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IL TURISMO DI COMUNITÀ: QUANDO L’IMPRESA COOPERATIVA ABBRACCIA IL SETTORE TURISTICO.

Attraverso l’esperienza della Cooperativa “I Briganti del Cerreto”, e di altre realtà che ne hanno seguito l'esempio, diversi enti quali Il Gruppo di Azione Locale (GAL) Antico Frignano e Appennino Reggiano, nell’ambito del Programma Comunitario Leader+, con la collaborazione delle istituzioni locali e degli operatori turistici ed economici di alcuni borghi rurali dell'Appennino, hanno promosso la realizzazione di un innovativo progetto, tra i primi in Italia, di costruzione di offerta turistica - ricreativa, denominata “Turismo di Comunità” . 25

Questo nuovo tipo di turismo vede, come elemento essenziale, la partecipazione attiva e la collaborazione sinergica dei membri di una piccola comunità locale, tesa a valorizzare le risorse e le specifiche tradizioni del loro territorio, e si rivolge ad una fascia di turisti che è alla ricerca di un rapporto più stretto ed autentico con il territorio ospitante.

L’affermazione e l’ulteriore sviluppo di tale ed originale forma di offerta turistica, perfettamente adattatasi ai piccoli borghi dell’Appennino, necessita di una definizione delle sue caratteristiche peculiari che l connotano e la fanno diversa da

E' significativo che il progetto abbia preso origine da un GAL, seguendo quello che è stato definito 25

il metodo Leader. L’acronimo “LEADER” deriva dal francese "Liaison entre Actions de Développement de l'Économique Rurale" (“Collegamenti tra azioni dello sviluppo economico rurale”). L’idea che lo caratterizza consiste “nell’ottimizzare le energie e le risorse di tutti i soggetti in grado di contribuire al processo di sviluppo rurale, costituendo partenariati a livello subregionale tra il settore pubblico, quello privato e la società civile.” Nel 1990, quando fu avanzata la proposta dell'iniziativa LEADER, questo metodo rappresentò una novità.

“L’approccio LEADER è strettamente legato al rafforzamento dei poteri locali attraverso l’elaborazione di strategie di sviluppo e l’allocazione delle risorse a livello locale. Il principale strumento per implementare l’approccio LEADER allo sviluppo territoriale e per coinvolgere i rappresentanti locali nei processi decisionali è il Gruppo di azione locale (GAL).”

http://enrd.ec.europa.eu/enrd-static/leader/leader/leader-tool-kit/the-leader-approach/it/the-leader- approach_it.html

altre forme di turismo, al fine di evitare confusione nei potenziali fruitori e, allo stesso tempo, fornire loro la certezza sulla tipologia dell’offerta turistica e sulla qualità dei relativi servizi.

I soggetti che hanno creato questa forma di offerta turistica hanno proposto un disciplinare che rappresenti un utile strumento per connotare il concetto e le caratteristiche del "Turismo di Comunità", in modo da farne un punto di riferimento per specifiche azioni di promo-commercializzazione dell’offerta, e per le future politiche di incentivazione pubblica. La creazione del disciplinare non è stata cosa semplice, considerando soprattutto la fase embrionale in cui il fenomeno si trova e quindi la sua natura al momento ancora mutevole. Allo stesso tempo attraverso la creazione di una documento ufficiale si è volute esprimere la volontà di identificare questa esperienza attraverso una definizione il più possibile precisa ed univoca, per evitare che possano nascere fenomeni impropri e degenerativi ricompresi sotto la sigla della cooperativa di comunità.

Il manifesto si divide in 9 parti: le finalità, il macro impatto, l’ospitalità, l’autenticità, i pacchetti integrati di offerta turistica, la promozione della pluralità, la partecipazione e comunicazione, la qualità del prodotto turistico ed, ultimo ma non per importanza, la verifica della soddisfazione del cliente.

Identificando separatamente ognuna di queste aree si vuole fornire un modus operandi del processo turistico il più dettagliato possibile e, nello stesso tempo, la possibilità di avere un riscontro preciso dell’impatto che questo nuovo tipo di offerta ha sul cliente.

A seguire l’intera prima stesura della proposta di disciplinare ideata dalle Cooperative di Comunità dell’Appennino Reggiano.

