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AMBITO DI STUDIO: LA VALLE DEL FIUME AMASENO

1.5 L’evoluzione geologica

1.6.1 Le sorgenti della valle dell’Amaseno

Le unità litologiche che consentono l’immagazzinamento, il deflusso e il recapito delle acque sotterranee sono ubicate nei depositi sedimentari che colmano la valle e le sorgenti stesse, alimentate prevalentemente dagli scambi con le strutture carbonatiche adiacenti, grazie alla presenza di una fitta rete di condotti carsici; rilevante è anche l’apporto ricevuto dall’infiltrazione diretta delle precipitazioni meteoriche e delle acque del fiume Amaseno nei sedimenti alluvionali.

Dal punto di vista idrogeologico, infatti, le aree calcaree della valle rappresentano imponenti collettori di grandi quantità di acqua, che in parte rimangono immagazzinate in profondità e in parte riemergono dal suolo sotto forma di risorgive, nei pressi delle quali si concentrano gli insediamenti umani, in considerazione del fatto che nelle aree prive di sorgenti le rocce calcaree tendono ad assorbire rapidamente l’acqua delle precipitazioni provocando una esigua disponibilità idrica.

Il fiume Amaseno riceve l’apporto idrico di numerose sorgenti perenni e a carattere stagionale provenienti dalle falde delle idrostrutture carbonatiche dei massicci

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dei Lepini, Ausoni e Aurunci, la cui quota media di sbocco è di circa 100 metri sul livello del mare.

Diverse sono le polle d’acqua isolate caratterizzate da una portata d’acqua debole, tra cui la Fontana degli Schiavoni nota per un fenomeno di intermittenza delle acque che si verifica nei mesi estivi diverse volte durante giornata.

Il geologo Charles E. A. Imbeaux inserisce le sorgenti della valle tra le sorgenti di affioramento, le cosiddette sources de déversement affermando che «le acque meteoriche assorbite hanno come piano di sostegno i terreni miocenici meno permeabili e il livello idrostatico, mancando un vero immagazzinamento lacuale, subisce le variazioni immediate dell’afflusso; le acque vengono a giorno attraverso punti di minore resistenza» (MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI, CONSIGLIO SUPERIORE SERVIZIO IDROGRAFICO, 1934, p. 23).

Figura 20. Le sorgenti della valle. Fogli 159 Frosinone e 170 Terracina della Carta idrografica del

regno d’Italia, Ministero dell’agricoltura, industria e commercio, 1889. Scala 1:100.000. Particolare

Tutte le sorgenti della valle dipendono dall’alta permeabilità dei calcari che permette che l’acqua piovana venga assorbita sopra tutta l’ampia superficie montuosa

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e immagazzinata nelle innumerevoli fenditure solcanti la parete rocciosa da cui scaturiscono sotto forma di sorgenti. La circolazione delle acque nei massicci calcarei, avviene, spiega Vittorio Novarese89, «come in una rete di tubi comunicanti, che come

i rami di un sistema fluviale confluiscono verso le bocche di efflusso. La morbida o la magra in uno dei numerosi rami provoca il rigurgito e l’emungimento degli altri rami a monte dei luoghi di confluenza e si ripercuote perciò se non in tutto, in larga parte del sistema» (NOVARESE, 1942, p. 12).

Si nota come la temperatura delle acque diminuisce con l’altitudine mentre le portate risultano molto variabili e soggette a frequenti intorbidamenti per effetto di fenomeni carsici. La variabilità stagionale delle portate si caratterizza per un minimo valore in autunno (nei mesi di settembre e ottobre), e un massimo valore durante la stagione invernale.

Le sorgenti della valle caratterizzate da una variabilità media e con saltuari fenomeni di emanazione gassosa possono essere classificate tra le sorgenti di affioramento.

Le sorgenti si trovano tutte a un’altezza media di 100 metri s.l.m. a differenza di altre sorgive ubicate nella pianura pontina e nel bacino di Fondi che sgorgano a un’altezza che oscilla tra 0 metri fino a un massimo di 20 metri s.l.m. L’acqua piovana viene assorbita dai massicci calcarei circostanti per poi sgorgare alle pendici delle montagne e scaturire nelle varie sorgenti. La notevole altezza alla quale si trovano fa presupporre che nel periodo Cretacico si sia verificato un importante scorrimento dei calcari, di natura permeabile, dei monti Ausoni e Lepini sopra gli strati argillosi- arenacei, di natura poco permeabili, del Miocene. Un evento simile a quello verificatosi nella valle Latina. Le argille mioceniche dell’era cenozoica si trovano infatti sotto le più antiche rocce cretacee dell’era mesozoica e non viceversa come dovrebbe essere90.

