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Capitolo 4: La produzione tipica

4.2. Analisi Swot

4.2.1. Punti di forza (Strenghts)

Come possibile notare dalla Tabella 4.1, molti sono i punti di forza che caratterizzano i prodotti tipici, in grado di contraddistinguerli rispetto alle produzioni di massa, o comunque di natura più industriale. Innanzitutto questi prodotti permettono al consumatore di “uscire dagli schemi” in termini di omologazione del gusto e dei consumi, soddisfacendo le proprie esigenze di varietà. Si tratta infatti di prodotti più naturali e rispettosi dell’ambiente, dato il loro minore impatto ambientale ed una naturalezza legata all’inferiore, se non nullo, uso di sostanze chimiche, additivi etc. (Canali G., 1996; Pencarelli T., Forlani F, 2006.).

Oltre alle diverse caratteristiche descritte in precedenza e facenti parte del DNA delle produzioni tipiche, come la qualità, la sicurezza, l’unicità, il legame con il territorio etc., ritroviamo anche la possibilità di applicare un prezzo maggiore al fine di ottenere un adeguato ritorno economico sotto il profilo produttivo e commerciale (Lanfranchi M., 2008). Questo è reso possibile dal fatto che la tipicità costituisce di per se una fonte di differenziazione, che permette di attuare strategie di “non-price competition” rispetto a tutti quei prodotti cosiddetti “commodity” per i quali la competizione è quasi esclusivamente basata sul prezzo (Antonelli G., 2011). È quindi molto importante adoperare una valida strategia di valorizzazione del prodotto, che riesca in un qualche modo a fare percepire il reale valore e le peculiarità differenziali dei prodotti tipici rispetto ad altri simili. Se ciò avviene correttamente la conseguenza non potrà che essere un incremento del valore reale e percepito del prodotto assieme ad una maggiore disponibilità a pagare del consumatore un cosiddetto “premium price”. È quindi molto importante che il produttore continui ad offrire un prodotto con determinate caratteristiche qualitative, poiché il non rispetto di questo può portare solamente ad una sfiducia del consumatore per il sistema agroalimentare legato alle produzioni tipiche.

Un ulteriore aspetto molto importante è poi legato all’attitudine delle tipicità alimentari di essere una fonte di differenziazione in termini di attrattività del territorio, in quanto vero e proprio fattore di attrazione turistica. Sono sempre più numerosi i “turisti enogastronomici” disposti a muoversi dal proprio paese incuriositi dalla storia e la cultura che contraddistingue una produzione tipica di particolare pregio ed il suo territorio. Suddetta curiosità deriva fortemente dalla volontà degli stessi ad ottenere una vera e propria esperienza di consumo, a partire dal mondo della produzione e dell’elaborazione della materia prima fino ad arrivare alla degustazione in luoghi evocativi del prodotto stesso (Croce E., Perri G., 2008). È proprio tale esperienza che deve rappresentare un punto focale per lo sviluppo di determinate aree rurali svantaggiate in termini di sviluppo e potenzialità economiche, ma contraddistinte dalla presenza di tipicità agroalimentari di particolare pregio.

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Questo termine, anche se spesso abusato, rappresenta un fattore di italianità sempre più gradito dagli acquirenti esteri, in grado di rappresentare le produzioni italiane come eccellenze assolute del sistema agroalimentare nei mercati internazionali (Pancarelli T., Forlani F., 2006). Detto questo, quando si parla di “Made in Italy” si devono comunque tenere in considerazione tutti quei comportamenti illeciti riguardanti il mondo Italiano dell’agroalimentare, come la contraffazione e “l’Italian Sounding”5.

Le seguenti Tabelle (4.2 e 4.4) riportano una breve panoramica del danno che il nostro Paese subisce a causa delle numerose pratiche illecite nel settore considerato.

