Braccio ecclesiastico: Pietro Spinola, arcivescovo di Cagliari; Elia di Palmas, ar-civescovo di Arborea; Ludovico Hermats, vescovo di Bosa; Domenico Minorita, vescovo di Santa Giusta ".
Braccio militare: Leonardo Cubello, marchese di Oristano; Berengario Carroz, conte di Quirra; Guglielmo Raimondo de Montecateno; Francesco Carroz; Ram-baldo de Corbaria; Ludovico de Pontos; Giovanni de Sena; Ludovico Aragall; Gu-glielmo Raimondo de Spasens.
Braccio reale. Jacopo Xarch, Pietro des Banchs, Pietro Salzet, Giovanni Barto-lomei, sindaci di Cagliari; Giuliano de lana, Antonio de Marongio, sindaci di Sassa-ri; Pietro Guglielmo de Steull, Pietro de Ferreres, sindaci di Alghero; Nicolò de Balbo, Jacopo de Milia, sindaci di Bosa; Gerardo de Serra, Salvatore Adau, sindaci del Goceano; Comita de Tola, Giovanni Ferro, sindaci del Monteacuto; Cristoforo Usai, Giovanni de Serra, sindaci di Chiaramonti; Giorgio de Mulo, sindaco di Osi-lo; Antonio de Lollo, Pisconte Gessa, sindaci di Iglesias.
48 [Nicolò Doria, figlio illegittimo di Brancaleone Doria e di una sconosciuta, fu si-gnore di Monteleone e sino alla morte, avvenuta dopo il 1450, fomentò rivolte contro i Ca-talano-aragonesi di Sardegna, cfr. AA.VV., Genealogie medioevali cit., tav. XXI, 1. 37, p. 306;
sulla fine dei Doria in Sardegna cfr. F. C. CASULA, La Sardegna catalano-aragonese, II, Sassari, 1990, pp. 640-650].
49 ACA, Cancelleria, reg. 2784, cc. 24-24v.; ASC, AAR, reg. BC 4, cc. 50-54. [Su Bartolo Magno cfr. Archivio del Regno di Valenza, Maestro Razionale, vol. 9825, leg. 479, c. 138v.
(papeles sueltos del «Quadernillo bianco» non cartulato) segnalato da A. M. SCARPA, Il Marchesato di Oristano. Aspetti storico-istituzionali (Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, Istituto di Storia Medievale, Tesi di dottorato di ricerca in Storia Me-dioevale, a.a. 1986-87). Sulla contea del Goceano cfr: A. M. OLIVA, Il Goceano punto nevral-gico della storia sarda, in «Medioevo. Saggi e Rassegne», n. 12 (1987), pp. 147-1501
5° [Stupisce l'esiguità dei membri del braccio ecclesiastico presenti all'atto della firma dei capitoli del donativo: gli arcivescovi di Cagliari e di Arborea, i vescovi di Bosa e di San-ta GiusSan-ta. Avevano diritto a partecipare alle sedute parlamenSan-tari, nelle file del braccio ec-clesiastico, non solo gli arcivescovi ed i vescovi delle arcidiocesi e delle diocesi dell'isola ma anche i superiori maggiori (abati) degli ordini religiosi esistenti in Sardegna; mentre il basso clero poteva essere rappresentato tramite procuratori, designati dai capitoli diocesani
Stabilito il donativo 51 mediante una capitolazione che venne firmata il 6 febbraio e la cui discussione aveva avuto inizio il 27 del mese prece-dente, il re accordò le richieste presentate dai tre bracci, le quali rientra-vano nei suoi fini e nel suo programma.
3. Il Parlamento ebbe inizio il 26 gennaio in una sala del palazzo regio situato nel Castello di Cagliari 52. Dopo due rinvii, dal 26 alla mattina del 27 e dalla mattina del 27 alla sera dello stesso giorno, dovuti all'as-senza di molti rappresentanti dei tre bracci, che dall'interno non aveva-no potuto ancora raggiungere la città, la sera del 27 il re, seduto sul tro-no, alla presenza di Pietro, arcivescovo di Cagliari, di Ludovico, vescovo di Bosa, di Matteo, vescovo di Terralba, di un certo numero di feudatari, dei sindaci di Cagliari, di Alghero, di Sassari, di Iglesias e di Osilo, tutti in piedi, espose brevemente gli ultimi avvenimenti dell'isola. Comunicò di aver recuperato, attraverso un accordo, la città di Sassari e tutte le ter-re, ville, località, castelli che erano stati in mano del visconte di Narbo-na, Guglielmo. Precisò di aver promesso al visconte centomila fiorini d'oro d'Aragona e di aver dato in pegno Sassari e le terre anzidette ad al-cuni uomini del suo seguito con promessa da parte sua di non toccarne, per tutto il periodo del pegno, le rendite e i diritti che gli spettavano.
