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Alcune considerazioni sugli indicatori di sostenibilità

2. La domanda di valutazione nell’evoluzione del dibattito internazionale: un’analisi dal livello europeo al

2.1. Gli obiettivi e le problematiche della valutazione

2.1.2. Alcune considerazioni sugli indicatori di sostenibilità

In seguito si rende utile fare alcune precisazione per quanto riguarda gli indicatori della valutazione, e in modo particolare gli indicatori della sostenibilità; per indicatore quindi si intende una caratteristica o un attributo che possa essere misurato per valutare l’avanzamento di un programma verso il raggiungimento dei suoi obiettivi. Gli indicatori devono essere definiti con la loro unità di misura e rappresentano strumenti utili ai gestori, ai partner e agli operatori nel contesto di un intervento, piano, progetto o programma e possono essere quantitativi o qualitativi oppure di programma o di contesto.

Gli indicatori della sostenibilità vengono intesi come elementi che ci aiutano a comprendere dove siamo, dove andiamo e quanto siamo distanti dalla nostra destinazione finale, come precisa Hart (1999). Gli indicatori di sostenibilità indicano la reale interconnessione con i tre segmenti tradizionali: ambientale, economico e sociale, come si può osservare nella seguente figura:

Figura 1 - Gli indicatori di sostenibilità

Fonte: schema tratto da Maureen Hart, 1999, Guide to Sustainable Community Indicators.

Quindi, gli indicatori di sostenibilità rappresentano degli indicatori multidimensionali analizzati e quali sottolineano i collegamenti fra l’economia della comunità, ambiente e società. In questo senso dobbiamo considerare anche l’approccio presentato al livello Europeo, nel 2005, con la comunicazione alla Commissione Europea sul tema dello sviluppo sostenibile (Brussels, 9.2.2005, SEC(2005) 161 Final, Communication From

Mr. Almunia To The Members Of The Commission Sustainable Development Indicators to monitor the implementation of the EU Sustainable Development Strategy) nella quale

sono state stabilite un set di dieci temi, cinque di loro ritrovandosi anche nella

Millenium Declaration e possono essere riassunti come segue:

1. sviluppo economico

2. povertà ed esclusione sociale 3. l’età della società

4. salute pubblica

5. cambiamento climatico ed energia 6. produzione e consumi

7. management delle risorse naturali 8. trasporti

9. good governance 10. partenariato globale

La natura complessa dello sviluppo sostenibile comporta la necessità di considerare un numero abbastanza grande di indicatori; per facilitare il discorso per quanto riguarda gli indicatori di sviluppo sostenibile, il set degli indicatori è stato costruito in forma di piramide su tre livelli. I diversi livelli possono essere utilizzati per intonarsi con diversi tipi di utilizzatori e a loro corrispondono gli obiettivi e le misure da monitorare. Il 1° livello consiste in un set di dodici alti livelli che permettono un’analisi di base del tema dello sviluppo. Questi indicatori mirano ad un livello alto di policy-making e possono essere considerati come un set di indicatori “titolo”. Il 2° livello corrisponde a sotto temi della rete e insieme al 1° livello monitora il progresso seguito dagli obiettivi titolo. Questi 45 indicatori sono destinati a valutare il core dell’area e la comunicazione col pubblico. Infine, il 3° livello corrisponde alle aree specifiche per l’implementazione di varie misure agli obiettivi titolo, di approfondire degli risultati specifici. Questi 98 indicatori sono destinati ad un’analisi particolare e complessa associata con i temi di interdipendenza con altri temi all’interno della rete. Sono destinati ad un pubblico più specializzato. Gli indicatori del livello 1 e 2 mirano simultaneamente gli aspetti economici, sociali ed ambientali, così come si può vedere nella seguente figura elaborata dalla Commissione UE, (2005):

Figura 2 - Dimensioni ed indicatori dello sviluppo sostenibile

Fonte: Commissione UE, 2005

Va costruito in definitiva un grande puzzle, composto da tasselli diversi, apparentemente non collegati tra loro, ma, in una visione d’insieme: sarà l’armonico insieme di eterogeneità a dare connotati definiti ad un sistema. La strategia complessiva si divide in una molteplicità di obiettivi tra cui si ribadisce l’opportunità di mantenere e richiamare in loco una popolazione sufficientemente numerosa in grado di valorizzare le risorse endogene di un territorio (patrimonio naturale e culturale, le tradizioni, le risorse, il capitale umano presente, ecc.). Tali risorse che possono servire a conservare ed attrarre i fattori produttivi, come capitale, lavoro, imprenditorialità, ecc.

