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AMBITO DI STUDIO: LA VALLE DEL FIUME AMASENO

1.3 Aspetti climatic

Il clima della valle risulta fortemente influenzato dalla particolare morfologia del territorio, che genera una serie di microclimi diversi, ciascuno contraddistinto da specifici valori di temperatura e precipitazioni. La fascia meridionale della bassa valle è considerevolmente influenzata dall’azione mitigatrice del Mar Tirreno e presenta un clima dai caratteri marittimi, con estate secca, inverno mite e scarse precipitazioni nevose, rimosse dai venti marini; la fascia più interna è invece interessata da un clima contraddistinto da caratteri di continentalità, attenuati in parte dalla presenza della valle che isola diverse zone temperate; infine l’area nord orientale è costituita invece da un clima decisamente continentale caratterizzato da escursioni termiche accentuate.

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Generalmente non si evidenziano picchi termometrici particolarmente estremi. Per approfondire ancor meglio i caratteri climatici dell’area di studio ci si è avvalsi dell’analisi della Carta fitoclimatica del Lazio (1994) che ha permesso di identificare le unità fitoclimatiche65 specifiche che interessano il territorio vallivo e influenzano la

composizione della flora, della fauna e degli ecosistemi. In questa carta si distinguono ben cinque diverse tipologie di clima66:

1- Clima mediterraneo oceanico, delle pianure alluvionali del medio e

basso Tirreno (Termomediterraneo/Mesomediterraneo subumido) presente nelle aree di Priverno, Sonnino, Maenza, Roccasecca dei Volsci, Prossedi, Pisterzo e Amaseno.

2- Clima mediterraneo oceanico di transizione, delle aree di bassa e media

altitudine del Tirreno al contatto delle zone montuose

(Mesomediterraneo/Termotemperato umido/subumido) che caratterizza le zone di Giuliano di Roma, Castro dei Volsci, Vallecorsa e in parte la zona meridionale di Amaseno.

3- Clima temperato oceanico, localizzato lungo tutto l'arco

Appenninico (Supratemperato/Mesotemperato iperumido/umido) localizzato nelle piane alluvionali tra Roccagorga e Maenza e tra Sonnino e Amaseno.

4- Clima temperato oceanico di transizione, nei rilievi pre-appenninici

(Mesotemperato/Mesomediterraneo umido/iperumido) presente nelle zone montuose dei monti Ausoni e Lepini nelle aree di Sonnino, Roccasecca dei Volsci, Amaseno, Castro dei Volsci, Villa Santo Stefano e Roccagorga.

5- Clima temperato oceanico-semicontinentale, prevalentemente lungo

l'appennino centro-settentrionale (Supratemperato iperumido/ultraiperumido.

65 La fitoclimatologia analizza le relazioni esistenti tra l’andamento delle temperature e dei regimi di precipitazione e la distribuzione delle fitocenosi (BLASI, MICHETTI 2005).

66 Per l’inquadramento fitoclimatico si è fatto riferimento alla classificazione fitoclimatica effettuata da Blasi (1994) per il Lazio, alla Carta dei bioclimi d’Italia (BLASI, MICHETTI 2005) e alla carta del fitoclima del Lazio (BLASI 1994) (scala 1:250.000).

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Figura 8. Carta fitoclimatica. Elaborazione dell’autore

1.4 Orografia

L’area della valle dell’Amaseno è delimitata dal sistema subappeninico laziale67

dei monti Lepini68 e Ausoni69. Il sistema orografico70 è caratterizzato da enormi blocchi

67 Il sistema sub appennino era precedentemente denominato «monti Volsci», il cui nome è da riferirsi all’antica popolazione italica di cui Priverno fu capitale. La catena rappresenta la dorsale pre- appenninica collinare e montuosa costiera e sub-costiera che comprende il gruppo dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci. Negli anni il termine Volsci è stato sostituito dalla denominazione dei settori geografici che lo compongono, i monti Ausoni e i monti Aurunci.

