partigiano del visconte. Già nell'agosto del 1419 Alfonso gli aveva indi-rizzato una lettera affinché abbandonasse il visconte e appoggiasse Artal-do de Luna e i suoi uomini, giunti nell'isola per Artal-domare il settentrione, ma Nicolò aveva mantenuto l'atteggiamento ostile che da tempo i Doria avevano verso gli Aragonesi 84. Con i suoi due inviti Alfonso aveva spera-to di farlo passare dalla sua parte, ma inutilmente. Nicolò difese ancora per alcuni anni i suoi possessi e i suoi diritti in Sardegna. Nel 1434, do-po una ribellione da lui promossa contro gli Aragonesi, Iacodo-po de Beso-ra, viceré dell'isola, con un gruppo di armati — fornitigli da Sassari, da Alghero e da Bosa — cinse d'assedio il castello di Monteleone, dove
[Uno studio sistematico ed esaustivo sulle saline di Cagliari è quello di C. MANCA, Aspetti dell'espansione economica catalano-aragonese nel Mediterraneo occidentale. Il commercio in-ternazionale del sale, Milano, 1966, che offre un excursus sulla storia delle saline di Cagliari dai Fenici agli Aragonesi e che alla luce della documentazione reperita nell'Archivio della Corona d'Aragona, nell'Archivio Storico della città di Barcellona e nell'Archivio di Stato di Cagliari, illustra dettagliatamente l'organizzazione e l'attività delle Salines Reyals nel secolo XIV, il loro ruolo nel commercio internazionale del sale e la loro importanza nella bilancia economica della Corona d'Aragona.
Sulle saline di Cagliari cfr. anche J. C. HOCQUET, Le sel e la fortune de Venise, 2 voll., Lille, 1976-1979; R. H. BOTIER, Le sel de Sardaigne et l'activité portuaire de Cagliari, in Le reile du sel dans l'histoire, a cura dí M. Mollat, Parigi, 1968, pp. 203-225; B. ANATRA, Il sale nel Me-diterraneo basso medioevale, in «Studi Storici», a. XXII (1981), n. 3, pp. 571-580; J. F. BER-GIER, Una storia del sale, Venezia, 1984, p. 111].
79 Cfr. A. BoscoLo, Lettere della regina Maria di Castiglia cit., docc. 5 e 9, p. 501; docc.
12-14, p. 502.
8° ACA, Cancelleria, reg. 2691, cc. 56v.-57.
81 ACA, Cancelleria, reg. 2784, c. 2.
82 ACA, Cancelleria, reg. 2671, c. 143 e reg. 2672, c. 133.
83 ACA, Cancelleria, reg. 2672, c. 133.
84 ACA, Cancelleria, reg. 2691, cc. 56v., 57. [Su Nicolò Doria cfr. quanto detto alla no-ta 48].
Nicolò si trovava. L'assedio durò due anni, ín capo ai quali i difensori furono costretti a cedere e a ritirarsi a Castelgenovese, caduto, dopo una breve parentesi di dominazione aragonese, in potere dei ribelli. L'incon-trada di Monteleone venne divisa e data in feudo ad alcune persone che avevano partecipato all'assedio, fra queste: Serafino de Montagnana, un sassarese che aveva già in feudo Ploaghe e Salvenor e che aveva parteci-pato anche all'impresa di Corsica al seguito di Alfonso, e il notaio Pietro de Ferreres di Alghero; l'uno e l'altro nel 1421 avevano preso parte al Parlamento quali rappresentanti del braccio reale e in qualità di sindaci.
Nicolò non cessò, tuttavia, la sua attività anti-aragonese e la continuò si-no al 1448, allorché anche Castelgesi-novese, che godeva di propri ordina-menti, fu nuovamente espugnato. Con la caduta di Castelgenovese gli Aragonesi furono completamente padroni dell'isola. Ma due anni dopo ci fu ancora una ribellione, capeggiata dai Doria, la quale però fu presto domata.
L'azione diplomatica, svolta da Alfonso nel 1421 verso Nicolò, era rimasta così lettera morta: c'era voluta ancora una serie di guerre. In un primo tempo il re aveva dunque creduto che Nicolò, già signore, oltre che di Monteleone, di Castelgenovese e delle incontrade di Chiaramon-ti, di Capuabbas e dell'Anglona, si schierasse dalla sua parte. Attraverso i patti con il visconte tutto il territorio, eccettuata l'incontrada di Monte-leone, era caduto nelle sue mani e Nicolò si poteva dire circondato e co-stretto all'amicizia aragonese; tanto che il re, nel 1420, essendo in atto una spedizione contro alcuni ribelli di Sassari, gli aveva chiesto un aiuto di armi e di armati. Tuttavia il re non era sicuro delle eventuali mosse di Nicolò. Per maggiore sicurezza e per precauzione nello stesso anno ave-va affidato la castellania e la capitania di Castelgenovese, già roccaforte dei Doria e posizione malsicura per gli Aragonesi, al frate catalano Ber-nardo Ledas e l'anno dopo a un cavaliere del suo seguito, Agenore Par-do, al fianco del quale aveva messo come mostazzaffo, incaricato cioè dell'approvvigionamento, un pubblico notaio, Giovanni Amoroso, e ave-va inoltre concesso in feudo l'Anglona con il Meilogu a Luigi de Pontos, già governatore e riformatore del Capo di Cagliari e Gallura, poi viceré, uomo di sua fiducia 85.
