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agricoltura sostenibile e agricoltura biologica un’identità complessa da dimostrare

aPPendice al caPitolo

2.3 agricoltura sostenibile e agricoltura biologica un’identità complessa da dimostrare

In seguito all’interesse sempre crescente che ruota attorno a questioni quali la qualità degli alimenti, il cambiamento climatico, la crescente marginalità delle aree rurali e l’esigenza di arginare il degrado ambientale, si sono sviluppate nu- merose forme di agricoltura che si avvicinano a un modello sostenibile (agricoltura biologica, biodinamica, integrata, low input, ecc.), pur essendo ancora vivo il di- battito su quale di esse possa essere definita realmente sostenibile (Pretty, 2007). Questi approcci, anche molto differenti gli uni dagli altri, sono accomunati da una visione di più ampio respiro dell’attività agricola, che non viene più ridotta alla sola dimensione economica, ma che tiene conto anche della dimensione ambienta- le e di quella sociale. Partendo dunque dalla consapevolezza che l’agricoltura non produce esclusivamente alimenti e beni per il mercato, ma è in grado di fornire an- che beni e servizi pubblici, queste forme di produzione agricola si pongono l’obietti-

vo di generare un numero crescente di esternalità4 positive per la società nel com-

plesso (tutela del paesaggio, gestione delle risorse naturali, qualità degli alimenti, effetti positivi sulla salute umana, salvaguardia della biodiversità ed altro ancora).

Accanto alle esternalità positive dobbiamo tuttavia tener conto anche delle esternalità negative che possono essere di notevole portata: l’intero settore agri- colo, ad esempio, è responsabile di una quota compresa tra il 17% ed 32% circa delle emissioni complessive di gas climalteranti (Bellarby et al., 2008). La questio- ne del cambiamento climatico è esemplare, poiché mostra nel contempo tutte le sfaccettature del problema: la profonda fragilità ed incertezza del settore agricolo rispetto alle alterazioni climatiche, la sua responsabilità per le emissioni atmosfe- riche di gas serra, ma anche l’enorme potenziale a disposizione dell’agricoltura per la mitigazione del cambiamento climatico stesso (FAO, 2009a).

Sin dalla sua affermazione a livello mondiale, che può essere fatta risalire intorno alla fine degli anni ’90 del secolo scorso5, il comparto biologico ha registra-

to quasi esclusivamente un’evoluzione positiva, sia in termini di domanda che di produzione. Ciò potrebbe essere spiegato principalmente ricorrendo a due ragioni: la prima va ricercata nel cambiamento della composizione delle scelte di consu- mo dei paesi a più alto reddito, dove la questione ambientale e della salubrità degli alimenti sono sempre più sentite dall’opinione pubblica; la seconda, invece, è connessa ad una politica di sostegno pubblico che risulta rilevante soprattutto in Europa.

Il mercato del biologico nel mondo, secondo stime riportate da FiBL6, valeva

nel 2010 circa 44,5 miliardi di €, il 9% in più dell’anno precedente. Si tratta del 2,5% circa del valore complessivo del mercato dei prodotti agricoli, pari a circa 1.753 4 Le basi della riflessione sulle esternalità vanno ricercate nella più famosa opera di Pigou, Econo-

mia del Benessere (1920), in cui si afferma che: “L’origine delle divergenze di carattere generale fra i valori dei prodotti netti marginali privati e sociali che si verificano in regime di libera concorrenza, sta nel fatto che, in determinati mestieri, una parte del prodotto di una unità di mezzi produttivi consiste in un qualcosa che invece di essere venduto a favore dell’investitore, è trasferito, in primo luogo (cioè prima della vendita, se vendita vi è) ad altre persone, come elemento positivo o negati- vo”.

5 Occorre precisare come il movimento per il biologico sia nato molto tempo prima della sua af- fermazione commerciale su larga scala. Molti fanno risalire la nascita dell’agricoltura biologica all’attività, sia teorica che applicata, condotta da Rudolph Steiner nelle prime decadi del ‘900. 6 Si tratta dell’Istituto di Ricerche sull’Agricoltura Biologica, presente in Svizzera, Germania e Au-

stria. Nel 2004 è stato istituito anche il FIBL International, associazione internazionale di istituti di ricerca sull’agricoltura biologica. I dati qui presentati provengono dai comunicati stampa on-line, disponibili su http://www.fibl.org/en/fibl/media/ ricerca (ultimo accesso: 31/10/2011), e , sintesi dei dati pubblicati ogni anno sul volume di Willer e Kilcher (2012).

miliardi di € in quello stesso anno7. L’Europa ha speso da sola circa 19,6 miliardi di

€ in prodotti a marchio bio, trainata dalla Germania per quanto riguarda il valore assoluto della spesa (6 mld di €) e da paesi come Danimarca e Svizzera, che de- tengono il più alto livello di spesa annua pro-capite per i prodotti biologici (140€). Anche la superficie agricola destinata alle colture biologiche (fig. 2.4) ha conosciu- to un trend crescente, arrivando a superare 37 milioni di ettari (ha).

