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sostenibilità sociale e agricoltura biologica: intersezione teorica e implicazioni pratiche

l’universo degli indicatori considerat

3.3 sostenibilità sociale e agricoltura biologica: intersezione teorica e implicazioni pratiche

In linea teorica, il contenuto sociale dell’agricoltura biologica e le sue ri- percussioni sulla collettività sono evidenti: già nel definire i principi fondanti del biologico (tab. 3.1), l’IFOAM (2005) ne rappresenta questa componente in maniera chiara, così come gli altri caratteri della sostenibilità di questo sistema produtti- vo. Quegli stessi principi mettono inoltre in risalto l’interdipendenza delle diverse componenti della sostenibilità dell’agricoltura biologica, rimarcando come il suo operato debba essere in armonia con l’ambiente e la società, elementi con cui quindi gli aspetti produttivo ed economico dovranno essere coniugati.

Tab. 3.1 - I principi fondanti dell’agricoltura biologica Principi L’agricoltura biologica dovrà…

Benessere … sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta, come un insieme unico ed indivisibile.

Ecologia … essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, imitarli ed aiutarli a mantenersi.

Equità … costruire relazioni che assicurino equità rispetto all’ambiente comune e alle opportunità di vita.

Precauzione … essere gestita in modo prudente e responsabile, al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l’ambiente.

In conformità a tali principi, si afferma che il sistema produttivo biologico è coerente con i principi della giustizia sociale, per il riconoscimento del ruolo es- senziale degli imprenditori, per le migliori condizioni di lavoro, per la salubrità e sicurezza dell’ambiente di lavoro e per il positivo contributo delle imprese biologi- che allo sviluppo delle comunità rurali. Si ammette tuttavia come l’analisi e la com- prensione degli aspetti sociali dell’agricoltura biologica non siano ben sviluppati e come risulti poco agevole il confronto con l’agricoltura convenzionale (OECD, 2003).

D’altra parte, Holt e Reed (2010) - che ripercorrono l’evoluzione degli ap- procci sociologici allo studio di questo sistema produttivo anche riguardo alle poli- tiche correlate - ricordano come lo studio sociologico dell’agricoltura biologica sia piuttosto recente, identificando negli anni ’80 il momento in cui questo comparto produttivo comincia a suscitare interesse tra gli studiosi, se si escludono alcune esperienze pioneristiche del decennio precedente. E’ in particolare il movimen- to sociale del biologico, e la relativa istituzionalizzazione, a diventare oggetto di studio, soprattutto nella seconda metà degli anni ’90. Convenzionalizzazione del settore, nuovi rapporti commerciali, percezione della qualità da parte del consu- matore e relativa disponibilità a pagare il premium price, nuove forme di agricol- tura biologica sono tra i temi principali dello studio sociologico del settore negli anni successivi.

Sul fronte della sostenibilità sociale, il dibattito sui potenziali benefici dell’a- gricoltura biologica sulle risorse professionali a livello aziendale (benefici sulla salute degli operatori derivanti dai limiti nell’uso degli agrofarmaci) e di comunità (per la maggiore intensità di lavoro del metodo produttivo biologico) ha suscitato l’interesse degli studiosi (Shreck et al., 2006; Boatto et al., 2008, tra gli altri), di fianco allo studio del capitale sociale sia per valutare come l’agricoltura biologi- ca influisce su ampiezza e caratteristiche delle reti sociali (ad esempio, Rahman, Yamao, 2007; Dara Guccione, Varia, 2010), sia per comprendere, in maniera spe- culare, come le reti sociali possono condizionare la decisione di adottare pratiche sostenibili (Munasib, Jordan, 2011). Delle reti sociali si indaga in particolare sugli attributi fiducia, reciprocità, equità che sembra possano esprimere più facilmente le eventuali differenze delle caratteristiche delle relazioni tra biologico e conven- zionale. Anche le reti sociali che fanno riferimento al sistema produttivo biologico sono infatti il risultato di un processo di interazione dinamica fondato su tali at- tributi e, in particolare, sulla fiducia che è un fattore centrale nei rapporti socia- li temporaneamente stabili. Ci sembra, tuttavia, che coerentemente alla visione

agroecologica dell’agricoltura biologica6 un altro elemento di rilievo possa essere

considerato quale “collante” delle sue reti sociali. Questo elemento, che si può definire come la sensibilità verso gli “altri’, deriva dalla considerazione della inter- connessione del sistema produttivo con l’ambiente in cui opera e dalla conseguente connessione dei suoi agenti (operatori biologici) agli altri esseri viventi ed esprime una maggiore umiltà nel considerare ruolo e posizione dell’essere umano. Questo attributo si esprime attraverso un ampliamento, di fatto, della rete sociale che di- viene così più aperta e inclusiva. A solo titolo di esempio, si consideri il caso degli allevamenti biologici, dove il benessere degli animali è tenuto in considerazione mediante opportune pratiche. Si tratta di un caso evidente di riconoscimento delle esigenze di altri esseri viventi e le reti sociali generate intorno a tali attività operano nell’ambito di un processo di interazione allargato, dove il concetto di equità viene in qualche modo esteso agli “altri”, come indicato dall’omologo principio IFOAM.

