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Nell'agosto del 1448, dopo aver ricordato ancora inutilmente agli ambasciatori l'impegno preso dai feudatari 241 , Alfonso, che non

intende-va dilazionare, concesse un termine di due mesi e minacciò i feudatari di una colletta se, trascorso il termine, il pagamento non fosse stato effet-tuato

242.

Fu inutile, gli ufficiali regi e il viceré avevano ben capito il dan-no che avrebbero patito se i feudatari avessero rafforzato il loro prestigio e il loro potere e avevano tanto brigato, accentuando l'obbligo del cam-bio, perché il donativo non venisse pagato. Il re, nel dicembre dello stes-so anno, mise così stes-sotto inchiesta il viceré, affidando l'incarico di essa a un uomo di sua fiducia, Nicolò Antonio de Monti, dottore in legge 243

.

L'inchiesta andò a rilento. L'anno successivo allora il re firmò con Pietro Joffre, uno degli ambasciatori che gli erano stati inviati, un'obbligazione per la quale se il donativo non fosse stato pagato entro il mese di luglio sarebbe stata messa in atto una esecuzione sui beni dei feudatari e i ca-pitoli della riunione sarebbero stati considerati nulli 244

.

L'obbligazione non servì. Fra tutti i feudatari pagò soltanto per la sua parte Francesco de Centelles; gli altri non effettuarono il pagamento

245.

Il re redasse allo-ra un memoriale e lo inviò al nuovo viceré, Galceallo-rando Mercader; in questo stabilì precise istruzioni perché l'obbligazione da lui firmata con Pietro Joffre, dato il comportamento dei feudatari, avesse subito effet-to

246.

Gli ambasciatori ebbero soltanto una metà del salario che il re aveva stabilito. Si lamentarono, ma l'altra metà non fu pagata 247

.

10. Nel memoriale, indirizzato il 5 maggio 1450 al viceré Galcerando Mercader, Alfonso stabilì, oltre l'obbligo da parte degli ufficiali regi di non osservare le deliberazioni prese nella riunione del braccio militare, una serie di provvedimenti, atti a dare un po' d'ordine all'isola. Secondo il memoriale Galcerando avrebbe dovuto curare particolarmente le esa-zioni ed evitare le evasioni al fisco, infliggere gravi pene agli usurai, sor-vegliare che i vassalli non venissero vessati dai feudatari, provvedere perché le monete circolanti in Sardegna fossero tutte dello stesso tipo, mettere alla custodia di Castelgenovese cinquanta uomini, venticinque

241 ACA, Cancelleria, reg. 2632, c. 158. Per il valore del ducato, riportato in fiorini d'o-ro d'Aragona, cfr. nota 254.

242 ACA, Cancelleria, reg. 2632, cc. 162v., 163.

243 ACA, Cancelleria, reg. 2632, c. 180.

244 ACA, Cancelleria, reg. 2634, cc. 19v., 20.

245 ACA, Cancelleria, reg. 2634, cc. 63 e 65.

246 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 4, 14v.; [cfr. J. MATEU IBARS, Los virreyes cit., I, p.

130].

247 ACA, Cancelleria, reg. 2636, cc. 60-60v., 65v., 66v., 81v., 82.

nel castello e venticinque nel borgo, e occupare infine Monteleone, di nuovo asservito ai ribelli 248. Ma Galcerando, nominato 1'1 marzo 1450 e sostituito il 28 luglio dello stesso anno 249, non poté attuare il pro-gramma che gli era stato imposto. Il suo successore, Goffredo de Ortaf-fa, ebbe dal re identiche e inutili istruzioni 250.

I punti del memoriale dànno un quadro abbastanza preciso della si-tuazione dell'isola in quel volger di tempo. Ambasciatori genovesi si erano recati ad Avignone per incontrarsi con ambasciatori di Alfonso e trattare soprattutto la situazione che si era determinata in Sardegna ai danni di Genova e in modo particolare dei Doria che vi possedevano terre 251. I Genovesi non potevano rinunziare ai loro traffici e ai loro tra-dizionali commerci con il settentrione dell'isola, che prima erano stati impediti con la guerra e ora venivano intralciati, e i Doria non volevano rinunziare ai loro possessi. Si era così avuta un'altra ribellione, capeggia-ta dai Doria, e gli Aragonesi, che avevano ormai una cercapeggia-ta esperienza, avevano subito rafforzato Castelgenovese che, un tempo roccaforte dei Doria, avrebbe potuto ancora una volta tradire e creare una situazione di disagio. Avevano così circondato Monteleone, isolato i ribelli e argi-nata la ribellione stessa, in relazione alla quale si può ben mettere il punto del memoriale di Alfonso relativo allo stato dei vassalli. Poiché questi venivano, infatti, vessati dai feudatari, avrebbero potuto facil-mente ribellarsi e far scoppiare nuovi disordini nell'isola. Prevedendo ciò Alfonso stabilì che il feudatario, reo di vessare i vassalli, fosse subito punito dal viceré e che il viceré lo informasse volta per volta dei casi che si fossero verificati. Accanto alla ribellione promossa dai Doria, fa-cilmente domabile, era la grave sedizione dei feudatari, che non inten-devano pagare le tasse, diventate elevate: uno dei punti più importanti discussi nella riunione tenuta anni prima era stato proprio quello relati-vo all'abolizione di esse.

