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Alla Superiora generale, madre Luisa Vaschetti

Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 67-72)

Si tratta di una terza lettera di suor Maria Troncatti, pubblicata nella rivista Gioventù Missionaria del 1927, firmata e indirizzata alla Superiora generale.

L’autrice descrive che cosa significa essere “missionaria” nella selva equatoria-na e condivide con lei lo stato di salute e le fatiche della vita quotidiaequatoria-na lega-te al clima, al lavoro apostolico e alla mancanza di sacerdoti e medici nelle vicinanze. Accenna anche ai problemi creati dalla presenza dei protestanti

65Cf Inserto fotografico: L 11.

nella zona e rivela le sue devozioni particolari all’Ausiliatrice e a madre Mazzarrello. La lettera è accompagnata da una fotografia intitolata: “Kivarette raccolte dalle FMA”.66

Gioventù Missionaria 5 (1927) 3, 46-48.

Dalle selve di Macas

Da una lettera alla Madre Generale

[Macas, 1927]

Oh, sì la parola «Missionaria» desta nel cuore un non so che di poetico, che entusiasma ed attrae l’anima nelle ore dei fervidi sogni d’apostolato e d’immolazione; ma nella pratica, come fa sentire un imperioso sogno di esclamare: «Pregate, pregate, che non ci vengano meno le forze[»]. Sono tante le lotte morali, le difficoltà materiali, che spesso la natura si ribella e lo scoraggia-mento tenta di abbatterci quando, dopo settimane e mesi di lavoro e di sacrifici tra questi poveri indigeni, non si ottiene di far loro intendere nulla, neanche una piccola idea del Signore e della vita eterna!

Sentiamo però l’effetto dell’aiuto spirituale che ci viene dalle Sorelle care, e dalle anime buone che pregano per noi; ed il Signore non ci lascia mancare i raggi di sole fra le nubi di tem-pesta che talora ci circondano. Come frutto di grandi sacrifici, abbiamo potuto raccogliere sette piccoli Jivaretti che, a Dio pia-cendo, avremo il conforto di veder rigenerati col santo Battesi-mo nell’imminente visita di S. E. Mons. Comin, il quale giun-gerà tra poco alla Missione; e con Lui verrà anche la nostra Ispettrice, che è per noi l’angelo del conforto.67

66Si vedono sette persone: quattro ragazze e tre bimbi piccoli; le ragazze por-tano sulla spalla le ceste, i bimbi giocano. Tutti sono in cammino; dietro loro si vede una costruzione che assomiglia ad una casa; non è una fotografia in posa.

67Si riferisce alla visita di mons. Domenico Comin e suor Carolina Mioletti che avrà luogo nel mese di febbraio e marzo 1927.

Nella nostra scuola abbiamo anche 4 Jivarette, oltre i 7 Jivaretti: ognuno di essi ha la propria storia pietosa, che merite-rebbe speciale menzione.

L’ultimo piccino che abbiamo potuto ottenere, dopo giorni e giorni di non lievi industrie, ci fu causa di vera battaglia. Un Jivaro venne a rapircelo occultamente. Due giornate di ricerche ci vollero, per [r]iscoprirlo, e solo potemmo riaverlo per mezzo delle guardie e con minaccia di castigo, che non gli fu da questo risparmiato.

Il castigo più temuto dei Jivari consiste nel legar loro le mani e i piedi, e con quale pena glielo vedemmo infliggere!

Oltre le difficoltà che presenta la redenzione di questi indi-geni, così restii alla civiltà come alla fede, abbiamo anche da lot-tare con i protestanti, che fanno una propaganda intensa, e dispon gono di mezzi materiali assai maggiori dei nostri. In que-sti giorni abbiamo avuto non poco da fare per convincere una mamma, che voleva affidare la figliuola di 15 anni, mossa uni-camente dall’interesse. Coll’aiuto dell’Ausiliatrice si vinse la tenacità della donna, che dopo molti sforzi, finalmente ci lasciò la ragazza. È vero che dobbiamo imporci alcuni sacrifici per vestirla e mantenerla ma, intanto, l’anima sua è in salvo.

