Il p ro ge tta to restauro d e ll'a n tic a chiesa salernitana di S. Pietro a Corte, fa tto già di per sé solo sign ificati vo, si vuol assumere qui so p ra ttu tto come occasione u lteriore per ria prire — pure m olto somm ariam ente — un discorso che dia co nto dei c rite ri di legittim azione e delle m odalità di esercizio d e ll’intervento pubblico nei ce n tri storici.
Ci sem bra di p oter in n a n z itu tto no,tare — in conso nanza p eraltro con tu tto il largo e significativo m ovi m ento d ’o pinio ne che sul problem a in parola è emerso in Italia negli ultim i anni e, da ultim a, con la stessa re lazione alla recente legge della Regione Campania 9 11.1974 n. 58 sul program m a di valorizzazione dei beni cu ltu ra li — com e la trad izio n ale p olitica legislativa si sia mossa, in Italia, nel solco di una concezione cu ltu ralm ente involuta, di tipo m onum entalistico, dei centri storici. Di questo prevalente orientam ento accolto dal nostro legislatore è espressione em blem atica, per cita re un solo esem pio, la legge n. 1089 del 1939 sulla tu tela delle cose di interesse sto rico e artistico.
Non v’è d ub bio che non siano m ancati, soprattutto di recente, anche sotto la spinta di quel m ovimento di cui si diceva, dei chiari segni di una — peraltro ormai ine lud ib ile — inversione di tendenza: e basti ricordare, fra tu tti, il caso della legge n. 865, che consente I’ esprop rio per il risanam ento anche conservativo degli agglom erati urbani. Tale testo legislativo appresta così uno strum e nto operativo di notevole rilevanza, che, su perando i canoni sottesi alla legislazione precedente, inaugura un tip o di intervento a carattere dinam ico e at
tivo nei c o n fro n ti delle preesistenze storico
am bientali delle città italiane e si inquadra in un’o rga nica visione del problem a, in cui a rch itettura e urbani stica possano fin alm e n te interagire. D’altro canto, la stessa a p p lic a b ilità d e ll’intervento espropriativo im pli ca il ric o n o s c im e n to del sig n ific a to e della valenza so ciali dei beni della cu ltura ereditati dal passato e di schiude prospettive non trascu rab ili in ordine a un di scorso più preciso e, s o prattutto, coerente sul piano operativo.
Non ci pare si tra tti di un « e p is o d io » legislativo iso lato, tale cioè che non tro vi alcun altro riscontro nel co nte sto della restante norm ativa allo stato vigente per la m ateria in esame: ad esem pio, la stessa legge n. 765 — la c.d. legge-ponte — e la circolare m inisteriale n. 3210 per la sua a pp lica zio n e — predispongono pa ram etri estrem am ente am pi per il riconoscim ento ad agg lo m erati urbani delle ca ra tte ristich e proprie dei ce ntri s to ric i. Il che vale a c o s titu ire un utilissim o pun to di rife rim e n to nei c o n fro n ti dei centri storici che non abb ia no rilevantissim e p e c u lia rità « m onum entali »
e induce anche a superare la trad izio n ale distinzione centro a ntico - centro sto rico con tu tto quanto da ciò può. scaturire.
A ccanto a queste em ergenze legislative di carattere innovativo, che consentono con sicurezza una pluralità di interventi volti alla conservazione e al risanam ento, ve ne sono delle altre, che, di per sé, li precluderebbe ro. E’ il caso della legge n. 167 — art. 3 — in cui si parla di « aree sulle quali insisto no im m obili da dem o lirsi per ragioni igie nico-sa nita rie ». Tuttavia, un c o o r dinam ento di tale norm a con quella contenuta n e ll’art. 32 della già citata legge n. 865, dove si prevedono pia ni di trasform azione, oltre che di dem olizione, da pre disporsi anche per ragioni igienico-sanitarie, sembre rebbe render possibile, sem pre che vi sia una volontà p o litica orientata a sorreggere un uso coerentem ente alternativo degli strum enti re p e rib ili nella vigente legi slazione, soluzioni nel senso sperato dei centri storici: soluzioni, cioè, non se tto riali, che tengano nel debito co nto non soltanto esigenze d ettate da un intento di risanam ento purchessia, ovvero da istanze « cu lturali » assunte asetticam ente, ma tu tta la vasta problem atica umana, sociale, econom ica, p o litica , connessa al « no do » u rb an istico rappresentato dai ce ntri sto rici e rein te rp re tin o quelle nel co nte sto e alla luce di questa.
