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A m alfi: un rich iam o c o n tin u o per i tu risti di tu tto il m ondo, assetati di luce e di bellezza, il luogo di una prim avera perenne. Le to n a lità crom atiche — che variano di ora in ora — ren do no questo mare as­ solutam ente ine gu ag liab ile .

In questo angolo di a u te n tic o paradiso terrestre, la storia e la leggenda si in tre ccia n o, si sovrappongono e creano un insiem e in s c in d ib ile , ta nto la fantasia viene sollecitata ai sogni, m entre la storia assume un carat­ tere diverso, sfum ato, anche se registra, a conforto, una ino p p u g n a b ile docum entazione.

E' la leggenda che Ercole, il dio pagano della forza, amasse una p icco la ninfa che si chiamava Amalfi. Ella racchiudeva nei suoi azzurri o cchi la mitezza delle albe serene ed il c o lo re del mare: a nella piccola e soave bocca, protesa n e ll'o ffe rta di un bacio esalavano tu tti gli arom i delle selve. Ma il suo amore non ebbe che brevissim a vita: Am alfi si spense, consunta, forse, da una fiam m a tro p p o grande per il suo cuore troppo piccolo. Ercole, disp era to — è sem pre la leggenda — per la m orte della p icco la ninfa, volle darle sepoltura nel posto più bello del m ondo; e la città che sorse in­ torno alla tom ba della ninfa, venne consacrata al nome di Am alfi, la tenera ed infe lice amante del dio pagano. La bellezza e la forza — Ercole e la ninfa — segnarono nei secoli il destino della città.

Che im porta se la sto ria registra invece che Amalfi fosse stata fondata, dopo la m orte di C ostantino; che essa trae le sue o rig in i da fa m ig lie rom ane che, im bar­ cate per C ostan tino po li, fu ro n o travolte e sbandate dalla tem pesta nelle acque del g o lfo di Policastro, presso il Capo P alinuro; che ris a liro n o sulle colline e si accam parono, d istan ti dalle coste, fondando M elfi; e da M elfi raggiunsero, poi, i m on ti Lattari, sui quali si insediarono, fo nd an d o Cama (oggi Scala); e vennero infine irre sistib ilm e nte attratte dal mare sottostante e vi co s tru iro n o un villa gg io, o rig in a n d o Am alfi (a Melfi)? Desideriam o p iu tto sto credere alla leggenda gentile.

Il visitatore che, da Salerno si reca ad Amalfi — e percorre la pittoresca strada scavata nella roccia e che si snoda attraverso paesaggi incom parabili, in audaci curve che seguono il c a p ric c io della costa il visitatore che si reca ad Am alfi ed ha percorso le pittoresche c it­ tadine adagiate sulle c o llin e o sulla riva (Vietri sul Mare, Cetara, M aiori, M in ori, Atrani) ha tu tto il tempo, per il disvelarsi di un nuovo panoram a ed un tu ffo di em ozione per una svolta che l’auto m iracolosam ente guadagna, per prepararsi sp iritua lm e nte ad una visita che resterà im pressa nella sua m ente e che appagherà la sua sete di bellezza.

Può, il visitatore, rievocare, in c u o r suo la storia g lo ­ riosa di Am alfi, le o rig in i della sua potenza che risal­ gono al V secolo, dopo la caduta d e ll'im p e ro romano di occidente. Innanzi ai suoi o cchi potranno rivivere gli antichi R eggitori di Am alfi, più tardi detti Patrizi im pe­ riali, che ricevevano la investitura d all'im p e ra tore di B i­ sanzio; e che successivam ente si chiam arono Dogi, come quelli di Venezia, e recavano le insegne del grado nel berretto ducale e nella clam ide di porpora e di er­ m ellino. Gli arditi navigatori ed i pirati che infestavano con le scorribande le coste e si erano spinti fin o a Ro­ ma, risalendo il Tevere e saccheggiando, quella parte della C ittà Eterna che poi fu detta « leonina».