Aveva firmato, infatti, nell'agosto del 1420, una carta di obbligazione con alcune persone del seguito. Queste avevano promesso di prestargli ottantottomila fiorini che, uniti ai dodicimila che Sassari e le incontrade avrebbero dovuto pagare entro un anno, avrebbero formato la somma da versare al visconte; dal suo canto il re aveva promesso di saldare il mutuo con le rendite e i diritti delle terre nuovamente acquisite ".
e dai capitoli delle chiese cattedrali. In realtà il braccio ecclesiastico non sviluppò un'atti-vità politica sempre corrispondente alla dignità di cui era rivestito e mostrò quasi sempre minore cura dello stamento militare nell'esercizio delle sue funzioni e prerogative parla-mentari: A. MARONGIU, I parlamenti sardi cit., pp. 114-115].
51 E 30 agosto 1421 il pagamento del donativo per il primo anno non era stato ancora effettuato: ACA, Cancelleria, reg. 2671, e. 184v.
52 L'ubicazione del palazzo regio, che nel 1398 era danneggiato e per il quale nello stesso anno Martino il Vecchio aveva dato disposizioni perché fosse riparato, è segnata in ACA, Cancelleria, reg. 2226, c. 61v. [Sull'edificio cfr. G. OLLA REPErrO, C. PILLAI, Docu-menti per la storia del palazzo regio di Cagliari, in «Archivio Storico Sardo», XXXII (1981), pp.
189-194].
ACA, Cancelleria, reg. 2784, cc. 25v.-26v. [edito de L. D'ARIENZO, Documenti cit., II, doc. 3, pp. 12-14. Guglielmo Raimondo de Montecateno, o de Moncada, si era impegnato per 5.000 fiorini d'oro; per 3.000 si erano impegnati Federico conte di Luna, Bernardo de Capraia, Bernardo de Centelles; per 2.000 si erano impegnate, infine, trentasette persone.
Ecco i nomi: fra Romeo de Corbaria, Artale de Luna, Dalmazzo visconte di Rocaberti, Rai-mondo de Parilione, Giovanni de Moncada, Giovanni de Villanova, Arnaldo di Ruggero de
Il re disse, poi, che le rendite destinate al mantenimento dell'isola erano insufficienti: non bastavano neppure alle spese di guardia e di di-fesa dei castelli di Cagliari, Sassari, Bosa e Longosardo, né al pagamento del salario dei governatori, costretti perciò a vessare gli abitanti dell'iso-la, con conseguenti gravi scandali e discordie interne. Chiarì infine che egli, volendo provvedere al buon ordine e alla tranquillità dell'isola, ave-va ritenuto opportuno e necessario imporre l'imposta sulle merci in im-portazione e in esim-portazione e che era suo desiderio che il ricavato di ta-le imposta, corrispondente all'importo del donativo — stabilito, come abbiamo visto, in cinquantamila fiorini — fosse assegnato alle necessità anzidette relative alla Sardegna.
Con la sua breve ma sostanziosa esposizione il re mirava a far com-prendere ai rappresentanti dei tre bracci quale veramente fosse la situa-zione dell'isola, quali le necessità, quale l'amministrasitua-zione e di conse-guenza l'urgenza del donativo e l'urgenza di prendere provvedimenti atti a risollevare le sorti della Sardegna.
A nome di tutti i rappresentanti rispose, come prima voce, l'arcive-scovo di Cagliari, Pietro, il quale dichiarò che il Parlamento avrebbe de-liberato sulla proposizione del re, a beneficio della cosa pubblica. Si pas-sò, quindi, alla nomina dei trattatori, ai quali doveva essere affidato tan-to dal re quantan-to dai bracci il compitan-to di occuparsi del donativo. Il re no-minò per la sua parte alcune persone del seguito: Romeo de Corbaria, Bernardo de Cabrera, Artaldo de Luna, Raimondo de Xarchmar, Alfon-so de Borgia. Dal braccio ecclesiastico furono nominati, invece, per esplicita richiesta del re: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Elia, arcivescovo di Arborea; Ludovico, vescovo di Bosa; dal braccio militare: Francesco Carroz, Giovanni de Sena, Rambaldo de Corbaria; dal braccio reale: Ja-copo Xarch, Pietro Salzet, Pietro des Banchs, sindaci di Cagliari, Pietro de Ferreres sindaco di Alghero, Antonio de Marongio, sindaco di Sassa-ri, Nicolò de Balbo, sindaco di Bosa, Pisconte Gessa, sindaco di Iglesias.
