• Non ci sono risultati.

23 Alla mamma

Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 92-99)

È la prima lettera inviata solo alla mamma, dopo la morte del papà. Esprime preoccupazione per la sua salute e ringrazia tutti i familiari dei “grandi sacri-fici che fanno per questi poveri indigeni”, fra cui accenna ai “figliocci”, sem-pre in attesa di ricevere qualche dono.

Orig. aut. in AGFMA 28.6/121 (10)

Macas, 16 gennaio 1930 Mia sempre carissima mamma

Ecco a voi, mia amatissima mamma, come state? Voglia il buon Dio bene, di tutto cuore lo chiedo al buon Gesù e alla nostra buona Mamma Maria Ausiliatrice che le conceda tutte le grazie che desiderate; ora state nel forte dell’inverno e sto sem-pre con timore che vi infermiate, abbiatevi tutti tutti i riguardi, non esponetevi al freddo, state ben racchiusa in casa. Le racco-mando alla mia buona Catterina che le sia un vero angelo custo-de custo-della nostra cara mamma.

Io grazie al buon Dio sto bene, anzi benissimo. Ieri con mia grande sorpresa mi arriva una lettera da Sr. Caterina Rodondi nella quale mi diceva che era arrivata all’Equatore.99Non sapevo darmi ragione se sognavo o se ero desta: mi disse nella lettera che è stata a casa e che voi mia buona mamma, le avete detto che eravate contenta che venisse con me e aveva tante cose da rac-contarmi, quando mi vedeva. Certo, è vero sono le case d’una all’altra 15 o venti giorni di distanza; ma non essendoci di mezzo il mare è molto facile incontrarci.

99Suor Caterina Rodondi (1900-1982): FMA, cugina di suor Maria da parte della mamma (cf Genealogia I), accompagnata da lei quando entrò nell’Istituto a Nizza nell’autunno 1922, poco prima della sua partenza per le missioni. Emessi i voti religiosi a Livorno nel 1925, giunse in Ecuador nel novembre 1929 (cf Facciamo memoria 1982, 418-421).

Mi disse pure che ha un pacco da inviarmi che le ha dato Catterina, ma ancora stava alla Dogana non aveva ancora potu-to ritirarlo. Grazie di tutpotu-to di tutpotu-to, mi anticipo a ringraziarvi dei grandi sacrifici che fate per questi poveri indigeni.

Se vedeste il vostro Giacomino100come è grandicello, va dai Salesiani alla scuola: però dice a tutti che lui è Giacomino della Madre Maria e che a nessuno le vuole bene come a essa.

Quando arriva la posta mi chiede se è arrivata lettera per me:

chi vuoi che ti scriva! I tuoi di casa; sempre mandano cose per il tuo Giacomino! Se vedeste come è furbo; ha due occhietti che sembrano proprio gli occhi del mio fratello Giacomo.

Vorrei pregarti cara Catterina: mi dicessi dove si trova Don Angelo è ancora a Stadolina.101 Ho sentito molto moltissimo la morte di don Buila;102dirà alla Maestra Buila103 che le faccio le mie condoglianze e che ho pregato per il povero Defunto; mi saluterà tutti quelli che chiedono di me amici e parenti e cono-scenti.

Voi pregate per la vostra figlia

Suor Maria Troncatti Salutatemi il Signor Parroco e Don Battista, il mio Padrino e zia Ernesta Chiodi e famiglia tutta.

100Giacomo: bambino Shuar, uno dei primi battezzati da suor Maria e adot-tato dalla sua famiglia (cf L 7).

101Grafia incerta: Stadolina è frazione di Vione vicino a Corteno in Val Camonica (cf nota alla L 2).

102Si tratta di don Martino Buila di Pisogneto, nato il 31 dicembre 1901 e morto nella casa natale il 13 febbraio 1929.

103Maestra Buila: era stata la maestra e la prima catechista di suor Maria. Per interessamento di lei, Maria Troncatti, scolaretta di prima elementare, era stata ammessa alla prima Comunione e, grazie a questa maestra, aveva potuto cono-scere l’opera salesiana ed entusiasmarsi per le missioni (cf GRASSIANOSelva 13 e 16). Morì nel 1935 (cf L 37).

24

Alla mamma e ai familiari

Accompagna una foto di gruppo con gli “indietti, già tutti cristiani”. Con soddisfazione riferisce della prossima celebrazione dei Sacramenti del Batte-simo e del Matrimonio e dà notizie della catechesi in corso.

Orig. aut. in AGFMA 28.6/122 (19)

[Macas, 1930]104 Carissimi tutti

Appena un saluto ben affettuoso.

Vengo con tutti i miei indietti a portarvi i nostri saluti di buon Natale e di buon fine e miglior principio d’anno.

