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presupposti teorici e metodologia dello studio

l’universo degli indicatori considerat

3.6 reti di relazioni in agricoltura biologica e convenzionale: l’indagine su campo

3.6.1 presupposti teorici e metodologia dello studio

Gli studi sulle reti di relazioni in agricoltura biologica non sono numerosi, in particolare quelli di tipo comparativo, dove si evidenzino cioè le eventuali dif- ferenze rispetto al convenzionale. La rassegna della letteratura sopra riportata (cfr. par. 3.4) ha tuttavia reso bene evidente alcuni caratteri delle reti attivate dagli operatori biologici, soprattutto riguardo all’attenzione che questi ultimi pongono verso la cooperazione e l’integrazione sociale ai fini del supporto reciproco e della condivisione di conoscenza. Allo stesso tempo si sottolinea come l’esistenza di network coesi, insieme alla prossimità geografica, non siano condizioni sufficienti alla creazione di maggiori flussi di conoscenza nel territorio, poiché i flussi di co- noscenza effettivi possono risultare inferiori alle potenzialità del network (Lopolito et al., 2004), in relazione ai valori che assumono le diverse variabili che influenzano la geometria delle reti e la loro efficacia.

Tra gli indicatori più utilizzati nel definire la geometria delle reti, la loro dimensione o estensione rappresenta un elemento di osservazione rilevante. Sintetizza il numero di legami che si stabiliscono per lo svolgimento delle attività aziendali e costituisce un indicatore di apertura verso il mondo esterno, indi- cando la possibilità di accedere a risorse migliori per la risoluzione di problemi (Granovetter, 1973, 1983). Come visto in precedenza, alcuni studiosi sostengono tuttavia che la sola dimensione delle reti, se elemento necessario per definire la loro configurazione, non sia sufficiente a comprenderne natura e possibili impatti (Granovetter, 1973, 1983; De Devitiis et al., 2009) e che vada affiancato ad altri in- dicatori espressivi della “qualità” del legame. Il tipo di relazione che si stabilisce tra l’azienda e gli altri soggetti economici e sociali è quindi un altro indicatore ri- levante nel mettere in luce le caratteristiche delle reti e individuare le possibilità di apertura dell’azienda verso altre possibili relazioni e verso l’introduzione e il consolidamento di innovazioni (Granovetter, 1993, 2005). In particolare, la distin- zione tra bonding (legame) e bridging (connessione, ponte), già messa in evidenza sopra (cfr. par. 5.1), consente di operare una classificazione delle relazioni azien- dali in funzione della forza del legame, tenendo presente l’importanza dei legami deboli all’interno di una rete di relazioni, dove “le conoscenze fondamentali per i processi innovativi si possano trasferire anche per vie “invisibili” e del tutto imprevedibili, improntate soprattutto sui rapporti interpersonali e sui valori della

fiducia e della collaborazione” (Dara Guccione, Varia, 2009).

L’estensione e l’intensità d’uso delle reti non sono tuttavia omogenee all’in- terno di un’impresa agricola. La letteratura che adotta un approccio sistemico allo studio di queste tematiche (Ploeg, 1990, 1995; Brunori, 1994; Iacoponi et al., 1995) vede infatti nell’impresa un sistema di elementi organizzati secondo strate- gie complesse che riflettono le situazioni locali, il contesto familiare e relazionale, ecc.. Tali strategie danno luogo a stili di gestione aziendale diversi costituiti da risorse materiali, sociali e culturali e da reticoli “esterni” in cui risulta inglobato l’insieme degli elementi sopra descritti. Le reti di relazioni sembrano dunque es- sere strettamente correlate alle scelte che l’imprenditore adotta, anche a livello di singolo processo, e sono dipendenti da numerosi fattori, variabili nel tempo, sia interni sia esterni all’impresa. Questa, per realizzare i propri obiettivi, entra in re- lazione con una serie di soggetti esterni con i quali scambia risorse di natura ma- teriale o immateriale (informazioni, valori, capitali finanziari, beni, servizi, ecc.). In linea generale si può affermare che la propensione all’incontro e al confronto con altri soggetti perché si attui il flusso informativo e/o il supporto necessario sarà tanto più elevato quanto più complesso è il cambiamento da attuare in termini di risorse materiali e/o immateriali da coinvolgere e attivare. In una realtà complessa come un’impresa agricola professionale (orientata cioè al mercato), in un deter- minato momento della vita aziendale, tali condizioni possono interessare uno o più settori di attività e non necessariamente con intensità omogenea: una lettura della realtà aziendale e della sua attitudine relazionale presa nel suo insieme può quindi mascherare atteggiamenti più articolati a livello di singole attività.

Quanto sopra costituisce la premessa al lavoro presentato più avanti, dove, attraverso un approccio di caso studio, sono esaminate le reti relazionali di quattro aziende agricole, con l’obiettivo di valutare, attraverso interviste in profondità, se la rete di relazione attivata per ogni singolo processo sia più o meno ricca nelle aziende biologiche, rispetto a quelle convenzionali, in termini di numero di soggetti e di qualità delle relazioni.

