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AMBITO DI STUDIO: LA VALLE DEL FIUME AMASENO

1.7 Uso del suolo

1.7.1 Agricoltura e allevamento

Grazie alla sua particolare struttura morfologica e alle condizioni climatiche favorevoli, la valle si configura come un territorio prevalentemente agricolo e caratterizzato da una spiccata vocazione produttiva. Il paesaggio agricolo costituisce uno dei più interessanti esempi di riconfigurazione del territorio da parte dell’attività antropica; esso è in grado di narrare l’opera di rimodellamento prodotta dall’uomo, servendosi e conservando la memoria storica delle originali peculiarità del territorio vallivo. La pratica agricola infatti è concentrata nella pianeggiante valle e nella fascia collinare, dove la presenza della piana alluvionale offre suoli particolarmente fertili (COGOTTI, 1980).

L’analisi diacronica della cartografia IGM, prodotta tra i secoli XIX e XX, mostra modeste alterazioni dell’assetto paesistico per il territorio vallivo, in opposizione la fascia collinare e montana è stata interessata in misura minore dal fenomeno di antropizzazione se si esclude il processo di disboscamento che ha avuto riscontri nefasti sul paesaggio montano. Tuttavia, nonostante il processo di antropizzazione, che ha interessato particolarmente la media e bassa valle, il paesaggio conserva ancora oggi preziose testimonianze dei valori legati alla cultura del mondo rurale e agricolo.

Le premesse per un lento ma progressivo processo di modernizzazione generale dell’attività agricola nelle aree della valle (fino alla prima metà del XX secolo contraddistinte dalla forte e incombente presenza del latifondo), si sono concretizzate con le prime importanti iniziative di creazione di servizi e cooperative di

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trasformazione e commercializzazione dei prodotti, e con la creazione di reti di centri di assistenza e servizi. Come riporta Rombai «è in tale contesto di forte disagio politico- sociale che il governo italiano doveva approvare, prima, nel 1948, la legge incentivante la formazione della piccola proprietà contadina […] e poi, nel 1950, la cosiddetta “legge stralcio”, una riforma agraria “non spoliatrice” e, anzi, assai moderata e parziale con la quale venivano espropriati a 2805 proprietari di latifondi […] quasi 700.000 ettari assegnati a 109.000 famiglie di proprietari particellari e contadini senza terra» (ROMBAI, 2002, p. 448).

È bene ricordare che il contesto storico in cui prendono avvio i primi provvedimenti, volti al miglioramento e alla razionalizzazione dell’agricoltura, è costituito dagli anni del boom economico, momento in cui i fenomeni di industrializzazione e di urbanizzazione si imposero provocando evidenti forme di spopolamento e di abbandono delle campagne e di conseguenza dell’agricoltura. Sono questi gli anni in cui la popolazione agricola della valle cala drasticamente per non riprendersi mai più.

Fino alla riforma agraria parziale del 1950, il latifondo cerealicolo-pastorale estensivo continuò a caratterizzare l’organizzazione agraria. L’arretratezza socio- economica, culturale e ambientale, provocò progressivamente una generale stagnazione dell’attività agricola «aprendo la strada all’odissea dell’espulsione all’estero di masse crescenti di braccianti e di proprietari particellari proletarizzati e privati delle loro radici socio-culturali» (ROMBAI, 2002, p. 426). Infatti fino agli anni Cinquanta del Novecento l’attività economica principale rimane l’agricoltura, contraddistinta da sistemi agrosilvopastorali e di sussistenza precari, con oltre il 90% del totale della superficie del bacino produttiva, di cui il 40% era costituito da seminativo, mentre poco meno del 10% era occupata da boschi e castagneti, meno di un sesto dal pascolo e circa un decimo dalle colture legnose. I metodi di coltivazione alla fine degli anni Cinquanta del Novecento erano ancora decisamente primitivi e privi di macchine agricole avanzate. Nella coltura del grano fino agli anni Trenta del Novecento si sfruttava ancora l’aratro trainato dagli animali, mentre per trebbiare e mietere veniva impiegata anche la forza dell’uomo. Dagli anni Sessanta questi lavori cominciarono ad essere affidati alle trebbie e alle mietitrebbie, mentre l’uso del concime restò ancora limitato quasi esclusivamente agli orti e i campi erano lasciati a riposo per lunghi periodi

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o con coltivazioni di fave per reintegrare la fertilità del suolo. Al posto del concime chimico si faceva uso di letame raccolto nei pollai o nelle stalle. La stessa irrigazione, che avrebbe contribuito al miglioramento della produzione, era poco utilizzata e con tecniche vetuste.