La Commissione ed il Sistema Statistico Europeo propongono dei criteri di selezione che assomigliano agli Indicatori Laeken (conosciuti "di Laeken" perché sono stati adottati nel corso del Consiglio europeo di Laeken, Belgio, 14 e 15 dicembre 2001; gli indicatori cosiddetti di Laeken si riferiscono all’esclusione sociale).

Gli indicatori rappresentano quindi degli strumenti che forniscono informazioni in una forma sintetica e vengono classificati per ordine di priorità, iscrivendoli in tre livelli: un primo livello rappresentato dagli indicatori primari (comuni) che includono un numero ristretto di indicatori principali che coprono grandi tematiche; un secondo livello denominati indicatori secondari che servono descrivere altri problemi non presi in considerazione al primo livello ed infine gli indicatori terziari (nazionali) che gli Stati

membri includono nel loro piano d’azione al fine di mettere in evidenza delle specificità proprie al paese e di contribuire alla interpretazione degli indicatori primari e secondari. I criteri proposti per la scelta degli indicatori possono essere riassunti come segue:

• un indicatore deve catturare l’essenza del problema a deve avere un’interpretazione normativa accettata e chiara;

• un indicatore deve essere forte e statisticamente valido;

• un indicatore deve essere una risposta alla politica d’intervento, ma non soggetto di manipolazione;

• un indicatore deve essere misurabile in una maniera sufficientemente comparabile fra gli Stati Membri, e comparabile con gli standard applicati a livello internazionale dalle Nazioni Unite e dall’OCSE.

• Un indicatore deve essere suscettibile di modifiche;

• La misura di un indicatore non deve imporre negli Stati Membri, nelle imprese neppure nell’Unione dei cittadini un carico sproporzionato per i suoi benefici. Dopo la presentazione di alcuni criteri considerati importanti per la scelta degli indicatori, si rende utile ricordare Anghinelli (2003), che sottolinea le due caratteristiche importanti degli indicatori: una prima caratteristica è rappresentata dal fatto che gli indicatori quantificano l’informazione, rendendola più comprensibile, e la seconda caratteristica rappresentata dal fatto che gli indicatori semplificano le informazioni relative e fenomeni complessi. Gli indicatori, quindi, sono utili ai fini di comprendere i problemi complessi in un modo più semplice, osservare e analizzare il trend della situazione ambientale, realizzare in modo efficiente il monitoraggio delle azioni adottate e semplificare la partecipazione locale.

Successivamente, il progetto “Indicatori Comuni Europei (ICE) – verso un profilo di sostenibilità locale”, iniziato nel maggio 1999, con la costituzione di un Gruppo di Lavoro dell’Ambiente Italia – Istituto di Ricerche Milano e pubblicato nel 2003, con riferimento agli indicatori di sostenibilità, si è concluso con l’identificazione di dieci indicatori/temi comuni (Ambiente Italia, 2003):

1. Soddisfazione dei cittadini con riferimento al contesto locale;

2. Contributo locale al cambiamento climatico globale (indicatore principale emissione pro capite di CO2);

3. Mobilità locale e trasporto passeggeri (indicatore principale: percentuale di spostamenti tramite mezzi motorizzati privati);

4. Accessibilità delle aree di verde pubblico e dei servizi locali (indicatore principale: percentuale di cittadini che vive entro 300 m di aree di verde pubblico );

5. Qualità dell’aria locale (indicatore principale: superamenti netti di PM10); 6. Spostamenti casa-scuola dei bambini (indicatore principale: percentuale di

bambini che vanno a scuola in auto);

7. Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali (Indicatore principale: percentuale di certificazioni ambientali rispetto al totale delle imprese);

8. Inquinamento acustico (indicatore principale: percentuale di popolazione esposta a Lnight > 55dB(A));

9. Uso sostenibile del territorio (indicatore principale: percentuale di aree protette sul totale dell’area amministrativa);