Pallars, Amerigo de Centelles, Giovanni de Vilaragut, Pietro Galcerando de Cruilles, Fran-cesco Maca, Eximini Perez de Senteir alias de Corella, Giovanni de Luna, fra Alvaro de Lu-na, Artaldo de Alagón, Raimondo Boyl, Antonio de Vilaragut, Ugheto de Mur, Raimondo Xatmar, Ludovico de Portoni, Gaspare de Bages, Giovanni de Bardaxi, Giovanni de Turril-lis, Rambaldo de Corbaria, Ludovico de Vilarasa, Andrea Aquilo, Ludovico Carbonell, Rai-mondo Catrilla, Gondissalvo de Muntroy, Bernardo Albert, Berengario de Olms, Gugliel-mo Cabanyelles, Berengario Mercader, Bernardo Sirvent, RaiGugliel-mondo de Caldes, GuglielGugliel-mo de Sant Climent, Arnaldo de Vilademany.
Sulle modalità di esazione della somma cfr. L. D'ARIENZO, Documenti cit., I, doc. 188, pp. 125-126, pubblicato da D. PÉREZ PÉREZ, La ciudad de Sacer y la redención de Cerdega del dominio de los Arborea, in «VI Congreso de Historia de la Corona de Aragón», Atti, Madrid, 1959, pp. 86 ss., doc. 1].
I nomi degli eletti furono comunicati al re per il braccio ecclesiastico dall'arcivescovo di Cagliari, per il braccio militare da Rambaldo de Cor-baria, per il braccio reale da Jacopo Xarch. Poiché, però, il braccio reale aveva eletto sette trattatori, le elezioni dei trattatori del braccio ecclesia-stico e del braccio militare, che ne avevano eletto soltanto tre per ciascu-no, furono più tardi rifatte.
Risultarono così definitivamente eletti come trattatori:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Elia, arcivescovo di Orista-no; Ludovico, vescovo di Bosa; Domenico, vescovo di Santa Giusta; Matteo, vesco-vo di Terralba; Pietro Conell e Giovanni Vell, canonici;
Braccio militare: Leonardo Cubello, marchese di Oristano; Francesco Carroz;
Giovanni de Sena; Rambaldo de Corbaria; Luigi de Pontos; Ludovico Argall; Gio- vanni de Ganar.
Braccio reale: Jacopo Xarch, Pietro Salzet, Pietro des Banchs, sindaci di Caglia-ri; Pietro de Ferreres, sindaco di Alghero; Antonio de Marongio, sindaco di Sassa-ri; Nicolò de Balbo, sindaco di Bosa; Pisconte Gessa, sindaco di Iglesias.
Il 29 gennaio Jacopo Xarch, sindaco di Cagliari, Písconte Gessa e Antonio de Lollo, sindaci di Iglesias, presentarono al re una richiesta nella quale i sindaci di Cagliari e di Iglesias insieme, avendo saputo che era intenzione del re alienare dalla Corona la villa di Iglesias, richiedeva-no — poiché la stessa richiedeva-non poteva essere alienata per un privilegio con-cessole da Pietro IV il Cerimonioso — che il re non desse effetto al suo disegno e che tenesse la villa, con le sue miniere e con la sua argentiera, unita al patrimonio della Corona. Il re accolse la richiesta e promise di confermare il privilegio del predecessore 54. Era accaduto in verità che Alfonso aveva promesso in feudo la villa di Iglesias ad un suo cavaliere, che ebbe più tardi la carica di viceré di Sicilia, Arnaldo Ruggero de Pal-lars; il re voleva con questa concessione premiarlo per i servizi che gli aveva reso nelle ultime campagne, nelle quali aveva militato al suo segui-to con duecensegui-to uomini d'armi 55.
