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conclusioni e prospettive future ciò che è stato fatto e ciò che resta ancora da fare

aPPendice al caPitolo

2.7 conclusioni e prospettive future ciò che è stato fatto e ciò che resta ancora da fare

Nelle pagine precedenti si è discusso della capacità dell’agricoltura biologica di generare esternalità positive e di come proprio questa capacità sia fortemente colle- gata al concetto di sostenibilità. La letteratura internazionale conferma da molti punti di vista la maggiore sostenibilità ambientale dell’agricoltura biologica rispetto a quella convenzionale (Pacini et al., 2002; Fließbach et al., 2006; Hepperly et al., 2006; FIBL, 2007; IFOAM, 2009; Moriondo et al., 2009; De Maria, 2011). Tuttavia, i vari strumenti di misurazione proposti si basano su metodologie che possono essere anche molto diverse tra loro (cfr. par 2.2), denotando nello stesso tempo un grande interesse per la materia, la sua intrinseca complessità, ma anche la necessità di riordinare il quadro conoscitivo.

Per questo motivo, sono stati qui selezionati 18 indicatori relativi a sei grandi aree tematiche ambientali (Acqua, Suolo, Atmosfera e Clima, Biodiversità, Ecosiste- ma, Energia), specificatamente rivolti alla valutazione della sostenibilità ambientale dell’agricoltura biologica italiana. Se ci concentriamo sulle risorse idriche e sull’uso dell’acqua, gli studi analizzati mostrano come l’agricoltura biologica abbia un im- patto più contenuto rispetto al convenzionale per almeno tre dei quattro indicatori considerati (Consumo di prodotti fitosanitari, Bilancio dell’azoto e Azoto di origine antropica). Questo può essere spiegato principalmente con il minore ricorso a con- cimi e prodotti fitosanitari imposto per legge all’agricoltura biologica. Per i Sistemi d’irrigazione, invece, non vi è alcuna evidenza che quelli utilizzati in agricoltura bio- logica siano a minore intensità idrica. Rispetto all’atmosfera, le produzioni biologi- che esercitano una minore pressione in termini di emissioni di gas a effetto serra e mostrano elevati margini di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico (IFOAM, 2009; Bellarby et al., 2008). Anche per quanto riguarda il suolo, le principali evidenze empiriche rivelano gli effetti positivi della gestione biologica sui principali parametri di fertilità del terreno (Parisi et al., 2005). Dal punto di vista energetico, non vi è evidenza che il metodo biologico sia più efficiente rispetto al convenzio- nale in termini di consumi assoluti. Tuttavia, molti input energetici inquinati tipici del metodo convenzionale (fertilizzanti, antiparassitari, erbicidi, …) vengono sostituti in agricoltura biologica da fattori a basso impatto ambientale, come ad esempio il lavoro umano, oppure pratiche quali le rotazioni e le consociazioni. L’effetto dell’a- gricoltura biologica sulla biodiversità è positivo ma non appare del tutto univoco: se consideriamo ad esempio la biodiversità coltivata, le performance del metodo biologico risultano migliori (fig. 2.5); Invece, per quanto riguarda gli altri indicatori – le specie rare o a rischio e gli elementi seminaturali del paesaggio – non sembra possibile dare giudizi di sostenibilità ambientale che siano connessi con il metodo di gestione dell’attività agricola. Se consideriamo infine la pressione sull’ecosiste- ma, l’indicatore Carico di bestiame rivela migliori prestazioni del biologico rispetto al convenzionale (fig. 2.4), anche se l’autosufficienza foraggiera non sembra essere influenzata dalla forma di produzione, biologica o convenzionale che essa sia. L’approccio seguito in questo studio, basato sulla costruzione di un set di indicatori, consente quindi di vedere dettagliatamente ma in maniera diversificata le conse- guenze delle attività produttive dell’agricoltura biologica sulle principali matrici am- bientali. Tuttavia, le interrelazioni esistenti tra le diverse matrici e le diverse attività produttive non sempre vengono colte in maniera completa.