C’è il Battesimo d’una chivaretta che è già un anno che l’ab-biamo qui con noi, io sono la Madrina. Tutti gli altri sono indi-geni, però già tutti cristiani e vivono nella nostra casa: le più grandi fanno tutti i giorni la Santa Comunione.

Vedete una che tiene una piccola bambina in braccio: la bambina è già battezzata, ma la mamma no; stiamo catechizzan-dola e presto riceverà il Battesimo.

In questi giorni abbiamo anche sposato cristianamente due indigeni, a Natale ci sarà un altro Matrimonio cristiano. Il Suo Giacomino105riceverà la prima Comunione a Maggio se gli man-date il vestitino bianco. Manman-datemi direttamente a Macas. Fate un pacchettino che non passi i tre Kgmi.

104La lettera, non datata, è stata attribuita all’anno 1933, ma per alcuni ele-menti interni la data non è esatta. Il riferimento, ad esempio, alla prossima prima Comunione di Giacomino (uno dei primi piccoli battezzati e “adottato” dalla mamma di suor Maria) induce a collocare lo scritto in una data precedente a quel-la delquel-la L 27 (25 aprile 1931), e precisamente negli ultimi mesi del 1930, dato il riferimento al Natale come prossima tappa della catechesi sacramentale.

105Cf L 27.

Mettete ben grande Muestras Campión sin valor; la mia direzione [indirizzo] come mi mandate le lettere e vedrete che viene.

Tanti saluti, sempre vostra affez. figlia

Suor Troncatti Maria Alla mia cara mamma tantissimi saluti.

25

Ai lettori della rivista Gioventù Missionaria

La rivista Gioventù Missionaria del 1930106 pubblicò nella rubrica: Episodi Missionari, un articolo intitolato: Oggi forse sarà già in cielo... frammento di una lettera di suor Maria, firmata, ma priva dell’indicazione del destinatario.

Con buona probabilità fu inviata alla Superiora generale. Suor Maria raccon-ta le tristi vicende della morte di alcuni bambini nella missione e un episodio che si conclude col Battesimo d’un piccolo kivaro.

Gioventù Missionaria 8 (1930) 3, 74.

Oggi forse sarà già in cielo...

Il Signore ci ha ben provati: in quattro mesi sono morti in casa nostra 4 kivaretti e un’orfanella.

Nei giorni scorsi venne una donna del Rio Blanco con un kivaretto di circa 4 mesi, e piangendo diceva a Madre Maria di farglielo «morire bene», cioè col battesimo: fu subito battezzato da D. Corbellini e dopo due ore morì.

Il giorno in cui morì l’orfanella, il Signore ce ne mandò un’altra di 6 mesi per nome Agnese: dopo mi portarono un kiva-retto gravemente malato e per otto giorni lo lasciarono tranquil-lo all’ospedale. Ma un mattino vennero i genitori a riprendertranquil-lo:

era ancora in pericolo di morte e si scongiurò a lasciarlo finché fosse guarito. Non vollero acconsentire: il padre anzi montò in

97

106In ordine cronologico è l’ottavo articolo pubblicato in questa rivista sulla missione di suor Maria Troncatti.

collera e gridava: «Non lo voglio lasciare... muoia pure, ma nella mia casa...».

– Ebbene: aspetta un momento e te lo darò... Permettimi solo di lavarlo un poco...

– Fa’ pure, disse l’uomo.

Lo portai subito nella mia cameretta dove lo battezzai: oggi forse sarà già in cielo...

Sr. Troncatti Maria

26

Ai lettori della rivista Gioventù Missionaria

La lettera, accompagnata da una fotografia: “Don Angelo Rouby con un kiva-retto”, venne pubblicata nella rivista Gioventù Missionaria nel 1931 con il titolo: Frutti consolanti di missione. È datata107 e firmata da suor Maria Troncatti.

Gioventù Missionaria 9 (1931) 6, 110-111.

Frutti consolanti di missione

Macas, 15 novembre 1930 Da tanto tempo i Kivari ci supplicavano di metterci in mag-giori relazioni con essi, recandoci a visitarli nelle loro kivarie per insegnare il catechismo. I venerati Superiori videro in questo desiderio la volontà del Signore e la via per guadagnare al suo Cuore questi infelici abitanti delle foreste, che gemono ancora sotto la schiavitù dell’inferno; e ci animarono a dar principio anche a questa nuova missione.

