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Alcune dottrine sull’animazione del feto

Nel documento Lexis paidike. L'infanzia in Origene (pagine 164-168)

III. Pueritia mirabilis

III.1. Alcune dottrine sull’animazione del feto

L’argomento è evidentemente sterminato e richiederebbe un’intera dissertazione. La letteratura secondaria è vasta e testimonia di un profondo interesse per l’argomento365

. Si rimanda dunque a questi contributi per una ricostruzione del quadro.

La questione dell’animazione del feto si articola in due punti principali: il donde ed il quando. A queste due domande, i filosofi ed i medici danno soluzioni diverse.

A proposito della prima, si alternano due posizioni: una, dualista, per cui l’anima verrebbe al corpo. Essa ne sarebbe staccata e sarebbe dotata di vita autonoma, entrando nel corpo stesso come in una tomba. La ragione di questo ingresso risiederebbe, secondo alcuni, nella volontà di Dio, o in una punizione per un peccato commesso.

La genesi dell’idea si situa in ambito orfico o pitagorico: teorizzata da Platone nel Fedro, essa sarebbe stata portata al più raffinato grado di elaborazione dai neoplatonici nel III secolo d.C. e, prima ancora, ripresa dalla gnosi dell’ermetismo e dalla gnostica cristiana. Come è facile immaginare, questa posizione comprende l’idea della preesistenza delle anime, e in alcuni

364 Si veda il paragrafo “παῖς ψελλίζων: la rielaborazione di una terminologia preesistente” nella precedente sezione: supra

61 ss.

365 È d’obbligo, naturalmente, il riferimento a FESTUGIÈRE, La révélation d’Hermès Trismegiste, III. Les doctrines de

l’âme, cit., benché non vi si tratti nello specifico dell’animazione dell’embrione. Ad esso si aggiungono alcuni contributi più recenti e mirati, che sono fioriti negli ultimi anni in risposta al fortissimo interesse rivolto alla trattazione, nell’antichità, di un problema tutt’oggi controverso, ovvero la fissazione dell’inizio della vita vera e propria nel feto: P.CASPAR, L’embryon au IIème siècle, Paris 2002; M.-H.CONGOURDEAU, Genèse d’un regard chrétien sur l’embryon, in V.DASEN ( a c. di), Naissance et petite enfance dans l’Antiquité. Actes du colloque de Fribourg, 28 novembre – 1er décembre 2001, Fribourg – Göttingen 2004;D.A. JONES, The Soul of the Human Embryo. An Inquiry into the Status of the Human Embryo in the Christian Tradition, London 2004; L. BRISSON– M.-H CONGOURDEAU –J.L. SOLÈRE (a c.di.), L’embryon : formation et animation. Antiquité grecque et latine, traditions hébraïque, chétienne et islamique, Paris 2008, in particolare B.POUDERON, L’influence d’Aristote dans la doctrine de la procréation des Premiers Pères et ses implications théologiques, 59-77. Per questo riassunto senza pretese ci si appoggio in particolare a CONGOURDEAU, Genèse d’un regard, pur consapevoli della complessità del tema.

casi della reincarnazione, nella misura in cui un’unica incarnazione non sarebbe sufficiente a “lavare” la colpa all’origine della discesa.

Vi è poi una posizione monista per cui l’anima verrebbe dal corpo; a condividere questa teoria sono gli atomisti, per cui l’anima, materiale, si dissolve come un vapore alla morte. Per gli stoici l’anima è un soffio, il πνεῦµα, che si trova nel sangue e da lì si diparte in tutto il corpo. Nasce dal seme, si raffredda alla nascita e grazie a questo raffreddamento si trasforma nell’anima vera e propria.

Aristotele, allievo eccelso di Platone, ne eredita il dualismo, ma arriva in seguito ad elaborare una psicologia diversa: l’anima (ψυχή) sarebbe inseparabile dal corpo, ne sarebbe l’entelechia primaria; l’intelletto (νοῦς) che contempla l’intellegibile verrebbe da fuori.

Galeno, unico tra i medici a prendere posizione su una questione evidentemente avvertita come attinente alla filosofia ritiene che l’anima vegetativa si trovi già nello sperma sotto forma di pneuma, e che essa informi l’embrione. Da questa stessa anima vegetativa si svilupperebbe poi l’anima razionale, che ne sarebbe lo sviluppo e che, pertanto, non sarebbe né immortale né incorruttibile.

Quanto al secondo punto – la domanda relativa al “quando” – l’animazione può essere contestuale al concepimento, alla nascita o collocarsi in un momento compreso tra le due tappe; ancora, essa può avvenire progressivamente.