68 L’etimologia del nome Lepini deriva dal latino lapis ovvero pietra e si riferisce alla natura calcarea delle rocce che compongono il massiccio.

69 Il nome Ausoni è riconducibile all’antica popolazione italica stanziata nella regione campana durante l’età del ferro. Il termine fu successivamente usato dai poeti romani per identificare tutti i popoli dell’Italia più antica, detta Ausonia.

70 Per la lettura degli aspetti orografici sono state utilizzate diverse edizioni storiche della cartografia dell’Istituto Geografico Militare (IGM), particolarmente utili nell’esame di specifici fenomeni che nelle edizioni più recenti sono difficilmente rintracciabili a causa del processo di antropizzazione che ha interessato la valle a partire dalla seconda metà del Novecento.

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monoclinali di strati calcarei71 riconducibili all’Età Mesozoica intervallati da una serie

di faglie.

L’analisi stratigrafica evidenzia una diffusa presenza di rocce carbonatiche, affiancate da calcari dolomitici e dolomie sia in strati che in robusti banchi. Il complesso di sedimenti che formano i massicci sono databili all’intervallo Giurassico medio – Paleocene. I terreni più antichi, risalenti al Triassico Superiore, sono affiancati da strati calcarei e dolomitici del periodo Giurassico e Cretacico, al quale è ascrivibile complessivamente tutta la catena dei Lepini, con la presenza di calcari stratificati di colore bianco e nocciola. La serie più recente è composta da sabbie rosse e argille, dai terrazzi fluviali situati tra Roccagorga e Prossedi e dalle terre rosse e tufi rimaneggiati che ricoprono i diversi pianori interni. Il territorio compreso tra i complessi carbonatici dei monti Lepini e degli Ausoni72 è caratterizzato da terreni argillosi e argillo-torbosi.

La tipologia tettonica dei rilievi è contraddistinta da faglie subparallele dirette nord-ovest sud-est con immersione a sud-ovest e seguita da faglie trasversali nord-est sud-ovest che si innalzano gradualmente dalla piana pontina fino a formare i massicci calcarei che circondano la valle dell’Amaseno. Nello specifico il massiccio carbonatico dei Lepini73 è costituito principalmente da due placche di calcari cretacici separate

lungo la direttrice Montelanico-Carpineto Romano da una serie di affioramenti composti da formazioni marnoso-argillose riconducibili al Miocene, mentre il versante settentrionale del massiccio calcareo degli Ausoni, il quale si sviluppa verso sud in direzione di Terracina separando la pianura pontina dal bacino di Fondi, è caratterizzato da un altopiano che culmina con la vetta del monte Alto (821 metri s.l.m.) e il versante occidentale presenta una serie di dorsali carbonatiche di considerevole quota (monte delle Fate 1090 metri s.l.m.). La catena dei Lepini è compresa tra la soglia di Lariano a nord-ovest e la valle dell’Amaseno a sud-est e

71 Le formazioni calcaree che caratterizzano la valle dell’Amaseno, sono state prodotte da sedimenti depositatisi sul fondo del mare prima che diversi sollevamenti terrestri portarono alla progressiva emersione dalle acque del suolo laziale.

72 Già dall’analisi della toponomastica riguardante l’aspetto orografico della valle, è possibile rintracciare le principali caratterizzazioni geomorfologiche e ambientali che contraddistinguono le catene dei monti Lepini e dei monti Ausoni. Ci si riferisce in particolare al monte Lupone, monte Calvello, monte Calvo, monte Alto, monte Acuto, monte Acquapuzza, monte della Difesa, monte della Sentinella, i cui toponimi sono talmente eloquenti che non è necessaria nemmeno una spiegazione approfondita riguardo l’etimologia del nome.