Figura 2.4 - Superfici biologiche certificate ed in conversione nel mondo

Fonte: Elaborazione propria su dati FiBL /IFOAM (Willer H. and Kilcher L., 2012)

Questa rapida crescita del settore negli ultimi anni è servita da stimolo alla predisposizione di norme più chiare e condivise, ed ha contribuito ad avviare una seria riflessione sul rapporto esistente tra agricoltura biologica, economia, società e ambiente.

In ambito comunitario, l’agricoltura biologica è definita nel Regolamento CE/834/2007 come “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di pro- duzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, 7 Fonte: Faostat. Variabile: Gross Production Value 2010 (constant 2004-2006 US$) pari a 2’243 mld

un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacen- te alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e pro- cedimenti naturali. Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo svi- luppo rurale”.

Tale definizione è criticata da movimenti come Slow Food che, pur condivi- dendo gli obiettivi generali contenuti nel Reg. CE/834/2007, vedono la normativa come un compromesso al ribasso, che di fatto si limita a proibire o regolamentare l’uso di determinate sostanze chimiche in agricoltura biologica, tralasciando molti altri aspetti importanti per il raggiungimento di un obiettivo concreto di sostenibi- lità ambientale8.

Al di là delle dispute circa l’interpretazione normativa, in questa definizione ritornano molti elementi che richiamano la capacità dell’agricoltura di generare beni pubblici di varia natura accanto alle produzioni alimentari tradizionali, e que- sto si configura come uno dei fattori caratterizzanti per una definizione operativa di sostenibilità del settore primario. Il riconoscimento della capacità del metodo biologico di generare effetti positivi - esternalità positive - per la società e per l’ambiente (FIBL, 2007), pur non consentendo di per sé di verificare l’equivalen- za tra agricoltura biologica e agricoltura sostenibile, si configura come il punto di partenza ideale per uno studio più approfondito. In questo senso, nonostante un’ampia letteratura che conferma da molti punti di vista la maggiore sostenibi- lità dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale (Pacini et al., 2002; Fließbach et al., 2006; Hepperly et al., 2006; FIBL, 2007; IFOAM, 2009; Moriondo et al., 2009; De Maria, 2011), restano aperti diversi interrogativi legati, ad esempio, all’impatto ambientale negativo della distribuzione dei prodotti alimentari (Wilcox, 2011) - spesso identica tra biologico e convenzionale - o di alcuni pesticidi consen- titi in agricoltura biologica (Bahlai et al., 2010).

Il lavoro di Pacini, da cui è tratta la figura 2.5, evidenzia che, sebbene l’agri- coltura biologica registri performance ambientali generalmente migliori rispetto a quelle dell’agricoltura convenzionale ed integrata, non è tuttavia corretto ritenere che biologico sia sempre sinonimo di sostenibilità ambientale (Pacini et al., 2002, 8 Per ulteriori informazioni sulle posizioni di Slow Food si rimanda, ad esempio al seguente link: http://www.slowfood.it/sloweb/fb9316423e3b11f345372330752caa0c/sloweb (Ultimo accesso: 5/11/2012).

p. 286). Nell’analisi sono stati considerati sia indicatori di carattere ambientale (nutrienti, erosione, pesticidi e biodiversità) che variabili di carattere economico (redditi, aiuti, costi e margine lordo). Per valutare il livello di sostenibilità ambien- tale, i risultati degli indicatori ambientali misurati a livello di campo, sono stati messi in relazione con valori soglia provenienti dalle principali norme legali e dalla letteratura in materia.

Fig. 2.5 - Confronto tra agricoltura biologica, convenzionale e integrata

Un altro studio che merita un approfondimento, è quello pubblicato nel 2009 da IFOAM, in cui vengono presentati i benefici dell’agricoltura biologica in termini di mitigazione del cambiamento climatico. Tali benefici, nello specifico, sono misu- rati come tonnellate di carbonio sequestrate per ettaro (ha), ogni anno. Il confronto (fig. 2.6) si basa sui risultati di cinque casi di studio ed ha il pregio di collegare i valori di riduzione del carbonio con specifiche pratiche colturali o zootecniche che contraddistinguono il metodo di produzione biologica.

In questo caso, la maggior sostenibilità dell’agricoltura biologica, seppure con valori specifici anche molto diversi a seconda del contesto considerato, è sem- pre confermata. Si tratta però di un ambito molto specifico, che ancora una volta impedisce la possibilità di estendere l’equivalenza biologico-sostenibile a livello assoluto.

Fig. 2.6 - Benefici del biologico e cambiamento climatico in 5 casi di studio (IFOAM

Fonte: IFOAM, 2009

In tal senso, l’obiettivo generale del capitolo è la predisposizione di uno schema di valutazione delle performance ambientali dell’agricoltura biologica composto da strumenti flessibili, che consentano sia analisi di tipo comparativo, per confrontare cioè le prestazioni dell’agricoltura biologica rispetto ad altre forme di produzione agricola (convenzionale, integrata, biodinamica, ...), sia valutazioni sulle prestazioni del biologico stesso in relazione alle diverse componenti del si- stema naturale (acqua, suolo, biodiversità, ...).

2.4 misurare la sostenibilità dell’agricoltura biologica. le princi-