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Ai lettori della rivista Gioventù Missionaria

Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 62-67)

Si tratta della prima lettera pubblicata nella rivista Gioventù Missio naria del 1926 nella rubrica: Missioni Cattoliche,57destinata intenzionalmente ai let-tori.

Suor Maria descrive il viaggio da Chunchi a Cuenca e da Cuenca a Macas dove si è aperta la prima missione delle FMA nella selva equatoriana. La mis-sionaria riconosce d’essere guidata dalla Madonna e accompagnata dai supe-riori/e all’inizio della nuova opera.

53Cualquiera: indica persone di qualunque genere.

54Per lo pronto: per un primo momento, da principio.

55Cf nota alla L 7.

56Si tratta di Mercedes Navarrete Gallegos, nominata anche nella L 12:

«Vive qui una signorina che ha sostenuto la religione tra i bianchi cristiani in que-sta popolazione per molti anni» (cf nota alla L 12).

57Intitolata: Dall’Equador, e collocata tra i due articoli: Dall’Assam e Dal Rio Negro.

Il contenuto è simile alla lettera indirizzata ai genitori il 27 dicembre 1925 (cf L 7), in cui si parla dello stesso viaggio, pur con altri dettagli.

Gioventù Missionaria 4 (1926) 5, 85-86.

Le Figlie di M.A. a Macas58

Una lieta notizia: le Figlie di Maria Ausiliatrice sono rientra-te fra i Kivaros dell’Ecuador. Vi furono già in altra epoca, dal 1895 al 1911 a Gualaquiza, donde furono allontanate, essendo colà trop-po aspra la vita e troptrop-po pericolosa: ma ebbero sempre, pur ricor-dando i disagi sofferti, la nostalgia di quelle regioni selvagge. Ora vi sono ritornate, in Macas, dove potranno esplicare la loro opera prov-videnziale fra minori pericoli e certamente con più frutto, essendo Macas uno dei centri Kivari più civilizzato. Alle zelanti missiona-rie Gioventù59 invia cordiali auguri di ottima missione mentre si ripromette molte e belle notizie sul popolo Kivaro, ancor poco cono-sciuto da noi.

[Macas, 1926]60 Eccoci a Macas, nel cuore dell’estesa regione orientale ecua-doriana, a un mese di distanza da Cuenca, e circondate dalle immense e dense foreste che ancor ricoprono la maggior parte dell’Equatore. Eccoci nella nostra tanto sospirata Missione! La Madonna vi ci condusse miracolosamente, dopo giornate fatico-sissime, attraverso pericoli di ogni fatta e stenti indicibili; e qui ci ha preparato un vasto campo di lavoro. Sia benedetta in eterno!

Partimmo da Chunchi il 27 ottobre, con la Rev.da Ispettrice e ci dirigemmo verso Cuenca sotto una pioggia dirotta: furono due giornate a cavallo assai penose, perché la pioggia non aveva lasciato traccia di via e dovemmo inoltrarci faticosamente fra

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58È il breve articolo che introduce la lettera di suor Maria Troncatti.

59Si tratta della rivista: Gioventù Missionaria.

60Il luogo e la data della lettera sono dedotte dal contenuto e dall’anno della pubblicazione della rivista.

pozzanghere e dirupi. Ma vi giungemmo senza novità e trovam-mo colà il Rev.trovam-mo Delegato del Sig. D. Rinaldi (Sig. D. Nai) che ci aspettava per darci ancora una benedizione, prima d’intra-prendere il viaggio verso la nuova Missione.

Il 9 novembre finalmente potemmo metterci in cammino, ed entrare nella foresta. Non si possono ridire i sacrifici, le fati-che, i pericoli che ci si offrirono in quella lunga traversata: gior-nate e giorgior-nate a piedi, aprendoci la strada tra le folte boscaglie intricate; fiumi da attraversare sulle canoe degli indi; precipizi da superare che atterrivano i nostri sguardi; e le nostre povere mem-bra erano peste, i piedi sanguinanti. Anche il coraggio talora ci veniva meno: ma lo spirito ardente della nostra cara Ispettrice e il suo esempio ci rianimavano ben tosto, mentre le sue parole argute e le sue facezie ci facevano dimenticare la fatica e dissipa-re i timori. Monsignor Comin poi, che da generoso e intdissipa-repido Missionario aveva voluto essere capo della spedizione, mentre compassionava i nostri sforzi e partecipava ai nostri sacrifici, ci animava pure con la parola e con l’esempio a mostrarci degne della elezione che di noi aveva fatto il Signore, per iniziare una delle Missioni più difficili e più promettenti.

Arrivammo ad una «Jivaria»61e dovemmo passare la notte in mezzo agli indigeni. Tutti si riunirono intorno a noi, ci osserva-vano con meraviglia e così, sotto i loro occhi, ci coricammo sul suolo della loro capanna. Ma chi poté dormire?