DISCIPILINARE PER UN AUTENTICO “TURISMO DI COMUNITA” 26

I. Le finalità

L’affermazione di un autentico turismo di comunità deve offrire al turista il contatto intenso con l’intera comunità locale, con i suoi abitanti e non solo con gli operatori turistici, in modo da entrare in contatto diretto con le loro tradizioni locali, gli antichi mestieri, con le sue particolari produzioni, da consumare e gustare ma anche da scoprire nelle modalità di produzione, trasformazione e conservazione, partecipare attivamente alle loro feste e occasioni di incontro e non solo avere un veloce contatto con singole emergenze ambientali, storiche e culturali presenti nel territorio. La forza di una tale offerta turistica non sta, quindi, nel valore intrinseco di ogni singola emergenza ambientale o storica, che presa singolarmente non è tale da richiamare turisti per più giorni, ma nelle risorse che ogni componente della comunità ed ogni impresa locale, anche non turistica, mette in campo per offrire al turista molteplici occasioni di contatto con la natura e le sue emergenze, anche di piccola dimensione, con le tradizioni culturali orali degli anziani del luogo, con gli eventi e le manifestazioni che tradizionalmente si svolgano e che coinvolgano tutta la comunità, con il contatto con gli antichi mestieri e i prodotti artigianali, il consumo e la riscoperta dei modi di produzione e di conservazione dei prodotti alimentari tipici, ecc, che complessivamente possono costituire un’offerta turistica capace di richiamare piccoli gruppi di turisti per più giorni e per tutto l’anno e non solo per un paio di mesi nel periodo estivo. E’ un turismo

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per tutti coloro che sono alla ricerca di un rapporto diretto ed autentico con gli abitanti del luogo, che entrano in profondità, che non hanno fretta e che vogliono dare modo ai figli di scoprire gli animali e vederli nel loro habitat, l’opposto del turismo “mordi e fuggi”, di un giorno che lascia poco sul territorio e a volte lo deturpa.

Un “Turismo di Comunità” di questo tipo può essere svolto solo in realtà con specifiche caratteristiche:

I.1. In una comunità locale di limitate dimensioni, come sono i borghi dell’alto Appennino, il cui relativo esalamento ha consentito di salvaguardare un certo grado di autenticità nelle tradizioni culturali ed un certo folclore della popolazione e di salvaguardare certi mestieri e certi prodotti artigianali ed alimentari tipici;

I.2. Con un patrimonio ambientale e storico culturale che, pur composto da tante piccole emergenze, singolarmente di limitato richiamo, sono però nel loro insieme elemento di richiamo turistico per la complessiva qualità e per la loro capacità di suscitare emozioni;

I.3. Un gruppo di imprenditori, che operano, non solo nel settore turistico, ma anche nel settore agricolo, alimentare, forestale ed artigianale, disponibili a collaborare tra loro, attraverso la formalizzazione di un micro-patto, per fornire ai turisti servizi adeguati e soprattutto appropriati ed occasioni di contatto con i loro mestieri e i loro prodotti. Una tale gestione comunitaria è essenziale per fornire al turista sia servizi di ricettività e di ristorazioni di qualità e nel rispetto del luogo e dell’ambiente, ma anche occasioni di visite guidate ad emergenze ma anche ad aziende per un contatto con le produzioni, gli antichi mestieri, in definitiva un contatto vero con la popolazione locale, quasi fosse un componente part-time della comunità;

I.4. La presenza di associazioni, anche di volontariato, e di amministrazioni pubbliche locali disponibili ad assecondare la costruzione di una tale offerta turistica, sostenendo gli imprenditori nei loro sforzi di investimento per la qualificazione e la diversificazione dei servizi, per la tutela ed eventualmente il ripristino della qualità ambientale del territorio e per migliorare l’arredo urbano del borgo, per promuovere eventi e manifestazioni storico culturali tesi al recupero delle tradizioni locali. Una tale forma di turismo è un’occasione per consolidare e sviluppare l’imprenditoria locale, per creare nuova occupazione capace di richiamare nel borgo nuovi abitanti, essenziale stante la persistente tendenza al calo e all’invecchiamento della popolazione, ma è soprattutto l’occasione per ridare vitalità a quelle comunità locali che da una maggiore presenza di turisti, per più giorni alla settimana e per tutto l’anno, possono ricreare le condizioni per mantenere in vita i servizi essenziali alla persona e un ambiente socio-economico e culturale dinamico e vitale.