89 Per un esame approfondito sull’utilizzazione delle acque delle sorgenti della valle per l’approvvigionamento idrico della provincia di Littoria agli inizi del XX secolo, si rimanda all’approfondita analisi dell’Ingegner Vittorio Novarese. Le sorgenti analizzate sono: Farina, Forlino o Fontanella, del Vicario, del Fico e degli Ammalati. Le analisi chimiche e batteriologiche furono eseguite dai dottori Sorrentino e Marino dei Laboratori di Batteriologia e Micrografia della Sanità Pubblica (NOVARESE, 1942)

90 Per approfondimenti sull’argomento si rimanda al seguente articolo che spiega nello specifico questo fenomeno: Franchi S., Il grande slittamento delle masse calcaree secondarie dei monti Ausoni e Lepini sui

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In seguito a costanti e incessanti precipitazioni e alla presenza della terra rossa tipica delle zone carsiche (caratteristico residuo argilloso dovuto all’alterazione del calcare per l’influenza degli agenti atmosferici), le acque delle sorgenti spesso si colorano di rosso a causa della presenza che, trasportata dalla superficie dell’acqua, penetra nei calcari deponendosi lungo il percorso sotterraneo nei luoghi di lento movimento o di ristagno, ed è infine riportata in circolo in seguito alle morbide provocate dalle piogge; un effetto che scompare dopo circa 24 ore per lasciare il posto a un altro tipo di intorbidimento delle acque che assumono un colore opalescente derivato dal limo calcareo in sospensione, che permane per diversi giorni91.

Le sorgenti più copiose si trovano tutte sulla sinistra idrografica del fiume e affiorano dal versante occidentale dei monti Ausoni, mentre dalla destra idrografica provengono solo piccole sorgenti che scaturiscono generalmente dai terreni vulcanici. Queste ultime sono ubicate sotto l’abitato di Villa Santo Stefano in contrada San Giovanni nei pressi di Giuliano di Roma. Nel territorio di Prossedi sono situate due sorgive, della Vrolica e del Prato a poca distanza dal fiume Amaseno. Numerose si trovano nel territorio di Maenza, più precisamente nella valle del fosso di Maenza, fra le quali si ricordano la Canna, l’Acqua Mora, l’Acqua del Fico, Pisciarello, la Fontana e la Vasca Vecchia.

Il primo gruppo di risorgive si incontra nell’alta valle sotto il passo di Castro dei Volsci tra la valle Fratta e quella di Vallecorsa; esse presentano simili caratteristiche e sono ubicate a una maggiore altitudine rispetto alle altre. Sono denominate: Le Voleghette, La Farina, Milo e Serrapane.

91 La presenza di proprietà terapeutiche nelle sorgenti dell’alta valle dell’Amaseno è nota fin dalla fine del XIX secolo. Lo storico Tomassetti afferma che: «a circa un chilometro di distanza dal Paese sorgono sette sorgenti, quasi in fila, di acque non perfettamente uguali tra di loro ognuna, però, di composizione costante, diuretiche, le quali analizzate dai Professori e Dottori Antonio Baccelli, Francesco Ratti e Popolla, chimici della Università di Roma, sono state giudicate se non superiori, certo tali da sostenere il confronto con quelle di Anticoli e di Fiuggi e perciò utilissime nella cura delle malattie dello stomaco, degli intestini e delle vie urinarie» (TOMASSETTI, 1899, pp. 9-10).

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Figura

Figura 21. Il primo gruppo delle sorgenti dell’alta valle dell’Amaseno. Fonte NOVARESE, 1942 Nel versante sud della catena del monte Civitella affiorano diverse sorgive che si trovano a circa 100 metri e sono le seguenti: Forlino, Vicario, del Fico, degli Ammalati, Farina, Grande, Madonna delle Grazie.

Nei pressi del centro storico Amaseno, sul colle Sant’Angelo, è situata la Fontana Grande accanto alla quale si trova un lavatoio pubblico che veniva utilizzato fino al XIX secolo dalle donne del paese per lavare gli indumenti. L’acqua della sorgente a differenza delle altre sorgive veniva sfruttata dall’uomo per l’utilizzo domestico fino a quando non è stato costruito l’acquedotto comunale92.

92 La Fontana Grande alimenta l’acquedotto urbano del paese costruito nel 1937con una spesa complessiva di 580 mila lire. L’acqua della sorgiva, aspirata da una pompa elettrica per 700 litri al minuto viene poi spinta nel serbatoio centrale della capacità di 1.300.000 litri che la trasporta fino alla parte più alta del paese dove s’innesta la rete idrica urbana (MAGNI,1998).

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Figura 22. Donne del paese mentre lavano la biancheria alla Fontana Grande. Gentile concessione di Fabio Marzi, 1970

Figura 23. Il secondo gruppo di sorgenti dell’alta valle dell’Amaseno. Fonte NOVARESE, 1942. La conca, di forma leggermente ondulata, che si estende dal centro storico di Amaseno, sulla sinistra idrografica del fiume, è costituita da altre sorgenti, tra cui la più importante è quella degli Schiavoni.

