AMBITO DI STUDIO: LA VALLE DEL FIUME AMASENO
1.7 Uso del suolo
1.7.4 Tutela degli aspetti floristici e faunistic
Il complesso mosaico delle fisionomie vegetali che prosperano nel territorio della valle sono strettamente condizionate dal fattore climatico e da quello altitudinale.
Il territorio della valle è infatti contraddistinto da una interessante eterogeneità ambientale, frutto dell’interazione tra diversi fattori che hanno contribuito, insieme all’azione antropica, a creare un mosaico di comunità vegetali dalla straordinaria ricchezza floristica. La flora delle catene montuose che circondano la valle dell’Amaseno è caratterizzata da evidenti contraddizioni. La natura carsica del terreno che non permette il ristagno di acqua, l’azione antropica di disboscamento e il pascolo eccessivo nonché la presenza di ricorrenti incendi estivi hanno contribuito a creare ampie zone desolate e pietrose che si alternano a valichi aridi e privi di vegetazione e vaste zone con importanti formazioni boschive.
I massicci calcarei che sovrastano la valle, come testimoniato da numerosi documenti d’archivio, erano in passato interamente ricoperti da rigogliosa vegetazione e immense foreste, mentre oggi queste stesse aree risultano completamente prive di
Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali pubblicate sul Supplemento Ordinario n. 3, BURL n. 3 del 30.01.2003. Nel documento gli aspetti geologici vengono analizzati in un’ottica di conservazione del patrimonio geologico e per la prima volta su un atto ufficiale della Regione Lazio appaiono i termini “geosito”, “geodiversità” e “geoconservazione”. Viene istituita la Banca Dati dei Geositi del Lazio approvata con la Determinazione Dirigenziale ARP n. 55/PP del 28 dicembre 2007 che permette una gestione razionale e dinamica della banca dati, contenente diversi strati informativi relativi a diversi tematismi ambientali analizzabili tra loro con applicativi GIS. Con Deliberazione del Commissario Straordinario ARP n. 35 del 13/11/2006 viene approvato il “Documento strategico sulla Geodiversità per il triennio 2006-2008”, finalizzato alla conservazione e valorizzazione del Patrimonio Geologico del Lazio. Con il DGR n. 859 del 13 novembre 2009 viene approvato un elenco di 70 siti geologici di importanza regionale, che costituisce una base di riferimento per l’istituzione di monumenti naturali di cui all’art. 6 della LR n. 29/97.
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qualsiasi tipo di flora e manto erboso che lasciano emergere con prepotenza i bianchi calcari113. In sostituzione dei boschi originari si incontrano spesso oliveti, castagneti,
vigneti, frutteti o prati a sfalcio o cedui. Tra le fessure e le cavità delle rocce calcaree trovano ospitalità grandi cespugli aggrappati tenacemente alla roccia calcarea, tutte queste piante erbacee sono accomunate da una specifica caratteristica, la succulenza ovvero la capacità di immagazzinare acqua nel fusti e nelle foglie che appaiono esternamente turgidi e rigonfi; di particolare interesse è l’euforbia arborescente (Euphorbia dendroides), una specie rupicola tipica del bacino del mediterraneo, le cui foglie per una naturale forma di adattamento all’aridità estiva, dal verde brillante della stagione invernale diventano di colore rosso oro in estate. Sui pendii più acclivi, costituiti da suoli poco profondi e dalla presenza di roccia affiorante sono presenti ampie praterie aride destinate al pascolo brado e caratterizzate da un tappeto erboso discontinuo e formato da piante di modesta taglia particolarmente danneggiate dal morso degli animali. Nelle praterie aride della fascia collinare e dei versanti sudoccidentali s’incontrano numerose specie annuali costituite da pregevoli elementi mediterranei tra cui trigonella (Trigonella foenum graecum) e trifoglio stellato (Trifolium stellatum). Le zone ancora ricoperte da vegetazione, ubicate nel versante tirrenico sono caratterizzate da formazioni di specie mediterranee e submediterranee con diffusa presenza di tipici cespuglieti mediterranei costituiti da folti arbusti sempreverdi di alaterno (Rhamnus alaternus), lentisco (Pistacia lentiscus), mirto (Myrtus communis) e corbezzolo (Arbutus unedo); non mancano specie di rosmarino, agave, fico d’india e nei pressi di Fossanova esemplari di quercia da sughero che ben si adattano ai terreni composti da sabbia ferruginosa posti in corrispondenza di dune relitte, le antiche dune litorali formatesi a seguito dell’avanzamento della linea di costa. Tra le comunità vegetali più varie e ricche di specie troviamo i boschi misti composti principalmente da querce, carpini e aceri, essenze arboree meno esigenti di altre e che si adattano facilmente a vivere in un ampio intervallo altitudinale.