10. Prodotti sostenibili (indicatore principale: percentuale di persone che comprano prodotti sostenibili).

Il progetto è stato finanziato dalla Commissione Europea, dal Ministero Italiano dell’Ambiente e della Tutela del territorio e dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT); ne sono stati partner Ambiente Italia, Eurocities e Legambiente. Finalizzato a realizzare il set di indicatori in grado di poter monitorare la sostenibilità e di rappresentare le azioni locali verso una sostenibilità in un modo integrato, il progetto a definito anche dei principi di sostenibilità alla base della selezione degli indicatori (estratto dalla “Checklist”):

• uguaglianza ed inclusione sociale (accesso per tutti a servizi di base, ad esempio istruzione, occupazione, energia, salute, edilizia, formazione, trasporti);

• partecipazione/democrazia/governo locale (partecipazione di tutti i settori della comunità locale alla pianificazione locale e ai processi decisionali);

• relazione fra dimensione locale e quella globale (soddisfazione dei bisogni utilizzando il più possibile risorse disponibili localmente, soddisfazione dei bisogni che non possono essere soddisfatti localmente in maniera più sostenibile);

• economia locale (promozione dell’occupazione e dell’impresa, secondo modalità che impattano in misura minimale sulle risorse naturali e sull’ambiente);

• protezione ambientale (adozione di un approccio ecosistemico; minimizzazione dell’uso delle risorse naturali e del territorio, della produzione di rifiuti e dell’emissione di sostanze inquinanti, accrescimento della biodiversità);

• patrimonio culturale/qualità dell’ambiente edificato (protezione, conservazione e recupero di valori storici, culturali e architettonici, compresi edifici, monumenti, eventi; accrescimento e salvaguardia della bellezza e funzionalità degli spazi ed edifici).

Gli obiettivi del progetto, “sviluppo, affinamento, gestione e valutazione del progetto

Indicatori Comuni Europei”, erano di promuovere l’uso degli Indicatori a livello locale

per poter permettere il funzionamento del processo di implementazione delle normative ambientali adottate attraverso Agenda 21, pianificare le azioni ambientali in modo sostenibile e di diminuire l’inquinamento nelle aree urbane. Si ritiene utile sottolineare il fatto che gli indicatori vengono associati ad un obiettivo connesso alla sostenibilità; l’Agenzia Europea per l’Ambiente riconosce e utilizza un modello che classifica gli indicatori in base alle modalità con le quali vengono stabiliti i relativi target, e possono essere riassunti come segue:

• Indicatori descrittivi di quanto succede all’ambiente ed all’uomo; in questa classe fanno parte la maggior parte degli indicatori compresi nelle attività delle principali istituzioni internazionali (Nazioni Unite, Consiglio Europeo, OCSE); • Indicatori di performance rispetto ad obiettivi definiti; significa che è possibile

misurarli in termini di distanza dal target;

• Indicatori di efficienza che misurano gli effettivi progressi, per esempio intensità energetica, intensità trasportistica, indicatori di disaccoppiamento che rapportano l’evoluzione degli indicatori ai parametri di crescita;

• Indicatori globali di welfare che classificano il modello globale di sviluppo (crescita economica – tipicamente il PIL, indici della qualità ambientale e sociale).

A questo proposito si rende utile fare una breve analisi degli indicatori ambientali, visto l’importanza sempre maggiore che le istituzioni europee e mondiali attribuiscono alla

componente ambiente; in questo senso si può portare come esempio il modello DPSIR (acronimo di: Determinanti, Pressioni, Stato, Impatto, Risposte). Gli indicatori rappresentano sia al livello internazionale che quello nazionale uno strumento utile e necessario per analizzare diverse realtà oggetto ad un indagine. In modo particolare, gli indicatori ambientali vengono interpretati seguendo diversi modelli che permettono analizzare lo stato dell’ambiente insieme alle cause di pressione e quali consentono successivamente la pianificazione delle politiche d’intervento e che poi permettono valutare se hanno prodotto gli effetti desiderati. Le più importanti organizzazioni che hanno proposto diversi modelli sono l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile (ONU), l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) e l’Ufficio di Statistica della Commissione Europea (Eurostat). Il modello DPSIR sviluppato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente rappresenta l’evoluzione del precedente modello “Pressioni, Stato, Risposte” (PSR), proposto da Anthony Friend negli anni ’70 e successivamente elaborato dall’OCSE. I due modelli hanno come caratteristica comune il fatto che entrambi sono basati su relazioni di causalità. Il modello sviluppato da Friend (PSR) si basava su tre componenti degli indicatori ambientali:

• Pressioni: che misurano gli effetti delle attività sull’ambiente;

• Stato: misurano diversi indicatori come acqua, aria, suolo (inquinamento); • Risposte: questa classe comprende gli indicatori utili e necessari per la

realizzazione delle politiche di intervento per migliorare e proteggere l’ambiente.

L’evoluzione proposta dall’Agenzia Europea per l’Ambiente del modello PSR è rappresentata da un approfondimento della componente P, Pressioni, che viene allargata mediante l’aggiunta di una nuova voce, Determinanti (o Forze Motrici), e con l’ulteriore sviluppo della componente S, Stato, rispetto alla quale viene apportata la distinzione tra Stato e Impatto (la componente I). Quindi il modello DPSIR mette in evidenza altre due fasi e anche i collegamenti fra le componenti. Il modello proposto permette pertanto una più approfondita comprensione ed un maggior grado di complessità nella visione, come si può notare nello schema DPSIR:

Figura 3 - Schema DPSIR

Fonte: Agenzia Europea per l’Ambiente, http://www.eea.europa.eu/

Il modello DPSIR presentato è considerato dall’Unione Europea e da parte dalle organizzazioni internazionale che attivano nell’ambito ambientale rappresenta il più idoneo modello per quanto riguarda le valutazioni ambientali, fornendo un’immagine completa dei fenomeni ambientali, in quanto le cinque componenti del modello DPSIR analizzano: le Determinanti, che rappresentano uno strumento alla disposizione degli attori coinvolti nel processo decisionale e nel processo di pianificazione delle soluzioni adatte per evitare le “pressioni"; quindi “determinanti” possono essere i dati, le informazioni sulla popolazione, altri dati riguardanti l’agricoltura, l’industria, i trasporti, ecc. Le pressioni invece, rappresentano gli effetti diretti delle attività umane; sono dei fattori fisici che in modo diretto influiscono sullo stato dell’ambiente, modificandolo; tali pressioni possono essere rappresentate dagli effetti dell'agricoltura intensiva (l'utilizzo di pesticidi), elevati consumi d’acqua, la produzione e lo smaltimento rifiuti. Gli indicatori di pressione descrivono le variabili che hanno una relazione causa-effetto con i problemi ambientali; tali indicatori devono essere caratterizzati da una certa sensibilità, cioè essere in grado di registrare diverse modifiche della pressione, in modo tale da consentire agli attori coinvolti nel <processo decisionale di scegliere le azioni migliori, in termini di efficacia ed efficienza. Quindi, le pressioni sono rappresentate dalle emissioni in atmosfera, i rifiuti, gli scarichi industriali, ecc. Lo Stato rappresenta

la condizione dell’ambiente ad un certo momento, considerando i fattori naturali e antropici. Gli indicatori di stato presentano le condizioni attuali dell'ambiente e rappresentano strumenti utili e necessari ai processi di pianificazione delle azioni da svolgere ai fini di ottenere un ripristino dell’ambiente attraverso interventi di risanamento e bonifica. Lo “stato” è quindi rappresentato dalla qualità dell’aria, delle acque e del suolo, della biodiversità, ecc. Per impatto si intende invece l’analisi degli effetti di diversi pressioni quali, ad esempio, gli effetti legati all'aumento dei cicli industriali, ecc. Essi descrivono gli effetti finali delle modifiche di stato. Stabilire dei collegamenti o correlazioni statistiche attendibili fra le pressioni, lo stato e gli impatti, è un processo difficile, a causa dell'influenza delle variabili non ambientali. Il principale scopo degli indicatori di impatto è dimostrare le relazioni DPSIR,con particolare attenzione alle relazioni causa-effetto, e di facilitare le relazioni fra le persone coinvolte nei processi decisionali degli interventi, per quanto riguardano le azioni che possano evitare eventuali impatti negativi in futuro. Gli impatti agiscono sulla salute, sugli ecosistemi, sull’economia, ecc. Per risposta si intendono le proposte con lo scopo di risolvere i problemi emersi; le proposte possono essere di carattere normativo (sia al livello nazionale che locale) amministrative e fiscali. Gli attori coinvolti nel processo decisionale devono azionare ai fini di contenere gli effetti delle pressioni e ridurre l'uso delle risorse naturali. Nell’ambito “risposta”, gli indicatori hanno il ruolo di misurare le azioni iniziate e/o concluse per risolvere i problemi. Le risposte sono rappresentate quindi di atti normativi, piani, prescrizioni, ecc.