sa [Cfr. ATTI, Riunioni, p. 85-88 e Braccio reale, Iglesias, cap. 1, p. 144 dove i rappresen-tanti di Iglesias si premunivano contro eventuali tentativi di infeudazione della città richie-dendo il giuramento e la conferma dei privilegi cittadini. Il sovrano nel 1421 accoglieva la supplica e nel 1432 ribadiva la sua volontà e l'obbligo per chiunque di rispettare i privilegi della città, ma nel 1436 i privilegi venivano di fatto violati. Alfonso V, infatti, infeudava Iglesias ad Eleonora Carroz contessa di Quirra, cfr. M. TANGHERONI, Città e feudalesimo in Sardegna nel Quattrocento: il caso di Iglesias, in «IX Congresso» cit., II, pp. 306 ss.; cfr. anche C.
BAUDI DI VESME, Codex Diplomaticus Ecclesiensis, Torino, 1877, pp III-LXXXIII e G. SOR-GIA, Il periodo aragonese e spagnolo, in Iglesias. Storia e società, Cagliari, 1978, pp. 61 ss.].
55 ACA, Cancelleria, reg. 2784, cc. 12-13v. [e cfr. A. Boscow, Parlamento siciliano e Parlamento sardo. Motivi per una ricerca comune, in Mélanges Antonio Marongiu, Palermo, 1967, p. 52].
Il 6 febbraio, avvenute separatamente le riunioni dei tre bracci, ven-nero lette le richieste al re e per prime quelle che erano state concordate dai tre bracci insieme.
Nella sala del palazzo erano presenti:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Elia, arcivescovo di Arbo-rea; Ludovico, vescovo di Bosa; Matteo, vescovo di Terralba; Domenico, vescovo di Santa Giusta.
Braccio militare: Leonardo Cubello, Berengario Carroz, Francesco Carroz, vanni de Sena, Rambaldo de Corbaria, Ferdinando Pardo, Giovanni Sivilleri, Gio-vanni Marquets, Marco Gonery, Ludovico Aragall, GioGio-vanni de Iana (procuratore anche di Guglielmo de Montagnana), Bernardo de Broca, Ludovico de Vultrera, Pietro Gomez, Nicolò Cassa o de Caciano.
Braccio reale: Jacopo Xarch, Pietro des Banchs, Pietro Salzet, Giovanni Barto-lomei, sindaci di Cagliari; Pietro Guglielmo de Steull, Pietro de Ferreres, sindaci di Alghero; Nicolò de Balbo, Iacopo de Milia, sindaci di Bosa; Serafino de Montagna-na, Giuliano de TaMontagna-na, Antonio de Marongio, sindaci di Sassari; Antonio de Lollo, Pisconte Gessa, sindaci di Iglesias; Gantine de Milia, sindaco di Osilo.
I126 gennaio avevano invece presenziato e partecipato alle riunioni:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari.
Braccio militare: Francesco Carroz, Garcia de Ferrera, Giovanni de Sena, Mar-co Vilalehons.
Braccio reale: Jacopo Xarch, sindaco di Cagliari.
Il 27 gennaio mattina:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Ludovico, vescovo di Bosa.
Braccio militare: Giovanni de Sena, Rambaldo de Corbaria, Ludovico Aragall.
Braccio reale: Pietro Salzet, Jacopo Xarch, sindaci di Cagliari; Giuliano de la- na, Antonio de Marongio, Serafino de Montagnana, sindaci di Sassari; Antonio de Lollo, sindaco di Iglesias.
Il 27 gennaio sera:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Ludovico, vescovo di Bosa;
Matteo, vescovo di Terralba.
Braccio militare: Francesco Carroz, Giovanni de Sena, Marco Vilalehons (pro-curatore di Galcerando de Santa Pace), Garcia de Ferrera, Pietro de Sant Johan (procuratore di Guglielmo Raimondo de Montecateno), Rambaldo de Corbaria, Ludovico de Vultrera (procuratore del conte di Quirra), Ferdinando Pardo, Ludo-vico Aragall, Ferdinando de Castillo, Leonardo de Doni (procuratore di Giovanni de Doni), Giovanni de Iana (procuratore di Guglielmo de Montagnana), Pietro Go-mez, Pietro de Ganar, Marco de Monte Bovino.