R ifulsero, n e ll’epoca del m aggiore splendore, i com ­ merci m arittim i della R epubblica. Seguirono asperrime lotte degli am alfitani per rintuzzare le m ire conquista­ trici dei Norm anni. Ma fatalm ente avvenne il prevalere di questi ultim i, ed Am alfi non riuscì a salvarsi dalla deca­ denza, allo rq ua nd o la gelosa R epubblica m arinara di Pi­ sa, sua rivale, nei tra ffic i con l’Oriente, accorsa in aiuto di Napoli e di Capua co n tro i N orm anni, p ro fittò della occa­ sione per assalire l’em ula pericolosa. Dopo due assedi fo rm id a b ili, co n d o tti da terra e da mare, i pisani distrus­ sero e saccheggiarono Am alfi, nel 1137.

Può rievocare ancora chi si reca ad Am alfi, la par­ tenza dei Cavalieri per le C rociate in Terra Santa; e idealm ente rivedere, nel mare così terso e così azzur-

Uno scorcio della costa amalfitana

ro, le g o n fie vele delle galee sospinte verso gli approdi dell'O riente, guidate da quella bussola prodigiosa che — anche se non fu inventata da Flavio Gioia (perso­ naggio non ric o n o s c iu to dagli sto rici se non come fru tto di fantasia, ed al quale, com unque è intitolata la piazza-veranda sul mare in Am alfi), fu certamente per­ fezionata dai navigatori am alfitani. E gli amalfitani crearono e d iffuse ro le tavole del d iritto m arittimo, che si ispiraron o alle pandette di G iustiniano e che form a­ no, ancora oggi, il fond am e nto della legislazione ma­ rittim a internazionale.

Le « T a vole A m a lfita n e » vennero, com 'è noto, rin ­ tracciate nel 1843 nella B ib lio te ca imperiale di Vienna dallo s to ric o Gar. Esse c o m p re nd on o un codice di ine­ stim abile valore g iu rid ic o e c u lturale e consistono in oltre 600 pagine che c o stitu isco n o anche una cronaca delle o rig in i dei L on gobardi e dei Normanni, le « Con- suetudines civitatis Am alphae », nonché una cronisto­ ria « O m nium e piscoporum am alphitanorum » ed altri preziosi m anoscritti.

La « T a v o la » — in titolata « C apitula et ordinationes curule m aritim ae n ob ilis civitatis A m a lp his» — contie­ ne norm e reg ola trici del tra ffic o e del com m ercio ma­ rittim i: norm e rip orta te d a ll'illu s tre storico Matteo Ca­ mera, nella sua m onum entale Storia, con il fac-simile, rarissim o, di un eccezionale docum ento: un contratto di navigazione, datato 1° marzo 1105. Si tratta di una testim onianza di sapienza g iu rid ic a ; ed il « c o n tra tto » , già in a pplicazione nel secolo cessò di aver vigore nel prim o d ecennio del 1600.

Degna di p articolare rilievo è la disposizione che re­ gola il co sid e tto « c o n tra tto di c o lo n n a » nel quale si

risco ntra l’esem pio di una co stru ttiva collaborazione fra tu tte le co m p on en ti della società. Il buon risultato d e ll’im presa — e cioè del tra ffic o m arittim o — è fine com une; gli u tili vengono equam ente rip artiti; le merci vengono negoziate e piazzate nei porti in precedenza sta biliti, ed ivi si im barcano a ltri p ro d o tti indigeni per rivenderli altrove. Un unico interesse, insomma, e una p re stab ilita ed o rd in a ta d is c ip lin a di d iritti e di doveri, nonché di rischi, lega ed unisce i vari m em bri del va­ scello, dal « p atron o » ai m arinai, in base ad una gra­ d ua toria rip a rtitrice , a seconda del grado e delle pre­ stazioni del personale di bordo.

Le « T a vole a m a lfita n e » sono conservate ed esposte in una bacheca stile 1200, nella lum inosa sala del M u­ seo sto rico della c ittà di Am alfi e possono essere consul­ tate da tu tti.

