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Quello che maggiormente godeva la stima di Alfonso era Serafino de Montagnana, il quale aveva a Sassari una larga influenza. Aveva

trat-tato con i Sassaresi per il re, prima che si tenesse il Parlamento, la col-letta di dodicimila fiorini d'oro d'Aragona, imposta dal sovrano e utile ad andare incontro alle spese del riscatto delle terre, che erano apparte-nute al visconte di Narbona, e il re lo aveva ricompensato più tardi tra-mutandogli il servizio di due cavalli, dovutogli per tre mesi all'anno per il feudo di Ploaghe e di Salvenor, di cui era investito, nel servizio di un solo cavallo; Serafino aveva poi partecipato anche alla spedizione di Corsica ed era stato accanto al sovrano, che aveva avuto agio così di

91 Ivi, docc. 12 e 25.

92 /VI; doc. 28 e ACA, Cancelleria, reg. 2784, cc. 24-24v.

93 /Vi; docc. 43,44, 45.

94 /VI; doc. 2.

95 ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 4, 14 v.

conoscerlo meglio e di stimarlo 96, Figure di secondo piano furono i procuratori inviati per alcune tornate dai feudatari maggiori. Galceran-do de Santa Pace, Guglielmo de Montagnana, Guglielmo RaimonGalceran-do de Montecateno, Berengario Carroz, Giovanni de Sena si fecero talvolta rappresentare da persone di loro fiducia o dagli amministratori dei loro feudi. La posizione che questi feudatari ricoprivano nell'isola poteva consentire ciò. I procuratori agivano in base alle istruzioni avute dai lo-ro signori; uno di questi, Pietlo-ro de Sant Johan, uomo di fiducia di Gu-glielmo Raimondo de Montecateno, era stato, come vedremo, castella-no di Bosa.

5. Le prime richieste lette e presentate al re furono quelle concordate dai tre bracci insieme, le quali miravano a frenare gli abusi degli ufficiali regi, che negli ultimi tempi si erano fatti frequenti, e a regolare l'ammini-strazione della giustizia.

Con l'approvazione del re, la Carta de logu, promulgata anni prima dalla giudicessa Eleonora e in vigore nel solo giudicato di Arborea, fu confermata. La conferma della Carta, che regolava la giustizia fra i Sardi, non ne implicò però l'estensione a tutta l'isola 97. Sassari aveva, infatti, i

96 ACA, Cancelleria, reg. 2671, cc. 116-143; reg. 2784, c. 84. [Cfr. L. D'ARIENZO, Docu-menti cit., I, docc. 191-197, 200-204, 226-227, 231, pp. 128-132, 133-136, 149-151, 153-154].

97 Cfr. ATTI, Tre bracci; cap. 2, p. 117.

[Della Carta de logu de Arborea ci è pervenuto un solo manoscritto, conservato nella Bi-blioteca Universitaria di Cagliari (ms. 211), edito da E. Besta, P. E. Guarnerio, in «Studi Sas- saresi», anno III (1905), sez. I, fasc. 1-3, unico superstite delle numerose copie che dovette- ro circolare nell'isola sin dai tempi della giudicessa reggente Eleonora, colei che emanò il corpus legislativo, forse fra il 1390 e il 1391, come ipotizza il Cortese. Il capitolo di corte del 1421 ne approvò l'estensione a tutto il Regno di Sardegna e da quel momento la Carta de lo-gu fu la legge territoriale dei Sardi per ben quattro secoli: restò infatti in vigore sino all'ema-nazione del cosiddetto «Codice Feliciano» del 1827.

Le nove edizioni a stampa che si conoscono provengono da due archetipi sconosciuti, chiamati A e B, che potrebbero essere a loro volta copie di copie e quindi píù o meno di-stanti dall'originale per lingua e contenuto. Discendono dall'archetipo A le edizioni del 1493 (?), 1560, 1567, 1607, 1628, 1805; dall'archetipo B le edizioni del 1617, 1708, 1725.

La bibliografia sulla Carta de logu è vastissima; citiamo fra i recenti lavori i più signifi-cativi: A. ERA, Lezioni di storia delle istituzioni giuridiche ed economiche sarde, Roma, 1934, pp.

309-348; Le «Carte de logu», in «Studi Sassaresi», Sassari, 1960, estratto di pp. 24; A. MARON- GIU, Sul probabile redattore della «Carta de logu» d'Arborea, in Saggi di Storia giuridica e politica sarda, Padova, 1975, pp. 61-73; F. ARTIZZU, Di Filippo Mameli e di altri, in «Archivio Storico Sardo», XXXII (1981), pp. 125-138; E. CORTESE, Nel ricordo di Antonio Era. Una proposta per la datazione della «Carta de logu» d'Arborea, in «Quaderni Sardi di Storia», n. 3 (luglio 1981-giugno 1983), pp. 25-50; B. Fois, Nota storico-introduttiva alla «Carta de logu», estratto dalla premessa all'edizione anastatica della Carta de logu pubblicata a Roma nel 1805 a cura di G.

M. MAMELI DE MANNELLI, Cagliari, 1986].

suoi Statuti 98, così Iglesias ". E tanto i primi quanto i secondi furono confermati.