E' evidente che u n ’im postazione qual è quella che si è venuta fin qui e nu ncian d o a grandissim e linee, in quanto voglia restare fedele ai presupposti che ne stanno a m onte, non può non co n iu g a rsi a ll’esigenza di una partecipazione d em o cra tica di base: se si per desse di vista tale esigenza, se si om ettesse di co m m i surare e di finalizzare ad essa l'in te rv e n to p ub blico nei centri storici, la rivitalizzazione e il risanam ento di questi verrebbero fru s tra ti nel loro stesso sig n ifica to e ne risulterebbe p ericolosam ente alterata l'in ten zion a lità p o litic a che vi abbia presieduto.
Peraltro, è p ro p rio co n te stu a lm e n te a questo d isco r so che em erge l’im portanza e l’u tilità concreta d e ll’in tervento della Regione, intan to per l'istanza partecipa tiva cui essa, per sua stessa natura, deve co rrisp o n d e re, e poi, o ltre tu tto , per la co no scen za più com pleta e l’a p p ro c c io più d ire tto che, nella sua sfera di com pe tenza te rrito ria le , è p ossibile realizzare rispetto alle preesistenze s to ric o -a m b ie n ta li: una conoscenza e un a p p ro c c io tali da far risu ltare gli interven ti più attenti e p un tua li che non siano — e che, di fa tto , non sono stati — quelli statali.
Il caso della cappella p alatin a di S. P ietro a Corte, e delle opere di restauro che in essa ci si accinge a rea lizzare, ci pare debba essere in q u a d ra to e valutato alla luce delle co n sid e ra zio n i che si è cercato di esprim e-
Salerno - Chiesa di S. Pietro a Corte
re. In fa tti, la reiezione di una concezione monumentali- stica, orm ai superata fin a n ch e nei testi legislativi più recenti, non vu ol dire di ce rto auspicare una sorta di a b b an do no p ro g ra m m a to dei com plessi esistenti: que sto è sin tro p p o ovvio e non ha nemmeno bisogno di esser d etto. Il problem a, tuttavia, è di non ritenere gli interventi intesi alla conservazione di questo o di quel m on u m e n to com e esaustivi di tu tta la problematica inerente ai ce n tri sto ric i, e di considerare correttam en te q u e g li interven ti com e a ltre tta n ti momenti sì qualifi canti, ma non ris o lu tiv i « in to to » e necessariamente
connessi con la g lo b a lità delle situazioni socio
am b ie n tali in cui essi, volta a volta, si realizzano. Ciò prem esso, o c c o rre so tto lin ea re l’estrema im por tanza e il notevole s ig n ific a to d e ll’ interessamento dell' Ente R egione e, per esso, d e ll’assessorato che si oc cupa, fra l’altro, dei beni c u ltu ra li a ll’antichissim a chie sa di S. Pietro a Corte.
Si tra tta di un m on um en to di epoca longobarda, dovu to ad Arechi II, d ap prim a duca e quindi, dopo la caduta del regno lo n g o b a rd o (774), principe di Saler no fin o al 787, e a sua m oglie Adelberga, figlia del re lo n g o b a rd o , D esiderio. E’ in d u b b io che le caratteristi che p ro p rie della « C appella S. Petri ad Curtium de Sa lerno » siano quelle di una cappella palatina, annessa al v ic in o palazzo d 'A re chi, con cui anzi costituiva, co me hanno co m p ro v a to i saggi e ffettuati per il restauro, un sol c o rp o u n ita rio . Le prerogative di cappella pala tina, e la conse gu en te esenzione dalla giurisdizione d e ll’arcivescovo di Salerno, il m onum ento in esame — a rric c h ito s i, nel 920, del cam panile fatto erigere da G u aim ario II e d e fin ito d a ll’A nonim o del « Chronicon S a lernita nu m » « m ire p u lc ritu d in is , quamvis esiguum » — le co nse rvò fin o al 1842. Appartenuta in epoca rela tivam ente recente alla co n fra te rn ita d e ll’Immacolata e acquisita, a s e gu ito della estinzione di questa, « ipso iu re » d a ll’arcivescovo « p rò te m p o re » di Salerno, la ca pp ella è dive nu ta sede della co nfraternita di S. Ste fano.