L’avvento dell’agricoltura razionale, meccanizzata e monocolturale ha cambiato radicalmente il paesaggio agrario della valle. L’affermazione di nuovi modi di produzione ha progressivamente determinato dismissioni e riusi degli spazi e delle strutture territoriali in forme diverse, con rilevanti trasformazioni del paesaggio (TURRI, 2000). Alla diminuzione della superficie agraria e forestale e all’aumento dei terreni incolti si è aggiunta una considerevole riduzione della forza lavoro agricola dovuta in parte alla accentuata precarietà occupazionale provocata dall’inadeguatezza delle strutture aziendali e dalla diminuzione del numero di aziende di media dimensione e in parte dalla limitatezza di risorse finanziarie erogate e della poco funzionale distribuzione degli investimenti.

Tra il 1961 e il 1971 si è assistito a un esodo dalle campagne che ha interessato più generalmente tutto il Lazio. Nell’area dell’alta valle dell’Amaseno e in particolare nell’omonimo paese, l’esodo si è fatto sentire in maniera molto meno accentuata grazie alle favorevoli condizioni ambientali e sociali e alla vicinanza con alcuni importanti centri industriali e urbani in espansione (NUCCI, 1978).

In particolare, negli anni Sessanta del Novecento si collocano una serie di iniziative volte a risolvere i problemi dell’economia agraria della provincia di Frosinone, destinate principalmente a favorire «un sollecito intervento dello Stato atto a promuovere nelle campagne un armonico sviluppo di detto progresso che può riportare quella fiducia indispensabile alla permanenza dell’agricoltore sulla terra e necessario per un inserimento della nostra agricoltura nel mondo dell’agricoltura Europea quale va creandosi con l’entrata in funzione del M.E.C. (Mercato Unico Europeo)94»

Successivamente, il Prefetto di Frosinone, nella nota inviata a tutti i sindaci della provincia, sottolineava gli obiettivi che si poneva il Piano quinquennale per lo sviluppo dell’agricoltura o anche denominato Piano Verde emanato il 2 giugno 1961 n. 454.

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Questo strumento era finalizzato a facilitare, sotto forma di contributi e agevolazioni fiscali, i miglioramenti fondiari e le coltivazioni pregiate nonché la difesa fitosanitaria e la formazione della piccola proprietà contadina.

Altra interessante iniziativa che pose l’attenzione sulla preoccupante situazione di arretratezza economico sociale e di vero e proprio abbandono da parte delle istituzioni dei comuni montani degli Ausoni, Lepini e Aurunci è il primo Convegno tecnico sull’avvenire dei comuni montani dei monti Ausoni, Lepini e Aurunci svoltosi a Lenola il 27 e il 28 ottobre 1962. Negli atti conclusivi viene sottolineato che «l’abbandono delle terre che in un primo periodo si limitava a terreni poco fertili, generalmente provenienti da trasformazioni di boschi e prati naturali, ragion per cui l’abbandono poteva essere considerato benefico, si sta ora estendendo per mancanza di forze lavoratrici a terreni di notevole produttività: oliveti, seminativi arborei, ecc., sintomo questo che viene ritenuto molto preoccupante degli operatori del settore agricolo95».

Gli stimoli al potenziamento e agli investimenti sull’attività agricola portano, agli inizi degli anni Sessanta del Novecento alla promozione sui giornali delle prime inserzioni pubblicitarie per incentivare l’uso di macchine specializzate per l’attività agricola. Tra queste si ricorda quella pubblicata su Agricoltura Frusinate, mensile a cura dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura nel 195996.