98 [Degli Statuti sassaresi ci sono pervenute due redazioni: quella latina e quella in volgare del 1316; in tutto sopravvivono cinque manoscritti: due in latino e tre in volgare. I manoscritti degli Statuti sono conservati nell'Archivio di Stato di Sassari, Archivio Storico del Comune di Sassari, sezione «Carte Antiche», busta n. 1. Sull'archetipo sardo trecentesco sono state condotte le edizioni di P. TOLA, Codice degli Statuti della repubblica di Sassari, Cagliari, 1850; anche il Codex cit., 1, pp. 522-594; P. E. GUARNERIO, Gli Statuti della repubblica di Sas-sari in «Archivio Glottologico Italiano», XIII (1892); il codice latino fu pubblicato da P.

TOLA nel Codex cit., 1, pp. 594-638; l'edizione di V. FINZI, Gli Statuti della repubblica di Sassa-ri in «Archivio Storico Sardo», V (1909), pp. 281-328; VI (1910), pp. 1-48; VII (1911), pp.

241-288; VIII (1912), pp. 1-48, 199-246; IX (1914), pp. 1-43, si basa invece sul codice di Ca-stelsardo. Filologicamente è del tutto inattendibile l'edizione di G. MADAU DIAZ, Il codice degli Statuti del libero Comune di Sassari, Cagliari, 1969.

Agli Statuti, che a ragione possono essere considerati come l'espressione più alta e au-tentica della civiltà urbana sassarese, è stato dedicato nel 1983 un Convegno: Gli Statuti sas-saresi Economia, società, istituzioni a Sassari nel Medioevo e nell'Età Moderna, a cura di A. Mat-tone e M. Tangheroni, prefazione di P. Toubert, Sassari, 1986; fra i saggi contenuti nel volu-me, tutti estremamente interessanti per i loro apporti originali ed inediti, segnaliamo quelli di L. D'ARIENZO, Gli Statuti sassaresi e il problema della loro redazione, pp. 107-117; F. ARTIZ-ZU, Le strutture politico-amministrative del comune di Sassari attraverso la lettura degli Statuti, pp.

167-176; B. ANATRA, I ceti dirigenti sassaresi nell'età aragonese e spagnola, pp. 365-374 e per fini-re A. MATTONE, Gli Statuti sassaresi nel periodo aragonese e spagnolo, pp. 409-490; l'ampio ed esaustivo saggio di Mattone si configura come una vera monografia sulla realtà non solo istituzionale ma anche politica, sociale ed economica della città di Sassari, i cui Statuti co-stituiscono, nel corso del secoli XIV-XVIII, il vero leit-motiv.

Tutti i contributi del volume convergono — secondo Pierre Toubert che ha firmato la prefazione — verso una conclusione comune: «gli Statuti di Sassari, attraverso la complessa stratificazione del loro contenuto, le vicissitudini della loro redazione, il loro ruolo di fron-te alle altre fonti di diritto, hanno assolto ad un ruolo decisivo nella cristallizzazione della coscienza civica tra il XIV secolo e la fine dell'Età moderna».

Gli Statuti sassaresi nel 1355 vennero estesi ad Alghero e nel 1448 a Castelsardo, cfr.

G. ZIROLIA, Estensione territoriale degli Statuti del comune di Sassari, in «Studi Sassaresi», sez.

II, II (1902), pp. 5-11].

99 [Il Breve di Villa di Chiesa, l'odierna Iglesias, espressione statutaria della vita comu-nale della città nel Basso Medioevo, è conservato nell'Archivio del Comune di Iglesias, Se-zione separata d'archivio, n. 1 dell'inventario, ed è stato pubblicato da C. BAUDI DI VESME, Codex Diplomaticus cit., coll. 5-246. Lo studio codicologico del manoscritto è stato curato da L. D'ARIENZO, Il Codice del «Breve» pisano-aragonese di Iglesias, ín «Medioevo. Saggi e Rasse-gne», n. 4 (1978), pp. 65-89; mentre i contenuti storico-legislativi sono stati oggetto di stu-dio da parte di A. BoscoLo, Villa di Chiesa e il suo Breve, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, Padova, 1963, pp. 73-80; F. ARTIZZU, Aspetti della vita economica e sociale di Villa di Chiesa attraverso il «Breve», in Pisani e Catalani nella Sardegna medioevale, Padova, 1973, pp.

79-95; «Civis» e «Burgensis» nella terminologia sardo-pisana, in Ricerche sulla storia e sulle istitu-zioni della Sardegna medioevale, Roma, 1983, pp. 39-45; cfr. anche il volume di AA.VV, Studi su Iglesias Medioevale, Pisa, 1985.

Sui testi statutari elaborati in Sardegna nel corso del XIII secolo, in parte confermati dagli Aragonesi dopo la progressiva conquista dell'isola, cfr. L. D'ARIENZO, Influenze pisane e genovesi nella legislazione statutaria dei comuni medioevali della Sardegna, in Genova, Pisa e il

Venne poi stabilito che le cause civili tra non Sardi (plet, questio,

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