II. Il Micro-Patto o Patto Territoriale

Un elemento distintivo del “Turismo di Comunità” è la strutturazione di una collaborazione formalizzata tra più soggetti imprenditoriali, associazioni ed amministrazioni pubbliche locali, che danno forma ad una determinata offerta, precedentemente individuata e strutturata, atta a corrispondere ad una specifica domanda, attraverso lo strumento di concertazione del "Micro- Patto" o “Petto Territoriale”. Si tratta di un accordo che vincola alcuni comportamenti dei vari soggetti coinvolti nella costruzione di quella particolare offerta. Nella fase di start-up della collaborazione i legami saranno volutamente più elastici mentre, dopo tale fase, la collaborazione dovrebbe evolvere verso la

costituzione di un soggetto societario associativo o consortile. Gli elementi portanti del "micro-patto" sono i seguenti:

- Individuare il soggetto coordinatore dei partecipanti del patto, in grado di realizzare gli interventi comuni programmati e di dare continuità al progetto di turismo di comunità;

- Definire, per ogni partecipante, la quota di attività e di servizi che mette a disposizione dei turisti e il relativo livello di qualità e di costo, in modo da concorrere con gli altri partners alla costruzione dell’offerta complessiva ipotizzata;;

- Predisporre un Programma Operativo Annuale di eventi e di i n t r a t t e n i m e n t o t u r i s t i c o e d i p r o g e t t i d i p r o m o - commercializzazione;

- Predisporre progettualità volte all’adeguamento di servizi e strutture ai fini di un’accessibilità rivolta anche a turisti con bisogni speciali;

- Prevedere le forme e le modalità di finanziamento delle attività programmate;

- Predisporre il materiale necessario al Coordinatore per relazionare periodicamente agli altri partner l’andamento dell’attuazione del progetto, sui risultati conseguiti e rendere conto delle spese sostenute per l’attuazione del progetto;

- Rafforzare i rapporti con le istituzioni locali, sollecitandoli a realizzare gli interventi di loro competenza.

III. L'ospitalità

Tenuto conto che il “Turismo di Comunità” si prefigge di creare le condizioni per un’ospitalità accessibile a tutti e per periodi di più giorni consecutivi, è essenziale che nel borgo vi sia una certa capacità ricettiva, alberghiera o extra-alberghiera (agrituristica, in B&B, ecc.). L'ospitalità, sia nella qualità delle strutture (camere,

servizi comuni, ecc.) che nei servizi (prima colazione, ristorazione, servizi per l’escursione, ecc.) deve avere una sua specificità ed originalità e differenziarsi da quella riscontrabile in altre aree turistiche, puntando ad essere coerente con il paesaggio del luogo e l’autenticità delle relazioni umane e dello stile di vita della comunità locale. Nel rispetto di quanto sottoscritto nel Patto Territoriale, gli operatori dell’accoglienza devono impegnarsi nell’adeguamento delle strutture e dei servizi offerti affinché questi siano accessibili ad un più ampio bacino turistico, ivi compresi i turisti con bisogni speciali. Nel caso di gruppi di visitatori, questi devono essere accolti personalmente dai rappresentanti della comunità locale, i quali devono illustrare le varie attività praticabili sul territorio e far conoscere ai turisti la storia, le tradizioni e la cultura locali.

IV. L'autenticità

L'ospitalità, a seconda della diversa tipologia di turisti, deve svolgersi non solo dentro la struttura ricettiva, ma più in generale nel borgo, con contatti con diversi componenti della comunità locale, in occasione della fruizione dei servizi, delle visite guidate e delle escursioni, delle feste e manifestazioni, ecc. L’ospitalità deve essere fondata su intensi rapporti interpersonali tra il turista e gli abitanti del posto in modo che il turista si senta integrato nel gruppo comunitario e viva, in questo modo, un’esperienza autentica. Per conseguire tali obiettivi la promozione deve rivolgersi ad un turista interessato alla ricerca del recupero dell’autenticità dei rapporti con la comunità locale, nella salvaguardia ambientale del borgo e nel rispetto delle peculiarità delle comunità che abitano i piccoli borghi dell’Appennino.

V. I pacchetti integrati di offerta turistica

Un turismo contraddistinto dalle caratteristiche sopra esposte si promuove spontaneamente con il “passaparola”, ma deve essere promosso e commercializzato anche presso specifici target, predisponendo appropriati pacchetti turistici, con una struttura elastica, in grado di aderire alle specifiche esigenze del turista, senza vincolarne la libertà di scelta. Il turista deve poter fruire di tutto il territorio del borgo come di un unico sito turistico, integrato.

