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Una « ca rrellata » su d o d ic i anni di « Incontri del Ci­ nema » la si potreb b e aprire in ta n ti m odi: facendo la co nta dei film , e le nca nd o le nazioni « in c o n tra te » , enum erando i registi. Ma basta accingersi all'opera, dare uno sg uardo ai ca ta lo g h i delle varie edizioni per im battersi in un paio di nom i che fanno emozione. Li abbiam o tro va ti su b ito : T o tò e De Sica. E abbiam o ca­ pito che dovevam o c o m in c ia re da loro.

Nel 1963, qua nd o g li « In c o n tri » debuttarono (non a Sorrento, ma a Napoli), sia T otò che De Sica fu ro no feste gg ia ti con ce rim o n ie varie e con la proiezione di a n to lo g ie dei loro film più sig n ific a tiv i.

De Sica aveva appena fin ito di girare un film ed era im pegnatissim o co l m on tag g io . Ebbe poco tem po da dedicare al p ro gram m a che gli avevano preparato. T otò scese a ll'E xce lsio r, si lasciò intervistare.

D opo aver rievocato i d u ri inizi della sua attività di c o m ic o in un baraccone al viale Elena (il debutto non fu precisam ente un successo) e lo g iò m olto l’iniziativa della nuova m anifestazione cinem atografica.

Gli « In co n tri » in c o m in c ia ro n o dunque così, smen­ tendo la tra d iz io n e di una N apoli irricon osce nte e ne­ g atrice dei suoi fig li. Si a p riro n o con l'om aggio ai no­ mi più p re stigio si di cui al m om ento potesse vantarsi. E la c ittà li o n o rò e feste gg iò , appunto, com e si m eri­ tavano. A rappresentare la bellezza, tra lo charme di De Sica e ia vis comica di T o tò c era S ophia Loren. Gli « In c o n tri » — che nascevano ro m a n tic i e galanti — o l­ tre a dedicare anche a lei u n ’a nto log ia film ica, le « p o rta ro n o » una serenata so tto le finestre d e ll’alber­ go, in via Partenope. E fu una serenata m em orabile, che — non osta n te l’ora di notte — b lo ccò il traffico per un pezzo sul lungom are.

Ma p arlia m o dei film . Com e era possibile m etterne insiem e una d ie c in a pre sen ta bili in u n ’epoca in cui Ve­ nezia era a nco ra Venezia e i p ro d u tto ri si erano già fa tti d iffid e n ti verso i festival, tem endo di esporre i film a e ventuali s tro n c a tu re capaci di pregiudicare gli in­ cassi? Eppure le p e llic o le si m isero insieme. Se ne a d u n a ro n o una dozzina, tra italiane e straniere. Dalla Spagna venne « El V erdugo » di Berlanga, dalla Svezia un film di Bo W id lerge rg (« Barnvagnen »), dalla Fran­ cia il s a tiric o « Dragée au poivre » di Baratier. Tra gli ita lia n i tro v ia m o « I b asilisch i » di Lina W ertm ulier, in­ siem e con « L a p u p a » di O rla n d in i e « F in c h é dura la te m p e s ta » di Vailati. A ltri film vennero da Gran Breta­ gna, C eco slova cchia , Svezia e p e rfin o Messico e G iap­ pone. Non m ancò un co nve gn o, centratissim o, su « Ci­ nema e te levision e ».

Gli « In c o n tri », d u n qu e, erano nati. Ma si vide subito che una m an ifesta zion e del genere non poteva am­

bientarsi in una m etro po li. R ischiava di disperdersi o di diventare occasione d ’in tra lc io alla vita cittadina. Con decisione da m anager sicuro del fatto suo, l’uomo che li aveva vo lu ti, Enzo Fiore — a llo ra presidente del- l’E.P.T. di Napoli — ne spostò la sede a Sorrento, sia pure col p ro po sito (poi lasciato da parte) di rendere a d d irittu ra itinerante la m anifestazione. « S orrento — egli scrisse nella presentazione al catalogo del 1964 — è sede veram ente inco m p a ra bile per una m anifestazio­ ne del genere: bella qua nto mai altra e quanto mai ric ­ ca di fastose vestigia del passato, m odernam ente at­ trezzata per l’o spitalità, pur conservando dim ore squi­ sitam ente rom antiche, con quel senso di belle époque che o g g i fa tanto rim p ia n to »..., con una piazza acco­ gliente, fatta p ro p rio per il co nve gn o di una folla gaia ».

