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ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI: I RILIEVI CRITICI AL PIANO

PIANO NAZIONALE STRATEGICO PER IL TURISMO E STRATEGIA PER LE AREE INTERNE.

2. ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI: I RILIEVI CRITICI AL PIANO

Dal momento della sua presentazione ad oggi, il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo non ha avuto il successo auspicato. Il dibattito che ne è sorto è stato di breve durata e non ha ottenuto molti riscontri positivi.

Nel XIX Rapporto sul Turismo Italiano 2012-2013 , pubblicato a metà 49 2014 e patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, il Piano Strategico viene poco citato ed è definito un progetto che “stenta a decollare perché non molto ancorato alla realtà” , non tenendo conto dell’importante interattività che necessita 50 tra Regioni e Governo e, soprattutto, tra cultura e turismo.

Di grande interesse sull’argomento è il documento “Osservazioni regionali sul documento di sintesi del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo “Italia 2020””, redatto in occasione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, riunitasi il 6 dicembre 2012. Come si può notare le “osservazioni regionali” anticipano di qualche mese la presentazione del piano e analizzando le sette linee guida del Piano, individuano delle criticità propositive.

Il Piano strategico viene definito come un “lodevole sforzo per pensare ad una strategia di rafforzamento e riposizionamento sui mercati internazionali della Destinazione Italia.” , ma al suo interno 51 vengo evidenziate sostanzialmente due grandi lacune: l‘assenza di una sinergia tra i vari attori pubblici coinvolti e la mancanza di riferimenti XIX Rapporto sul Turismo Italiano 2012 – 2013, a cura di Emilio Baccheri e Giulio Maggiore, 49

edito da Mercury SRL – Turistica e IRAT CNR; Patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; in collaborazione con Banca d’Italia, Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, Agenzia Nazionale del Turismo, Istituto Nazionale di Ricerche Turistiche, Istituto Nazionale di Statistica.

Cit, pag 1 50

Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, 12/172/CR7b/C6, Osservazioni Regionali sul 51

a politiche indirizzate alla creazione di un sistema turistico sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Per quello che riguarda la mancanza di sinergia tra Enti pubblici coinvolti nella materia, la Conferenza si riferisce in particolare alla volontà che il Piano esprime di rendere il turismo materia a competenza prevalentemente statale più che regionale. Secondo le Regioni, infatti, questa scelta sarebbe poco produttiva, in quanto andrebbe ad intaccare le diversità che caratterizzano l’offerta italiana da un punto di vista socio-culturale, rendendo anche difficile poter attuare i piani “generali” elaborati dal Governo che non potrebbero tenere conto dell’adattamento alle singole situazioni. Rischierebbe, inoltre, di compromettere l’utilizzo di importanti fondi europei destinati alla regioni. La Conferenza ricorda, infatti, che molti dei fondi comunitari, previsti direttamente al turismo o per altri settori affini, sono di competenza regionale e quindi, una politica più accentrata, andrebbe ad aggiungere ulteriori difficoltà alla destinazione degli stessi.

Sempre sul piano europeo, si evidenzia il mancato approfondimento dei dati e dei documenti in materia turistica prodotti dagli organismi comunitari, come ad esempio quelli in materia di turismo sostenibile, e uno scarso riferimento alla nuova programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali europei che, anche se non riferita specificatamente al turismo, potrebbe essere utile ad attivare finanziamenti su altre misure, dal momento che il settore turistico ha carattere trasversale. Le Regioni richiedono l’attivazione di un dialogo sinergico tra Stato e territori, che permetta di creare si un marchio Italia ma che, allo stesso tempo, non dimentichi le peculiarità che rendono il nostro paese in grado di offrire una ampia offerta differenziata.

Nel documento redatto dalla Conferenza, la critica più seria rivolta ala piano è la mancanza di riferimento alla sostenibilità dello sviluppo

turistico. È sottolineata l’importanza di creare un’offerta, non soltanto appetibile, ma sostenibile, in grado di trasmettere al turista/visitatore non solo i valori e l’unicità della Penisola, ma anche di trasformare il turismo in una risorsa importante per le generazioni a venire.

Per quanto riguarda i Prodotti Turistici e Nuovi Poli Turistici, secondo le Regioni, non è possibile basare le proposte su dati di performance, ma occorre un approfondimento sulle modalità, sugli indicatori e sugli strumenti che consentono una misurazione della competitività e della sostenibilità dei processi finalizzati alla crescita del flusso turistico. Non tenendo conto di questi fattori, il rischio è quello di arrivare ad una perdita dei valori identitari dei territori e di favorire una produzione di ricchezza che non tiene conto della vita sociale e culturale del luogo, e che può determinare un danno ambientale dovuto alla cementificazione e all’incuria. Sostenere la crescita di un flusso turistico sia rispetti sia l’ambiente sia gli equilibri socio-culturali del territorio, favorisce le condizioni ottimali per mantenere forte un equilibrio tra sviluppo economico e valori ambientali e sociali.

Nel documento vengo anche elencati alcuni obbiettivi da porsi in questa direzione:

• Migliorare la qualità dei servizi al turismo, promuovendo la cultura della sostenibilità e della valorizzazione consapevole del patrimonio di natura, arte e tradizioni;

• Rafforzare e qualificare l’offerta ricettiva nel rispetto dell’ambiente attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche ed organizzative orientate alla sostenibilità, promuovendo forme di utilizzazione ottimale delle strutture ricettive esistenti, stimolando il “consumo” turistico dei territori anche in periodi extra estivi e spostando l’attenzione sulla tradizione e sulla vivibilità dei contesti urbani;

• Rafforzare la percezione esterna dei territori e della loro identità per passare dal marketing del singolo prodotto alla strategia di vendita dell’intera e diversificata offerta di una destinazione turistica;

• Sostenere la gestione imprenditoriale e la cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza;

• Costruire una nuova alleanza tra pubblico e privato, tra turismo e servizi. La Conferenza conclude auspicando uno Piano Strategico che permetta di mettere a sistema la varietà di offerte che il nostro paese offre, ponendo attenzione sulle destinazioni minori, considerati i loro caratteri culturali ed identitari.

Il tema della mancata attenzione alla sostenibilità è stato sollevato anche da alcune associazioni ambientaliste, come Legambiente. Secondo la quale il Piano “non tiene conto delle specificità e delle bellezze del nostro Paese, dell’intreccio tra agricoltura di qualità e territori tutelati di pregio, o delle suggestive specificità dei centri minori ”. Inoltre, il Piano, non si pone come obbiettivo la 52 valorizzazione di un turismo diffuso e dei nuovi turismi, riferendosi invece ad una politica in campo turistico ormai arretrata, copia di modelli come quello spagnolo, croato o turco.

http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/legambiente-boccia-il-piano-del-turismo-del- 52

3. STRATEGIA PER LE AREE INTERNE: UN NUOVO STRUMENTO