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1.2 Il diritto d'asilo in Italia

1.2.4 Dall’emergenza nord Africa ad oggi (2011-2015)

Dopo un periodo di relativa tranquillità, dovuto alla politica dei respingimenti in mare, nel 2011 torna ad aumentare il numero di richiedenti asilo che sbarca sulle coste italiane.

Il 2011 è infatti caratterizzato dalle agitazioni e dalle rivoluzioni di molti Paesi del Nord Africa: Tunisia, Egitto, Libia e Algeria. Le cosiddette “primavere arabe” portano l'Italia a confrontarsi con 60656 persone sbarcate e 34100 richieste d'asilo.

Nei confronti dei tunisini (26000 circa) il Governo si comporta in modo contraddittorio: a quelli arrivati prima di aprile rilascia un permesso temporaneo, con la consapevolezza che queste persone sarebbero andate a cercare protezione in Francia; le persone arrivate dopo aprile invece

93 Tra il 2004 e il 2006 i due paesi aveva già collaborato con accordi di riammissione degli stranieri transitati in

vengono considerate “migranti economici”, messi nei CIE e rimpatriati grazie ad un accordo bilaterale che il Governo aveva nel frattempo concluso con il Governo di transizione tunisino.

Nonostante i numeri siano ancora gestibili, l'Italia dichiara nuovamente lo “stato d'emergenza nazionale umanitaria”. Anche in questo caso per aumentare i posti del sistema d'accoglienza non si sceglie l'implementazione del sistema SPRAR, bensì una procedura straordinaria attraverso un accordo Stato-Regioni94. Il Ministero lascia la gestione del fondo

d'emergenza alla Protezione civile e alle Prefetture capoluogo di Regione per la stipula di accordi di collaborazione con Enti, Associazioni, ma anche privati, che si rendano disponibili ad offrire ospitalità. L'Emergenza Nord Africa (ENA) coinvolge cooperative che già da tempo lavorano nel settore, così come alberghi e privati che senza avere alcuna competenza specifica entrano «in quello che poi è stato definito il “business dell'accoglienza”»95.

In questo contesto viene aperto anche il centro d'accoglienza di Mineo che diventa in breve tempo il CARA più grande e più discusso d'Italia. In questa struttura arrivano a concentrarsi anche 4000-5000 persone e ha una storia di inchieste giudiziarie ancora in corso riguardo alla gestione dei fondi che vengono destinati ad esso96.

Alla fine del 2012 il Governo dichiara ufficialmente conclusa l'ENA, consegnando alle persone ospitate un permesso umanitario, il titolo di viaggio97 e 500 euro «per favorire il loro ingresso in

altri Paesi europei, ma senza specificare che la loro permanenza in un altro Paese europeo sarà legale solo nei primi tre mesi»98.

94 Accordo del 6 aprile 2011.

95 P. ERBA - E. PENNACCHIO - S. TURELLI, (2015), La valle accogliente, Bologna, EMI, p. 18. 96 C. MOLFETTA, (2015), Op. cit., p. 36.

97 Documento valido per l'espatrio in mancanza del passaporto. 98 C. MOLFETTA, (2015), Op. cit., p. 36.

Il risultato dell'Emergenza Nord Africa è una spesa di 1 miliardo e 300 milioni di euro per dei progetti che, rispetto al sistema nazionale d'accoglienza, offrono meno servizi, costano di più e sono sottoposti a meno controlli99.

Alla fine del periodo di accoglienza sono aumentati rifugiati e titolari di protezione che non hanno trovato altra soluzione se non quella di trasferirsi in strutture occupate, a sottolineare nuovamente la carenza dei percorsi d'integrazione sviluppati in questo modo.

A ottobre 2013, in seguito ad un terribile naufragio a largo di Lampedusa in cui perdono la vita più di 300 persone, l'Italia reagisce ideando e finanziando l'operazione navale di ricerca e salvataggio: “Mare Nostrum”. Nell'anno 2014 il numero di arrivi è il più alto con cui l'Italia si sia mai confrontata; in questo caso il Governo non dichiara lo stato d'emergenza, ma istituisce un sistema straordinario di accoglienza con i CAS100. Questi centri sono nuovamente gestiti dalle

Prefetture, ma con qualche accorgimento in più rispetto all'ENA: il costo giornaliero dell'accoglienza viene equiparato a quello degli SPRAR e nelle convenzioni stipulate con la Prefettura si punta ad inserire il più possibile gli stessi servizi che vengono garantiti negli SPRAR.

Nel luglio 2014, come approfondiremo in seguito, Stato, Regioni ed enti locali raggiungono un imporante accordo in sede di Conferenza Unificata, il testo dell’Intesa stabilisce un Piano Nazionale d'Accoglienza e tratta il tema il tema della tutela dei minori stranieri non accompagnati. L’anno successivo le linee guida di questo accordo vengono inserite nel D.Lgs 142/2015 di attuazione delle direttive 2013/32/UE e 2013/33/UE.

L'operazione navale “Mare Nostrum” viene chiusa nel 2015 e sostituita da Triton, un'operazione navale dell'agenzia europea Frontex con lo scopo di pattugliare i confini dell'UE. Solo a seguito

99 Ibidem e aggiunge «inutile dire che in molti casi c'è una gestione dei fondi poco trasparente». 100 Centri di accoglienza straordinaria.

di un altro tragico naufragio nell'aprile 2015 Triton amplia il suo raggio d'azione e si assume anche il compito di svolgere operazioni di ricerca e salvataggio in mare.

In conclusione possiamo riassumere alcune caratteristiche salienti dell'evoluzione del diritto d'asilo in Italia: le misure d'emergenza; la mancanza di una legislazione adeguata; la creazione dal basso del sistema SPRAR d'accoglienza decentrata e la carenza di percorsi d'inclusione sociale.

L'accoglienza dei richiedenti asilo è stata per lunghi anni gestita con misure ad hoc, deroghe alla normativa vigente e dichiarando in diverse occasioni lo «stato d'emergenza», poiché l'Italia fatica a superare la concezione di se stessa come Paese di transito per i migranti. In questo modo si sono spesso create situazioni che hanno alimentato un uso dei fondi pubblici poco trasparente. All'articolo 10 della Costituzione non ha mai fatto seguito una legge organica sul diritto d'asilo che permetta una sua concreta applicazione. La carenza normativa italiana è stata compensata solamente grazie all'introduzione della legislazione europea sul diritto d'asilo.

Per contro, un aspetto decisamente positivo della questione è stata la nascita, grazie al coordinamento della società civile, di un sistema d'accoglienza decentrata quale lo SPRAR. L'istituzionalizzazione di questo sistema non è ancora riuscita a superare però la carenza del numero di posti che l'Italia riserva all'accoglienza dei migranti forzati. Questo aspetto, insieme alla debolezza dei percorsi d'inclusione sociale riservati ai richiedenti asilo, alimenta il grave fenomeno dell'esclusione sociale dei rifugiati, troppo spesso costretti a vivere in insediamenti informali e a lavorare in condizioni disumane.

Non possiamo infine dimenticare l'esperienza positiva dei corridoi umanitari aperti dall'Italia per portare in salvo i profughi vietnamiti, una buona pratica presto dimenticata e che solo nel 2016 alcune organizzazioni italiane101 hanno avuto l'ardire di riproporre.