Sono ormai 15 settimane che ci rechiamo, una volta per set-timana, presso i kivari delle due kivarie più vicine, a portare la

107È l’unico articolo pubblicato nella rivista Gioventù Missionaria con la data precisa: 15 novembre 1930.

luce della verità eterna tra quelle tenebre ed a sollevare quelle povere anime abbrutite, dando anche ai loro corpi quei soccorsi che ci sono possibili e che si impongono più urgentemente. E tro-viamo una corrispondenza assai maggiore di quello che potevamo sperare. Essi stessi vengono a prenderci nella residenza per accom-pagnarci attraverso i difficili sentieri, e per aiutarci a guadare il famoso fiume Upano, il che si fa parte in canoa e parte sulle spal-le degli stessi kivari, che si sentono gloriosi del dolce peso!...

Abbiamo già iscritti al catechismo più di 200 alunni, d’ogni età e sesso, nella prima kivaria, e 57 nella seconda; vi ci rechia-mo il sabato mattina, e rimaniarechia-mo presso di loro sino alla dome-nica, dopo la santa Messa, che viene celebrata dal Missionario P.

Stahl,108il quale, aiutato dal Sig. Angelo Rouby,109fa il catechi-smo agli uomini e alle donne, mentre Suor Domenica [Barale]

raccoglie i bambini e le bambine, e la sottoscritta attende ai malati che si presentano e va anche a quelli che non sono in gra -do di lasciare la loro povera capanna. Così, curan-do i corpi, si arriva più facilmente all’anima, che si piega sotto la forza della carità e si lascia vincere dalla grazia. Abbiamo dei veri conforti spirituali, che compensano largamente i sacrifici imposti dalle difficoltà d’ogni specie, e ci animano ad affrontarne anche dei maggiori pur di vedere estendersi il Regno del nostro Maestro Divino e moltiplicarsi le sue conquiste.

Quanti graziosi incidenti si svolgono sotto i nostri sguardi!

Un giorno mi vidi comparire in casa una kivara già cono-sciuta da molto tempo, la quale ha una figliuola da noi ed un

108Don Stahl Jacek, nato nel 1890 a Monaco di Baviera (Germania), entrò nella Società Salesiana a Lombriasco (Italia) nel 1909. Ordinato sacerdote a Santiago del Cile nel 1918.

109Angelo Rouby (1908-1939) era Salesiano, partito a 18 anni per l’Ecua dor.

Terminati gli studi filosofici a Cuenca, fu destinato alla difficilissima missione di Macas. Qui si trova all’inizio dell’avventura tra i Kivari ancora come chierico (sarà ordinato il 1° aprile 1934). Dimostrò il suo ardente zelo per la salvezza delle anime dedicandosi con tenacia allo studio della lingua kivara, che riuscì ad imparare per-fettamente. Divenne il vero maestro dei Kivari nell’assistenza, nella scuola, nel lavoro e nella formazione spirituale e morale (cf VALENTINI, Profili 536-539).

ragazzo presso i Salesiani. La bimba si chiama Marina, e da un anno fa la santa Comunione tutti i giorni. Sul volto della donna era dipinto un raggio di gioia ed io le chiesi:

– Da dove vieni, Maici?

– Vengo dalla kivaria – mi rispose e trattami in un angolo della camera, svolge uno straccio che le avvolgeva il petto e il dorso, e mi presenta una creaturina. – Vedi, è nata stamattina;

ma siccome è gemello e presso di noi è costume uccidere uno dei due, così andavano già quei della famiglia a gettarlo nel fiume;

io ho fatto in tempo a strapparlo dalle loro mani e te lo porto, perché come ci hanno insegnato nel catechismo che non si può uccidere nessuno né grande né piccolo, non ho lasciato che gli dessero la morte.

Rimasi commossa a quella scena e alle parole della povera kivara; e presa la creaturina come un regalo che ci mandava la Madonna, le preparammo un posticino fra i nostri asilati [ospi-ti], e la facemmo battezzare subito, imponendogli il nome di Carlo. Oh, se la Madonna ispirasse qualche anima generosa a volersi incaricare di questo angioletto, provvedendogli almeno un corredino, quanto ne saremmo riconoscenti! I bisogni della Missione aumentano sempre più. A questi poveri kivari bisogna dare tutto, ed essi si arrendono e si lasciano più facilmente gua-dagnare se con la luce della verità e il pane della dottrina cristia-na si può aggiungere anche un po’ di roba per vestirli e qualco-sa per sostenerli.

La Divina Provvidenza, che finora ci ha aiutate, non ci man-cherà mai, e saprà farsi rappresentare sempre dalle anime buone che comprendono le divine promesse: «Date e vi sarà dato. Ciò che avrete fatto per uno di questi piccoli, l’avrete fatto per me, che non lascio senza ricompensa neppure un bicchier d’acqua dato in mio nome» (cf Lc 6,38; Mt 25,40; Mt 10,42).

Suor Maria Troncatti

27

Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 92-99)