Com e fu ro n o gli « In c o n tri» del 1964? Si vide una seconda edizione che già si poneva il problem a di es­ sere non una sem plice parata di p e llico le pronte per il m ercato, ma una m anifestazione o rien ta ta alla ricerca di precisi c o n te n u ti in fo rm a tiv i e c u ltu ra li. Troviam o in ca talo go « Il balcone » di Joseph Strick, tratto dal fa­ m oso testo teatrale di Genet, « Il servo » di Joseph Lo- sey e un « e s p e rim e n to » d estinato a diventare il capo­ stip ite dei western a ll’italiana: l'o rm a i fam oso « Per un pugno di d ollari » di Sergio Leone. Per la prim a volta si ebbe anche un film so vietico, una edizione a co lo ri de « Il m oro di Venezia », te cnica m e nte accurata ma greve dal p unto di vista sp ettaco la re; regia di Vaktang C iabukiani.

Un to n o spiccatam ente c u ltu ra le caratterizzò l’edi­ zione 1965, che fu poi anche l’u ltim a a carattere anto­ logico. T ono cu lturale , s o p ra ttu tto , nelle m anifestazioni di c o n to rn o . Si tenne un co nve gn o su « Cinema e nar­ rativa », che ebbe per relatori G iu lio Cesare Castello e A lb erto L attuada e si org an izzò una m ostra del Libro cin e m a to g ra fic o . Il ca rte llo n e dei film non fu m olto ric ­ co né vario. Ma q ua lch e tito lo m erita di essere rico rda ­ to: « Lem onade Joe », del ce co slova cco M ilos Kopecki, che fo rn ì un g usto so saggio di quel w estern grottesco che o g g i è d ive ntato un genere di consum o: « Sla­ lom » di L ucian o Salce, « Il m o rb id o n e » di Massimo F ranciosa (una delle poche p e llic o le con Paolo Ferrari p ro tag o nista ) e in fin e quel « C o lo n n e llo Von Ryan », che puntava tu tto sul nom e di S inatra e che peraltro risu ltò, anche sul pia no co m m erciale , largam ente infe­ riore alle sue m assicce a m b izio ni.

C ol 1966 gli « In c o n tr i» e n tran o in una nuova fase, che dura tu tto ra . E ’ la fase delle e dizion i m on og ra fi­ che, d ed ica te o g n i vo lta a lla c in e m a to g ra fia di una na-

Il regista svedese Alt SjUberg

zione. La « te s ta ta » della m anifestazione sorrentina si c o n s o lid a e si a rric c h is c e di nuovo prestigio con l'a ffi­ dam ento della d irezio ne a rtistica a un c ritic o qualifica­ to com e Gian L u ig i R ondi. « Perché "In c o n tro con il C inem a fra n c e s e ” »? egli si chiedeva n e ll’accingersi al­ l’opera. « E, a n z itu tto , perché « In co n tri »? Per distin­ guersi dai festival, in u n ’epoca in cui i festival sono in crisi. S o p ra ttu tto q u e lli c o m p e titivi.

« A g li inizi, la c o m p e tiz io n e era la base di un festival, il suo in ce ntivo , lo s tim o lo b en efico per gli autori e an­ che per il p u b b lic o che vi assisteva. A lungo andare, invece, la c o m p e tiz io n e è divenuta un veleno che via via sta m etten do d is c o rd ia in tu tti i festival, spargendo la d is c o rd ia nel m on do del cinema...

« A S o rre nto , invece, vedrem o un num ero di film il più p ossibile am pio di un solo Paese e questo permet­ terà alla c ritic a di farsi u n ’o p in io n e sufficientem ente esatta e fo nd ata di q uella cinem atografia, senza quelle a pp ro ssim a zio n i e q uelle lacune insite, invece, nei pro­ gram m i di tu tti i festival.

Da questa e nu nciazio ne program m atica sono tra­ scorsi nove anni. E non si può dire che l’im pegno non sia stato m antenuto. Chi ha seguito in questo tempo gli « In c o n tri » realm ente può dire di saperne di più sul co n to d elle c in e m a to g ra fie di nove paesi in particolare e della c in e m a to g ra fia di tu tto il m ondo nel suo in­ sieme.

