AMBITO DI STUDIO: LA VALLE DEL FIUME AMASENO
1.7 Uso del suolo
1.7.3 Tutela della biodiversità
Il biologo statunitense Edward O. Wilson considera la biodiversità come «la varietà degli ecosistemi, che comprendono sia le comunità degli organismi viventi all’interno dei loro particolari habitat, sia le condizioni fisiche sotto cui essi vivono» (WILSON, 1992).
In tale prospettiva molteplici sono stati i fattori di pressione che hanno inciso negativamente sulla biodiversità della valle. Essi si sostanziano in primo luogo nell’abbandono delle aree rurali e delle pratiche agricole e di uso del suolo tradizionali, fenomeno che se da un lato hanno portato alla pressoché totale scomparsa dei tradizionali agroecosistemi (muretti a secco, siepi, filari, cespugli, alberi isolati) dall’altro
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hanno favorito l’insorgere di sistemi decisamente poco sostenibili. Nelle dannose pratiche antropiche - prima tra tutti la deforestazione per usi agricoli o urbanistici – l’elevata incidenza degli incendi e l’eccessivo sfruttamento delle risorse hanno provocato un depauperamento della diversità biologica degli ecosistemi. Questi fenomeni hanno condotto alla proliferazione di un processo di frammentazione del territorio che nel tempo potrebbe causare un’alterazione degli equilibri ecologici delle comunità di fauna e flora e degli habitat con, nei casi più gravi, l’estinzione di specie particolarmente vulnerabili. La frammentazione, infatti, è un processo quasi esclusivamente di origine antropica, che trasforma un ambiente naturale precedentemente caratterizzato da un’eterogeneità naturale, la cosiddetta patchiness, in una suddivisione di frammenti isolati principale minaccia alla diversità biologica.
Un altro ostacolo all’omogeneità degli ecosistemi e all’integrità biotica degli stessi è costituito dalle barriere antropiche, delle varie infrastrutture viarie lineari e puntuali, semplici e complesse e le canalizzazioni artificiali costruite nell’ambito delle opere di Bonifica Integrale, rappresentano le principali barriere alla dispersione di specie faunistiche che incidono sugli habitat e di conseguenza provocano un forte aumento del tasso di mortalità delle specie faunistiche che vi abitano, una riduzione della superficie e della sua qualità biologica e disturbi acustici e visivi sulle popolazioni di uccelli.
Negli anni Ottanta del Novecento il fenomeno di inquinamento delle acque del fiume Amaseno nel tratto che va da Fossanova a Pontemaggiore, raggiunse livelli preoccupanti.
Il fiume Amaseno fu definito dal Messaggero (sabato 4 luglio, 1987) un «fiume morto o in agonia». Il WWF, dopo aver effettuato un sopralluogo insieme all’Ufficio di igiene e profilassi denunciò la situazione e paragonò il corso d’acqua «una fogna a cielo aperto». La causa principale dell’inquinamento fu attribuita a quei comuni che ancora non si erano dotati del depuratore o che non lo utilizzavano in maniera adeguata e agli stabilimenti industriali della zona di Mazzocchio. Il WWF proponeva di restituire al fiume l’adeguato spazio territoriale che l’attività agricola con gli anni aveva sottratto, costringendolo in uno spazio talmente esiguo da non riuscire a contenere più le sue abbondanti acque. Il progetto suggeriva di creare delle fasce laterali di sponda destra e sinistra anti esondazione che permettessero il divagamento delle acque e la
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diversificazione delle correnti e dei caratteri dell’alveo. Inoltre era prevista la creazione di sentieri naturalistici e archeologici e aree attrezzate per il tempo libero, come ad esempio l’attività controllata di pesca. Purtroppo nulla di tutto ciò avvenne, e se è vero che con gli anni il livello di inquinamento è decisamente migliorato, una gestione sostenibile e volta alla valorizzazione durevole dell’ecosistema fluviale sarebbe ora più che mai necessaria (MAGNI, 1998).
La pianificazione sostenibile del territorio secondo i principi esposti nelle varie conferenze a partire da Rio, può essere la risposta strategica alla crisi in corso. Ma ancor più importante è l’acquisizione da parte della società di una forte consapevolezza della necessità di un’azione che salvaguardi e tuteli la biodiversità per le generazione future attraverso un uso cosciente e razionale delle risorse (BATTISTI, 2004). A questo proposito, nelle aree frammentate e biologicamente degradate le reti ecologiche rappresentano un importante strumento per la tutela e la conservazione della natura e per la pianificazione sostenibile del territorio nonché per il mantenimento o la realizzazione della connettività tra specie, habitat ed ecosistemi.