Finalmente dopo un mese di viaggio, il 5 dicembre, giun-gemmo alla nostra residenza di Macas. È l’unico centro, già un po’ civilizzato, di tutta la regione orientale, popolata dalle indo-mite Jivare. Conta un 900 abitanti di razza bianca: residui forse di qualche antica colonia spagnola. Noi vi abbiamo assunto le scuole con una sessantina di fanciulle; l’oratorio festivo, con 200 ragazze; il laboratorio giornaliero, per bambine e mamme, e la distribuzione delle medicine, in attesa che si possa costruire una

61Jivaria o Kivaria è una casa di legno degli Shuar, una struttura abitata, ovale, organizzata secondo le usanze indigene. Per una descrizione più precisa cf Appendice 2/A.

capanna per ricoverarvi i poveri ammalati, che dalla selva vengo-no per essere curati dalle Suore. Abbiamo già potuto prestare l’o-pera nostra anche a qualche malato, e la Madonna benedisse la prima operazione a cui dovetti accingermi: l’estrazione di una pallottola a una bambina Jivara di nove anni. Bisognava vedere l’ammirazione di quella povera gente!

Il lavoro non ci manca; e sarà una vera provvidenza l’aper-tura di un orfanotrofio per ricoverare tante infelici bambine e fanciulle abbandonate!

Ci raccomandi alle preghiere dei buoni Lettori di Gioventù Missionaria, affinché la Madonna ci aiuti a fare tutto il bene pos-sibile a queste care anime, e a salvarne molte.

Suor Troncatti Maria F.M.A.

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Ai lettori della rivista Gioventù Missionaria

È un brano della seconda lettera pubblicata nella rivista Gioventù Missionaria del 1926, nella rubrica: Missioni Cattoliche. È preceduta da un contributo di J.

M. Paredes (I),62con il quale forma un articolo a due voci intitolato: Fiorellini di Macas. L’oggetto della lettera sono i cinque bambini Shuar, accolti nella Missione (tre bambini e due ragazze), che abitano con le FMA. Suor Maria narra episodi emozionanti sul comportamento degli Shuar e informa sull’aper-tura dell’internato. Nel parlare dei bambini rivela il suo cuore di madre.

Gioventù Missionaria 4 (1926) 11, 213-214.

[Macas, 1926]63 Il Signore non lascia di ricompensare i nostri sacrifici, facen-done raccogliere già alcuni frutti. Sono pochi, è vero; ma per

62Cf Appendice 4.

63Il luogo e la data della lettera sono dedotti dal contenuto e dall’anno della pubblicazione della rivista.

questa terra così arida sono qualcosa, e noi li attribuiamo alle preghiere che le anime buone offrono per noi al Signore.

Abbiamo potuto raccogliere con noi finora cinque jivaretti; due bambine e tre piccini, il maggiore dei quali non conta che diciot-to mesi. Povero piccino!... La mamma sua, perseguitata dal cru-dele marito, fu da questi rincorsa sino alla riva di un fiume e lì le tagliò tutt’e due i piedi, lasciandola abbandonata con il suo piccino. Per fortuna passò da quelle parti un bianco, e trovata la disgraziata donna in quello stato, la trasportò a casa sua e affidò a noi il bambino.

L’altro piccino è figlio di una povera muta; venne il padre stesso ad offrircelo, dicendo: “Ti regalo il mio bambino; tu fallo cristiano e tienilo per te; un giorno ti aiuterà”. Non ha che nove o dieci mesi.

Il terzo piccino ci fu portato solamente ieri, festa del Corpus Domini.64Povera creaturina! La madre snaturata, dopo d’avergli rotta la schiena, lo lasciò abbandonato nel bosco. Una kivara lo raccolse, ma dopo di averlo tenuto per qualche mese, stancatasi di averne cura, lo portò a noi. Anche questo piccino avrà un dieci mesi; e tutti e tre non ci dan poco da fare di giorno e di notte.

Invece le due figliette già più grandicelle e mezzo domesti-cate ci aiutano abbastanza; ci servono d’interpreti cogli altri kiva-ri e ci sollevano nel custodire i piccini. Come cantano già bene le lodi e con che fervore recitano le preghiere! Non si stancano di chiederci quando potranno essere anche loro cristiane, per ricevere il Dio con noi. Noi intanto continuiamo a insegnare loro il Catechismo e a prepararle pel Battesimo e per la prima Comunione. Sono molto affettuose con noi e vogliono anche tanto bene alla nostra Madre Mazzarello.

Suor Maria Troncatti, F.d.M.A.

64Cf Appendice 3/A: articolo di G. Vigna che descrive la storia di questo bambino, battezzato con il nome di Salvatore. Anch’egli sottolinea che era la festa del Corpus Domini.

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Alla sorella Caterina

È una letterina scritta sul retro di una fotografia65che presenta suor Maria sor-ridente con tre bambine Shuar. Secondo suor Maria D. Grassiano la foto, inviata alla sorella maggiore Caterina, è stata scattata nel mese di febbraio o marzo del 1927, durante la visita di mons. Domenico Comin a Macas, da Fabiano Bonato, fotografo che li accompagnava nel viaggio (cf GRASSIANO, Selva 127.140).

Orig. ms. in AGFMA – Settore fotografico

[Macas, febbraio-marzo 1927]

Alla mia Catterina Vedi dove vivo!...

In questa capanna si trova la felicità.

Vedi queste 3 selvaggette?

Quella di mezzo è poco che è con noi, aveva paura a farsi foto-grafare.

Le altre due sono già battezzate.

tua sorella Maria

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Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 62-67)