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Lettere scritte da suor Maria

Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 39-49)

Troncatti

1 Ai genitori

Maria Troncatti, che si trova a Nizza Monferrato nella casa di formazione come postulante da tre mesi, si scusa per avere lasciato a lungo i familiari senza notizie. Esprime il proprio affetto dicendo che esso non verrà mai meno, nonostante la scelta fatta: l’ha compiuta con generosità e decisione, solo per il Signore.

Orig. aut. in AGFMA 28.6/121 (1)

W. G. M.

[Nizza Monf., 17 gennaio 1906]1 Carissimi genitori,2

mi rincresce assai di avervi dato questo dispiacere con que-sto mio silenzio, credetelo che nel leggere la vostra cara lettera mi ha strappato le lacrime nel sentire che voi vi lamentate con Catterina3perché forse ha messo qualche cosa da ridere che non

1La lettera non è datata; un’altra mano, a distanza di tempo, ha aggiunto una data ipotetica: “Natale 1908”, che risulta chiaramente smentita da alcuni ele-menti contenuti nel testo:

a) al penultimo capoverso dice di essere da tre mesi “in questo caro Istituto”. Dai registri risulta che in data 17 ottobre 1905 ha iniziato il postulato. La lettera potrebbe essere scritta verso la metà del mese di gennaio 1906, o forse il giorno stesso del compiersi del trimestre - 17 gennaio - ed è certamente la prima inviata ai parenti dopo la sua partenza (cf GRASSIANO, Selva 24-25);

b) ricorda ai genitori la quota convenuta per la pensione durante il postulato;

c) la firma, che suor Maria nelle altre lettere unisce alla sigla FMA e fa precedere da “suor”, qui è semplicemente “Maria Troncatti”.

2Maria Marta Rodondi (1850-1946) e Giacomo Troncatti (1850-1929), sposati il 2 giugno 1875 (cf Genealogia I).

3Catterina Troncatti (1879-1974) era sorella maggiore e confidente di suor Maria, rimasta nella casa paterna a Corteno per tutta la vita. Era consacrata a Dio

mi ricordo nemmeno più cosa dicesse e per questo credete che l’amore sia divenuto meno?... a[h], miei cari genitori non vorrei che questa idea prendesse possesso nella vostra mente neanche per ridere, benché abbia fatto questo passo generosamente pel Signore e lo ringrazio di tutto cuore e continuamente vado pre-gando che mi dia la grazia di un buon proseguimento. Ma dopo tutto, se avessi a campare cento anni, non sarà mai vero che mi possa dimenticare, ma che l’amore si conserva sempre ardente nel mio cuore.

Dunque miei cari, se il demonio colle sue maligne astuzie vi ha messo in mente queste cose cacciatele tutte via, e mettiamoci invece tutti assieme al Cuore di Gesù che è il nostro padre e che tutti sa consolare.

Ho sentito anche nella lettera che la mamma si trova assen-te da casa e questo mi rincresce assai perché così lontano dalla famiglia e sola chissà quante lacrime. Vi prego, caro babbo e care sorelle,4di starci sempre qualche d’uno a farci compagnia e rac-contarci tante belle cose di tenerla allegra. Io godo ottima salute e mi trovo molto contenta e allegra.

Sono tre mesi quest’oggi che sono in questo caro Istituto e mi pare tre giorni. Vi prego ancora, se fate la carità a mandarmi il danaro che siamo d’accordo: le 100 lire per il postulato e lire 10 per il materasso. Adesso termino per non annoiarvi troppo raccomandandovi di stare allegri.

Ho anche una notizia consolante da darvi che ho avuto l’o-nore di ricevere la S. Comunione alla mezzanotte in punto del S. Natale e quante volte vi ho raccomandati uno per uno a Gesù Bambino. Credetelo che, benché non vi possa aiutare nelle cose

come membro della Compagnia di Sant’Angela Merici, nella quale ricoprì anche cariche direttive e svolse un efficace apostolato, che si concluse all’età di 95 anni (cf Informatio 28). Sarà lei, anche in seguito, la corrispondente abituale di suor Maria, a nome della famiglia e dei conoscenti, trasmettendo poi le notizie mis-sionarie a tutti i parenti e ai compaesani.

4Catterina, Elisabetta Lucia, Angelina e Agnese. Tutte in quel tempo nella casa paterna (cf Genealogia I).

materiali, ma coll’aiuto di Dio vi aiuterò nelle spirituali. Tanti doveri al Signor Parroco.