In particolare, la rete ecologica sovranazionale dell’Unione Europea ha lo scopo di tutelare la biodiversità e una serie di habitat e specie floristiche e faunistiche indicate nelle Direttive Habitat e Uccelli. Viene quindi promossa la valorizzazione della qualità ambientale, l’uso razionale e sostenibile delle risorse naturali e la divulgazione di misure
e strategie di gestione al fine di risolvere o prevenire eventuali rischi ambientali109.
La filosofia principale della Rete Natura2000 è quella di realizzare una rete continua, diffusa e globale delle varie aree naturali, agendo secondo una concezione olistica e integrata di sviluppo e valorizzazione dell’intero territorio e non più quindi una mera conservazione di isole verdi in un contesto di elevata antropizzazione e frammentazione biologica. Ciò comporta un importante processo di rafforzamento degli equilibri e delle relazioni tra l’elemento antropico e quello naturale.
109 I principali atti legislativi comunitari in favore della biodiversità sono rappresentati dalla Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, che fa riferimento alla conservazione degli uccelli selvatici, e dalla Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica. Oltre a queste direttive la rete prevede una serie di azioni e misure strategiche finalizzate alla riduzione del tasso di estinzione delle specie e alla valorizzazione dell’intero territorio.
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Vengono presi in considerazione anche gli aspetti socio economici, storici, culturali, archeologici e paesaggistici di un territorio al fine di ripristinarli laddove vi è la necessità e di valorizzarli al meglio esaltando le potenzialità e l’identità propria di
ogni luogo110.
La Rete Natura2000 è costituita da specifiche zone istituite dagli Stati membri ai sensi delle due Direttive Habitat e Uccelli, che hanno il compito di preservare e tutelare la biodiversità. Queste Zone sono denominate ZSC, le Zone di Conservazione Speciali, le ZPS, ovvero Zone di Protezione Speciale e i SIC i Siti di Importanza Comunitaria (MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE, 2000). I SIC sono particolari siti geografici caratterizzati da habitat e specie vegetali e animali che contribuiscono, attraverso una serie di misure di conservazione, a mantenere un soddisfacente stato di conservazione della biodiversità. Entro sei anni dalla dichiarazione di SIC l'area viene dichiarata dallo Stato membro Zona Speciale di Conservazione (ZCS) e vengono dichiarate le misure di tutela degli habitat e delle specie che vi vivono. Le ZSC sono siti di importanza comunitaria designati dagli Stati membri mediante un atto regolamentare a cui sono applicate delle misure di tutela e gestione sostenibile degli habitat naturali e delle popolazioni delle specie per cui il sito è designato. Le ZPS, invece sono decretate direttamente dagli Stati membri ai sensi della Direttiva Uccelli entrando automaticamente a far parte della Rete Natura2000. L’istituzione delle ZPS è volta alla difesa e tutela delle specie elencate nell’allegato I e delle specie migratorie non specificate, con particolare riferimento a quelle che stanziano nelle zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, ma che ritornano regolarmente nel sito. (CIANCIO O., CORONA P., MARCHETTI M., NOCENTINI S., 2002).
110 In Italia l'individuazione dei siti da proporre per far parte di Rete Natura2000 è stata realizzata dalle singole Regioni e Province autonome in un processo coordinato a livello centrale al fine di realizzare un progressivo miglioramento delle conoscenze naturalistiche del territorio nazionale. Le attività sono finalizzate alla realizzazione delle check-list delle specie faunistiche e floristiche da tutelare e preservare, all’attività di monitoraggio degli habitat e delle specie che vi vivono mantenendo e aumentando il livello di diversità biologica. Il lavoro è poi mirato alla realizzazione di banche dati sulla distribuzione delle specie e degli habitat e relativa produzione cartografica delle aree da salvaguardare, attraverso strumenti informativi come il GIS, da pubblicare e divulgare promuovendo parallelamente un’attività di formazione ed educazione ambientale.
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I principali strumenti di salvaguardia delle estese aree di particolare pregio e valore naturalistico esistenti della valle sono il Parco naturale regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi e 2 estese aree ZPS e otto SIC.
Figura 33. Carta dei SIC e ZPS. Elaborazione dell’autore
La ZPS “Monti Ausoni e Aurunci” è identificata dal codice Natura2000 IT6040043, così come indicato dal D.M. del 3 aprile 2000 designata ai sensi della 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea.
Il territorio della ZPS comprende i comuni di Vallecorsa e di Castro dei Volsci e passando per il fosso di Valle Fratta arriva fino al confine con il comune di Amaseno anch’esso parte dell’area protetta. La ZPS procede poi ad includere il comune di Prossedi e quello di Roccasecca dei Volsci a nord seguendo il corso del fiume Amaseno fino al Ponte delle Mole e proseguendo verso il tempietto della Madonna della Pace per arrivare, passando al di sopra del Casino Antonelli, al comune di Sonnino. Qui il confine segue per un tratto il limite con il comune di Roccasecca dei Volsci per poi salire fino al Piano della Selva e raggiungere il comune di Terracina.