113 Sulle superfici calcaree la privazione del manto vegetazionale e della decomposizione del fogliame degli alberi provoca un impoverimento progressivo dei suoli dovuto all’azione erosiva degli agenti atmosferici. Ciò produce anche l’aumento dei sedimenti nei corsi d’acqua che sono più soggetti a fenomeni di esondazione, un ampliamento delle foci dei fiumi e l’estensione della deposizione valliva.
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La composizione dello strato arboreo della bassa valle, ricorda infatti, quella delle foreste planiziali del Lazio, che prima delle bonifiche rappresentava un caratteristico paesaggio vegetale della fascia costiera interna. Nelle aree di bassa collina poco soleggiate e con un clima più fresco trovano un ambiente ideale i castagneti e un ricco sottobosco costituito da ginepri, rovi, felci e dafne. Ai margini delle radure si trovano pruni, campi di ginestre, fitti biancospini, aceri campestri e sulle rocce calcaree non mancano boschi di leccio, ginepro e l’erica arborea. La presenza di immensi oliveti secolari, favoriti dai terreni calcarei e dal clima temperato, realizzati dalla tenacia dell’uomo che ha trasformato i fianchi dei monti con terrazzamenti costruiti a secco utilizzando blocchi di calcari e formando gradinate costituite da piccoli ripiani orizzontali sostenuti da muretti, localmente denominati “macère”, domina le catene dei monti Lepini e Ausoni dando al paesaggio un aspetto geometrico e ordinato114.
Sulle cime dei Lepini si distinguono faggi secolari e imponenti aceri. Sulla superficie pianeggiante della valle, costituita da suoli profondi e fertili, ricchi di acqua, si sviluppano comunità erbacee dominate principalmente da graminacee foraggiere, in genere questi suoli sono utilizzati come prati recintati o sfalciati o come superfici destinate al pascolo durante tutto l’anno.
Nella zona di alta montagna (sopra i 1000 metri di quota) sono diffusi boschi di faggio (Fagus sylvatica) e i pascoli d’alta quota caratterizzati da diverse specie peculiari dei climi temperati centro europei. Si passa poi, scendendo di quota, alla diffusa presenza di boschi misti di aceri e carpini e querceti a dominanza di cerro (Quercus cerris) mentre nelle aree collinari è più frequente trovare boschi sempreverdi di leccio (Quercus ilex) e cespuglieti della macchia mediterranea, praterie aride ad ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus) e da piante annuali ricche di specie floristiche caratteristiche dei climi caldi e aridi del mediterraneo. Tra i querceti misti e in particolare tra i boschi di cerro è caratteristica la coltura del castagno (Castanea sativa) grazie alla presenza di suoli vulcanici o carbonatici a reazione acida a cui si aggiunge un ideale clima temperato caratterizzato da abbondanti precipitazioni e un discreto tasso di umidità atmosferica. L’area dei monti Ausoni è caratterizzata dalla presenza di formazioni forestali a carpino nero diffusi maggiormente nei versanti montani settentrionali e nelle stazioni di crinale.
114 I terrazzamenti di ulivi sono particolarmente diffusi nei pressi di Sonnino, Prossedi, Maenza e Roccagorga.
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La fascia ripariale del medio corso dell’Amaseno è costituita da diverse specie di flora igrofila costituita in particolare da specie di salici e ontano nero. Le zone ripariali a stretto contatto con il fiume presentano esemplari di menta acquatica, selcerella, giunchi e cannuccia palustre luogo ideale per la nidificazione degli Anatidi (tra cui la gallinella d’acqua, tuffetto e moretta) e degli Ardeidi (tra cui spicca il tarabuso). Nelle aree fortemente antropizzate sono diffuse piante di tifa, indicatore ambientale di rilevamento dell’inquinamento organico del suolo. Al contrario il crescione è un ottimo rilevatore della buona qualità delle acque fluviali. È presente in particolare nell’alto corso del fiume nei tratti più selvaggi e meno influenzati dalle attività antropiche. Tra le specie igrofile arboree è possibile trovare diversi esemplari di pioppi in particolare in corrispondenza di risorgive e fontanili.