La modernizzazione dell’agricoltura ha certamente trasformato il paesaggio agricolo attraverso le caratteristiche geometrizzazioni proprie dell’agricoltura razionale e meccanizzata, a cui si deve anche una generale omologazione colturale che ha quasi del tutto rimpiazzato le forme di coltura promiscua proprie dell’agricoltura dei secoli passati. Il nuovo paesaggio agrario che si impone oggi su tutto il territorio della valle è contraddistinto da «l’ordine geometrico, meccanico, degli impianti arborei nelle campagne riconvertite, le palificazioni di cemento dei vigneti, la creazione di sazi viari e operativi per i trattori e le varie macchine agricole, la eliminazione delle ‘piantate’ e delle siepe divisorie ai limiti delle parcelle, la costruzione di edifici nuovi e più ampi di quelli che erano i vecchi porticati, i vecchi fienili» (TURRI, 1979, p. 67). Ma c’è ancora una parte di questa Valle che conserva i caratteri originari e fa emergere con insistenza il suo ricco milieu si tratta nello specifico dell’alta valle dove nonostante le

95 ASFr, Prefettura di Frosinone, Ufficio di Gabinetto, b. 18. 96 ASFr, Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura, b. 818.

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trasformazioni attuate dalla prima metà del Novecento con l’avvento della meccanicizzazione, della razionalizzazione della produzione e dell’introduzione di nuove tecniche colturali e produttive, emergono «residualità testimoni d’una Italia silente e remota nel tempo» (TURRI, 2003, p.54), in cui si «intravede un certo legame tra l’insediamento e lo spazio circostante che esso presiede e organizza» (TURRI, 2003, p.67).

Il confronto tra la lettura della carta dell’uso del suolo Corine Land Cover (CLC)97

e la Carta naturalistico-culturale d’Italia realizzata dall’ISPRA evidenzia la presenza di una elevata naturalità in tutto il territorio della valle. Lo stesso indice positivo presentano i valori paesaggistico culturali e il valore naturalistico culturale che l’ISPRA inserisce nella fascia valoriale medio alta. A ciò si contrappone un indice di antropizzazione decisamente medio basso, un valore positivo per la tutela e la conservazione degli ambienti forestali e il complesso sistema di aree protette che si articola nel territorio della valle, in forte e netto contrasto con le limitrofe aree, densamente popolate e volte a intensive produzioni agricole e industriali, della valle del Sacco e della pianura pontina.

97 Il programma CORINE (COoRdination de l'INformation sur l'Environnement), varato dal Consiglio delle Comunità Europee nel 1985, con l’obiettivo di monitorare lo stato dell'ambiente nell'area comunitaria ed è volto a orientare le politiche comuni, controllarne gli effetti, proporre modifiche. All'interno del programma CORINE, il progetto CORINE-Land Cover è rivolto al rilevamento e al monitoraggio, ad una scala compatibile con le necessità comunitarie, delle caratteristiche del territorio, con particolare attenzione alle esigenze di tutela. I dati sono stati desunti attraverso la fotointerpretazione di immagini satellitari. Le 44 classi di copertura del suolo sono suddivise in 3 tre livelli (5 classi per il primo livello, 15 per il secondo livello e 44 per il terzo). Risoluzione 1:100.000. Lo strato è visualizzabile a scale superiori a 1:250.000.

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Figura 27. Carta dell’uso del suolo. Scala 1:100.000. Elaborazione dell’autore su dati CLC Il paesaggio attuale è costituito prevalentemente da aree boschive che occupano il 52% di tutta l’estensione della valle seguiti dai territori agricoli, che occupano il 47% del territorio vallivo, mentre solo l’1% della superficie esaminata è occupata da territori modellati artificialmente.

Tra le superfici boschive si evidenzia il netto predominio dei boschi di latifoglie (44%) che occupano le propaggini dei massicci calcarei, seguiti da aree costituite da vegetazione boschiva arbustiva (17%) e da vegetazione sclerofilla (13%). Dal quadro esposto emerge poi una diffusa presenza di vegetazione rada (8%) che contraddistingue diverse aree dei monti Ausoni e in minor parte anche dei monti Lepini e una preoccupante presenza di aree percorse da incendi (5%), un fenomeno che ha interessato le zone montuose negli ultimi anni e che mette in serio pericolo gli habitat e le specie floristiche e faunistiche presenti.