All’interno della ZPS sono stati designati i seguenti SIC sulla base della presenza di habitat e specie di interesse comunitario, individuati ai sensi della Direttiva Habitat
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92/43/CEE: Fiume Amaseno IT6050023 che si estende per 46 ha e Monte Calvo e Calvilli IT6050024 che raggiunge i 1658 ha.
La ZPS Monti Lepini IT6030043 ai sensi delle Direttive 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 30 novembre 2009.
La ZPS si estende in gran parte nel territorio di Maenza e Priverno fino al confine con il territorio pontino. Al suo interno è compreso il SIC Bosco di Polverino IT6040004 che si estende su una superficie di 107 ha. Parte della zona protetta è situata anche nel territorio di Prossedi
Nel territorio di Prossedi e Amaseno è presente il SIC Fiume Amaseno (alto corso) IT6050023, che si estende per 46 ha e il SIC Grotta degli Ausi IT6040001 che presenta una diversità biologica e geologica di notevole pregio e interesse.
Il patrimonio storico culturale della Bonifica Integrale della bassa valle dell’Amaseno rientra nel SIC Canali in disuso della bonifica pontina IT6040008 che si estende per 593 ha ed è situato in parte nel comune di Sonnino, i cui massicci calcarei rientrano anche nel SIC Monti Ausoni meridionali per una superficie di 4235 ha.
L’antica bosco di Selvapiana, nel territorio di Amaseno, oggi tutelata per la presenza di specie floristiche di particolare valore, fa parte del SIC Bosco di Selvapiana IT6050025 esteso per 257 ha mentre il Monte Cacume (IT6050021) nel territorio di Giuliano di Roma rappresenta un SIC particolarmente interessante per le specie floristiche e faunistiche e le caratteristiche calcaree delle formazioni rocciose che lo costituiscono (ARP, REGIONE LAZIO, 2012).
Il Parco naturale regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi nasce nel novembre del 2008 e comprende diversi comuni della valle dell’Amaseno: Vallecorsa, Castro dei Volsci, Amaseno in provincia di Frosinone e Roccasecca dei Volsci e Sonnino in provincia di Latina. Tra le diverse aree di particolare interesse è sicuramente da menzionare la zona di Campo Soriano, il primo monumento naturale ad essere istituito nel Lazio.
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Figura34. Geosito Campo Soriano, Comune di Sonnino, base cartografica IGM, scala 1:25.000, Elaborazione dell’autore, Fotografie Angela Pacchiarotti
Le caratteristiche rocce di Campo Soriano dominano l’altopiano carsico degli Ausoni con le loro pareti verticali che si elevano verso il cielo dal suolo rossastro, frutto dell’erosione della roccia calcarea da parte delle acque meteoriche. La guglia (hum nel lessico geologico) più rilevante è denominata «la Cattedrale», alta circa 15 metri e ubicata tra doline, inghiottitoi per le acque, campi carreggiati e immersa in piante d’alloro, leccio, pungitopo e orniello111. Il parco presenta una ricchezza di biodiversità
straordinaria, con circa 1500 specie floristiche differenti, vasti boschi di lecci, cerri, roverelle e pregiate sugherete (CASTO, ZARLENGA 2005).
La valle vanta la presenza di diversi geositi112, definiti come «qualsiasi porzione
di geosfera in cui è possibile individuare un interesse geologico per la conservazione.
111 L’articolo 136 del Codice dei beni culturali e del paesaggio inserisce le singolarità geologiche tra le aree di pubblico interesse. La legge quadro 394 del 1991 sottolinea la necessita di tutelare mediante specifiche misure di conservazione le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche, i valori scenici e panoramici, i processi naturali e gli equilibri idraulici e idrogeologici. Anche le Regione hanno emanato leggi specifiche riguardanti la salvaguardia del patrimonio geologico attraverso l’istituzione di monumenti naturali, come l’area di Campo Soriano nel territorio di Sonnino
112 Con Deliberazione del CdA in data 23/01/2002, l’A.R.P. avvia il programma “Geositi”, volto alla valorizzazione e tutela del Patrimonio geologico regionale, in una visione di sistema del valore “Geodiversità”. Successivamente vengono elaborate le linee guida per l’Adeguamento dello schema di
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Ogni geosito rappresenta quindi un bene che assume un valore significativo per l’intero patrimonio geologico regionale» (CRESTA, FATTORI, MANCINELLA, BASILICI, 2005, p. 7). Nell’area di Amaseno sono stati localizzati sei geositi mentre nel territorio di Giuliano di Roma se ne rilevano ben sette. Gli altri comuni della valle sono costituiti ognuno da 2 aree caratterizzate da un elevato interesse geologico mentre a Roccasecca dei Volsci è presente un solo geosito.