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5 «Primogeniti di Egitto»: un bilancio

Nel documento Lexis paidike. L'infanzia in Origene (pagine 159-161)

In HLv II.2 Origene interpreta l’immolazione degli animali prevista dal Levitico come una vittoria dell’uomo sui vizi quali la superbia e la lussuria (carnis superbiam… lasciviam). Singolarmente, include tra questi gli irrationabiles motus insipientesque, che devono essere vinti. La terminologia non corrisponde esattamente a quella impiegata per definire il fenomeno propatetico, ma la nozione di motus induce a chiedersi se non ci si stia effettivamente riferendo agli stimoli subitanei che lo contraddistinguono. Se così fosse, risulterebbe singolare il fatto che Origene affianchi questi impulsi alle passioni vere e proprie.

Dubbi più fondati rispetto all’ “ortodossia” di Origene nel riutilizzo della definizione stoica di propassio derivano dalla lettura di HLv IX.6. A proposito del capro espiatorio, scelto a sorteggio tra i due a disposizione secondo le ingiunzioni del Levitico, l’Alessandrino porta l’esempio seguente: 357 CC VII.22 (SC 150, 64.66): "Νήπια" γὰρ "Βαβυλῶνος", ἑρµηνευοµένης συγχύσεως, οἱ ἄρτι ὑποφυόµενοι καὶ ἀνατέλλοντες ἐν τῇ ψυχῇ εἰσιν συγχυτικοὶ λογισµοὶ οἱ ἀπὸ κακίας· ὧν ὁ κρατῶν, ὡς καὶ τῷ στερεῷ καὶ εὐτόνῳ τοῦ λόγου προσρῆξαι αὐτῶν τὰς κεφαλάς, ἐδαφίζει "τὰ νήπια" τῆς "Βαβυλῶνος" "πρὸς τὴν πέτραν", γινόµενος διὰ τοῦτο "µακάριος".

«Da ciò possiamo intendere anche questo, per fare un esempio: nel tuo cuore montò un cattivo pensiero, il desiderio della donna di un altro, o di un possedimento vicino: comprendi immediatamente che questo proviene dal sorteggio del capro espiatorio, strappalo subito e scaccialo dal tuo cuore. In che modo? Se hai con te la mano di un uomo pronto (Lv 16,21), cioè, se hai tra le tue mani la lettura divina e i precetti di Dio davanti ai tuoi occhi, allora davvero sarai trovato pronto a divellere e respingere ciò che appartiene al sorteggio altrui. Ma pure se l’ira ti monta nel cuore; se la gelosia, o l’invidia, o la cattiveria per soppiantare il fratello (Os 12,3) si presentano, sii pronto a strappare e cacciare tutto ciò nel deserto»358

Anche in questo caso, la mala cogitatio pare avvicinarsi di molto al cattivo pensiero, lasciando dietro di sé i confini ed i caratteri dell’evento propatetico. Rimane di quest’ultimo il carattere di subitaneità, indicato dall’espressione temporale confestim – in HNm XX.2 si faceva uso dell’avverbio statim; cionodimeno, i sentimenti che minacciano di insorgere corrispondono alle passioni e sono ben lungi dalle reazioni immediate cui si è fatto riferimento.

Un passo che si è gia considerato359

a proposito dell’insorgere del logos nell’individuo suggerisce, forse, uno sviluppo ulteriore. Vale riconsiderarlo qui:

«E quindi, dal momento che codesti primi moti dell’anima, introdotti secondo la carne, trascinano verso il peccato, giustamente si intenderanno, secondo l’interpretazione morale, come le primizie d’Egitto: queste sono estirpate nella misura in cui la conversione della vita che resta mantiene il proprio corso più diritto. E così, dunque, nell’anima, che la legge divina castiga e corregge dopo averla sottratta agli errori, si deve pensare che anche i primogeniti degli Egiziani vengano cancellati, a meno che l’anima stessa dopo tutto questo non perseveri nell’incredulità»360.