A caldeggiare la scelta del momento del concepimento sono Eraclito, gli atomisti, alcuni discepoli di Platone sulla base di un passo del Timeo ed uno del Fedro, Alcinoo e Numenio.

Il momento della nascita è invece preferito da un buon numero di presocratici per cui l’anima è un’aria ambientale, che entra dunque nel neonato al momento della prima inspirazione. Stessa tesi viene sostenuta e svolta da Porfirio nell’A Gauro. Per il filosofo, l’embrione non sarebbe in possesso che dell’anima vegetativa, definita dunque ‘anima’ solo per abuso di linguaggio.

La soluzione dell’animazione progressiva è più complicata ed adottata solo con molti distinguo. Si tratta di definire in cosa consista l’anima di cui, nei singoli contesti, è questione. Il termine può indicare l’anima vegetativa, sensitiva o razionale. Per gli Stoici, ad esempio, il pneuma pare fungere in qualche modo da anima vegetativa: al momento della nascita, come si è avuto modo di osservare, esso si raffredda e assume a pieno titolo le caratteristiche e le funzioni dell’anima.

Nell’orizzonte aristotelico la questione pare ancor più complessa: durante il periodo di formazione del feto, lo sperma comporta in se stesso un principio informatore che agisce sulla

materia passiva, costituita dal sangue mestruale femminile. Questo principio può essere identificato a ben vedere con l’anima vegetativa: la sua attività si sviluppa per quaranta giorni, nel caso di un feto maschio, ottanta, laddove la materia sia più resistente, cioè nel caso di una femmina. Al termine del periodo indicato, il feto possiede, dunque, l’anima vegetativa – che è presente da subito nello sperma del padre – e l’anima sensitiva la quale, si è detto, è l’entelechia del corpo, che si è sviluppata nel corso di questo periodo. Non solo: par di poter desumere che l’embrione possieda già anche l’anima specificamente umana, quella razionale, perché si afferma in alcuni contesti che il bimbo, già prima della nascita, avrebbe forma umana. Ma allora, quando situare l’ingresso di questa terza anima? Evidentemente, al momento del concepimento.

Un accenno all’orizzonte ebraico-biblico. Una lettura della Bibbia non consente di trarre indicazioni nette sull’argomento. Quanto al “donde”, si fotografano nella letteratura giudaico-cristiana, semplificando, tre posizioni preminenti: secondo la prima si ritiene che l’anima venga insufflata in ogni uomo, singolarmente – si parla, in questo caso, di creazianismo; nel caso della seconda ipotesi, essa sarebbe stata insufflata in Adamo per tutti gli uomini, e da lì trasmessa di uomo in uomo: è questione, in questo caso, della dottrina traducianista. La terza ipotesi considera che nel sesto giorno, allorché Dio creò Adamo, anche le anime restanti di ogni essere umano videro la luce. Ogni volta che sia necessario animare un uomo, questo “tesoro” di anime si configurerebbe pronto alla bisogna.

Ancora, relativamente al “quando” la Bibbia ebraica non fa maggiore chiarezza. Certo, l’antico testamento fa menzione di profeti chiamati dal seno della madre – si vedrà quale importanza la questione rivesta per Origene; a questo farebbe pendant nel Nuovo Testamento l’esultare di Giovanni Battista nel grembo materno. Si aggiunge a questi episodi il famoso caso esegetico di Es 21,22.23, di cui si è fatta menzione, relativo al caso di aborto della donna incinta urtata da due uomini coinvolti in una rissa; mentre il testo ebraico non si diffonde né precisa, la traduzione dei Settanta, come abbiamo visto, distingue la punizione a seconda che il feto sia formato o meno.

In ambito cristiano, nei secoli successivi ad Origene, sarà il creazianismo ad imporsi; quanto agli autori precedenti all’Alessandrino, Atenagora ritiene che l’animazione si collochi al momento stesso del concepimento, giacché l’anima sarebbe già presente nel seme paterno. Tertulliano, che, si è visto366

, dedica al tema il trattato De anima, argomenta in favore dell’animazione dell’embrione: quest’ultimo sarebbe cioè animato già nel ventre della madre. Come la morte, che è disgiunzione di anima dal corpo, avviene contemporaneamente per l’una

e per l’altro, allo stesso modo si deve ritenere a proposito della vita. Ora, pensare che il corpo, benché ancora imperfetto, contenuto nel ventre della madre, costituisca una massa informe e inanimata, è per Tertulliano inaccettabile.

III.1.1. Clemente Alessandrino: dibattito di scuola?