Sul piano concreto, l’attuazione di misure a carattere sociale nell’ambito dell’agricoltura biologica è stata oggetto di un ampio dibattito all’interno del movi- mento biologico internazionale sin dai primi anni 2000, anche a causa del rischio di erosione dei valori fondanti del biologico - tra cui quelli sociali - che si paventava. In particolare sembrava che non fossero ben rappresentati nel biologico diversi ele- menti a carattere sociale che riguardavano, tra gli altri, i diritti degli agricoltori e quelli dei lavoratori agricoli. L’IFOAM (International Federation of Organic Agricul- ture Movements) in quegli anni produsse i Basic Standards for Organic Production and Processing per indirizzare il sistema produttivo biologico verso il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e, nello specifico, delle Convenzioni internazionali sul lavoro e sui diritti dell’infanzia. Per rendere più concrete queste raccomanda- zioni, fu messo a punto un codice di condotta per il commercio dei prodotti biologici e, parallelamente, avviato un progetto (SASA - Social Accountability in Sustainable Agriculture) per definire in dettaglio gli standard di giustizia sociale dell’agricoltu- ra biologica (OECD, 2003; Pyburn, Sriskandarajah, Wals, 2006).

Trasformare in obiettivi pubblici gli elementi a carattere sociale della so- stenibilità dell’agricoltura biologica è comunque una questione non banale, consi- derata la limitata chiarezza concettuale e la stessa molteplicità degli attributi che si riferiscono tra l’altro a contesti diversi e a diverse interpretazioni e aspettative. 6 Sul piano ambientale la visione agroecologica dell’agricoltura biologica si può definire come la ver-

sione “integrale” della stessa, che prevede strategie a salvaguardia della biodiversità, del suolo e in generale delle risorse naturali: i principi agroecologici esaltano la produttività, la sostenibilità e la vitalità degli agroecosistemi (Altieri, 2012). Questa visione si contrappone alla mera sostituzione degli input di origine chimica, elemento della “convenzionalizzazione” del settore (cfr. cap. 4).

Inoltre, conformemente a Casula Vifell e Thedvall (2012), va considerato che la modalità con cui la sostenibilità sociale può divenire un obiettivo esplicito delle politiche dipende dal grado di definizione dell’agricoltura biologica, dalla sua for- malizzazione e dal suo riconoscimento, processo tuttora in evoluzione.

Dall’esame della letteratura sembrano emergere due concetti che pos- sono risultare rilevanti ai fini pratici. Si è visto infatti come la sostenibilità sociale dipenda dal contesto di riferimento e, quindi, dalla percezione degli stakeholders. Questo potrebbe indurre a ritenere la sostenibilità sociale dei sistemi agricoli un processo da attuare in modalità partecipativa e in ambiti circoscritti. Se il coinvolgimento degli attori del sistema economico e sociale al fine di generare politiche può essere riconosciuto come vantaggioso anche nell’ambito del sistema produttivo biologico, l’approccio “locale” non sembra, invece, generalizzabile: con riferimento all’intera filiera e in un contesto inter- nazionale, ad esempio, la provenienza di prodotti biologici ottenuti senza sfrut- tamento del lavoro non è garantita. La giustizia sociale quindi non sempre può essere costruita in contesti circoscritti, almeno non per quel che riguarda il la- voro (riconoscimento, salari, sicurezza), mentre altre questioni - relative all’ac- cesso ai prodotti biologici e al supporto alle (piccole) aziende - possono trovare più agevolmente risposte locali, dove tuttavia la prossimità va intesa non solo in senso fisico, ma anche di intenti, obiettivi, principi (Pyburn, Sriskandarajah, Wals, 2006).

Circa i contenuti della sostenibilità sociale del biologico, bisogna poi con- siderare la diversa percezione da parte degli attori della filiera. Steinlechner e Schermer (2010), confermando i risultati di indagini precedenti (Padel, Gös- singer, 2008) hanno rilevato che, oltre ad alcuni obiettivi comuni come l’alta qualità dei prodotti, gli agricoltori biologici austriaci invocano prezzi equi e tali da garantire redditi adeguati ai fini della continuazione dell’attività, i distribu- tori sottolineano l’importanza della trasparenza e della comunicazione tra gli attori della filiera, i consumatori richiedono invece prezzi equi, accessibilità e origine regionale dei prodotti, oltre che trasparenza e fiducia (comunicazione). Di tali risultati si è trovato riscontro anche nella consultazione fatta a livello nazionale nell’ambito degli Stati generali del biologico (Abitabile, Povel- lato, 2010), dove veniva sottolineata tra l’altro l’importanza di:

- politiche di aggregazione, partecipazione, coesione, che favoriscano la co- stituzione di reti (tra operatori economici, istituzioni, consumatori, socie- tà civile, ecc., es: distretti biologici, forme contrattuali interprofessionali, strumenti per favorire la comunicazione, filiera corta);

- politiche che garantiscano l’accesso al biologico da parte dei consumatori (prezzi, reperibilità), e da parte dei produttori (formazione, servizi);

- politiche che garantiscano la sostenibilità sociale lungo l’intera filiera (condizioni adeguate di lavoro).

3.4 Indicatori di sostenibilità sociale dell’agricoltura biologica: