• Non ci sono risultati.

E'stato pubblicato recentemente, dalle Edizioni Scientifiche italia­ ne, un libro-documento di Roberto De Simone e di Mimmo lodice sulle feste popolari in Campania. Il titolo — 'Chi è devoto1 — si ricol­ lega al modello delle voci di questua che accompagnano quasi tutte le feste religiose regionali. La collaborazione tra lodice e De Simone è nata quasi spontaneamente, sulla linea dei. comuni interessi di ri­ cerca delle componenti più vere della realtà proletaria e sottoprole­ taria della Campania: un'esplorazione realizzata mediante il connu­ bio tra l ’immagine fotografica ed, il relativo commento sonoro. A Ro­ berto De Simone, 'Civiltà della Campania' ha chiesto un'analisi del comune lavoro di ricerca. Ne è nato un ampio saggio di cui pubbli­ chiamo i passi salienti insieme/con alcune immagini.

D opo tre anni di ricerca, quando si è offerta la p ossib ilità di p ub blicare il m ateriale raccolto, si è avu­ to solo il problem a della scelta tra le m igliaia di fo to ­ grafie scattate e di d o cu m e n ti so no ri registrati, per i quali la parte d e scrittiva ed a na litic a era già im plicita in q uanto sorta di volta in vo lta nei luoghi di osserva­ zione.

Il senso delle im m a gini p ro po ste tende a sottolineare sia l’aspetto cu ltu ra le di tali m anifestazioni, sia il lato c o n tra d d itto rio delle s tru ttu re m oderne entro le quali il popolo stesso si esprim e con i p ro p ri m odelli. Risulta evidente così lo sco n tro vio le n to tra due culture, in un antagonism o per cui la resistenza di riti e gesti arcaici assume anche carattere di d e n u n c ia e di contestazio­ ne in difesa di un io' pop olare non ancora assorbito dal m istifica nte bene di consum o.

I visi dei ’fu ie n ti’ , le loro crisi, la sfrenata orgia dei ta m b ure lli e delle danze, la d ra m m atica tensione m u­ scolare e facciale dei ca n ta to ri di ’ta m m u rriate ’, i so­ spiri e l'e m o tività dei p a rte c ip a n ti alle feste popolari, tu tto d en un cia in n a n z itu tto una ca rica di angoscia, di insoddisfazione, di m iseria secolare, tesa ad abbando­ narsi nel m om ento rituale, quasi a volere abbandonare la id e n tità quo tidian a , ad a nn ullarsi in una com unità esprim ente una som m a di d o lo ri q u o tidian i. L ’allegria, anche essa sfrenata, dei 'g ig li’ di Nola, l’assordante ru­ m ore degli spari, delle bande, il canto teso ai falsetti e ai s o p ra cu ti: tu tto tende al g rido , a ll’abbandono, alla crisi, alla risata più sfrenata com e equivalente del pianto più disperato. Chi ha visto realm ente una taran­ tella (non quelle tu ris tic h e in costum e sorrentino), sa benissim o la ca rica di violenza che essa esprim e in cui il gesto, il g rid o , lo scuotere della testa dicono dinie­ go, rifiu to , repressione sessuale, frustrazione, espressi da un co stan te d eside rio di appoggiarsi ad una m ini­ ma g aranzia esistenziale che da secoli a questa gente sem bra negata.

Q uesti p rim i dati espressivi, risco n tra b ili facilm ente dalle fo to g ra fie stesse, in d ic a n o inn an zitutto che la fe­ sta p op olare è un m o m e n to rea le ’ e non evasivo'. Che la realtà non viene mai abban do na ta o m istificata

e che la stessa espressione corale è la somm a degli ind ivid ui con la loro storia, i p ro p ri dram m i e la loro cultura. In tal senso la festa p opolare esiste in quanto voluta da persone che con questo loro m om ento han­ no il bisogno di esprim ere sé stessi, risulta funzionale perchè assolve ad un reale b iso gn o di una società che in tal m odo m anifesta la sua esistenza, la sua storia e la p ro pria condizione.

In secondo luogo la festa rituale del popolo rappre­ senta una c o ntrad d izio ne in seno ad una società che risulta divisa in classi, delle quali una si rappresenta col potere, la d iscrim inazione, l'a utorità, il benessere, l'altra con tu tti i segni di un ruo lo subito, em arginato, dove al panoram a di m iseria e di insicurezza, si è co n ­ s o lid ato un orizzonte rituale cui riferirsi. In tal senso la m ag gio r parte delle feste p op olari che prevedono un S antuario com e mèta, nascono anche com e necessità rassicurativa e p rotettiva co n tra p p o sta ad una realtà q uo tidian a che nulla offre al povero.

E qui bisogna chiarire il c o n ce tto di religiosità p o p o ­ lare già tanto bene evidenziato da Ernesto De M artino e A nnabella Rossi.

La religio sità del p op olo cam pano, secondo il p unto di vista degli e tn o lo g i — e il loro e nostro discorso è s cie n tifico e non religioso — p og gia su di un s in c re ti­ smo religio so derivato da elem enti rituali del m ondo pagano fusi con un c a tto lice sim o spesso non sponta­ neo. La presenza di m olti sp un ti pagani dim ostra al­ tresì, ai fin i auto pro tettivi, una fu n z io n a lità di un oriz­ zonte m agico co n tro una non fu n zio n a lità degli sche­ mi della religio ne tradizionale, perlom eno inserita nella realtà tu tto ra esistente in Cam pania.

Esam inando ora il m odello della religione contadina si constata che questo si riferisce costantem ente ad un rap po rto tra l’ind ivid uo e la realtà che lo circonda. Gli stessi atti rip e tu ti anno dopo anno (arare, sem ina­ re, mietere) determ inano una concezione circolare d el­ l'esistenza a differenza d e ll’uom o di città il cui rife ri­ m ento con la natura è inesistente. E’ chiaro dunque che a una concezione rituale dell'esistenza popolare si co n tra p p o n e u n ’idea alienata dell'essere borghese in cui il ritm o stesso del divenire ha come traguardo una corsa in fin ita senza mèta (idea di progresso alie­ nato). La resistenza di m olti riti antichi, per esem pio a Napoli, è anche determ inata dal vivere per strada, sia pure per c o n d izio n i disagiate, a co n ta tto con la realtà del freddo, del caldo, del sole, della pioggia. Ed allora è anche evidente che a un m aterialism o ciclico della ritu a lità popolare si co n tra p p o n e l'idealism o tin to di una religio ne to ta lm en te slegata dalla realtà naturale.

Il carro di Mirabella Eclano

base si può ris c o n tra re un costante rapporto tra la ri­ tu alità e il m ondo dei m orti. A d im ostra rlo basterebbe­ ro le o nn ip re se n ti cappelle delle anim e purganti situa­ te so tto l'im m a g in e di tu tti i santi. E' un rapporto che presum e perciò u n'id ea di conoscere Dio o la realtà solo passando per il c o n ce tto della morte.

Tali per som m i capi il m odello religioso corale di ti­ po arca ico e la sua fu nzio na lità . Dal punto di vista in­ dividuale invece, i fenom eni più salienti che si presen­ tarlo sono la 'possessione' che im plica labilità di pre­ senza, stati em otivi non c o n tro lla ti, facile perdita dell" io ’, e la 'fa ttu ra ' che im p lica un credersi in preda a forze d istru ttive estranee, credenza tesa a giustificare la p ro p ria insicurezza, o ad una rassicurazione di sé stessi com e « o gg etto di invidia da parte di altri » (A. Rossi). Questi due elem enti, di cui il prim o è l’esaspe­ razione del secondo, trovano la loro risoluzione me­ diante tecniche co re utich e (corse danzanti, taranti­ smo), esorcism i praticati da religiosi o da esorcisti ex­ tra -litu rg ic i ossia m aghi e fattucchiere. L’infinità di am uleti, di varie te cnich e esoreistiche contro il maloc­ chio, dello stesso cu lto esasperato per i morti in Cam­ pania, indicano, perciò, chiaram ente, una labilità esi­ stenziale inquadrata ed in gran parte risolta dall'ele­ m ento m agico.

Si deve m olto osservare che al bisogno protettivo ri­ tuale si aggiungeva ieri e si aggiunge anche oggi at­ traverso la festa, il bisogno autorappresentativo di una classe esclusa dalla società u fficiale nella quale sape­ va di non essere né rappresentata né accettata ed è tentata di crederlo ancora oggi. Solo così può spiegar­ si la resistenza di certe m anifestazioni napoletane a farsi assorbire dallo scontro con i m odelli consum istici im posti dai m oderni mezzi audiovisivi. E’ quasi una form a di difesa col rifiu to locale per altri modelli evi­ dentem ente non riten uti rassicuranti o autorappresen­ tativi e il conseguente rifu g io nei propri mezzi culturali come unica p ossibilità di sopravvivenza. Alla festa dei

gigli di Nola, a M ontevergine, a M adonna d e ll’Arco una gran parte dei p artecipanti proviene proprio da Napoli e ciò è segno di evidente contraddizione. Napo­ letani provenienti dalle zone della Ferrovia, del quartie­ re alla Sanità, di F u o rig ro tta che, non sono più in gra­ do di rappresentarsi nelle feste popolari della propria Città invasa dal tra ffic o e soffocata dalla piovra edili­ zia, continuano a recarsi in provincia per esternare così la loro volontà di essere ancora 'se stessi . A S. Anastasia, ad esem pio, dove nel lunedì in albis si reca­ no a piedi i devoti della M adonna d e ll’Arco, si scopre che la m aggior parte dei p ellegrini proviene da Napoli dove esistono ben 310 unioni popolari sotto il nome della M adonna d e ll’Arco. E c ’è da considerare che proprio di questi ’fu ie n ti' urbani sono i com portam en­ ti più esasperati e più violenti. D icono gli studiosi che questo atteggiam ento di rifiu to del napoletano si giu­ stifica c o ll’atavica consapevolezza di essere un emar­ ginato, mai veramente rappresentato da un governo locale. Localm ente si sa che per secoli la sopravviven­ za aH’interno di un eterno 'viceream e' è stata solo ga­ rantita dal considerarsi 'a ltri' da q uelli che detengono il potere ed è da questi che bisogna difendersi. L 'a nti­ ca coscienza di essere una realtà a sé trova perciò sfogo nelle num erose associazioni popolari che pullu­ lano un po' dappertutto e che nel m om ento della festa hanno il potere di creare una co m u nità com patta, seb­ bene provvisoria, con la vo lo ntà di m anifestare la p ro ­ pria esistenza e i p ro pri dram m i. Ed è attraverso i suoi m odelli tradizionali che il p op olo si riconosce, si rap­ presenta in m odo a utonom o dim ostrando o ltre tutto autosufficienza cu lturale atta a proteggere l’individuo in seno alla propria com unità. Tale rapporto — indivi­ d uo -co lle ttività — è garan tito dallo stesso valore asse­ gnato ai m odelli tra d izio n a li e com unicativi. In questo senso, nel m om ento della festa, il sing olo protetto dal­ lo schem a ritualizzato, è in grado con una serie di se­ gnali co m u ni di esprim ere la p ro pria verità, sicuro di 57

essere in ogni m odo com preso, co pe rto ed appoggiato dalla stessa c o lle ttiv ità che lo riconosce in quanto vi si riconosce.

Ed ecco ora il ca le nd ario delle feste popolari e se­ condo il quale lo stesso m ateriale fo to g ra fic o è inqua­ drato nel libro. Nel mese di gennaio è la festa di S. A ntonio abate con i suoi c a ra tte ris tic i fuochi ad aprire il c iclo rituale del nuovo anno. Dal 17 gennaio, hanno inizio le m anifestazioni connesse al Carnevale che cu l­ m inano il g io rn o del m artedì grasso con la rappresen­ tazione della Zeza', uno dei pezzi di teatro popolare più d iffuso in C am pania. La rappresentazione, che ve­ de agire i personaggi e m b le m atici di un Pulcinella pa­ dre, sua m oglie Zeza, la loro fig lia Vicenzella e Don Ni­ cola term ina con la castrazione sim b olica del padre e le nozze tra la fig lia e il suo spasim ante don Nicola. Oltre la 'Zeza', si possono osservare il ’B allintrezzo’, un ballo tra uom ini e donne che intre ccia n o dei nastri intorno ad un grande palo, m ascherate generiche e la

Il « ballintrezzo ■> a Lauro di Nola

Processione del Venerdì Santo a Sessa Aurunca

m orte violenta del Carnevale. Di tu tte queste m anife­ stazioni, l'elem ento essenziale più ca ra tte ristico risulta essere il trave stim en to ’, per cui tu tti i ruoli fe m m inili sono coperti da uom ini m ascherati da donna: uom o è infatti la 'Zeza' com e Vincenzella e come le donne del Ballintrezzo. Né però è da pensare che vi sia am m icca­ mento da parte di questi personaggi riguardo al loro travestim ento, tanto l’adesione p sico log ica è intensa, il fenom eno è p iu tto sto da m ettere in relazione a ll'an tico sig n ifica to sacrale d e ll'e rm a fro d ito oltre che all'ed ip o com une della co lle ttività. In tal senso l'uom o si rifug ia nel ruo lo frustrante o ancora in un ruolo meno re­ sponsabilizzato den un cia n do le proprie angosce esi­ stenziali come persona sulla quale poggia il peso della fam iglia.

Parallelam ente alla festa di S a nt'A ntonio abate hanno poi inizio le questue per la M adonna d ell'A rco effettua­ te dai ’fu ie n ti' che vestiti di bianco con fasce rosso­ azzurre. Tali squadre si recheranno il Lunedì in Albis al S antuario di S. Anastasia dove avvengono esaspera­ te scene di fanatism o popolare.

In occasione della Settim ana Santa vi sono le p ro ­ cessioni dei m is te ri’ e varie sacre rappresentazioni. Di p articolare interesse quella di Procida.

Dopo il lunedì in Albis, si succedono m olte feste de­ dicate alla M adonna, le quali si co nclud on o a settem ­ bre-ottobre con i p e lleg rin ag gi a M ontevergine. Il ciclo com prende la M adonna co siddetta delle galline' (Pa­ gani), M adonna a Parete (Parete), M adonna di Castello (Somma Vesuviana), M adonna di Bagni (Scafati), Ma­ donna di Briano (Villa di Briano), M adonna avvocata (Maiori), M adonna della Pace (G iugliano). Caratterizza­ te tu tte da un p elleg rin ag gio con successivi balli, canti e form e di cu lto a rca ico -con tad ino , tali feste o ffron o anche una mèta dove riu nirsi, m angiare all'aperto ed

Tarantella a Giugliano Pellegrinaggio alla Madonna dell'Arco

esprim ersi con i m odelli della più autentica tradizione. L ’unica eccezione è fo rn ita a G iugliano per la Ma­ donna della Pace: si assiste qui ad un caratteristico quanto d ram m atico 'volo d e ll’a ng elo ’ per cui una bam­ bina viene calata m ediante un sistema di carrucole d all'a lto di 25 m etri. A ll’altezza di un prezioso carro, dove è c o llo ca to il sim ulacro di una Vergine con il Fi­ glio m orto, la bam bina in costum e da angelo offre in­ censo e fio ri alla M adonna, dopo di che viene tirata di nuovo in alto tra gli applausi dei presenti. Sempre, perciò, connesso al m ondo dei m orti, il 'volo' esprime un sim b o lico viaggio co lle ttivo n e ll’al di là, espresso dal gesto di d isce nd ere ’ e poi risa lire ’, cioè morte e resurrezione.

R iguardo alla fo rm a cultuale di queste feste m onda­ ne, c'è da osservare che i pellegrinaggi popolari dedi­ cati alla M adonna, cosi num erosi, mentre i riti dedicati alla fig ura di Gesù sono così scarsamente sentiti, ec­ cettuato forse il V olto S a nto ’, che è abbastanza recen­ te, conferm ano il loro sfondo sociale falsamente pa­ triarcale, ma orientato invece, ai fin i protettivi, verso un m atriarcato abbastanza evidente.

O sservando poi tu tto il c iclo rituale delle feste, l'an­ no risulta diviso in due parti: una prim a invernale in cui l’e lem ento m aschile nasce, subisce un processo e viene elim inato (Carnevale, Passione di Cristo) e la se­ conda col rito rn o della prim avera, orientata verso un culto m ariano di o rigin e precristiana (riti di Cibele- Attis, rito rn o di Proserpina e sua permanenza sulla ter­ ra fin o al periodo autunnale). Il tu tto collegato dalla fe­ stività dei m orti (2 novembre).

Tra il mese di g iu gn o e lug lio hanno luogo le tradi­ zionali processioni dei g ig li’ che avvengono a Nola per la festa di S. Paolino ma che sono osservabili an­ che a Barra, C im itile, Brusciano ed in altre locaf.tà. Le

festività mariane p roseguono poi con la Madonna del Carm ine (Napoli), la M adonna A ddolorata (Sessa Au- runca) la M adonna di P ie dig ro tta e la Madonna di M ontevergine.

Roberto De Simone

o Après 3 années de recherches, Roberto De Simone et Mimmo lo- dice ont publié un livre-document sur les fétes populaires en Cam­ panie. Le titre: «Qui est dévot» se rattache au modèle des voix des quèteurs qui accompagnent presque toutes les fètes religieuses de la région.

Une exploration attentive réalisée au moyen de l'image photogra- phique et du commentaire sonore qui s'y rapporte. Dans cet article Roberto De Simone analyse les mobiles et les résultats de loeuvre qui capte les aspects les plus variés de la réalité du prolétariat et du sous-prolétariat de la Campanie.

• After three years research. Roberto De Simone and Mimmo lodi- ce have published a documentary book on thè popular holidays in Campania. The title — «Chi è devoto» («Who is devout») — is con- nected to thè pattern of alms collection that accompanies almost all of thè regions religious holidays. An attent exploration, realized through photographs, film and sound track. In this article, Roberto De Simone analyzes thè motives and results of this work that cat- ches thè truest aspects of proletarian and subproletarian reality in Campania.

e Nach dreijaehriger Forschung Roberto De Simone und Mimmo lodice haben ein Buch- Dokument ueber die Volksfeste Kampanìens herausgegeben. Der Titel — Wer ist ergeben — verbindet sich mit dem Modell der Gebraeuche, die fast alle religioesen Feste des Lan- des begleiten. Eine aufmerksame Erforschung, verwirklicht mittels Fotographie und relativem vertontem Kommentar.

In diesSm Artikel analisiert Roberto De Simone die Bewegun- gsgruende und die Ergebmsse der Arbeit, die die wahrsten Aspekte der proletarischen Wirklichkeit Kampanìens aufnehmen.

Forio d ìsc h ia