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PIANO NAZIONALE STRATEGICO PER IL TURISMO E STRATEGIA PER LE AREE INTERNE.

4. ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Il Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo “Italia 2020” e il Piano Nazionale per le Aree Interne sono due strumenti di intervento profondamente diversi fra di loro per oggetto e finalità. Tuttavia è possibile introdurre alcuni elementi di valutazione comparata in relazione allo sviluppo dell'attività turistica.

Potrebbe apparire un confronto improprio dal momento che il primo, per sua stessa definizione, è uno strumento espressamente dedicato al rilancio della attività turistica in Italia, mentre nel secondo il turismo è uno fra i possibili volani per invertire l'impoverimento sociale, prima ancora che economico, di tanta parte del territorio del nostro paese.

Il punto di vista che consente di rendere il confronto praticabile è rappresentato dal concetto di sostenibilità, declinato nel settore turistico. A questo proposito paiono condivisibili gli spunti critici rivolti al Piano Strategico per lo Sviluppo del Turismo espresse sia dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome sia da Legambiente. La poca attenzione verso politiche sostenibili non solo rappresenta un rischio per lo sviluppo del sistema nel lungo periodo, ma potrebbe portare l’Italia in posizione di svantaggio rispetto alle altre nazioni dell’Unione Europea, considerate le numerose iniziative che si stanno promuovendo in questa direzione.

Un esempio al riguardo è rappresentato dalla Carta Europea del Turismo Sostenibile per le Aree Protette, progetto volto ad aumentare la conoscenza e il sostegno verso le aree protette europee quali elementi fondamentali del nostro patrimonio, che devono poter essere salvaguardati e tutelati per le generazioni presenti e future, e migliorare lo sviluppo sostenibile e la gestione di un turismo nelle

aree protette che tenga in considerazione le necessità dell’ambiente, della comunità, delle imprese locali e dei visitatori. Un’opportunità per tutte le nostre Aree Protette, molte delle quali di valore naturalistico inestimabile, che meriterebbe un sostegno maggiore anche sul piano nazionale.

Sono anche condivisibili le osservazioni critiche sulla mancanza di una politica che valorizzi un turismo diffuso sul territorio e non solo nei grandi centri, valorizzando un carattere peculiare del settore nel nostro paese.

Il Piano per le Aree Interne affronta il tema del turismo in modo indiretto, individuandolo come un’attività che potrebbe essere di grande aiuto alle zone che rischiano la desertificazione sociale. Al momento il Piano è ancora un processo in itinere ed in gran parte da costruire, ma nel suo nucleo racchiude l’idea di sviluppare attività economiche attraverso politiche compatibili e sostenibili, per rispettare, non solo l’ecosistema del territorio in essere, ma anche la sua “natura” sociale. Si tratta di evitare quindi meccanismi di sviluppo puramente quantitativo, che rischiano di portare ben pochi riscontri economici effettivi alla popolazione residente e, ancor più, di alterare l’equilibrio socio-culturale del luogo. Una delle attività menzionate nel Piano è la creazione di un sistema turistico sostenibile che, non solo aiuti la ripresa economica e l’assetto sociale, ma permetta la creazione di solide basi per poter dare un futuro a quelli che oggi sono i giovani residenti e per chi verrà dopo di loro.

Esempio di riuscita di questa politica potrebbe essere il caso di Cerretto Alpi dove, attraverso il turismo e la propositività della Cooperativa “I Briganti”, è stato possibile salvare una piccola comunità da un declino irreversibile. Se le politiche contenute nel Piano per le Aree Interne fossero adottate, anche solo in parte, per il

sistema turistico nazionale, non solo casi come Cerreto potrebbero godere di aiuti maggiori e nuove forze, ma potrebbe realmente nascere una rete di turismi diffusi in grado di offrire una vasta scelta al panorama del turismo in Italia.

Durante la stesura di questo elaborato si è verificato un susseguirsi di cambiamenti a livello a nazionale, con la rapida successione di ben tre Governi. Ognuno di essi ha apportato novità al settore turistico, sia direttamente che indirettamente, con provvedimenti non compiutamente coerenti fra di loro.

Più recentemente, rispetto ai due piani già esaminati, sono state introdotte due novità di rilievo su cui sviluppare alcune riflessioni. Con il Decreto - Legge 31 maggio 2014, n. 83 definito "ArtBonus", sono state introdotte misure che puntano a rafforzare il legame tra cultura e turismo e ad agevolare entrambi i settori attraverso misure fiscali (crediti d'imposta).

La creazione di una sinergia tra i due ambiti è generalmente riconosciuta necessaria ma, a mio avviso, il problema è rappresentato dal tipo di rapporto che si intende creare.