Merita un interesse particolare la posizione di Clemente Alessandrino, che torna sulla questione a più riprese e mostra un interesse, per così dire, scolastico. Sembra, cioè, riportare l’esito di un dibattito sentito alla sua epoca, sintetizzando poi una propria posizione che, come osserva C. Nardi, editore degli Estratti profetici, è

«intermedia tra il traducianesimo tertullianeo che considera la donna puramente passiva, perché anche l’anima dell’embrione avrebbe origine dal seme virile, e la concezione valentiniana, secondo la quale “la mescolanza umana” avviene da due “spermi mescolati”, per cui si attribuisce un seme anche alla donna (ET 17,2; 53,2). Del resto, rifutando sia il traducianismo stoicheggiante che il preesistenzialismo platonico, Clemente opta per il creazionismo dell’anima infusa da Dio (EP 17) mediante gli angeli e fornita prossimamente dalla donna»367.

É l’espressione stessa τὸ κατὰ γαστρός con cui designa l’embrione negli Estratti profetici (50), nel Pedagogo (I.6.49.1) e negli Stromati (V.1.5.3 e VIII passim) a riallacciare la posizione dell’Alessandrino ad un dibattito di scuola. In particolare, il cosiddetto ottavo libro degli Stromati sembra affrontare diffusamente la questione dell’animazione nei suoi aspetti più controversi: quello della natura e delle facoltà dell’anima insufflata nell’embrione.

Interessante, in particolare, il passo degli Estratti profetici:

«Un anziano sosteneva che l’embrione è un essere vivente. L’anima entra nella matrice preparata al concepimento in seguito alla purificazione mestruale, infusa da uno degli angeli preposti alla nascita e che conosce prima il momento del concepimento; essa muove la donna all’accoppiamento e, dopo l’eiezione del seme, assimila – per dir così – lo spirito che è presente nel seme e collabora così alla plasmazione»368.

Da rilevare il riferimento all’anziano da cui Clemente avrebbe ricevuto l’insegnamento in questione: per la sua identificazione, Nardi rimanda al capitolo undicesimo degli Estratti, che tratta, per l’appunto, dei presbiteri e della loro attitudine nei confronti del peccato e della malattia fisica come espiazione. Chi sia l’anziano ed in che misura Clemente fonda elementi greci del proprio discorso ad altri, di tradizione giudaico-cristiana, è questione che porterebbe lontano.

367 Clemente Alessandrino. Estratti profetici, a c. di C.N

ARDI, Trento 20042, 132.

368 Clem. Ecl.:Ἔλεγεν πρεσβύτης ζῷον εἶναι τὸ κατὰ γαστρός. εἰσιοῦσαν γὰρ τὴν ψυχὴν εἰς τὴν µήτραν ἀπὸ

τῆς καθάρσεως ηὐτρεπισµένην εἰς σύλληψιν καὶ εἰσκριθεῖσαν ὑπό τινος τῶν τῇ γενέσει ἐφεστώτων ἀγγέλων προγινώσκοντος τὸν καιρὸν τῆς συλλήψεως κινεῖν πρὸς συνουσίαν τὴν γυναῖκα, καταβληθέντος δὲ τοῦ

σπέρµατος ὡς εἰπεῖν ἐξοικειοῦσθαι τὸ ἐν τῷ σπέρµατι πνεῦµα καὶ οὕτως συλλαµβάνεσθαι τῇ πλάσει. Testo

Vale la pena, prima di abbandonare Clemente, di procedere un poco oltre nella lettura del passo. Gli angeli preposti all’animazione, aggiunge l’Alessandrino, introducono le anime nelle sterili prima del concepimento (προεισκρίνουσι τῆς συλλήψεως τὰς ψυχάς); porta a questo proposito l’esempio di Giovanni Battista, che esulta nel grembo della madre. Ora, Giovanni era stato già concepito, secondo il dettato evangelico: volendo seguire l’argomentazione, dunque, non si comprende l’utilità di un richiamo all’episodio del Battista. Il suo caso esegetico non pare significativo, né dimostra la tesi che Clemente suffraga. Colpisce a maggior ragione che l’autore porti proprio l’esempio in questione. In ogni caso, il Battista, come si vedrà, è uno dei casi esegetici prediletti dalla riflessione cristiana e centrale nel pensiero dell’Alessandrino.

Per giungere ad una conclusione sommaria si può sostenere generalmente che la teoria per cui l’animazione si collocherebbe nel momento stesso del concepimento diviene maggioritaria tra gli autori cristiani. La questione da sviluppare riguarderà semmai quale anima, o quali sue parti, si trovino nel feto, e quali vi si aggiungano a posteriori; quali risultino quiescenti e quali siano invece già in atto.

Nel documento Lexis paidike. L'infanzia in Origene (pagine 164-168)