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Capitolo 5: Marketing e valorizzazione dei prodotti tipic

6.4. Le tipicità agroalimentari bassanesi

6.4.6. Altri prodotti tipici bassanesi

Si sono ora ragruppati tutti quei prodotti tipici bassanesi per i quali non sono disponibili molte informazioni se non delle schede identificative, molto sintetiche, presenti nell’atlante dei prodotti agroalimentari tradizionali del Veneto (Veneto Agricoltura). Inoltre alcune informazioni sono state raccolte grazie a diversi colloqui con testimoni privilegiati del settore, come il responsabile della Coldiretti di Bassano Carlo Grandesso e Otello Fabris, un appassionato del settore tipico bassanese in procinto di pubblicare il suo libro dal titolo “Le tipicità bassanesi”.

Bassano del Grappa e nei comuni appena limitrofi da quasi un secolo. Si tratta di un biscotto per il quale è ormai rimasta solo la memoria storica, nato dalla necessità di riciclare i “tagli” di pasticceria. Viene spesso e volentieri accompagnato a vini dolci o grattugiato all’interno di alcune salse salate;

• “Mamma bianca di Bassano”: anche se ormai scomparso dal mercato, la “mamma bianca” è un fagiolo tipico bassanese dalle grandi dimensioni e dal colore biancastro, coltivato da secoli dalle famiglie contadine. Questa tipicità, della quale si sono ormai perse le tracce, è coltivata quasi esclusivamente per autoconsumo da qualche coltivatore appassionato e legato alle tradizioni agroalimentari del territorio bassanese. Il signor Otello Fabris, ad esempio, è uno dei pochi, se non l’unico, ad averne le sementi autoctone. Vi è da precisare che si tratta di un fagiolo comunque non facile da coltivare poiché la pianta si sviluppa molto in altezza, tanto che nel passato si associava al mais proprio per ottenerne un sostegno;

• Scarola di Bassano: varietà di insalata molto apprezzata e gradita che, grazie al particolare microclima ventilato ed alla specifica conformazione del terreno, ha assunto rinomate caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Si tratta di una verdura coltivata nel territorio bassanese da più di un secolo che, a differenza di altri ortaggi, vede la sua entrata nella tradizione culinaria locale proprio perché reperibile anche nei mesi invernali;

• Bietola di Bassano: la bietola di Bassano è una particolare varietà, anche detta “Beta vulgaris”, coltivata nella zona del bassanese da più di un secolo. Anche questo è un prodotto poco conosciuto e del quale si parla poco al di fuori dei confini bassanesi, in quanto interamente assorbito dal mercato locale;

• Cipolla rosa di Bassano: da non confondere con la cipolla di Tropea, è una varietà di cipolla tipica della zona del bassanese. Secondo la tradizione locale la cipolla rosa fu coltivata nel territorio già nel 1400 ma, sfortunatamente, dagli anni 50 del secolo scorso si è verificata una progressiva diminuzione di questa coltivazione. Le motivazioni del perché sia lentamente uscita dal mercato non sono ben chiare, tuttavia fonti attendibili sembrano concentrare il tutto ad una questione di poca reddittività rispetto ad altri tipi di cipolla. Si tratta di una cipolla apprezzata

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soprattutto per il suo sapore molto dolce e non eccessivamente piccante, della quale se ne riscontrano due classiche varietà: precoce e tardiva. Nonostante ad oggi si siano praticamente perse le tracce di questo prodotto a favore delle classiche cipolle bianche, si narra “capiti, anche nelle moderne coltivazioni, che ogni 10.000 piante compaia una cipolla dal colore rosa intenso come in origine” (Veneto Agricoltura); • Radicchio variegato bianco di Bassano: particolare tipo di radicchio coltivato nella

zona del bassanese fin dall’ottocento che deriva, almeno così sembra, dal radicchio variegato di Castelfranco. Come per le altre tipicità del bassanese finora descritte, anche il radicchio variegato bianco deve le sue particolari caratteristiche, come le foglie molto larghe, sottili e dal sapore dolce, alle condizioni pedoclimatiche che interessano la zona di produzione.