Abbiamo anche avuto la grandissima pena di veder amma-larsi gravemente il buon Padre Duroni, l’unico sacerdote che, presentemente, abbiamo qui nella Missione. Pensi, quali angosce non sono state le nostre durante lunghi giorni, senza un medico, senza un Sacerdote in questa solitudine della selva! Mandai ad avvisare i Missionari di Méndez, a 8 giorni di viaggio da Macas;

ed intanto, con che fede invocammo la nostra Madre Mazza rel -lo, perché venisse in nostro aiuto, ci scampasse dalla morte il buon Missionario e ce lo ridonasse in salute! Finalmente giunse da Méndez un Sacerdote, e l’infermo a poco a poco cominciò a migliorare: sono già due mesi che tiene il letto; ora è convale-scente, ma non può ancora attendere al sacro ministero, data l’e-strema debolezza a cui si ridusse.68

68Cf COLLINO, La grazia di un sì 154-156: Ombre di morte su padre Duroni.

La nostra salute lascia un po’ a desiderare: la misera casuccia in cui viviamo è tanto umida; e siccome non ci siamo ancora assuefatte al clima di questa regione, anche di questo ne sentia-mo gli effetti.

Vive qui una signorina,69che ha sostenuto la religione tra i bianchi cristiani in questa popolazione, per circa 28 anni, senza che un solo Sacerdote si fosse fatto vedere in tanto tempo. È una vera eroina, ed a lei si deve se c’è ancora un po’ di fede e di pietà tra i civilizzati qui residenti. Per noi è di vero aiuto questa santa creatura e di eccitamento a non lasciarci vincere dal suo zelo.

Avremmo proprio bisogno di un rinforzo di personale, poi-ché il lavoro è molto e va aumentando: la nostra Casa abbraccia tutte le Opere: qui si ricevono gli infermi e i bambini piccolini;

qui abbiamo la scuola, l’Oratorio, il laboratorio e quant’altro il Signore ci offre di bene da fare; ognuna di noi deve fare per quat-tro. Risvegli il Signore molte generose vocazioni missionarie, ché il campo è esteso e gli operai sono scarsi.

Obbl.ma ed aff.ma Suor Maria Troncatti

F. di M. A.

69Mercedes Navarrete Gallegos (1892-1942) figlia di Higinio Navarrete e Mercedes Gallegos, una famiglia di buona reputazione e possibilità economiche, nacque a Riobamba. All’età di 23 anni perse i genitori e, con l’aiuto dei fratelli, conseguì il diploma di maestra e insegnò ai bambini a Macas. Dopo l’arrivo delle FMA collaborò con loro e le sostenne nelle varie attività a Macas e Sucúa. Nel 1930 fonderà la prima scuola mista per Shuar e coloni che sarà inaugurata da mons. Comin il 26 maggio 1931 con il nome di San Domenico de Guzmán.

Oggi la scuola porta il nome di Mercedes Navarrete. Il contributo educativo di questa donna esemplare era ed è apprezzato dal Governo, cf http://www.

macas.gov.ec/modulos/mmdled.asp?c=3&id=86

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Alla Superiora generale, madre Luisa Vaschetti

Sul retro di una foto70suor Maria invia un saluto alla Superiora generale.

Nella brevità dello scritto dal tono festoso si trova un fugace accenno a un momento di grande difficoltà per la custodia delle kivarette che vengono spontaneamente alla missione e non cedono alle pressioni dei parenti che le vorrebbero di ritorno alla kivaria. La foto, sullo sfondo della casetta di legno, presenta suor Maria con la sua comunità e un gruppo di bambine della scuo-la, kivarette e figlie di coloni durante una visita di mons. Domenico Comin e l’Ispettrice, suor Carolina Mioletti.

Orig. ms in AGFMA – Settore fotografico

Macas, 23 agosto 1927 Madre mia Veneratissima,

Veniamo tutte a farle una bella visita, Madre nostra!71 Ci guardi bene e tutte diciamo evviva la nostra buona Madre!

Queste sono le bambine della scuola, quelle che portano un piccolo segno sono Jivarette.72Al presente ne abbiamo 32 in casa.

Ora dò solo un saluto. Le scriverò a lungo. Ho tante cose da dirle.

In questo momento un selvaggio ruba una ragazza selvaggia di 12 anni.

Quest’oggi è un giorno di grande lotta.

Preghi per me. Sempre figlia

aff.ma suor Maria Troncatti.

70Cf Inserto fotografico: L 13.

71Madre Luisa Vaschetti (1858-1943) fu Superiora generale dell’Istituto delle FMA dal 1924 al 1943.

72Sulla fotografia sono visibili sei crocette sulle bambine della prima fila.

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Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 67-72)