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STRATEGIA PER LE AREE INTERNE: UN NUOVO STRUMENTO PER RIVITALIZZARE LE COMUNITA’ LOCAL

PIANO NAZIONALE STRATEGICO PER IL TURISMO E STRATEGIA PER LE AREE INTERNE.

3. STRATEGIA PER LE AREE INTERNE: UN NUOVO STRUMENTO PER RIVITALIZZARE LE COMUNITA’ LOCAL

Con la presentazione da parte del Governo Italiano dell’accordo di partenariato 2014 – 2020, lo strumento previsto per la nuova 53 programmazione di Fondi Europei per i prossimi sette anni, si è 54 concluso un percorso iniziato alla fine del 2012, riguardante la definizione di strategie, obbiettivi ed azioni per le aree interne dell’Italia . L’accordo di partenariato è stato inoltrato dal Governo 55 Italiano all’Unione Europea il 22 aprile 2014 e attende ad oggi la sottoscrizione della Commissione Europea.

Nel documento sono contenute proposte e metodologie di intervento in relazione alle “aree interne” d’Italia, che erano state oggetto di un’ampia trattazione nella “Strategia nazionale per le aree interne”, allegata alla bozza di accordo di partenariato inviata a Bruxelles il 13 dicembre 2013 . Le indicazioni della “Strategia” hanno trovato 56 traduzione anche nel Documento di Economia e Finanza 2014, presentato dal Ministero l’8 aprile 2014 . 57

Nei documenti citati le aree interne sono definite come le zone del paese “significativamente distanti dai centri di offerta dei servizi

www.dps.gov.it/it/accordopartenariato/index.htlm

53

I fondi a cui si riferisce l’accordo sono: Fonde Europeo di Sviluppo Regionale (FERS), Fondo 54

Sociale Europeo (FSE), Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP)

L’iniziativa sulle aree interne ha visto il coordinamento dall’allora Ministero per la Coesione 55

Sociale. Attualmente, superato il Ministero, il riferimento per le strategie delle aree interne è il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica del Ministero dell’Economia e delle Finanze) www.dps.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Areeinterne/ 56 strategia_nazionale_24_03_2014_edit.pdf www.mef.gov.it/doc_finanza_pubblica/def/2014/documenti/ 57 DEF_SezioneIII_PNR_Appendice_a.pdf

essenziali (istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropomorfizzazione” . 58

Nelle aree interne vivono circa 15 milioni di persone – pari ad un quarto della popolazione complessiva italiana – in un territorio che supera il 60% dell’intera superficie azionale, dove, dal punto di vista istituzionale, sono presenti circa 4'000 Comuni.

In una parte rilevante delle aree interne si è verificato, in modo g r a d u a l e e d a l s e c o n d o d o p o g u e r r a , “ u n p r o c e s s o d i marginalizzazione segnato da: calo di popolazione, talora sotto la soglia critica; riduzione dell’occupazione e del riutilizzo del territorio; offerta calante di servizi pubblici e privati; costi sociali per l’intera nazione, quali il dissesto idrogeologico e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico” . Nelle aree interne, inoltre, la strategia 59 segnala il manifestarsi nel corso del tempo di effetti negativi dovuti a interventi pubblici e privati (a partire da cave e discariche) che hanno estratto risorse senza ricadute in termini di innovazione o di benefici locali.

I comuni che sono situati nel versante emiliano del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano sono ricompresi nell’ambito della zonizzazione proposta per le aree interne, con una classificazione “periferica” e “ultraperiferica” sulla base di un criterio che determina la distanza del centro più vicino in grado di assicurare una adeguata offerta di servizi.

Nella Strategia le aree interne vengono presentate come una “questione nazionale”, verso la quale si intende agire su due livelli, con risorse nazionali ed europee.

Strategia Nazionale per le Aree Interne, pag 6 58

Strategia Nazionale per le Aree Interne, pag 6 59

Il primo riguarda interventi in materia di accessibilità ai beni di base, quali la sanità, l’istruzione e la mobilità. Da questo punto di vista la carenza di servizi essenziali si traduce in un impoverimento del diritto di cittadinanza, con una riduzione delle generali condizioni di benessere per i residenti.

Con la Legge di Stabilità 2014 , sono state destinate risorse 60 nazionali per finanziare interventi volti al riequilibrio dell’offerta di servizi di trasporto pubblico locale, di istruzione e sociosanitari . 61 In una prima fase, come prevede la Strategia, si dovranno selezionare 21 progetti, uno per ogni Regione e Provincia Autonoma, ad opera degli tessi enti.