52% 47% 1% Boschi Seminativi Territori modellati artificialmente

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Figura 28. Caratteristiche della superfice boschiva della valle dell’Amaseno. Elaborazione dell’autore su dati CLC

All’interno delle aree agricole è possibile distinguere la predominanza di seminativi estesi per 59 chilometri quadrati su una superficie complessiva di 223 chilometri quadrati, seguiti dalla netta prevalenza sulle altre colture dei terrazzamenti coltivati a oliveti che occupano il 24% e si distribuiscono su 54 chilometri quadrati. Il resto del territorio è occupato prevalentemente da sistemi colturali particellari complessi (24%) e colture agrarie con spazi naturali (22%). Emerge la esigua distribuzione della vite che si attesta al 2% su una piccola porzione di territorio di 4,45 chilometri quadrati. 44% 1% 6% 1% 13% 17% 5% 8% 5%

Boschi

Boschi di latifoglie Boschi di conifere Boschi misti

Aree a pascolo naturale

Vegetazione sclerofilla

Vegetazione boschiva arbustiva in evoluzione Rocce, rupi, falesie, affioramenti

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Figura 29. Tipologie delle aree agricole della valle dell’Amaseno. Elaborazione dell’autore su dati CLC

La coltivazione di olivi nella valle dell’Amaseno si afferma nel XIX secolo, infatti «grazie alla crescente e in alcune fasi spettacolare espansione del mercato interno e internazionale, lungo quasi tutto l’Ottocento, l’olivo conobbe una continua e straordinaria espansione» (BEVILACQUA, 1996, p.169).

I terrazzamenti sono paesaggi particolarmente ricchi di valori culturali, essi concorrono a delineare il paesaggio culturale della valle caratterizzato dall’ «addomesticamento delle forze naturali e la realtà vivente, manifestata da un processo ordinato, cui l’uomo è partecipe […] Nel paesaggio culturale l’uomo “costruisce” la terra e ne rende manifesta la struttura potenziale come totalità significativa. Un paesaggio culturale si basa sulla “coltivazione” e contiene luoghi definiti, percorsi e domini, che concretizzano l’intellegibilità dell’ambiente naturale, da parte dell’uomo”» (SCHULTZ, 1979, p.52)

Sedimenti materiali localizzati, gli oliveti, possono essere definiti dei middle landscape, in quanto territori di raccordo e connessione tra lo spazio antropico e lo spazio naturale grazie alla loro elevata valenza ecologica e produttiva (SCARAMELLINI, 2005).

Scaramellini (2006) identifica tre caratteristiche relative ai terrazzamenti che denotano una forte complessità valoriale del sistema colturale. In primo luogo la transcalarità, in quanto i terrazzamenti possono essere esaminati a diverse scale, dal singolo manufatto presente in un determinato territorio a una scala più ampia fino ad

27% 2% 24% 1% 24% 22%

Seminativi

Seminativi in aree non irrigue

Vigneti

Oliveti

Prati stabili

Sistemi colturali particellari complessi

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essere mondiale. La transdisciplinarietà che accomuna numerose discipline scientifiche, dalla geologia con studi specifici sulle caratteristiche dei suoli in cui si diffondono, all’agronomia, la botanica, la storia, l’archeologia, l’ingegneria idraulica e non ultima per importanza la geografia. Infine il diacronicismo che definisce la loro diffusione, la tecniche e le pratiche tradizionali che arricchiscono il milieu.

La permanenza storica dei terrazzamenti contribuisce a caratterizzare il mosaico territoriale «che modella diffusamente i pendii» (DAI PRÀ, 2009, p. 78) collinari della valle fin dall’epoca preistorica arricchendo il paesaggio agrario di rilevanti valori della storicità (ROMBAI, 2002).

I paesaggi terrazzati entrano così a far parte del complesso patrimonio degli iconemi che contraddistinguono il territorio della valle. Essi rappresentano una preziosa fonte che ci consente di acquisire informazioni sulla forma del territorio, sui suoi contenuti funzionali e sulle modalità con cui le comunità locali hanno pianificato lo spazio in cui vivono. Testimoniano le trasformazioni attuate e, nel complesso, raffigurano il paesaggio, che in una prospettiva temporale è inteso come la storia di un luogo ovvero «il paesaggio come storie oltre che come geografia» (TURRI, 2003, p. 31).

Essi caratterizzano il paesaggio geometrico e regolare delle piantagioni e dei ripiani di pietra a secco98 sulle asperità delle falde dei monti calcarei99. Nello specifico i

terrazzamenti di olivi nei pressi dell’abitato di Sonnino costituiscono un patrimonio degno di attenta tutela e valorizzazione. Risalenti all’epoca medievale, testimoniano la tenacia dei monaci dell’abbazia di Fossanova di fronte all’ostilità della natura che nell’ambito di un più ampio progetto di rivalorizzazione del territorio, dopo aver bonificato l’area paludosa circostante, decisero di piantare esemplari di olivo in luoghi naturalmente impervi e apparentemente impraticabili, dando al paesaggio un imprinting ben definito che ancora oggi è possibile rintracciare e ammirare (COGOTTI, 1980).