Braccio reale: Jacopo Xarch, Pietro des Banchs, Pietro Salzet, Giovanni Barto-lomei (Cagliari), Pietro Guglielmo de Steull, Pietro de Ferreres (Alghero), Nicolò
de Balbo (Bosa), Giuliano de lana, Antonio de Marongio, Serafino de Montagnana (Sassari), Pisconte Gessa, Antonio de Lollo (Iglesias), Gantine de Milia (Osilo).
Il 28 gennaio:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Elia, arcivescovo di Arbo-rea (procuratore del marchese di Oristano); Ludovico, vescovo di Bosa; Domenico, vescovo di Santa Giusta; Matteo, vescovo di Terralba.
Braccio militare: Ludovico de Vultrera (procuratore di Giovanni de Sena), Rambaldo de Corbaria.
Braccio reale: Pietro Salzet, Jacopo Xarch, Pietro des Banchs (Cagliari), Pietro Guglielmo de Steull, Pietro de Ferreres (Alghero), Nicolò de Balbo, Iacopo de Mi-ha (Bosa), Serafino de Montagnana, Giuliano de Tana, Antonio de Marongio (Sassa-ri), Antonio de Lollo, Pisconte Gessa (Iglesias), Gantine de Milia (Osilo).
Il 29 gennaio:
Braccio ecclesiastico: Pietro, arcivescovo di Cagliari; Elia, arcivescovo di Arbo-rea (procuratore del marchese di Oristano); Ludovico, vescovo di Bosa; Matteo, ve-scovo di Terralba; Domenico, veve-scovo di Santa Giusta.
Braccio militare: Berengario Carroz, Francesco Carroz, Giovanni de Sena, Ram-baldo de Corbaria, Ferdinando Pardo, Giovanni Sívilleri, Giovanni Marquets, Mar-co Gonery, LudoviMar-co Aragall, Giovanni de Iana (anche Mar-come procuratore di Gu-glielmo de Montagnana), Bernardo de Brocha, Ludovico de Vultrera, Pietro Go-mez, Nicolò Cassa.
Braccio reale: Jacopo Xarch, Pietro des Banchs, Pietro Salzet, Giovanni Barto-lomei (Cagliari), Pietro Guglielmo de Steull, Pietro de Ferreres (Alghero), anche co-me procuratori di Raimondo Zatrilla, Nicolò de Balbo, Iacopo de Milia (Bosa), Se-rafino de Montagnana, Giuliano de lana, Antonio de Marongío (Sassari), Antonio de Lollo, Pisconte Gessa (Iglesias), Gantine de Milia (Osilo) 56.
56 [Cfr. ATTI, Riunioni, pp. 105-112.
Sulla consistenza numerica dei membri del braccio ecclesiastico che parteciparono ai lavori parlamentari valgono le considerazioni formulate alla nota 50.
Il braccio militare e quello reale risultano, indubbiamente, meglio rappresentati ed en-trambi fecero valere la loro influenza politica all'interno del Parlamento. In realtà anche lo stamento reale si era notevolmente assottigliato rispetto al Parlamento del 1355, in quanto la politica di quasi totale infeudazione dell'isola perseguita dal Magnanimo aveva drastica-mente ridotto il numero dei centri aventi diritto ad essere rappresentati in seno al Parla-mento: solo quelli che avevano, se non il titolo, lo statuto di città. Nel 1421 avevano solo statuto di città Iglesias e Alghero, statuto e titolo (in quanto sedi vescovili) Cagliari, Sassari e Bosa; tuttavia parteciparono alle riunioni, e ne sottoscrissero le decisioni finali, anche i rappresentanti di Osilo, del Goceano e delle incontrade del Monteacuto e Chiaramontí:
terre che, di recente cedute dal visconte Guglielmo III di Narbona, non erano state ancora rifeudalizzate, cfr. A. BoscoLo, Il braccio reale cit., pp. 144 ss.
Va sottolineata, inoltre, la particolare composizione sociale del Parlamento, dove si re-gistra uno squilibrio dei rapporti di forza a tutto vantaggio dello stamento militare, all'inter-no del quale il 76% dei componenti apparteneva alla all'inter-nobiltà feudale (baroni ed heretats); il
Dopo la lettura, che venne effettuata dai richiedenti inginocchiati davanti al sovrano, í rotoli, contenenti le richieste, furono deposti per terra accanto al trono.