Agli occhi di chi si reca ad Am alfi da Salerno o di chi viene da Napoli, si discopre, dopo una curva, im ­ provvisam ente, la città di Am alfi, con le sue bianche case, aicune erette s u ll’alto dei c o lli c h e la recingono, altre sui d olcissim i declivi, altre, infine, sulla litoranea. E, m ira colo di questa terra dei m iracoli, anche se è una g iornata invernale e piovosa, col cielo coperto, si intravede, sia pure per pochi istanti, un raggio di sole: perché ogni g io rn o il sole ha un appuntam ento ad Amalfi.

Sulle pendici o ccid en ta li, il convento dei Cappuccini

(trasform ato in Albergo) allinea le sue finestre, aper­

te su tanti m ira bili incanti; ed il c o lo nn ato ornato di pam pini, si distende a fia nco d e ll’a ntico cenobio. Tra le colonne una volta passeggiavano i frati recitando il rosario; e in vecchie c a rto lin e di propaganda, un frate appariva, tra una co lo nn a e l’altra (ma, in verità si tra t­ tava di un vecchio m arinaio che prestava la sua figura badiale, per dare c o lo re m istico al convento diventato albergo...).

E' d ’o b b lig o una sosta innanzi alla m agnifica scalea della C attedrale di S. Andrea. L ’idea di costruire un tem pio sulle pendici di un colle ed al suo somm o di una scalea deve essere balenata al Cardinale Capua­ no, reduce da Terra Santa, n e ll’800, per esprimere, fo r­ se, l'in ap pa ga ta vo lo ntà di essere più vicino a Dio. A fia nco della stupenda facciata, di stile bizantino, tutta ori e m osaici — realizzata su ca rto n i di Dom enico M o­ relli e con d eco ra zion i di Paolo Vetri, nel XVIII secolo — si erge il cam panile, iniziato nel 1180 e com pletato nel 1276, a q u a ttro piani, con cu po la a lanternino, che g ig a n te g g ia su tu tte le co s tru z io n i, antiche e recenti della città , e che servi da b aluardo di difesa dalle in­ cu rs io n i dei pirati. La grande cam pana è ancora quella

fatta fo nd ere nel 1270 d a ll’A rcivescovo A ugustariccio; e resta anche la preziosa porta di bronzo fatta fondere da Pantaleone di M auro C om ite a C ostantinopoli e portata poi, in segno di devozione e di amore, ad Am alfi. Avanti alla facciata della C attedrale è l'a trio co ­ perto, so rretto da 26 co lo nn e di o rig in e pestana.

N ell’ interno del T em pio si possono amm irare gli af­ freschi del D’Asti, nella crip ta la statua del Patrono S. Andrea, del quale è conservato anche il corpo, p orta­ tovi da G erusalem m e a cura del C ardinale Capuano. La statua è pregevolissim a opera del Naccherino, allie­ vo del B u on a rroti; le due statue laterali (S. Stefano e S. Lorenzo) sono di Lorenzo B ernini. Le volte della crip ta fu ro n o affrescate da Vincenzo Dipino, nativo di Scala, m entre l’a rch ite ttu ra è dei fratelli Fontana, co ­ s tru tto ri del Palazzo Reale di Napoli.

Il c h io stro, di stile rom anico, che è sul lato della C attedrale ed è scavato nella roccia; la Chiesa del C ro­ cifisso — dove sono, in copia doviziosa, cim eli di fregi e fra n tu m i di co lo nn e e di c a p ite lli; e, inoltre, tom be provenienti da Paestum, con bassorilievi di notevole pregio, raffigurante, uno di essi, le nozze di Teti e Pe- leo e un altro il ratto di Proserpina — co stituisco no ul­ teriore m otivo c u lturale e o gg etto di interesse e di stu­ dio.

Ma l'ita lia n o e lo straniero che sono venuti, vengono e verranno ad Am alfi non sono a ttra tti soltanto per ri­ cercarvi le g lo rie di un passato — che sono ind ub bia ­ mente fu lgidissim e — ; non per sostare dinanzi alla C attedrale; non anche per una sia pur rapida visita ai co nve nti-alb ergh i fam osi nel m ondo; non per dare uno sguardo agli Arsenali d e ll'a n tic a R epubblica o per esa­ m inare le fam ose « T a v o le » del d iritto m arittim o, con cui gli am alfitani d is c ip lin a ro n o d iritti e doveri dei tra f­ fici; non per una sosta, a ll’estrem o est d e ll’abitato, e sovrastante la to rre saracena che si protende sul mare per visitare il co nve nto -albe rgo Luna, nel quale Ibsen si ispirò per la sua «C asa di b a m b o le » . L ’italiano e lo stran iero sono venuti, ve ng on o e verranno ad Am alfi per inebriarsi di luce, di mare e di bellezza: nonché di grandi testim onianze di una sto ria che fu gloriosa.