VI. Promuovere la pluriattività

Il Turismo di Comunità, come detto, per essere attrattivo deve puntare su una notevole varietà di attività e di fruizioni (escursioni a piedi, a cavallo, in bici, visite guidate ad emergenze ambientali o storiche, visite ad aziende con determinati processi produttivi, corsi di preparazione di piatti tipici, percorsi enogastronomici, educazione ambientale, itinerari storico-culturali, ecc.), le più possibili legate alle tradizioni e allo stile di vita della località stessa. Tutto ciò implica che molti soggetti imprenditoriali devano rendersi disponibili a “fornire servizi turistici”, aprendo la propria azienda alla presenza del turista, creando così l’opportunità per nuove attività, che, nel medio e lungo periodo, possono creare nuova occupazione e nuovo reddito. La pluriattività nella realizzazione di servizi per il turista è una delle caratteristiche e una delle condizioni per il successo del Turismo di Comunità.

VII. La partecipazione e la comunicazione

La partecipazione attiva dei soggetti imprenditoriali locali alla realizzazione della particolare offerta turistica, il coinvolgimento della popolazione locale nella accoglienza dei turisti sono

elemento essenziale del Turismo di Comunità. Tale partecipazione è anche un elemento che aiuta la comunità locale a rafforzare l'identità e il sentimento d’appartenenza, promuovendo all'esterno un'immagine positiva della località. Per realizzare tale partecipazione attiva deve essere attivata dalle istituzioni locali, con la collaborazione dei partecipanti al micro-patto, una intensa attività di comunicazione (animazione) della popolazione locale, per renderla partecipe del progetto, portandola gradualmente a conoscere e condividere gli obiettivi del progetto e rendere così più facile l'integrazione del turista nella comunità locale.

VIII. Qualità del prodotto turistico

Il target cui è indirizzato il turismo di comunità è costituito generalmente da consumatori "critici", che sono attenti al rispetto ambientale e delle culture. Per questo motivo l'espressione "qualità del prodotto" non è solo legata ai servizi erogati ma anche al rispetto di alcune regole etiche e di tutela ambientale. Per tale ragione bisogna prestare molta attenzione nella gestione dei servizi turistici ai seguenti elementi:

VIII.1 Rispetto delle normative ambientali. Le strutture ricettive, i ristoranti e gli ostelli devono mostrare grande attenzione alla gestione ambientale, in particolare al risparmio e alla tutela delle acque, al contenimento dei rifiuti e alla loro separazione, all’utilizzo di materiali ecologici nell’arredo interno ed esterno, alla tutela della quiete, ecc.

VIII.3 Tutela del paesaggio. I partecipanti al micro-patto devono prestare molta attenzione all’inserimento paesistico delle diverse attività oggetto di fruizione turistica.

VIII.3. Accessibilità di strutture e servizi. Il turismo di Comunità ha tra i suoi obiettivi l’ampliamento del bacino di utenza e si rivolge,

pertanto, anche a persone con bisogni speciali. A tal fine i partecipanti al micro-patto devono impegnarsi affinché i servizi siano fruibili da tutti, progettando strutture ed organizzando eventi privi di barriere architettoniche e mentali.

VIII.4. Rispetto delle norme sulla sicurezza. I partecipanti al micro- patto devono dimostrare di rispettare le normative sulla sicurezza degli edifici, sulla prevenzione degli infortuni e i contratti collettivi di lavoro.

IX. Verifica della soddisfazione del cliente

Un’altra caratteristica del Turismo di Comunità, che discendente dalla particolare attenzione alle esigenze del turista, è quella di verificare costantemente il suo grado di soddisfazione relativamente ai servizi utilizzati, ricorrendo ad appositi strumenti di monitoraggio, in modo da avere elementi per introdurre continui miglioramenti della loro qualità ed nel contempo individuare nuove esigenze, che possono trovare risposta nell’iniziativa degli attuali partner del micro-patto o anche allargando la partnership a nuovi soggetti del borgo

Come si evince dal patto, il “turismo di comunità” rappresenta un tipo di offerta strettamente legata al territorio di appartenenza. Il coinvolgimento di buona parte, o ancor meglio dell’intera comunità, è un punto imprescindibile per la sua realizzazione. Questo legame stretto presuppone il fatto che nella comunità vi sia una forte predisposizione non solo alla sostenibilità e conservazione ambientale, ma che gli stessi concetti siano tradotti sul piano culturale e sociale. Una vera e propria scoperta del luogo visitato, una simbiosi con gli abitanti e l’ambiente, una sorta di “residenza ad onorem”: ecco quello che aspetta i visitatori. Un nuovo turismo, che si vuol diverso da quello di “massa”, tendente ad assecondare e incarnare tendenze e modalità di fruizione imposte dall'esterno.

