «assistenti familiari» perché secondo il progetto iniziale il target di
riferimento dello SPRAR del Centro Astalli sono i nuclei familiari.
198 Operatore dello SPRAR del CA, volontario presso il centro diurno.
199 I servizi del centro Astalli sono a bassissima soglia: per accedere basta essere tesserati, il tesseramento non
comporta nessun costo né viene richiesto il possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità.
200 Al momento dell’osservazione (e del tirocinio) sono attivi il corso di inglese, quello d'informatica e quello
La struttura che ospita il Centro Astalli, è nel quartiere di Ballarò in pieno centro storico, dove ha luogo ogni giorno il consueto mercato da cui prende nome la zona. Anticamente abitata da arabi ed ebrei è oggi luogo in cui risiedono principalmente persone provenienti dall'Africa subsahariana.
Il volontario mi spiega brevemente che «Palermo è a zone per i migranti: qua a Ballarò ci sono principalmente subsahariani; via Lincon è cinese; il quartiere Noce bengalese e i magrebini si sono installati nei pressi della stazione, verso via Oreto. La zona Notarbartolo invece è frequentata e vissuta più che altro da est europei». Fatta eccezione per le persone provenienti dall'Europa dell'est, gli immigrati risiedono principalmente in zone molto centrali della città che, a differenza di quello che accade in altre città italiane, sono considerate pericolose e abitate per lo più da fasce sociali deboli che non possono permettersi di vivere in quartieri residenziali ritenuti migliori.
Ballarò è una zona molto critica anche se, mi spiega l'operatore, la forte presenza degli immigrati in questi ultimi anni «ha stemperato il clima di criminalità che caratterizzava il quartiere». I cittadini girano più tranquillamente per queste strade della città perché non sono più deserte e buie essendo sempre frequentate, anche la sera tardi, dalle comunità africane che vi risiedono. Presentandomi la città di Palermo, il volontario del centro mi ha illustrato i principali attori sociali della loro rete territoriale201 e in modo originale mi ha spiegato lo spirito della comunità
locale: «a Palermo ci sono due regole fondamentali: 1) nessuno muore mai di fame; 2) trovi sempre un posto da dormire (se sei palermitano o conosci un po' di gente del luogo)». Con queste “regole di sopravvivenza” l'operatore voleva farmi capire quanta solidarietà ed empatia si possa trovare nel cittadino medio e nelle numerose organizzazioni di volontariato della città nei
confronti di chi è in condizioni di necessità. Non solo nei confronti degli indigenti del luogo, ma anche verso gli immigrati, a condizione però che non siano completamente privi di reti sociali.