L 'in iz ia tiv a del restauro co in cide appunto con
q u e s t’u ltim a fase della sto ria del tem pio e fu assunta — o r so no a lcu ni anni — d a ll’avv. G irolam o Bottiglieri per l’Ente A n tic h ità e M onum enti. A seguito di una lun ga e irris o lta tra tta tiv a con la Cassa per il Mezzogiorno, della vicen da di S. P ietro a C orte è stato investito l’As sessorato beni c u ltu ra li, nella persona del suo titolare, prof. R oberto V irtu oso , che ha innanzitutto provveduto allo stanziam ento di fo n d i destinati a finanziare le opere più u rg en ti e, in p articola re , il restauro della tela secen tesca che rico p re — danneggiata dalle continue infiltra zioni d ’acqua — il s o ffitto d ella cappella.
La recente legge regionale 9.11.1974 n. 58, che sta bilisce l’utilizzazione di parte del fondo per il finanzia mento dei program m i regionali di sviluppo, di cui a ll’ art. 9 della legge 16.5.1970 n. 281 sulla finanza regio nale, ai fini del restauro, dell'acquisto e della valorizza zione dei beni culturali (in attuazione d e ll’art. 5 dello Statuto), consentirà di intervenire in modo risolutivo su ll’importante complesso e di dare realizzazione al già ricordato progetto elaborato dagli architetti Cento- la, Dell’Acqua e Giannattasio. Tale progetto prevede — oltre ai lavori di sottofondazione e di consolidam ento — la dem olizione di alcune fatiscenti fabbriche addos sate sul lato nord-ovest del complesso, nonché del protiro, giudicato di scarso valore artistico e, inoltre, il recupero del locale sottostante la chiesa, mediante la sua « liberazione » dalle sovrastrutture esistenti.
Pasquale Andria
• Le projet de restauration de l'antique églìse Salernitaine de Saint Pietro a Corte — monument d'époque Lombarde dù à Arechi II — offre loccasion pour ouvrir à nouveau le discours sur les modalités de l'intervention publique dans les centres historiques. Après avoir relevé les innovations et les limites de la politique législative on sou- ligne l'importance et l'utilité concrète de l’intervention de l’Organi- sme Régional. Pour Saint Pietro a Corte des fonds ont déjà été al- loués afin de taire front aux oeuvres les plus urgentes, en particulier pour la restauration de la toile du XVIIème qui recouvre le plafond de la chapelle.
• The projected restoration of thè ancient Salernitan church S. Pie tro a Corte — a monument of thè Longobardìan era due to Arechi II — is thè occasion to reopen thè discussion on thè procedure of pu- blic intervention in historical centers. Emphasizing thè energetic in novations and thè limits of legislative politics, thè importance and concrete utility of intervention by thè régional agency is underlined. The funds for thè most urgent work on S. Pietro a Corte have already beeri appropriated. in particular for thè restoration of thè sixth-century canvas that covers thè ceiling of thè chapel.
• Die geplante Restaurìerung der antiken, salernitanischen Kirche von Sankt Pietro in Corte- ein Monument aus longobardischer Epo che dem Arechi II gebuehrend- ist eine Gelegenheit um das Ge- spraech ueber die Art und Weìsedes oeffentlichen Einschreitens in den geschichtlichen Zentren wieder zu eroeffnen.
Die dynamischen Neuerungen und dìe Grenzen der gesetzgeben- den Polotik hervorhebend, unterstreicht man die Wichtigkeit und die konkrete Nuetzlichkeìt des Eingreifens der Landesbehoerde. Fuer Sankt Pietro in Corte sind schon Kassenbestaende fuer die eìligsten Werke ausgesetzt, ìnsbesondere fuer die Restaurìerung der Lein- wand aus dem 17ten Jahrhundert, die die Decke der Kapelle be- deckt.