4. Le persone che presero parte al Parlamento ci sono in parte abba-stanza note. L'arcivescovo di Cagliari, Pietro, che era stato vescovo di Usellus e che era stato nominato a reggere la diocesi cagliaritana nel lu-glio del 1413, apparteneva alla famiglia Spinola. Due anni dopo la convo-cazione del Parlamento a causa di alcuni soprusi, commessi nelle diocesi sarde d'accordo con il collettore pontificio, fu sostituito 57. L'arcivescovo di Arborea, Elia, che morì nel 1437, era stato nel 141.5 presso Ferdinan-do I come ambasciatore di LeonarFerdinan-do Cubello, marchese di Oristano; co-nosceva abbastanza bene l'Aragona e doveva essere un abile politico: ave-va trattato, infatti, la conferma dei privilegi e delle concessioni fatte dal predecessore di Alfonso al marchese 58. Ugualmente molto abile nella po-litica doveva essere Domenico, vescovo di Santa Giusta dal 1401, il quale era un minorita. Nel 1406 era stato presso il re Martino il Vecchio come ambasciatore del giudicato d'Arborea, allora in guerra con l'Aragona.
L'ambasciata non aveva dato buoni risultati: la guerra, infatti, era conti-nuata, tuttavia Domenico, che morì nel 1428, si era giovato di questo viaggio in Aragona per conoscere il paese e per trarne una particolare esperienza ". Matteo, vescovo di Terralba, era un domenicano, apparte-neva alla famiglia Serra ed era sardo. Era stato chiamato a reggere la dio-cesi terralbense nel 1419. Morì sei anni dopo 'o. Su Ludovico, già vesco-vo di Bosa nel 1419, non si hanno molte notizie: nel 1422 ebbe una con-troversia con la collettoria pontificia, che venne presto risolta. Pietro Co-nell e Giovanni Vell, nominati come trattatori per il braccio ecclesiastico, erano due canonici, appartenenti alla diocesi di Cagliari; era, altresì, un canonico, appartenente alla diocesi sulcitana, Antonio de Lollo, rappre-sentante della villa di Iglesias nel braccio reale 61.
peso del ceto mercantile urbano e del ceto equestre era quindi assai modesto, cfr. J. LALIN-DE ABADIA, Los parlamentos cit., pp. 103 ss; B. ANATRA, La Sardegna cit., pp. 164-167].
57 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., II, docc. 12, 15, 27; [C. EUBEL, Hierarchia Ca-tholica Medi i Aevi, Monasterii, 1898-1901, 6. voli., I, p. 157].
58 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., II, doc. 69 e P. TOLA, Codex cit., 2, sec. XV, doc. 17; [R. BONU, Serie cronologica degli arcivescovi di Oristano, Sassari, 1956, pp. 69-71].
59 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., II, doc. 41; ACB, Cartas Comunes originals, n.
31; [C. EUBEL, Hierarchia Catholica cit., I, p. 288].
" Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., II, docc. 16, 33, 35; [C. EUBEL, Hierarchia Ca-tholica cit., I, p. 479].
61 D. SCANO, Codice diplomatico cít., II, docc. 17, 27 e C. BAUDI DI VERME, Codex Di-plomaticus cit., sec. XV, doc. 2.
La persona più rappresentativa del braccio militare era il marchese di Oristano Leonardo Cubello, il quale più che continuare la guerra con l'Aragona aveva preferito nel 1410 scendere ad accordi con questa, subi-re una decurtazione del suo territorio, l'Arbosubi-rea, e accettasubi-re il titolo di marchese. I suoi due figli, Antonio e Salvatore, sposarono due aragonesi:
il primo Eleonora Folch de Cardona, il secondo Caterina Centelles, so-rella di Francesco Gilberto, feudatario dell'isola. I due, educati alla corte aragonese, vissero accanto ad Alfonso. Antonio, trovandosi nell'Aragona, si rese celebre nel 1424 in torneo. Salvatore seguì il re e nella battaglia di Ponza (1435) fu fatto prigioniero, acquistò però presto la libertà e ritor-nò nell'isola dopo essere stato per un certo tempo nel continente al se-guito di Alfonso 62. Il marchese godeva dunque della fiducia e della sti-ma del re, al quale faceva e aveva fatto continui prestiti.
Accanto al re erano altri feudatari, tra i quali primeggiavano Beren-gario Carroz, conte di Quirra, un feudo molto esteso che si trovava nella
Accanto al re erano altri feudatari, tra i quali primeggiavano Beren-gario Carroz, conte di Quirra, un feudo molto esteso che si trovava nella