Le principali informazioni per la costruzione e l’interpretazione degli indi- catori proposti sono state inserite su un portale telematico ad hoc di libero acces-

so (http://isobio.wordpress.com/)15, seguendo criteri di classificazione organici ed

omogenei. In questo senso, non solo vengono favoriti la diffusione e l’accesso ai dati più pertinenti, ma si offre anche uno schema di analisi che facilita i confronti tra indicatori ed aree tematiche differenti, così da permettere anche riflessioni di carattere più generale.

Questo strumento contribuisce a superare i principali ostacoli di natura conoscitiva connessi con la misurazione della sostenibilità ambientale dell’agri- coltura biologica. Tra tali ostacoli, bisogna necessariamente considerare la fram- mentarietà e la carenza di dati specifici di settore (data lacking). Da un lato gli indi- catori già costruiti a livello nazionale sono ancora insufficienti. Dall’altro, i risultati provenienti dai casi di studio sono di natura site specific, risultando spesso troppo puntuali - nel senso che sono relativi ad aree geografiche molto ridotte - e non sempre armonizzabili, dal momento che sono ottenuti direttamente sul campo con tecniche di rilevazione spesso differenti.

Se possiamo giustificare questo limite con la storia relativamente recente del comparto biologico, occorre però ricordare che il nostro paese si colloca ai pri- mi posti nel mondo sia per volume della produzione biologica che per estensione delle superfici certificate ed in conversione (Willer, Kilcher, 2012). In questo senso, il set di indicatori qui proposto si pone come una risposta al gap informativo che occorre colmare.

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda la comparabilità tra i dati relativi all’agricoltura biologica e quelli delle altre forme di produzione agricola (convenzionale, integrata, biodinamica, …). In altre parole, bisogna disporre di dati specifici ma confrontabili, così da poter cogliere similitudini e differenze rispetto alle diverse tecniche e poter quindi calibrare le politiche di settore in base alle peculiarità dei diversi sistemi produttivi.

Tutti gli indicatori che compongono il set sono calcolabili, ma con tempi, livelli di complessità e costi variabili. Infatti, accanto ad indicatori più semplici e poco costosi, come ad esempio il carico di bestiame, si affiancano indicatori com- plessi, che esigono dispendiosi test di laboratorio e rilevazioni sul campo (Qualità biologica del suolo, efficienza energetica, …).

Tra le principali fonti informative esistenti, la Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA) e il VI Censimento Generale dell’Agricoltura (ISTAT), presentano elevati livelli di adattabilità allo schema di misurazione proposto in questa sede.

In particolare, la Rete d’Informazione Contabile Agricola (RICA), contiene le 15 Si veda l’appendice al volume per una descrizione del portale.

variabili necessarie alla costruzione dei seguenti indicatori di carattere ambienta- le16:

- Bilancio dell’Azoto

- Biodiversità coltivata/allevata (Crop Diversity Index) - Carico di bestiame

- Consumo di prodotti fitosanitari17

- Consumo di fertilizzanti18

- Autosufficienza foraggera

Un’interessante prospettiva per l’evoluzione futura della ricerca in questo campo - strettamente connessa con l’espansione delle fonti informative disponibili - riguarda la possibilità di integrare l’approccio di misurazione della sostenibilità basato su un set di indicatori con quello basato su un indice sintetico. Dall’unione dei due differenti metodi, infatti, potrebbe delinearsi un quadro di sostenibilità per l’agricoltura biologica ancora più esauriente.

16 A cui vanno aggiunti altri indicatori, sempre calcolabili con la RICA, di natura economica e sociale. Si veda al riguardo il capitolo X di questo rapporto.

17 I dati RICA sono in questo caso da integrare parzialmente con altre fonti. 18 Vale quanto detto nella nota precedente.

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