98 Degli uliveti ritroviamo traccia e testimonianza nella produzione pittorica di fine Ottocento e nella cartografia storica.

99 Secondo il Censimento dell’Agricoltura del 1970 gli oliveti si estendevano su una superficie di 440,36 ettari gestiti da 478 aziende (ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA, 1972).

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Questa caratteristica coltura, di cui si è ritrovata traccia nella toponomastica e nelle rappresentazioni cartografiche storiche, ha subito un lieve decremento particolarmente nel primo decennio degli anni Duemila.

Tipo dato numero di aziende

Caratteristica della azienda azienda con coltivazioni

Utilizzazione dei terreni olivo per la produzione di olive da tavola e da olio

Territorio 1982 1990 2000 2010 VARIAZIONI % Sonnino 1433 1408 1627 1260 -12% Priverno 1034 760 530 505 -51% Vallecorsa 823 658 569 488 -40% Amaseno 447 473 361 441 -1% Maenza 483 525 447 413 -14%

Castro dei Volsci 423 383 361 336 -20%

Roccagorga 686 825 1042 330 -52%

Prossedi 318 319 215 181 -43%

Giuliano di Roma 187 196 153 162 -13% Roccasecca dei Volsci 265 257 260 157 -41% Villa Santo Stefano 219 227 189 132 -40%

TOTALE 6318 6031 5754 4405 -30%

Tabella 2. Serie storica sulla presenza di aziende con coltivazioni di olivi. Elaborazione dell’autore su dati ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2014

Come si evince dalla tabella 2 da un totale di 6318 aziende per il 1982 con coltivazioni di olivi si è passati nel 2010 a 4405 aziende, con una contrazione del 30%; più in particolare, preoccupante è il drastico calo che hanno subito le aziende di Priverno che nel 1982 erano 1034, seconde solo a Sonnino (1433) e nel corso degli anni sono diminuite progressivamente fino a raggiungere nel 2010 505 unità con un calo del 50%. La stessa situazione si è verificata nel comune di Roccagorga in cui, a fronte di un decisivo aumento nei primi anni del Duemila (da 686 aziende nel 1982 si arrivò a 1042 nel 2000), agli inizi del 2010 la situazione crolla tragicamente arrivando alla presenza di 330 unità. Un decisivo aumento negli anni Duemila si verificò anche per il comune di Sonnino che da 1433 aziende nel 1982 arrivò a contare ben 1627 aziende ma a questa fase seguì nell’arco di vent’anni un radicale decremento di circa 400 aziende.

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Figura 30. Distribuzione della coltivazione dell’olivo nella valle dell’Amaseno. Elaborazione dell’autore

Le principali località dell’alta valle in cui fin dai secoli scorsi viene coltivato l’olivo sono: Auricola, Burano, Campo Cavallo, Campo Lungo, Cardola, Cartofe, Croce, Casino, Longana, Longanella, Lucerna, San Benedetto, Vettia. Di queste solo nelle frazioni di Burano e Campo Cavallo si è assistito negli ultimi anni ad una progressiva scomparsa degli uliveti100. Decisamente negativo si presenta, invece, l’andamento di

un'altra coltivazione che per secoli ha contraddistinto le colline dei monti Lepini e Ausoni: la vite.

100 Gli oliveti producono principalmente olive di tipo Olivastro usate quasi esclusivamente per la vendita e altre specialità tra cui “Frantoio”, “Leccino” e “Olivella” utilizzate per ricavarne olio.

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Tipo dato numero di aziende

Caratteristica della azienda

azienda con coltivazioni

Utilizzazione dei terreni vite

Territorio 1982 1990 2000 2010 VARIAZIONE %

Castro dei Volsci 1033 846 502 258 -75%

Vallecorsa 714 445 381 127 -82% Roccagorga 913 823 889 95 -89% Maenza 508 377 181 91 -82% Amaseno 377 252 110 75 -80% Priverno 1150 702 383 57 -95% Sonnino 1042 466 263 41 -96%

Villa Santo Stefano

206 126 129 34 -83%

Giuliano di Roma

302 192 114 18 94%

Prossedi

104 39 27 11 -89%

Roccasecca dei Volsci

206 179 88 5 -97%

TOTALE 6555 4447 3067 812 -87%

Tabella 3. Serie storica sulla presenza di aziende con coltivazioni di vite. Elaborazione dell’autore su dati ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2014

Negli anni Ottanta del Novecento il numero totale delle aziende (6555) con coltivazioni viticole è superiore a quello delle aziende con oliveti (6318) ma nel decennio tra il 2000 e il 2010 si evidenzia un generale tracollo di quasi del 90%; più di duemila aziende chiudono arrivando a un totale di sole 812 aziende.