73 I monti Lepini sono costituiti da calcari permeabili risalenti all’epoca del cretaceo mentre in alcun i tratti sono ricoperti da una cortina di tufi aerei, più o meno cementati.

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procedendo verso la pianura pontina con una serie di balze e gradini di notevoli dimensioni. Le due dorsali corrono tra loro parallele e sono separate da una serie di profondi solchi vallivi di cui uno dei più rilevanti è la valle dell’Amaseno.

I due versanti che delimitano longitudinalmente la catena dei monti Lepini presentano un aspetto decisamente differente, mentre il versante nord orientale, che si affaccia sulla valle del Sacco, è caratterizzato da terreni acclivi che con un salto ininterrotto di circa mille metri raggiungono le quote di fondovalle, il versante sud occidentale invece è connotato da una morfologia più dolce che si raccorda alla pianura pontina con dei salti morfologici meno imponenti di quelli del versante opposto74.

Il fenomeno morfologico del carsismo, caratteristico dell’intera area montana della valle, è costituito da una fitta rete di fratture di natura tettonica che hanno provocato l’infiltrazione delle acque superficiali e si esprime attraverso svariate forme superficiali e sotterranee come cavità, inghiottitoi, doline isolate o raggruppate lungo i versanti, i lapiez e i campi solcati.

Il principale bacino carsico è quello di Campo Soriano, ubicato tra monte Romano e monte Cavallo Bianco, ricadente nei comuni di Sonnino e di Terracina. Esso è caratterizzato da un grande dolmen, ampio circa 300 metri e lungo 3 chilometri, con orientamento NW-SE, formato da un fitto reticolo di erosione che ha portato all’isolamento di una serie di blocchi, divisi tra loro da stretti corridoi costituiti da terre rosse. Per la sua unicità paesaggistica e geomorfologica, l’area è stata dichiarata nel 1985 Monumento naturale e rientra nelle pratiche di tutela e valorizzazione del Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi (ZACCHEO, 1985).

Nel territorio di Campo Soriano non è raro imbattersi in caratteristiche forme di carsismo, completamente isolate in guisa di pinnacoli e di guglie, che emergono dal suolo con creste dentellate o poggiate su altre forme; sono presenti anche numerose doline di forme e profondità differenti e con poca acqua sul loro fondo. Tra queste si distinguono il Pozzo del Camino (28 metri di profondità), il Pozzo della Frattura (25 metri di profondità), il Pozzo di San Domenico oltre a quello di Campo Soriano

74Per approfondimenti sugli aspetti orografici si rimanda a ZACCHEO 1985; ZACCHEO, SOTTORIVA, 1994; SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA, 1967.

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entrambi profondi 12 metri. Anche la voragine del Catauso75, posta in località Lagone,

nel territorio di Sonnino, nei pressi del monte Tavanese, è una caratteristica formazione carsica; Si tratta di un enorme inghiottitoio profondo circa 130 metri e formato da sette pozzi, collegati tra loro da brevi gallerie76. Nei pressi di Maenza è situata la Grotta della

Fontana Le Mole considerata una delle grotte più importanti dei monti Lepini. Nel territorio della vicina Roccagorga sono state identificate altre grotte, tra cui l’Oso di Pozzo nuovo, che raggiunge una profondità di 91 metri. Quest’ultima è di particolare interesse in quanto, dopo aver raggiunto il fondo, con una serie di pozzi verticali e risalendo per circa 15 metri è possibile rintracciare un ramo freatico lungo circa 100 metri.

La conca intermontana estesa tra il comune di Priverno e quello di Sonnino evidenzia anche la presenza del sinkhole,77, un particolare tipo di sprofondamento di

genesi incerta, caratteristico delle formazioni carsiche di forma sub-circolare. Tale fenomeno è localizzato sulla fascia di allineamento tettonico, lungo la quale si evidenziano anomalie di fluidi; la continua erosione delle pareti della cavità provoca il progressivo riempimento della voragine78.