L’espressione incipitaria – primi… animae motus – riecheggia la terminologia senecana, ma il prosieguo del discorso introduce ad un contesto assolutamente diverso. Dei primi moti dell’anima si afferma che sono introdotti secondo la carne; tutta l’argomentazione è collocata in un momento temporalmente ben delimitato, ossia quello dell’ingresso dell’individuo nella fase adulta, razionale e, quindi, moralmente responsabile, della vita. La reliquae vitae conversio parrebbe fare riferimento alla fase successiva dell’esistenza. Il primato cui fa riferimento l’aggettivo non riguarderebbe, quindi, una fase dello sviluppo delle passioni, quanto la prima fase, in assoluto, della vita affettiva della persona. In quel preciso momento, di nuovo, al singolo spetta decidere se concedere il proprio assenso ai moti che invitano ad una vita peccaminosa, o trattenerlo, avviandosi così ad una vita virtuosa. Come in tutti gli altri casi considerati, si dà risalto al ruolo della volontà e della razionalità giocato nel processo di autodeterminazione

358 HLv IX.6 (SC 287, 96.98): Ex quo possumus etiam illud intelligere, verbi gratia: adscendit in cor tuum mala cogitatio,

concupiscentia muliebri alienae, aut vicinae possessionis; intellige statim hanc esse de sorte apopompaei, abice confestim et expelle de corde tuo. Quomodo abicis? Si habeas tecum parati hominis manum, id est si lectio divina sit in manibus tuis et praecepta Dei ante oculos habeantur, tunc vere invenieris paratus ab abicienda et repellenda ea, quae sunt sortis alienae. Sed et ira is adscendit in cor tuum; si zelus, si invidia, si malitia ad supplantandum fratrem, paratus esto, ut abicias ea et expellas et emittas in eremum.

359 Vd. supra 114 n. 274; 115 n. 277.

360 HEx IV.8 (SC 321, 142): Quia ergo primi isti animae motus secundum carnem prolati in peccatum ruunt, merito in morali

loco Aegyptorum primitiva ponentur, quae eatenus exstinguuntur, si reliquae vitae conversio emedatiorem dirigat cursum. Sic ergo in anima, quam lex divina ab erroribus susceptam castigat et corrigit, etiam primogenita Aegyptorum intelliguntur esse deleta, nisi si post haec omnia in infidelitate perduret.

della persona; è necessario estirpare la malizia prima che essa trovi spazio e si rinsaldi – un passo appena letto menzionava la lectio divina come arma efficace; si ricordi come in svariate occasioni, contro l’orda di passioni che investono il fanciullo entrato nella pubertà, si raccomandasse l’uso di un’educazione temperata.

Le coordinate temporali mutano sostanzialmente rispetto al noto schema propatetico: non più l’evento sempre ripetibile della propassio stoica, che può colpire chiunque – compreso il saggio – in ogni momento, o la tentazione cristiana, che tanto più facilmente si insinua quando le difese sono abbassate; ma un evento unico, avente luogo in concomitanza con l’ingresso dei bambini nel mondo degli adulti e che, se irreggimentato, può condurre ad una vita virtuosa; se trascurato, può trascinare al vizio.

Si tratta, evidentemente, di una testimonianza isolata, che tuttavia apre nuove piste interpretative: non tanto perché richieda una rilettura in questa chiave dei passi che mostrano una più certa affinità con la προπάθεια stoica; quanto perché mostra la duttilità della terminologia origeniana ed il rischio che la volontà di ridurne l’uso ad un sistema coerente comporterebbe. Alla luce di queste testimonianze è prudente rilevare le affinità lessicali e considerare di volta in volta il contesto, tenendo ben presenti le considerazioni valide di Sorabji e Layton, le quali meriterebbero di essere enfatizzate alla luce di una maggiore indipendenza dell’Alessandrino dalla definizione stoica.

Nel documento Lexis paidike. L'infanzia in Origene (pagine 159-161)