Il d e b u tto della d irezione R ondi coincise con accen­ tu ati ric h ia m i m ondani e d ivistici, che non volevano certo sb ila nciare la m anifestazione sul lato della frivo ­ lezza, ma nascevano dalla preoccupazione di renderla più a ttraente anche per i « non addetti ai lavori » e vi­ vificarne , così, l'e ffic a c ia tu ristica . Si com inciò ad ac­ co g lie re con spari di m o rta re tti e lanci di fiori le attrici più fam ose che sbarcavano da veloci m otoscafi nel p orto di S orrento. Ma si c o m in c iò anche a nominare, o gni volta, p residente d ’o no re della manifestazione una delle più p re stigio se p erson alità del cinema di tu r­ no. E per il cinem a francese to c c ò a René Clair, acca­ d em ico di Francia, che è poi rim asto uno dei più fedeli e e ntu sia stici am ici della m anifestazione sorrentina.

A rric c h iti di un c o n s ig lio di presidenza com prenden­ te i registi A n to n io n i, Blasetti, B o lo g n in i, De Sica, Felli- ni, Germ i, Lattuada, Lizzani, Pietrangeli, Rosi, Rosselli- ni, V ancini, V isco nti, Zam pa e Z u rlin i, gli « Incontri » ebbero da presentare film la cu i scelta nasceva da una a ccurata selezione svolta da R ondi e dai suoi co lla bo ­ ratori presso le case di p ro du zion e del paese invitato. Q u ell’anno ci fu ro n o Deray e G odard, Agnes Varda, C olpi, Etaix, L elouch e a ltri ancora.

Deray (« Con la pelle degli a ltri ») ci propose un

asciutto Lin o Ventura dram m aticam ente im pegnato in una sto ria di spio na gg io. G odard (« M asculin, femì- nin ») p untò l’o biettivo sui p ro ble m i dei giovani, tra i d ic io tto e i v e n t’anni, analizzando fatti, personalità e sentim enti in quel suo stile tip ic o da grande reportage narrativo-sociale. La Varda si so ffe rm ò su una vicenda presa un pò com e em blem a di certa problem atica fa­ m iliare contem poranea. C olpi ci trasp ortò con « Pour une é toile sans nom » in una atm osfera che ricordava, per certi aspetti, quella sognante del nostrano « Quat­ tro passi tra le n u v o le » . Etaix (« T a n t q u ’on a la santé ») redigeva la cron aca gelida e sgom enta di una incipiente alienazione. Lelou ch, infine, propose quello che già si profilava com e il suo più grosso e abilmente o tte nu to successo: « Un hom m e et une femme ».

Estrem am ente interessante fu il program m a dei con­ vegni e delle m ostre. Ad una tavola rotonda si incon­ traro no i registi della « N u o v a Scuola francese» del ’36, C lair, Carnè, Duvivier, ed a lcu n i fra i più significa­ tivi registi della Nouvelle Vague, la Varda, la Duras, Ale­ xandre Astruc. P raticam ente due generazioni, due età del cinem a a c o n fro n to attraverso una prospettiva di trenta anni densi di storia. M aurice Bessay, Charles Ford, G iulio Cesare Castello, Jean de B aroncelli furono gli «in­ quisitori» e i m ediatori.

Una m ostra dedicata a « I p itto ri e il cinem a» e una m ostra fo to g ra fic a di Sam Levin com pletarono il pro­ gramma.

La via orm ai era aperta, i b in ari impostati. Su di essi gli « Incontri » potevano procedere tra n q u illi, prom uo­ vendo la conoscenza a p p ro fo n d ita di altre cinem ato­ grafie e q u a lifica nd osi sempre più, in tal modo, come iniziativa em inentem ente culturale.

Dopo la Francia, nei due anni successivi, fu la volta, rispettivam ente, della Gran B retagna (1967) e della Svezia (1968).