Addio, miei cari genitori e sorelle, pregate anche per me vostra affez. Maria Troncatti P. S. Tanti saluti a tutta la famiglia dalle mie care e buone su -perio re. Tanti saluti alla famiglia Cavalletti e alla nonna e cugine e cugini.

Caro Giacomo,5ti prego di essere buono, ubbidisci ai genitori e sorelle.

2 Ai genitori

Esprime preoccupazione per la salute dei genitori; assicura preghiere speciali, mentre raccomanda loro di lasciarsi curare. Alla sorella Caterina chiede di farli visitare dal medico e di inviarle qualche notizia, anche brevemente su una cartolina. La incarica pure di salutare diverse persone della famiglia: zii, cugini, madrina.

Orig. aut. in AGFMA 28.6/121 (2)

V. G. M. G.

Nizza Monf., 28 febbraio1921 Miei sempre carissimi genitori

Perdonate il mio lungo silenzio; credete non fu altro che per mancanza di tempo; non state in pensiero per me sto benissimo;

volete crederlo? Ero convintissima che quando ho ricevuto il

5Giacomo Troncatti (1895-1978) fratello minore di suor Maria, ultimo nato nella famiglia, affidato spesso alle cure di Maria quando i genitori erano al lavoro. Nel 1906 aveva 11 anni di età (cf Genealogia I).

vaglia, vi avessi risposto e ringraziati, invece... che mancanza vera di educazione; vi pare!... Perdono, perdono!...

Del vaglia ho fatto quanto mi avete detto: ho mandato 5 lire per rinnovare l’abbonamento; ho fatto celebrare una S. Messa alle care sorelle defunte e il resto l’ho offerto a Maria Ausiliatrice.

E ho piena fiducia che la Celeste Madre ci ottenga presto la per-fetta guarigione dei cari genitori. Questo è il pensiero che mi preoccupa di più e mi raccomando, mia buona Catterina, di non far vendetta, ma di scrivermi sovente e darmi notizie esatte dei cari nostri genitori, che sto proprio in pena. Ho incominciato delle preghiere speciali e faccio pregare delle anime sante a que-sto fine. Se non puoi scrivermi a lungo mandami anche solo delle cartoline. Me lo farai, Catterina, questo piacere?... Lo so, non mi hai mai rifiutato niente. Ti raccomando, Catterina mia buona, di farli visitare dal medico. Se non vogliono quello del paese, fate venire il marito di Dominga.

Non fidatevi troppo col pensare che sia un po’ d’influenza e pas-serà; se fossero giovani, sarei del parere, ma l’età stessa è già una malattia e bisogna avere molti e molti riguardi.

Vi raccomando, miei cari genitori, di lasciarvi curare, di avervi tanti e tanti riguardi.

E Giacomo come sta? E Cia6e la nipotina?7Sono contenta che Lucia [con la sua famigliola] siano da soli; potrà essere più tranquilla. Chissà perché Lucia non mi scrive mai.

E D. Angelo8 come se la passa in quel Paese? Comincia ad abituarsi? Ditegli che prego tanto per lui e per i suoi

parrocchia-6Cia è il diminutivo di Lucia Troncatti (1887-1988), la sorella minore di suor Maria. Elisabetta Lucia, sposata Savardi nel 1920 (cf Genealogia I e II).

7Non è chiaro a quale nipotina si riferisce suor Maria: o la figlia di Angelina (Maria Plona) che aveva poco più di 5 anni, oppure la figlia di Giacomo (Maria Troncatti) che aveva quasi 5 mesi. Il contesto ci suggerisce che poteva avere in mente anche la bimba che Lucia portava nel grembo. La piccola Margherita sarebbe nata il 24 maggio 1921 (cf Genelogia I, III, IV).

8Don Angelo Troncatti era della famiglia dei ‘Rigì’ di Pisogneto (quindi parente di suor Maria!?) parroco a Vico e Stadolina e divenne coadiutore a Prestine (Brescia) il 9 ottobre 1938. Il 5 giugno 1947, partì per la parrocchia di Nave (Brescia) dove morì pochi anni dopo.

ni. Mi dite che volete spedirmi un pacchetto, ma io vi direi di non disturbarvi. Chissà cosa ci vuole in questi giorni per fare spedi-zioni, io gradisco tanto il vostro pensiero, ma non fate delle spese.

Salutatemi lo zio Angelo9 tanto tanto e la zia Domenica, Luigi e tutti i cugini e cugine Erminia e Giuseppe. La madrina Lucia10e Angiolina e tutte le cugine.