Il turismo di comunità intende valorizzare gli elementi “oggettivamente” attrattivi presenti sul territorio, quali bellezze paesaggistiche ed emergenze naturalistiche. Accompagna tuttavia questa “materialità” l'intenzione dei soggetti proponenti di offrire al visitatore una determinata realtà sociale, che racchiude la tradizione e la storia, comprendendo in esse le produzioni agricole tradizionali, i vecchi mestieri, altrove desueti e abbandonati, e stili di vita propri delle comunità rurali.

La finalità di questo contatto con la comunità consiste nel trasformare il visitatore in “fruitore”, che esplora i valori che quella realtà esprime e gli rappresenta. Da questo punto di vista il documento propone una “esperienza” nella quale il fruitore possa diventare parte attiva nella ricerca dell'autentico.

Il richiamo al concetto di “autenticità” è molto interessante, in quanto può essere scomposto in tre elementi che coesistono fra di loro: la natura, con i suoi richiami, la comunità, con i suoi

contenuti storici e culturali, il visitatore, sollecitato a comprendere e vivere ciò che una determinata realtà esprime . 27

Questa declinazione dell'autenticità rifugge da una semplice promozione di riproduzioni “artificiali” di ciò che è ormai lontano nel tempo, con una deformazione “folcloristica” delle tradizioni e di pratiche di vita non più esistenti. In questo caso, la critica al consumismo, contenuta nel manifesto, si tradurrebbe nella riproposizione di una “non autenticità”, attrattiva forse di turismo, ma non di qualità.

Ciò che ha preso avvio a Cerreto Alpe rappresenta un argine concreto alla creazione di una sorta di soggiorno turistico in costume contadino.

Per trarre una prima conclusione, si può affermare che Il turismo di comunità vuole essere “esperienziale”, attento alle esigenze del cliente nell’accogliere e nel coinvolgere, ma comunque un turismo nel quale si propone un'esperienza fondata sui ritmi del borgo e della montagna.

Proponendosi come alternativo al turismo denominato “mordi e fuggi” dagli estensori del manifesto, quello di comunità evoca una modalità di fruizione “in profondità” di ciò che le dimensioni locale, territoriale e comunitaria, esprimono, facendo leva non su una una particolare “attrazione” naturalistica o storico-culturale, ma sull'insieme dei valori che sono legati alla comunità, per renderli conoscibili e apprezzabili dal visitatore.

Il manifesto riprende e specifica molti dei punti che la Commissione europea ha indicato come sfide per un turismo sostenibile e rappresenta un documento estremamente interessante per costruire un modello di fruizione che presenta spunti rilevanti anche per aree

Nell'esprimere queste valutazioni in merito al concetto di autenticità contenuto nel manifesto, sono 27

state riprese le elaborazioni sviluppate nel capitolo “Esperienza turistica e ricerca dell'autenticità” del già citato volume di Marina Gilli, pp 27-46.

dove piccole comunità sono letteralmente “affogate” da un turismo “mordi e fuggi”, con soggiorni elevati in numero ma molto brevi, che produce ricchezza per determinate categorie di residenti, ma che rischia di far perdere radici culturali e identità radicate, consegnando il territorio alla volubilità della domanda turistica. Una considerazione riguarda le modalità e gli strumenti con I quali raggiungere gli obiettivi contenuti nel progetto complessivo.

Il patto territoriale, di cui si parla diffusamente (punto II), richiama l'esperienza dei Piani di Sviluppo Locale, nei quali soggetti privati, associazioni di categoria e soggetti pubblici, come gli enti locali, stipulano convenzioni e accordi per definire comuni strategie e regole di comportamento, sulla base delle rispettive competenze e ruoli. I P.S.L. sono stati adottati, con risultati eterogenei, in particolare in attuazione di programmi e iniziative comunitarie come il Piano di Sviluppo Rurale, che in questi anni conosce la nuova programmazione 2014-2020 . 28

Attraverso il patto, la ricerca dell'autenticità non rappresenta una