Nel già citato documento di Economia e Finanza 2014, sono specificati con maggiore dettaglio gli interventi che dovranno essere compiuti attraverso tali progetti. Ad esempio: la riorganizzazione o realizzazione di poli scolastici, il miglioramento dell’offerta sanitaria, in modo da assicurare a tutti i residenti rapidità per i servizi di emergenza e diagnostica, l’adeguamento qualitativo dei servizi di trasporto attraverso interventi ambientalmente sostenibili . 62

Il secondo livello riguarda invece la promozione dello sviluppo, attraverso la predisposizione di piani locali, utilizzando, in modo integrato, nel periodo di programmazione 2014-2020, i fondi europei (come FESR, FSE, FEASR). I piani di sviluppo locale dovranno far leva su quello che viene definito il “ capitale materiale inutilizzato” delle aree interne, individuando azioni nei seguenti ambiti progettuali:

a. Tutela del territorio e sostenibilità ambientale;

b. Valorizzazione del capitale naturale/culturale e del turismo; c. Valorizzazione dei sistemi agro-alimentari;

Legge per la formazione del bilancio annuale e pluriennale di stato – Legge di Stabilità 2014 – G.U. 60

Serie Genarle n° 302 . 27-12-2013 . S.O. n° 87 Legge di Stabilità 2014, articolo 1 comma 13 61

Documento di Economia e Finanza, pp 44-45 62

d. Attuazione di filiere dell’energia rinnovabile; e. “saper fare” e artigianato.

Gli obbiettivi di lungo e medio termine della Strategia sono l’aumento occupazionale e del reddito, l’accrescimento della coesione sociale, la riduzione dei costi sociali dovuti al dissesto territoriale, la preservazione del patrimonio storico-artistico e il mantenimento degli equilibri eco sistemici, esposti fortemente a rischio.

Una particolare sottolineatura merita, all’interno delle azioni che dovrebbero essere contenute nei piani di sviluppo locale, quella identificabile nella “valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile”, in quanto può rappresentare un approccio nuovo per intervenire in un processo di marginalizzazione e di impoverimento sociale, prima che economico, di molte delle aree interne del paese. Il punto di partenza che rappresenta il cardine per progettare questa azione, è costituito dall’eredità della storia e dell’intervento umano, delle molteplici tradizioni locali, esemplificabili dai linguaggi e dialetti diversi, dai valori naturalistici specifici che creano un’Italia dei mille comuni e territori. Tutti questi elementi sono considerati come un potenziale valore aggiunto: “[…]La diversità dei luoghi e il policentrismo assumono un ruolo crescente nelle aspirazioni delle persone e come opportunità di sviluppo in un mondo sempre più globalizzato. Con una conclusione significativa il policentrismo non si deve perseguire, ma mantenere.” 63

Non è un caso che i riferimenti conseguenti a tale elaborazione siano il turismo naturalistico ed una progettualità innovativa che implichi “forme nuove e qualificate di occupazione giovanile, di recupero del patrimonio artistico ed anche abitativo dei Comuni più interni, con occasioni di reddito per la popolazione locale”. Attraverso questa progettualità che ha conosciuto già qualche assenza nelle aree

Strategia Nazionale per le Aree Interne, pag 46 63

interne del paese, si determina “la conoscenza presso un pubblico più ampio di territori che erano al di fuori di grandi circuiti turistici” . 64 Se a questi elementi aggiungiamo la rivitalizzazione delle realtà locali in quanto “comunità” e la tutela e valorizzazione del “saper fare”, legate a forme produttive a rischio di scomparsa, nella elaborazione contenuta nella Strategia Nazionale delle Aree Interne rientra pienamente l’esperienza della Cooperativa “I Briganti di Cerreto” e altre analoghe, di cui si è ampiamente parlato nelle prime due parti. Al momento la strategia è ancora nella sua fase iniziale, e per essere attuata, dovrà superare il periodo – e le insidie- della progettazione vera e propria, legata all’utilizzazione dei fondi europei in forma fra loro integrata.

Tuttavia essa ha individuato scenari nuovi per lo sviluppo di vaste azioni per il Paese, oggi in condizioni di marginalità.

Un patrimonio, a volte stremato dall’abbandono e dall’incuria, può rappresentare nel quadro della sostenibilità, l’occasione per una attività e una fruizione turistica che riscoprono natura, arte e saperi locali, sconosciuti al grande pubblico, ma in grado di attribuire un significato intenso e “personalizzato” alla visita o al soggiorno.

Strategia Nazionale per le Aree Interne, pag 46 64