Le quattro aziende prese in esame sono dislocate in due zone differenti per organizzazione e governance: il distretto biologico del Cilento, in cui si presume che le relazioni, soprattutto tra le imprese biologiche, siano più formalizzate e arti- colate, l’area del beneventano e quella della provincia di Napoli, in cui - in mancan- za di forme collettive di organizzazione dell’offerta, - si presume che le relazioni siano caratterizzate da un livello maggiore di informalità. I quattro casi studio sono stati condotti attraverso l’analisi della documentazione esistente e visite aziendali con interviste in profondità, con l’obiettivo di raccogliere informazioni su: storia

dell’azienda, caratteristiche organizzative e produttive; problematiche e prospetti- ve di sviluppo; relazioni con soggetti del territorio e non.

Dal materiale raccolto è stato possibile ricostruire la rete di relazioni delle singole aziende, secondo l’approccio ego-network, ed evidenziare gli ambiti spe- cifici delle attività aziendali in cui le relazioni si sono sviluppate e consolidate. In particolare, è stato rilevato numero e tipo di soggetti con cui ogni azienda intrattie- ne relazioni non occasionali per singolo processo aziendale. Le interviste condotte hanno fornito gli elementi per la scomposizione e la classificazione dei processi aziendali che sono stati raggruppati in processi fisici, di conoscenza e gestionali, a loro volta articolati9 (tab. 3.3).

Tab. 3.3 - Calcolo indicatori per singola azienda: estensione e qualità della rete per processo aziendale

Tipologia relazioni Indicatore: Estensione rete

Indicatore: Qualità rete n.ro legami

bridging n.ro legami bonding totale soggetti n.ro legami bridg./tot soggetti Processi fisici

Produzione Trasformazione Commercializzazione Servizi (turismo, didattica, …)

Processi di conoscenza Informazione Promozione Formazione Processi gestionali Amministrazione Personale Gestione tecnica Gestione finanziaria

9 L’articolazione dei processi aziendali qui proposta non ha pretese di esaustività, facendo riferimen- to specifico ai casi studio esaminati.

Il numero dei soggetti per processo produttivo (estensione rete) ha consen- tito innanzitutto di raffigurare la rete di ciascun caso studio mediante i grafici (cru- scotti) riportati più avanti (parr. 3.6.2.2 - 3.6.2.5) e, successivamente, di confrontare le estensioni delle reti dei casi studio. Come già accennato, il secondo indicatore utilizzato a scopo comparativo è il numero di legami bridging sul totale dei legami all’interno di ciascun processo aziendale fisico, di conoscenza, gestionale (qualità rete). La tipologia del legame, bonding o bridging, è stata individuata attraverso l’intervista. Ogni processo aziendale risulta così identificato da due valori specifici che fanno riferimento ai due indicatori menzionati. Ciò ha consentito di riportare i processi delle aziende sotto osservazione su un piano cartesiano, dove l’asse delle ascisse rappresenta la tipologia del legame o qualità della rete (numero dei legami bridging sul totale legami) e quello delle ordinate l’estensione della rete relaziona- le (numero dei legami): i quattro quadranti che si determinano dall’incrocio dei due assi (valori medi dei due indicatori) rappresentano quindi lo spazio di riferimento per l’analisi comparativa (par. 3.6.2.6, fig. 3.3).

La lettura di un utilizzo “strumentale” delle reti di relazioni, finalizzate cioè a risolvere problemi di carattere tecnico o gestionale, potrebbe essere meno ade- guata a interpretare il modello aziendale biologico, dove la componente sociale in termini di rapporti basati sulla fiducia, reciprocità, equità assume maggiore forza e può essere all’origine stessa dell’introduzione di pratiche sostenibili, fino ad as- sumere carattere di paradigma (cfr. paragrafi precedenti). Secondo diversi autori (Ploeg, Roep, 2003; Knickel et al., 2004), infatti, le imprese maggiormente orientate alla sostenibilità dei processi e alla diversificazione delle attività attivano traiettorie di sviluppo differenti da quelle di tipo convenzionale, che si realizzano attraverso processi di boundary shift (Ventura e Milone, 2000), cioè di spostamento dei confini definiti dal regime tecnologico dominante, che si esprime attraverso un processo di costruzione di relazioni interne e con il territorio e il mercato (Ploeg, 2006). Questa ipotesi verrà di seguito verificata attraverso i casi studio qui indagati: ci si attende in particolare che un maggior numero di processi aziendali biologici, rispetto a quelli convenzionali, ricadano nei quadranti caratterizzati da un maggior numero di relazioni di tipo bridging e da un’estensione più ampia della rete relazionale.

Di seguito, dopo aver fornito alcune informazioni sintetiche sul contesto territoriale delle aziende indagate, viene illustrato in dettaglio ciascun caso studio con particolare riferimento alle reti relazionali attivate. Successivamente, una let- tura incrociata delle informazioni relative alla dimensione e al grado di apertura di ciascuna delle reti, secondo il metodo descritto sopra, consente di trarre alcune considerazioni di sintesi potenzialmente utili a orientare l’azione pubblica.