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Quest’ultima è situata vicino al paese di Amaseno e nasce dal declivio di una collinetta in mezzo alla conca del paese. Nei secoli passati, prima della costruzione dell’acquedotto comunale, la fontana garantiva l’approvvigionamento di acqua potabile alla popolazione di Amaseno.

Figura 24. La sorgente degli Schiavoni. Fonte NOVARESE, 1942

L’area della valle a sud-est della catena montuosa del massiccio del Monte Alto, che si discosta dalla catena degli Ausoni e si estende verso Roccasecca dei Volsci e Pisterzo, è caratterizzata dalla presenza di numerose sorgenti che si possono riunire in tre gruppi. Il primo gruppo comprende le sorgenti Capodacqua, San Pietro, Perluca e Fontana del Piano e altre sorgive di minore importanza che si riversano nelle acque del fiume Amaseno.

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Figura 25. Le sorgenti della media valle dell’Amaseno. Fonte NOVERESE, 1942

Il secondo gruppo di sorgenti è ubicato nel cuore della valle dell’Amaseno ed è composto da cinque sorgenti: Fiumicello, Scoppitto e Potacci. Mentre il terzo gruppo di sorgenti della valle è situato alle pendici del monte Alto e sono la Fontana di Sopra e il Pozzo.

La vasta pianura alluvionale di Priverno, ricca di acque freatiche, è priva di sorgive. L’unica che possiamo ricordare è la sorgente I Casini nei pressi del tempio Madonna della Pace. Essa affiora dal terreno alluvionale alle pendici della costa rocciosa sopra cui si erge il centro storico di Roccasecca dei Volsci93.

Infine vi è la sorgente Bagnoli sulla riva sinistra dell’Amaseno nei pressi di Fossanova, a circa 2 chilometri dal borgo. Fino ai primi decenni del Novecento alla sorgente era affiancato un pubblico lavatoio dove le donne del paese di Sonnino si recavano a lavarsi (ASFr, DA, Sonnino, b 1237).

93 Per approfondimenti sulle caratteristiche idrogeologiche e strutturali delle sorgenti cfr. MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI, CONSIGLIO SUPERIORE SERVIZIO IDROGRAFICO, 1934; ZACCHEO, 1979; GAZZETTI, LOY, ROSSI, SARANDREA, 2010.

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Figura 26. Le sorgenti della bassa valle dell’Amaseno. Fonte (NOVARESE, 1942).

Diverse sorgenti generate per affioramento della piezometrica sono ubicate nella media valle dell’Amaseno tra i comuni di Prossedi e Roccasecca dei Volsci.

Un piccolo stagno di origine carsica era situato in località i Pantani, nei pressi di Roccasecca dei Volsci. La risorgiva oggi contribuisce ad alimentare due laghi artificiali che vengono utilizzati per attività di pesca sportiva. Altri tre laghetti perenni sono ubicati nel comune di Prossedi in località Pantani. I bacini lacustri sono connessi con il fenomeno carsico di sprofondamento del suolo sinkhole (GAZZETTI, LOY, ROSSI, SARANDREA, 2010).

La potabilità delle sorgive con gli anni è stata soggetta a fenomeni di inquinamento microbatteriologico, dovuto a una mancanza di controlli sul prelevamento delle acque, sulla costruzione di pozzi artesiani sorti abusivamente nel territorio e all’assenza di fosse biologiche o a una loro presenza dissociata dalla rete fognaria. A ciò è possibile aggiungere le diverse discariche abusive e le stalle bufaline che, anche se in maniera minore, concorrono a aumentare il livello di inquinamento delle acque.

Specifiche analisi batteriologiche effettuate dal Presidio Multizonale Prevenzione di Frosinone nel 1992 permisero di dichiarare inquinate e non potabili le acque delle sorgenti dell’alta valle. Negli ultimi anni, il monitoraggio fisico-chimico e batteriologico delle acque sorgive rientra nelle politiche di tutela dell’ambiente naturale e dell’ecosistema fluviale e risulta di prioritaria importanza al fine di prevenire crisi distrofiche e mantenere un elevato livello della qualità delle acque della valle, drasticamente peggiorato a causa dell’inquinamento provocato dagli scarichi delle attività urbane e agricole.

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A tal proposito si rivela di necessaria attuazione per la tutela della biodiversità, una riconversione delle aziende agricole verso forme di agricoltura biologica e biodinamica al fine di ridurre l’uso dei pesticidi e dei fertilizzanti che incidono negativamente sulle acque del fiume Amaseno e sulle risorgive. Anche le aziende zootecniche bufaline, ubicate prevalentemente nel territorio dell’alta valle, e caratterizzate da un allevamento intensivo, dovrebbero riconvertirsi verso forme di allevamento semi intensivo con la diminuzione del numero di capi per ettaro.