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Figura 31. Distribuzione della coltivazione della vite nei territori di Roccagorga e Maenza. Elaborazione dell’autore

Un calo di cui hanno risentito tutti i comuni della valle e in particolare Priverno e Sonnino, che da un migliaio di aziende presenti nel censimento del 1982 sono arrivati ad ospitare nel 2010 a un’esigua presenza di circa cinquanta aziende.

Parallelamente alle dinamiche che hanno interessato l’attività agricola negli ultimi decenni, anche l’allevamento ha subito un andamento in costante calo. Quasi tutte le aziende dislocate nei diversi comuni della valle hanno subito un decremento che dal 1982 al 2010 mediamente si aggira intorno al 60% con particolari oscillazioni negative dal Duemila.

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Tabella 4. Serie storica 1982-2010 delle aziende con allevamenti nella valle dell’Amaseno. Elaborazione dell’autore su dati ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2014

Preoccupante invece è la situazione che si registra nei comuni di Castro dei Volsci e di Priverno, presso i quali emerge un calo delle aziende con allevamenti del 90%. Su un totale di 2859 aziende presenti sul territorio della valle nel 1982, il numero è drasticamente calato a 747 aziende presenti nel 2010 con un decremento del 74%. L’allevamento è costituito da una predominanza di bovini e bufalini, di cui si contano nell’intero territorio vallivo 26090 capi. Solo nel comune di Amaseno ne sono presenti 11504 capi, la maggior parte dei quali è costituita da bufale, da cui si ricavano prodotti caseari e carni, ampiamente commercializzate nel territorio locale e sul mercato romano. La presenza di avicoli si aggira intorno ai 21061 capi allevati quasi esclusivamente nel comune di Vallecorsa (20464 capi); di modesta entità sono invece i capi di ovini e caprini, che raggiungono la quota di 7991, allevati prevalentemente nei comuni di Prossedi (1723 capi), Sonnino (1373 capi) e Maenza (1139 capi), mentre la

Tipo dato Numero di aziende

Caratteristica della azienda Azienda con allevamenti

Utilizzazione dei terreni Superficie totale (sat)

Anno 1982 1990 2000 2010

Territorio

VARIAZIONE %

Amaseno 413 445 223 204 -51%

Castro dei Volsci 749 599 311 113 -85%

Giuliano di Roma 151 124 113 61 -60%

Maenza 129 73 19 39 -70%

Priverno 414 189 61 39 -91%

Prossedi 136 116 70 61 -55%

Roccagorga 140 74 78 31 -78%

Roccasecca dei Volsci 89 73 36 19 -79%

Sonnino 203 197 68 47 -77%

Vallecorsa 258 245 140 58 -78%

Villa Santo Stefano 177 188 101 75 -58%

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presenza di suini è nettamente inferiore (128 capi) e irrilevante sull’impatto economico rispetto alle altre specie.

Tipo dato Numero di capi dell'unità agricola

Caratteristica della azienda Unità agricola con allevamenti

Anno 2010

Tipo allevamento bovini e bufalini suini ovini e caprini avicoli

Territorio

Maenza 1520 .. 1139 ..

Priverno 2857 .. 678 8

Prossedi 2773 .. 1723 ..

Roccagorga 291 .. 828 ..

Roccasecca dei Volsci 1272 .. 254 ..

Sonnino 1662 .. 1373 ..

Amaseno 11504 42 350 10

Castro dei Volsci 1097 64 482 15

Giuliano di Roma 586 11 175 50

Vallecorsa 221 6 518 20464

Villa Santo Stefano 2307 5 471 522

TOTALE 26090 128 7991 21061

Tabella 5. Numero di capi e tipologia delle unità agricole della valle dell’Amaseno. Elaborazione dell’autore su dati ISTAT, Censimento dell’agricoltura 2014