L'« Incontro » col cinem a inglese registrò la presen­ za di un « ospite dei nostri o s p iti ». Venne M ichelange­ lo A n to nio ni, con il suo « B low up », da poco realizza­ to p ro p rio in Inghilterra. Non era, a rigore, un film in­ glese, poiché italiani erano il regista, il produttore, I’ operatore. Ma era un film che partiva dalla Londra di oggi per aprire un d isco rso su lla co nd izio ne di crisi d e ll’uom o co nte m p o ra ne o. Thom as, il p rotagonista — che è un fo to g ra fo — crede di aver racchiuso nella sua m acchina le prove di un d e litto . Successivamente si dovrà co nvince re di non p o te rn e essere certo. La vi­ cenda, così, assum e un alto valore em blem atico. Di­ venta la sto ria di una rice rca della certezza e del fa lli­ m ento che ne consegue. Il film aprì la rassegna, per

Il regista cecoslovacco Juro Jakubisko

dovere — a pp un to — di o spita lità . Ma ne fu anche un adeguato proem io, p oiché ai p ro ble m i d e ll’uomo e del­ la sua ricerca di certezze erano dedicate m olte altre delle p ellico le in program m a. In « A man fo r alla sea- son » Fred Z innem ann evocava la fig ura storica e il dram m a di Tom m aso M oro: il dram m a della certezza di un dovere da osservare fin o in fondo, a costo della vita. « C ui de sac » di P olanski interessò gli esperti e il p u b b lic o per l’aspra descrizione di uno stato di degra­ dazione um ana s p in to a un lim ite disperato. Peter W atkins (« P rivilege ») affondava il b isturi nella tragedia di un ido lo delle fo lle a bb an do na to di co lp o dalla po­ polarità. Jack B ond (« Separation ») offrì un esempio di

cinema-verité a p ro p o s ito d ella relazione fra un ragazzo

e una ragazza. Losey (« A c c id e n t ») sceglieva per pro­ ta go nista un professore d 'u n iv e rs ità ossessionato dal te rro re di invecchiare. Dram m a della vecchiaia — qui già rag giu nta e unita alla m iseria — in «The whisperers» di Bryan Forbes. Infine Peters Brooks, con il « Marat - Sade » dal dram m a di Peter Weiss, interpreti Glenda Jackson e altri fam osi a tto ri della Royal Shakespeare C om pany: u n ’opera viole nte m en te giocata sul co ntra ­ sto tra due grandi « estrem isti » d ella storia.

Il presidente d 'o n o re dell'« In co n tro » col cinem a in­ glese fu Sir Carol Reed e la « Sirena d ’oro » andò a David Lean.

Chi altri se non Ingm ar Bergm an poteva essere il presidente d ’onore della edizion e dedicata alla Svezia? Lo fu, infatti, ma solo a distanza. Tem pestiva ind ispo si­ zione o c o ng en ita m isa ntro pia gli co n sig lia ro n o di non m uoversi dalla Svezia. Fu cortesissim o, scrisse una let­ tera piena di elogi per i c o lle g h i registi italiani. Ma re­ sta l’u nico presidente che sia stato assente, sia pure g iu s tific a to . S o rrento gli trib u tò tu tti gli o no ri che gli erano dovuti (« Sirena d 'o ro », rico no scim e nto ai suoi a tto ri p re fe riti Ingrid Thulin, Max Von Sydow) e, in pra­ tica, l’« In con tro » fu tu tto com e pervaso dalla persona­ lità del G rande Assente. Il suo film più recente « Skam- men » fu lim pidam ente inteso per ciò che voleva esse­ re: un fo rte g rid o di protesta c o n tro la guerra e la vio­

lenza in generale. Gli altri film (« Flickorna » di

Z e tte rlin g ; « O le ole d o ff », di T roell; « Badarna » di G am lin; « Har har du m itt liv », ancora di Troell; « Si- s ko nb ad 1972», di Sjom an; « H u g o och Josefin », di G rede; « Svarta P a lm kro n o r », di Lindgren; Jag alskar du' A lskar; « Ola und Julia », di H alldoff; « Elvira Madi- gan » di W iderberg) o ffriro n o la visione di un paese e di una cin e m a to g ra fia pro fon d am en te im pegnati in una p ro b le m a tic a esistenziale e sociale: l una intre c­ ciata a ll’altra in m aniera d ra m m atica e, spesso, tragica. Karel Zem an, asso del cine m a d ’anim azione (la spe­

cia lità » indiscussa della c in e m a to g ra fia cecoslovacca) fu il presidente degli « In c o n tri » del 1969. Ma il d o m i­ natore fu Juro Jakubisko, il regista « n u o v o » , autore de « Gli anni di C risto », « D isertori e nom adi », « Uc­ ce llini, orfani e pazzi ». Q u e s t'u ltim a p e llico la ebbe a S o rre nto la sua a nteprim a m on dia le e fu m otivo di au­ te n tico stupore per la potenza delle im m agini fantasio­ se e disperate, per il d olente e forse allusivo s im b o li­ smo della pazzia adottata da tre giovani a modus viveri-

di per u n ’epoca c o m p lica ta com e la nostra.