Non esiste però una sicurezza che queste risposte saranno le migliori o efficienti. La loro riuscita potrebbe essere invece valutata attraverso gli indicatori di pressione e di stato. La seguente tabella riassume schematicamente gli argomenti affrontati prima:

Tabella 3 - Indicatori DPSIR

Ambito Definizione

Determinanti Le attività che possono avere effetti

sull’ambiente

Pressioni Sono rappresentati dall’effetto diretto delle

determinanti

Stato Le condizioni o caratteristiche fisiche,

biologiche e chimiche

Impatti Gli effetti ambientali delle pressioni

Risposte Le decisioni prese per migliorare gli stati

Fonte: elaborazione su modello DPSIR

Un gruppo di lavoro denominato IMPRESS e costituito nel mese di ottobre del 2001, in seguito alla Direttiva 2000/60UE riguardante una azione comune degli Stati membri,

Common Implementation Strategy (CIS), per quanto riguarda la politica delle acque

(The Water Framework Directive) e composto da ricercatori provenienti dalla Germania e Gran Bretagna, propongono nel loro rapporto finale, Guidance for the analysis of

Pressures and Impacts In accordance with the Water Framework Directive, il seguente

schema riguardante il modello DPSIR:

Figura 4- Modello DPSIR proposto da CIS

Fonte: Common Implementation Strategy, Guidance for the analysis of Pressures and Impacts

Pensato inizialmente come un modello per valutare e analizzare soltanto gli effetti ambientali, il modello DPSIR viene applicato anche nelle politiche di sviluppo locale; in tale senso WWF Ginevra, insieme all’Associazione ProMONTBLANC, hanno organizzato il 14-15 ottobre 2002 un seminario presso l’Università di Ginevra, con il tema: “La gestion durable du Mont-Blanc, futur joyau du Patrimoine mondial de

l’Unseco?”. Il tema del seminario non è stato soltanto di valutare lo stato della

montagna dal punto di vista ambientale, ma Anche di controllare il livello di sviluppo sostenibile dell’area, con la partecipazione delle popolazioni, dei turisti e delle istituzioni presenti nel territorio, ai fini di far diventare la zona uno spazio unico, sulla base dei principi dello sviluppo sostenibile. Per la realizzazione di questo piano, nella regione del Monte Bianco, si è creata una cooperazione fra stati, comunità montane, enti regionali e locali.

Il gruppo di lavoro ha individuato come molto importante, quattro settori su quali intervenire; i settori sono agricoltura (sostenere l’agricoltura di montagna), il turismo (diffusione di un turismo soft), l’ambiente ed i trasporti (limitare l’impatto dei trasporti). In questo senso, i partecipanti hanno individuato un set di ambiti di riferimento per analizzare e valutare lo stato della montagna; gli ambiti di riferimento possono essere riassunti come segue:

• Popolazione e livelli d’istruzione; • Lavoro e reddito;

• Turismo;

• Agricoltura di montagna; • Natura e tutele del paesaggio;

• Mobilità e trasporti; • Energia; • Gestione rifiuti; • Qualità acque; • Aria e rumore; • Democrazia e partecipazione.

A ciascun ambito di riferimento, corrisponde un set di indicatori che appartengono a una delle cinque componenti del DPSIR; vengono analizzati un numero di 44 indicatori,

ovviamente suscettibile di modifiche e considerata parziale, anche per la mancanza di dati o la loro difficile reperibilità.

2.2. I nuovi principi di valutazione emersi dalle Conferenze di