Tabella 4.2: Valore della contraffazione dei prodotti agroalimentari Italiani e dell’Italian Sounding (2014 – miliardi di euro)

UE Asia e Oceania Sud America Nord e Centro America Totale

Contraffazione 1,1 1,4 3,4 1,1 7

Italian Sounding 23,3 5,4 27,4 5,5 61,6

Totale 24,4 6,8 30,8 6,6 68,6

Fonte: ICE – Federalimentare, 2014

Tabella 4.3: Export–Import agroalimentare (milioni di euro)6

Export Import Saldo Var.%

2011 30.219 40.510 -10.291 -

2012 31.908 39.607 -7.699 -25%

2013 33.494 40.792 -7.298 -5%

2014 34.306 41.887 -7.581 4%

Fonte: Elaborazione C.S. Confagricoltura si dati ISTAT

5

Fenomeno che si caratterizza nella presentazione di un prodotto come se fosse Italiano, riportando segni, termini e simboli evocativi del Paese.

6

La tabella comprende l’Export-Import dei prodotti dell’agricoltura (agricoltura, silvicoltura e pesca) e dei prodotti dell’industria alimentare.

Tabella 4.4: Il business illegale nel settore agroalimentare in Italia (€)

2013 2014 Var.% 2014/2013

Valore merci sequestrate 447.174.791 3.601.477.829 705% Valore beni connessi sequestrati (strutture,

conti correnti ed altri beni) 6.744.999 51.280.715 660% Valore sanzioni penali e amministrative 21.394.529 21.332.145 0%

Totale 475.314.319 3.674.090.689 673%

Fonte: Legambiente – Rapporto Ecomafie, 2015 (dati 2014)

Come possibile notare dalla Tabella 4.2, fenomeni come la contraffazione e l’Italian Sounding nel 2014 rappresentano un mercato pari a circa settanta miliardi di euro, di cui quasi il 90% è collegato a tutti quei comportamenti illeciti atti ad impossessarsi dell’immagine, del valore e della qualità dei prodotti agroalimentari italiani. Il tutto viene inoltre amplificato se prendiamo in considerazione che questo mercato risulta avere il doppio del giro di affari dell’export agroalimentare italiano (Tabella 4.3), il che può far ben dedurre le potenzialità di sviluppo in termini economici di questo settore. Tale situazione può essere ricondotta alla principale causa del mancato guadagno e della difficolta ad affermarsi che riscontra l’export nazionale, a vantaggio di tutte quelle aziende che, sfruttando l’immagine di italianità di un prodotto, riescono a commercializzare lo stesso in un mercato qualitativamente legato a fasce di prezzo più alte, ottenendo così uno sleale vantaggio competitivo. È doveroso inoltre precisare che un atto illecito come la contraffazione, oltre a creare un rilevante danno economico a imprese e Stato (circa sette miliardi di euro), può gravare pericolosamente alla salute dei consumatori a causa della presenza di sostanze più o meno nocive nei prodotti. Nel settore agroalimentare questo fenomeno può essere classificato in cinque tipologie (Ministero dello Sviluppo Economico, 2014):

1. alterazione: modifica della composizione organolettica del prodotto a causa di una prolungata o sbagliata conservazione;

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organolettici al prodotto, rendendolo apparentemente non più di tanto modificato (ad esempio la vendita di latte scremato per latte intero);

3. sofisticazione: aggiungere all’alimento determinate sostanze per migliorarne la qualità, l’aspetto o comunque ridurre i difetti;

4. falsificazione: sostituzione totale di un prodotto con altro;

5. contraffazione/falsificazione del marchio o dell’indicazione geografica di provenienza o della denominazione di origine: meglio conosciuto come “agropirateria”, questo comportamento si manifesta con l’appropriazione illecita della denominazione di un altro prodotto, noto per determinate caratteristiche qualitative e di sicurezza.

Infine, a conferma di come il business illegale nel settore agroalimentare sia stato preso fortemente in considerazione e contrastato dalle autorità predisposte soprattutto negli ultimi anni, si può notare come nel 2014 il valore delle merci e dei beni sequestrati è aumentato di quasi otto volte rispetto all’anno precedente (Tabella 4.4). Per quanto concerne invece il valore delle sanzioni penali e amministrative si è registrato una diminuzione, seppure non significativa poiché vicina a zero.