Tanti saluti ai cari genitori e a te, mia cara Catterina, Giacomo e Cia; a Pasqua scriverò ancora.

Aff. suor Maria Troncatti Questa piccola medaglia la metterete alla piccola Maria, figlia di Giacomo: che la Madonna la faccia tutta sua e la faccia crescere buona e ubbidiente; un saluto per me.

Quando mi scrivete ditemi se vi sarà comodo di far avere una let-tera a Bettina nostra cugina. Mi ha scritto una bella letterina, ma non so dove spedirle la risposta e la unirei alla vostra, anche per risparmio del francobollo. Se avete occasione di vederla salutate-mela tanto e ditele che stia allegra e preghi per me. Prega[te]

tanto per me che ho bisogno di tantissime grazie. Di’ a Maria che la saluto così pure salutatemi Pietro.11 A momenti farete le Quarantore; mi raccomando [alle vostre preghiere] in quei gior-ni santi piegior-ni di grazie.

Salutatemi Ernesta,12 la sua mamma e Margherita e Bettina di Baldachi.13

9Troncatti Angelo era lo zio paterno e il padrino di Battesimo (cf Summ.

412 e Genealogia I).

10Troncatti Lucia era la zia paterna e la madrina di Battesimo (cf Summ. 412 e Genealogia I).

11Si tratta probabilmente di Pietro Plona, marito di Angelina Troncatti (cf Genealogia I e II).

12Ernesta Chiodi era la zia di suor Maria che viveva a Corteno; dai saluti rivoltile in parecchie lettere sembra che fosse a lei molto vicina e attiva nella par-rocchia. Morì nel 1934 (cf L 38).

13Forse si riferisce alla sig. Bettina che aveva conosciuto a Corteno nel 1922, congedandosi dal paese (cf Summ. 428).

Questa è la ricevuta del Bollettino.

Miei cari genitori, lo sapete che il giorno 16 del corr. era il mio compleanno? Come sono vecchia, ne vero – saluti affettuosi a tutti. Viva Gesù.

3 Ai genitori

Scrive dalla missione di Chunchi dove è direttrice della comunità ed esprime la grande gioia che prova ogni volta che riceve notizie dalla famiglia.

Informa sulla futura missione che l’attende tra gli indigeni nella selva, per la quale le occorre l’aiuto dall’Alto. Ha grande fiducia in Dio, che le continuerà il dono del coraggio e la sua provvida assistenza. Descrive la vita degli indi-geni, l’abitazione delle suore, il vitto, il clima.

Questa lettera è stata pubblicata nella prima biografia di suor Maria Tron -catti,14poi nella Positio.15

Orig. aut. in AGFMA 28.6/121 (3)

Chunchi, 13 luglio 1923 Miei sempre carissimi genitori,

l’altro ieri solo ho ricevuto la tanto desiderata vostra lettera.

Ogni volta che ricevo vostre notizie è come un raggio di sole che illumina e fa gioire il mio povero cuore! Le poche righe scritte proprio colla mano della mia dolcissima mamma e che, colla sua, mi manda anche la benedizione del caro babbo: sì mi sono commossa, ho pianto di contentezza. Quel giorno ero la più contenta, mi pareva d’aver guadagnato tutta l’America, ma che dico: che cosa è tutto il mondo? Certamente non può pagare un

14Cf GRASSIANO, Selva 51-52.

15Cf Summ. 535-537.

affetto materno. E anche la mia ricordatissima sorella Lucia:

quanto ho gradito il suo scritto.

Grazie e assicurandoti del mio ricordo specie nelle mie pove-re ppove-reghiepove-re per te e per il tuo sposo e bimbi. Quanto mi conso-la il pensiero che i miei cari genitori pregano per conso-la loro Maria e fanno celebrare qualche Messa secondo la mia intenzione. Sì, ho veramente tanto bisogno dell’aiuto di Dio; la missione che il buon Dio mi ha affidato è difficile; è arduo il cammino. Ma quel Dio che mi ha dato tanto coraggio non mi lascerà in abbando-no: lo sento molto vicino, Gesù, direi si fa sentire sensibilmente;

e difatti come avrei potuto avere la forza, una povera creatura tanto debole, avere tanto coraggio? E come potrei vivere così allegra e contenta come sono, in un deserto straniero e direi quasi barbaro?