In tu tte le citta d in e che si susseguono, da Vietri a Positano, vi è stata — e vi è — fo ltis s im a schiera dì p itto ri: e vanno rico rd a ti i nom i di D’Amato, Capone, Luca A lb in o , Della Mura, C im ino, G iuseppe Ferrigno. N icola Ingenito, C risco nio , L u c ib e llo e Scoppetta, non ­ ché di tanti e tanti altri. Si direbbe che di tanta bellez­ za di paesaggio — e s o p ra ttu tto , di una così varia e in-

I

Furore - Uno scorcio dalla spiaggia Il Duomo, sullo sfondo la torre dello Zito

tensa co lo ra zion e di cielo e di mare, di pendice e di rocce — abbia operato, ed operi, com e un prodigio che, attraverso gli occhi delle donne più sensibili, nate in questi paesi di sogno, infon da un m iracoloso influs­ so di germ e p itto ric o nel loro grem bo materno.

Ad Am alfi, ed in tu tta la costiera che ad essa s ’in tito ­ la, c iò che più im pressiona, ciò che più parla è il silen­ zio: un silenzio p ro fon d o, suggestivo, che dall'alto dei m onti discende sulle pendici, sulle rocce, sugli agru­ meti e terrazze, sino al mare in fin ito . In questo silen­ zio alto e solenne, l’anim a di chi guarda e sogna sem­ bra che si trovi a c o n ta tto di un m ondo favoloso, irrea­ le; e pare quasi di ascoltare, per un prodigio di perce­ zione, l ’arcano lin g u a g g io delle pietre, delle piante e del mare in una perfetta arm onia.

Ugo Abundo

• Amalfi: soleil, mer, histoire, legende, hospitalité proverbiale. En développant ces thèmes, Lauteur part des anciennes origines de la République maritime pour illustrer les témoignages saillants d'une splendeur jamais perdue: les fameuses «Tables Amalfitaines» retrou- vées par l'historien Gar dans la Bibliotbèque Imperiale de Vienne, la cathédrale de Saint Andrea, les Arsenaux où étaient construites les légendaires galées. Des trésors d'art et de civilisation qui, unls à l’in- oomparable scénario naturel font de Amalfi un éternel attrait pour tous ceux qui aiment la clarté et la beauté.

• Amalfi: sun, sea, history, legend, proverbiai beauty.

On thè sartie line of thought, thè author starts with thè ancient ori- gins of thè marine republic to illustrate to us thè most suggestive evidence of a never lost splendor: The famous «Amalfitan Tablets», rediscovered by thè historian Gar in thè Imperiai Library of Vienna, St. Andrew's Cathedral, thè arsenals in which thè legendary galleys were built. Treasures of art and civilization, that with thè incompa- rable naturai scene, make Amalfi an eternai summons to those that love light and beauty.

• Amalfi: Sonne, Geschichte, Legende, sprichwoertliche Gastfreun- dschaftlichkeit.

Auf der Spur dieser Themen vorangehend, der Autor beginnt bei den antiken Urspruengen der Meeresrepublik um die eindruckvol- Isten Zeugnisse eines nie verlorenen Glanzes zu verbildlichen: die beruehmten amalfitanischen Tafelbilder, wiedergefunden von dem Historiker Gar in der kaiserlichen Bibliothek von Wien, die Kathedra- le von Sankt Andrea, dìe Arsenale, in denen die legendaeren Galee- ren gebaut wurden. Kunst- und Kulturschaetze die mit dem nicht zu steigernden natuerlichen Szenenbild aus Amalfi fuer alle die das Li- cht und die Schoenheit lìeben, einen eternen Lockruf machen.

Sant'Agata