85 ACA, Cancelleria, reg. 2784, cc. 20, 23v.; reg. 2671, c. 83; Carta reale n. 1368; ASC, AAR, reg. L4, c. 97v. e P. TOLA, Codex cit., 2, pp. 11 e 14.
Le notizie relative al feudo di Serafino de Montagnana sono state tratte da: ACA, Can-celleria, reg. 2784, c. 84. Iacopo de Besora aveva avuto in feudo nel 1421 dal re Alfonso, poiché aveva partecipato alla campagna di Corsica, le ville di Ortuceso, Guoi Maior, Turri, Sepora, Bangiu, Guoi, Sili: ACA, Cancelleria, reg. 2784, c. 83v. La notizia della ribellione del 1450 si trova in ACA, Cancelleria, reg. 2635, cc. 4, 14v.
I rappresentanti del braccio reale 86, pochi eccettuati, erano persone che erano venute su dalla mercatura. Figura tipica: Pisconte Gessa, sin-daco di Iglesias. Pisconte era un mercante, che nei primi anni del secolo XV era stato da prima «maiore» del porto e più tardi capitano della sua villa e che dal re Martino di Sicilia aveva ottenuto speciali franchigie per i suoi commerci 87. Nel 1418 aveva ottenuto dal governatore del Capo di Cagliari l'esenzione da ogni cavalcata e da ogni servizio relativo alla sua villa e dal procuratore regio la nomina ad armentario e ad ufficiale regio di alcune ville situate nel Sulcís 88. Era diventato così una persona di una certa importanza nella sua lglesias. Come maiore del porto e come capi-tano aveva poi avuto la possibilità di aumentare il suo patrimonio. Era compito del maiore tenere due libri, uno per le entrate l'altro per le uscite delle merci che pagassero imposta, di segnare tutte le merci entra-te e uscientra-te senza alcuna eccezione, di non far passare, infine, gratuita-mente nessuna merce e di versare il ricavato delle imposte al procurato-re procurato-regio; ma gli abusi erano fprocurato-requenti 89. Il pprocurato-redecessoprocurato-re di Pisconte, un catalano, Martino Sarra, non aveva ad esempio presentato i conti relativi al periodo della sua maioria 90. Pisconte era come il suo predecessore un uomo che sapeva trafficare. Aveva fatto diversi prestiti alla Corte e la ca-
86 [Già A. SoLmr, Le costituzioni cit., pp. 193 ss., sottolineava che dei tre bracci che formavano il Parlamento del 1355: ecclesiastico, feudale e reale, quest'ultimo era quello più degno di studio in quanto, rappresentando le città organizzate a vita municipale e le ville dipendenti dalla Corona (universitas), avrebbe potuto offrire dati molto interessanti, sia sul-lo sviluppo dei vari centri dell'isola e sulla sul-loro decadenza, sia sul sistema di rappresentanza usato a difesa e a tutela degli interessi cittadini e comunali.
Nel Parlamento del 1421 la situazione delle rappresentanze stamentarie era radical-mente mutata rispetto al 1355 e l'assemblea risultava formata soprattutto da baroni e feuda-tari (i cosiddetti heretats) di origine iberica e in minor numero da ecclesiastici; mentre i por-tavoce delle città e delle ville si erano ridotti ai rappresentanti delle sole città di Cagliari, Sassari, Alghero, Iglesias e Bosa, non più eletti mediante assemblea cittadina ma nominati dai consiglieri (consellers, prohomens) delle suddette città, i quali spesso non erano sardi ma catalano-aragonesi. Vi era in tutto ciò un chiaro interesse politico: si voleva limitare l'auto-nomia cittadina per un più facile controllo dei centri urbani, cfr. A. BoscoLo, Il braccio reale cit., pp. 145 ss.].
87 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., sec. XV, docc. 2, 5, 8, 11; cfr. anche A. CA-BRAS, Note sull'antica famiglia Gessa, in «Studi Sardi», IX (1950), pp. 337-341 [e M. TANGHE-RONI, La città dell'argento. Iglesias dalle origini alla fine del Medioevo, Napoli, 1985, pp. 373-374].
88 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., sec. XV, doc. 10. Le ville in parte spopolate erano: Massargia, Domusnovas, Gonnesa, Gorbisa. [Il 6 febbraio 1421 Pisconte ottenne dal re il salto della curatoria di Sulci e di Montangia e Fluminímaggiore: ACA, Cancelleria, reg.
2784, c. 83v.].
89 Cfr. D. SCANO, Codice diplomatico cit., sec. XV, doc. 3.
9° Ivi, doc. 5.