Fintanto che si trovava la mia buona ispettrice16tutto era più facile per la grande pratica che ha e poi ha buon cuore proprio da mamma; ma essendo ispettrice deve girare per le altre missio-ni e si tratta di giormissio-ni e giormissio-ni a cavallo e qualche volta sono andata io pure ad accompagnarla. E da quando arrivai a Chunchi l’ispettrice mi ha dato l’incarico della direzione della casa, ma solo provvisorio, si tratterà ancora di qualche mese;17e appena possiamo entrare nella missione degli indigeni, a Dio piacendo io sono destinata per tale missione, solo che ho

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16Suor Carolina Mioletti (1884-1972) era nata a Torino, fece professione nell’Istituto delle FMA a Nizza Monferrato nel 1907. Tre anni dopo partì per l’Ecuador dove fu destinata alla casa di Chunchi. Emessi i voti perpetui l’8 dicem-bre 1913, dal 1915 al 1918 diresse la casa di Sigsig; dal 1919 a 1922 quella di Chunchi. Nel 1922 le case dell’Ecuador vennero staccate dall’Ispettoria Peru -viana, di cui fino allora facevano parte, e suor Mioletti fu la prima ispettrice. Sarà lei ad accogliere suor Maria e ad introdurla nelle rispettive case e nelle nuove mis-sioni (cf VALENTINI, Profili 392-395 e Facciamo memoria 1972, 258-265).

17Suor Maria rimase a Chunchi come direttrice per tre anni: dal gennaio 1923 al mese di ottobre del 1925 (cf L 7). Le quattro lettere (L 3; L 4; L 5; L 6) che abbiamo di questo periodo riferiscono qualche difficoltà. Per avere una visio-ne più ampia della Missiovisio-ne a Chunchi sul periodo e sulla missiovisio-ne visio-nella selva, alla quale si stava preparando cf Appendice 1/AB (relazioni redatte dall’ispet -trice).

gno di aiuto. Mi dice Ernesta che anche a Corteno hanno isti-tuito la Commissione per le missioni, benissimo sono molto contenta; ma per prima cosa aiutate questa missione; è la più bisognosa. Dove si trovano in altre parti proprio indigeni? E qui quante migliaia vivono come belve feroci, nessuno muore di malattia e ne muoiono tanti ammazzandosi ferocemente; non hanno bisogno di nessuno [e di nulla] perché vivono di selvag-gina e la più grande penitenza è di mettersi anche solo una cami-cia. Solo con una cosa si può avvicinarli: aver tanto denaro e comperare specchi e grandi giocattoli che ci sono da queste parti.

Di questi tutti sono ghiotti, vecchi e giovani.

Mi domandate se la casa dove sono è di fango; certo, ed [è]

una delle più belle perché è formata di solo fango, neppure una pietra; ora si vive abbastanza bene, essendo cessate le grandi piogge che durano 6 mesi all’anno, che era un vero problema stando nella casettina e non si poteva ripararsi dall’acqua, e si potrebbe fabbricare un po’ meglio, ma che fare? Non ci sono denari, ho già scritto anche a Giacomo in California18 che se potesse aiutare in qualche cosa ma non so, forse non ha ricevu-to la mia lettera; non mi ha risposricevu-to.

Che cosa mangio mi chiedete. Un po’ di meliga bollita, ma non ha nessun gusto; alcune erbe che si trovano qui, e fagioli qualche volta. E si beve acqua, ma neppure dell’acqua limpida si trova, bisogna lasciar depositare il fango. Dio dà la forza e difatti mi sento molto bene. Ora qui per altri 6 mesi non si vedrà più una goccia d’acqua però sulle montagne che abbiamo davanti [di fronte] nevica tutte le mattine e anche qui dove siamo noi al mattino si sente freddo abbastanza; del resto il clima è buono sempre: fiori d’ogni genere di tinte bellissime.

Appena, mia buona Catterina, ho la semenza delle violette [la mando].

Ora metto un pensiero e una violetta. Saluti a tutti quelli che chiedono di me, specialmente tutti i cari parenti e cognati, a

18Giacomo era un cugino che abitava negli Stati Uniti. Dalla L 5 e L 6 risul-ta che aiurisul-tava economicamente la missione di suor Maria.

Cia tante cose e a voi genitori carissimi e fratello e sorella un affettuoso saluto.

Sempre vostra aff. figlia suor Maria Troncatti P. S. L’indirizzo è così: Suor Maria Troncatti

Collegio María Auxiliadora (Ecuador) Chunchi – Guayaquil.

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Nel documento Lettere di suor Maria Troncatti (pagine 39-49)