È opportuno chiedersi se il binomio tra cultura e turismo sia volto ad una spettacolarizzazione del bene, una fruizione superficiale, una cartolina ricordo, un passo ulteriore verso un turismo mordi e fuggi legato al patrimonio culturale; oppure se questo rapporto sia motivato dalla volontà di creare un sistema di tutela e valorizzazione del bene culturale che porti ad una fruizione consapevole, legata ad un modello di turismo sostenibile. In questo caso la ricchezza prodotta si rispecchia in un accrescimento qualitativo socio-economico del territorio che, a differenza di un turismo mordi e fuggi, permetta la creazione di un benessere duraturo.

Un secondo aspetto rilevante per l'argomento di questa tesi, è rappresentato dalla riforma delle strutture periferiche del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. In questa sede non s'intende entrare nel merito del provvedimento quanto sottolinearne un aspetto. Se la valorizzazione dei beni storico-artistici e paesaggistici delle aree interne richiede l'ausilio di interlocutori pubblici esperti in materia, l'interrogativo riguarda la possibilità di corrispondere all'esigenze di territori periferici o marginali in presenza di un processo di riorganizzazione non ancora completamente definito.

CONCLUSIONI

Da quando ho iniziato a fare ricerche per questo elaborato, l’interessa per la nuova tipologia di Cooperativa, detta di Comunità, è cresciuto attraverso convegni e conferenze divulgative, ma anche iniziative di enti pubblici e associazioni di categoria.

Quella che nasce come una scommessa, con la creazione di alcune piccole imprese cooperative volte a sostenere la comunità di appartenenza, è diventata ad oggi una realtà consolidata. La crescente importanza delle Cooperative di Comunità è dimostrata, non solo dai progetti di sostegno realizzati dalle associazioni nazionali delle cooperative ma, soprattutto, dal numero di coop nascenti.

Anche dal punto di vista legislativo non sono mancate le iniziative, in particolare quelle di alcuni gruppi consiliari regionali che hanno sollevato l’esigenza di una normativa in materia, arrivando alla Regione Puglia dove è stata approvata la prima legge in favore delle Cooperative di Comunità.

L’esempio della Cooperativa di Comunità “I Briganti di Cerreto”, porta alla luce un nuovo tipo di turismo, detto turismo di comunità, che si può si rifare a turismi di tipo green ed attivo, ma che vi aggiunge una preziosa risorsa: quella dell’esperienza.

Qui il turista/visitatore si immerge completamente nella vita di della comunità ospitante, entrando i contatto con la sua storia, i suoi valori, i suoi ritmi e le abitudini. Impara a conoscere l’equilibrio, a volte precario, tra gli abitanti ed il territorio circostante, imparando ad apprezzarne le asprezze e le bellezza attraverso attività di outdoor o

anche semplicemente tramite l’osservazione del paesaggio. Si riscopre così l’essenza di un territorio, riportando alla luce qual patrimonio artistico, culturale e naturale che spesso nasconde piccoli tesori “dimenticati”.

Per questo motivo credo che esempi come quelli di Cerretto Alpi necessitino di essere maggiormente incentivati, non solo per lo sviluppo socio-economico che apportano ad un territorio che rischia l’abbandono, ma perché rappresentano un valore positivo nella società di oggi, riscoprendo i valori di comunità e solidarietà, che l’individualismo e la frenesia dei giorni nostri ha portato in secondo piano.

Un campo fertile per mettere in atto un sostegno reale può essere rappresentato dalla concretizzazione della Strategia per le Aree Interne che, come già detto in precedenza, prevede l’attuazione di azioni volte a migliorare la qualità di vita e le occasioni di lavoro, all’interno di un territorio impoverito socialmente, attraverso attività quali il turismo. In tale contesto, le iniziative, anche di natura imprenditoriale ed economica non possono che assumere il carattere della sostenibilità, per evitare che i risultati immediati compromettano le risorse presenti e la solidità nel tempo delle iniziative medesime. La realizzazione della Strategia richiede molte risorse. È un fatto rilevante che essa sia stata inserita nell’Accordo di Partenariato, relativo alla nuova programmazione dei Fondi Comunitari 2014-2020, rendendo possibile in questo modo l’utilizzazione di finanziamenti europei.

Questo elaborato non vuole parlare di un volano del settore turistico, ma vuole portare alle luce delle piccole realtà che potrebbero contribuire a costruire quel sistema di turismo diffuso che potrebbe dare un importante contributo al settore. Sono realtà che ad oggi

hanno trovato un proprio pubblico e che, se incentivate, potrebbero ampliarlo. Ma, potrebbero anche essere d’esempio ad altre realtà che intendono valorizzare una o più risorse del loro territorio, siano queste di natura ambientale, storico-culturale o enogastronomico, attraverso una politica sostenibile che miri a coinvolgere il maggior numero di attori presenti in quella realtà.

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