• Miele del Grappa: prodotto entrato a fare parte della tradizione bassanese soprattutto nell’ultimo secolo. La zona interessata alla sua produzione comprende tutta la comunità montana del Grappa, un territorio ideale per l’apicoltura proprio perché ricca di specie floreali che ne determinano le particolari caratteristiche organolettiche tanto apprezzate dai consumatori. Le peculiarità tipiche del miele del Grappa, come il colore, l’aroma e il gusto, sono anche dovute alla possibilità di trasferire gli alveari a diverse altitudini, fino ad arrivare a 1700 metri. Si presenta come un prodotto biologico estremamente di nicchia e con un mercato di sbocco quasi esclusivamente locale, per il quale esiste un’Associazione, “Alveare del grappa”, che raggruppa circa 180 soci. È importante evidenziare che tale Associazione non ha solamente l’obiettivo di valorizzare e promuovere il miele del Grappa, ma altresì di monitorare lo stato di salute del territorio d’interesse, attraverso la vita dell’ape, e di salvaguardare l’ambiente con il servizio di impollinazione. Essendovi quantità abbastanza elevate di prodotto, il miele del Grappa rimane reperibile per tutto l’arco dell’anno nelle sue quattro varianti tipiche: acacia, castagno, millefiori e di alta montagna. Infine, per sottolinearne l’importanza e il potenziale economico, basti notare come nel 2014 sia stato importato un quantitativo di miele per un valore pari a circa 69 milioni di euro, determinando un saldo negativo della bilancia commerciale Italiana di 33,7 milioni (Tabella 6.5).

Tabella 6.5: bilancia commerciale Italiana per i principali prodotti agro-zootecnici a destinazione alimentare (2014-milioni di euro).

Export Import Saldo

Cereali 686,60 3.029,80 -2.343,20

Ortaggi, legumi, patate 1.288,80 1.383,40 -94,60

Frutta fresca 3.079,70 2.651,10 428,60

Semi e frutti oleosi, piante

industriali 410,20 1.177,80 -767,60

Carni e frattaglie 1.899,10 4.587,50 -2.688,40

Latte 41,40 957,10 -915,70

Uova 9,10 62,30 -53,20

Miele 34,90 68,60 -33,70

Fonte: C.S. Confagricoltura su dati dell’Agenzia delle dogane.

• Antico Sigaro Nostrano: “L’Antico Sigaro Nostrano del Brenta 1763” è un prodotto tradizionale del bassanese da più di cinque secoli. Esistono, infatti, documentazioni storiche risalenti al 1500 che testimoniano la coltivazione di tabacco nel monastero dei frati di Campese di Bassano del Grappa. Il territorio tipico interessato alla coltivazione del tabacco nostrano utile alla produzione del suddetto sigaro comprende le province di Vicenza, Padova, Verona, Venezia, Treviso; sono le peculiarità di questi terreni veneti che conferiscono le particolari caratteristiche qualitative alla pianta di tabacco, ed alle sue foglie, tanto apprezzate nel tempo. Si tratta di un prodotto che riscontra nel proprio passato una lunga storia di clandestinità e di contrabbando6, nonostante ne fosse ben riconosciuta la potenzialità economica sin dal 1700. Non per niente, tra il 1700 e il 1900, la diffusione dei sigari prodotti con il tabacco nostrano fu la principale fonte di reddito per tutta la comunità del Canal di Brenta. Soltanto nel 1763, e questo fa capire il perché nelle confezioni sia riportata tale data, dopo secoli di dure battaglie la Repubblica di Venezia diede la

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Benché la coltivazione di tabacco fosse proibita all’epoca della Serenissima, il sigaro nostrano venne comunque commercializzato per tutto il territorio Veneto attraverso una fitta rete di contrabbandieri che

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concessione agli agricoltori di coltivare il tabacco. “L’Antico Sigaro Nostrano del Brenta 1763” è un prodotto che ancora oggi per la sua realizzazione segue accuratamente le tradizioni tramandate da generazione in generazione per oltre quattro secoli di storia. Si tratta infatti di un sigaro che, come tradizione vuole, viene realizzato completamente a mano dalle “sigaraie” di Campese, dalla raccolta e scelta di ogni singola foglia alla realizzazione dello stesso. Attraverso l’indagine effettuata, esposta dettagliatamente nel capitolo successivo, si è riscontrato che solamente il 12% degli intervistati, ovvero 36 persone, ha riconosciuto il sigaro come un prodotto tradizionale bassanese; dei quali solamente 17 sono residenti a Bassano del Grappa. Si tratta di una percentuale veramente bassa se consideriamo la storia secolare di questo prodotto.