Un grande e personale successo, dunque. Una forte ventata di novità, suggestiva e quasi sinistram ente af­ fascinante. Ma non sarebbe g iu sto d im en tica re del tu t­ to gli altri autori presenti: il Karel Kachina di « Kocar do Vidne »; il Fararuv Konec di « Horu », ma pa- nenko »; lo Jarom il Jires di « Zert », film q ue st'u ltim o tratto da un lib ro di M ilan K undera (pu b b lica to in Italia col tito lo « Lo scherzo ») e co ra gg iosa m e nte ispirato alla triste co nd izio ne d e ll’uom o in un paese sottoposto a un regim e di polizia.

Il quadro degli u ltim i cinq ue anni degli « Incontri » è dom in a to da due presenze im p on e nti: quelle della ci­ nem atografia statunitense (1970) e q uella della cinem a­ to g ra fia sovietica (1972). A ccanto ai due colossi m on­ diali, tre presenze m inori, di paesi meno dotati dal punto di vista della organizzazione produttiva, ma alta­ mente q u a lifica ti per il livello ideativo e realizzativo delle opere presentate: in ten diam o rife rirc i a ll’U nghe­ ria (1971), alla G erm ania o c c id e n ta le (1973) e al Cana­ da (1974).

L 'e dizion e degli « In con tri » dedicata agli Stati Uniti ci m ostrò un'A m erica vitale, anche se in crisi. Accanto ad opere c o stru ite secondo la com plessa ma fruttuosa te cnica di sempre, attenta al sapiente dosaggio di tu tti gli ing re d ie n ti, la cin e m a to g ra fia statunitense si faceva notare per un « filo n e » speciale: i film — anche di grosso im p ian to co m m erciale — dedicati a una rile ttu ­ ra c ritic a di ta lu n i fa tti del passato più o meno recen­ te: « T o rà , Torà, T o rà » , di Fieischer, (rico stru zion e del dram m a di Pearl H arbour visto dalla parte dei g ia pp o ­ nesi) e « S o ldie r Blue » di Nelson, p ellico la rievocante una triste pagina di sto ria am ericana, il massacro di indiani c o m p iu to a Sand Creek nel C olorado il 29 no­ vem bre 1864, fa tto la cui b ru ta lità e ing iustizia non erano state, in passato, su ffic ie n te m e n te chiarite.

Da questa revisione c ritic a della sto ria (sia pure ten­ tata attraverso p e llic o le di p re m in en te carattere com ­ m erciale) il cinem a USA 1970 passava a nuove tem ati­ che con « A lic e ’s re s ta u ra n t» , di Penn, « T h e ballad of

Il regista tedesco Fritz Lang

Cable H ogue », di Peckinpah, « Diary of a mad House- w ife », di Perry, « G etting S tra ig h t », di Rush, « The li- b eration o f L.B. Jones », del ve cchio Wyler, per sfocia­ re, infin e, in una som m aria, ma non superficiale, rico ­ g n izio n e nel m ondo d e ll'underground. Non fu questo, tuttavia, il settore che riuscì a interessare di più. C olpi­ rono il segno due p e llico le di indagine sociale e ideo­ logica, g irate con mezzi relativam ente modesti, ma pur sem pre a livello c o m p e titivo , di produzione — insom ­ ma — d estinata a un largo m ercato. Queste pellicole che si d istin se ro fu ro n o « M edium cool » di Wexler e « T h e re v o lu tio n a ry », di W illiam s, l’una e l’altra validi assaggi di una ce rta parte del cinem a USA che è venu­ to di poi, assai atte nta alla evoluzione degli interessi, dei co stum i, dei ra p p o rti um ani, alla dolente trasform a­ zione, insom m a, di tu tta la società americana.

S p e cch io della società, sotto questo aspetto, e an­