Era poi diventata frequente nell'isola l'usura, che veniva esercitata anche dagli ecclesiastici 252. Il re aveva stabilito per gli usurai, che venis-

248 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 4, 14v. Nel memoriale si menzionano ancora il ca-stello e il borgo di Monteleone. È chiaro che il caca-stello non fu smantellato dopo l'occupa-zione aragonese del 1436, così come il borgo non fu nello stesso anno distrutto. Tutto que-sto dovette succedere, sedata la seconda ribellione.

249 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 3v., 4.

250 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 32, 38v. [Cfr. J. MATEU IBARS, Los virreyes cit., I, p.

131].

251 Cfr. A. ERA, Il terzo volume del «Codex Diplomaticus Sardiniae» di Pasquale Tola, in

«Archivio Storico Sardo», XXIII (1941), doc. 41.

252 D. SCANO, Codice diplomatico cit., II, doc. 113.

sero scoperti, in un primo tempo la confisca dei beni e in un secondo tempo gravissime multe a vantaggio del fisco. L'usura veniva largamente praticata nella parte settentrionale dell'isola dove il commercio aveva su-bito una diminuzione di ritmo e dove di conseguenza, anche per le guer-re, le tasse, la poca circolazione di moneta, le persone si erano ridotte in buona parte alla povertà ed erano costrette a ricorrere a prestiti. In mi-nor modo era esercitata nel meridione, dove i traffici erano abbastanza attivi. Talvolta il re accusava poi di usura, in modo da aumentare il patri-monio del fisco, persone che non la esercitavano. In uno degli elenchi del re figuravano come usurai a Sassari dodici persone, dieci della città e due di Barcellona, residenti però a Sassari, senza dubbio mercanti, e set-te a Cagliari; nello sset-tesso elenco figurava il marchese di Oristano. Il re si prometteva di ottenere, attraverso le multe delle venti persone elencate, quarantacinquemilatrecento ducati: con la minaccia della confisca dei beni queste avrebbero pagato 2" e il fisco ne avrebbe tratto grande van-taggio. In queste condizioni il male non si poteva estirpare; infatti, men-tre da una parte il re prendeva severe misure per combattere l'usura, dall'altra si augurava che questa venisse esercitata per il bene del fisco e, se non veniva esercitata, la inventava. I contrasti poi tra i feudatari e gli ufficiali regi erano sempre vivi e maggiormente dopo il non riconosci-mento delle deliberazioni prese nella riunione di Oristano. La situazione si sarebbe potuta risolvere se il re avesse acconsentito a riconoscere le richieste dei primi.

I feudatari stabilirono così, nell'ottobre del 1452, di presentare nuo-vamente al re le richieste presentategli quattro anni prima, aggiungendo-ne però alcuaggiungendo-ne nuove, e si impegnarono a versare al re, oltre i diecimila ducati fissati come donativo e non pagati nel 1448, ventunomila ducati, pagabili in moneta corrente a Napoli, con spese di cambio e di ricambio a loro carico. Per maggior garanzia, in modo da dissipare l'ombra di un possibile ritorno alla situazione che precedentemente si era verificata in

253 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 4, 14v. Ecco l'elenco delle persone: Cagliari: Simo-ne Roig 6.000, Guglielmo Arimbau 2.000, Francesco Oliver 2.000, i due Campredors 4.000, Moragus e figlio 6.000; Sassari: Serafino de Montanyans 6.000, Angelo Marongiu 6.000, Bar-tolo Magno 3.000, Iacopo Manca 1.500, Cola de Carni 1.000, Leonardo Pilialbi 500, Pietro Nuda 500, Tommaso de Marongio 1.000, Brancaleone de lo Balbo 300, Gaspare de Cardo-na e Andrea Vilagut di BarcelloCardo-na 2.000, Guantine Pilo 1.000; Oristano: il marchese 2.500.

La cifra, segnata a fianco di ciascuna persona, indica l'ammontare della multa in ducati. Tra i Sassaresi figura nell'elenco Bartolo Magno: si tratta di un mercante (cfr. C. BAUDI DI VE-SME, Codex Diplomaticus cit., sec. XV, doc. 85), omonimo del partigiano del visconte di Nar-bona, che anni prima aveva occupato il Goceano. Bartolo, il ribelle all'Aragona, rimase uc-ciso nel 1421.

relazione al donativo, offrirono avallo per tutta la somma, pressoché pari

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