Figura 35. Carta delle presenze faunistiche. Elaborazione dell’autore
La fauna della valle è estremamente varia ed è caratterizzata da alcune specie rare di particolare interesse. È possibile rintracciare quasi tutte le specie di mammalofauna esistenti nell’Italia centrale grazie alle temperature climatiche ideali e alle ottime condizioni geomorfologiche della zona. Nelle aree della valle destinate al pascolo sono
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presenti numerosi bovini, ovini, caprini, suini ed equini; molto diffusi anche i roditori115. Nelle aree boschive si trovano volpi, tassi e istrici e in minor presenza
donnole, faine, scoiattoli e in alcune zone anche alcune specie di gatto selvatico. La sicurezza e la tranquillità dei monti calcarei, costituiti da cavità e posatoi sulle pareti verticali, rappresentano le condizioni ideali per la nidificazione dei rapaci. Tuttavia la presenza di specie di falconiformi risulta oggi decisamente minacciata a causa delle sfavorevoli condizioni climatiche, provocate da diversi fattori, tra cui l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura e l’eccessivo aumento dell’urbanizzazione. Attualmente è possibile osservare solo due specie, la poiana e il gheppio e sporadicamente è possibile individuare l’astore, il nibbio bruno e il falco pellegrino. Particolarmente a rischio anche le specie di galliformi a causa dell’alterazione delle condizioni antropiche e dell’attività di caccia116, coturnici, pernici rosse, starne, fagiani e quaglie si trovano
oggi in quantità minore rispetto a qualche anno fa e la situazione sembra peggiorare di anno in anno. Tra i coraciformi sono presenti il Martin pescatore, che è possibile avvistare sulle rive del fiume Amaseno e il gruccione nella sughereta di Fossanova. Sono stati individuati infine diverse specie di piciformi (in particolare nei pressi di Maenza e lungo il fiume il torcicollo), strigiformi (assioli, civette, gufi e gufi di palude lungo il fiume Amaseno, allocchi e barbagianni) e passeriformi (che rappresenta l’ordine con il più elevato numero di specie tra cui allodola nella zona della media valle, averla capirossa tra Maenza e Priverno, pettirosso e capinera).
La presenza del diffuso fenomeno carsico ha permesso l’instaurarsi di colonie di pipistrelli che si rifugiano nelle numerose grotte, caverne e abissi. Tra le varie specie di chirotteri presenti vi sono il rinofolo minore e maggiore, il rinofolo euriale, il miniottero e il vespertilio, osservato in particolare nell’area di Prossedi.
Le grotte e le profonde cavità sotterranee dei massicci calcarei che sovrastano la valle ospitano una fauna ricca e differenziata, finora sono state censite circa 150 specie,
115 In particolare tra i roditori si ricordano i Microtus noti perché realizzano lunghe gallerie nel terreno e topi selvatici del genere Apodemus. Molto diffusa è anche la talpa combattuta quotidianamente dai contadini e alcune specie di topo ragno tra cui Crocidura, Sorex, Suncus.(ZACCHEO, SOTTORIVA, 1994).
116 I galliformi sono specie dal grande interesse venatorio sia per il loro consistente peso sia per l’eccellente qualità della carne, inoltre la caccia alla starna è particolarmente diffusa per il notevole grado di abilità e sportività che richiede. (ZACCHEO, SOTTORIVA, 1994)
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in particolare artropodi, nove delle quali troglobie ed endemiche esclusive del gruppo montuoso degli Ausoni.
Nella grotta degli Ausi, a colle Fornaro nei pressi di Prossedi, è possibile ritrovare una fauna ricca e diversificata tipica delle cavità sotterranee, crostacei, aracnidi, molluschi, insetti, miriapodi e chirotteri. Da menzionare in particolare la presenza del duvalius lepinensis presente solo nei monti Lepini da cui prende il nome, si tratta di un insetto terrestre appartenente alla famiglia dei carabidi dell’ordine dei coleotteri.
L’alto corso del fiume Amaseno, caratterizzato da acque ruscellanti e da un fondale ghiaioso con scarsa vegetazione sommersa, accoglie numerose specie ittiche tra cui predominano la trota, il salmerino, il barbo, il ghiozzo di ruscello, la tinca, la carpa, il cefalo e l’anguilla (ZACCHEO, 1985; ZACCHEO SOTTORIVA, 1994).