Capitolo III: Analisi della documentazione epigrafica
B) Gli onorati; i membri della famiglia imperiale
III.3 Catalogo delle virtù
3: amantissimo patriae (VIII-7; Ariminum; d II.1)
4: amantissimo decurion(i, o -um) (VIII-12; Ariminum; d. III.1) 5: amantissimo civium (VIII-12; Ariminum; d. III.1)
Tra le quattro iscrizioni nella mia selezione, una è di Aquileia ed altre tre sono di Ariminum una delle quali contiene quest’espressione due volte (VIII-12): quasi che fosse un’espressione caratteristica specialmente dei Riminesi. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.2, insieme con altre espressioni simili.
In quattro casi, tranne un uso in VIII-12 (nr. 4), l’amantissimus è usato tipicamente in senso attivo con il genitivo dell’oggetto che il personaggio amava, secondo esempi altrove numerosi; sacerdoti … amantissimae civium suorum (CIL, II, 1572), fortissimos atque amantissimos rei publicae viros (CIC. Catil. III.5), contraria parte amantissimus ptriae Solo niteretur (V. MAX. VIII.9.ext.1). Nei nostri casi l’amantissimus è chi ha o dimostra affetto o tenerezza per la città, cioè res p(ublica) (XAq-6) e patria (VIII-6, VIII-7) o per cittadini, cioè cives (VIII-12, nr. 5). Come l’Hellegouarc’h dice, è chiaro che amans patriae ed amans rei publicae, inoltre amantissimus populi Romani, siano espressioni con senso specialmente politico59. Come amantissimus populi Romani ovviamente anche l’espressione amantissimus civium avrebbe ugualmente senso politico.
Invece per quanto riguarda un’altra espressione amantissimus in VIII-12 (nr. 4) possiamo pensare a due possibilità, se usato in senso attivo come in altri quattro esempi oppure in senso passivo, nel senso cioè dell’essere amato da qualcuno60. Esempi usati in senso passivo sono; patrono optimo suis amantissimo (CIL, IX, 3922), filiae … ab omnibus amantissimae (CIL, VI, 26850). In VIII-12 le due
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Hellegouarc’h 1963, pp. 144-146, specialmente per quanto riguarda usi di diligere in fonti letterarie, p. 145, nn. 7-8.
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Cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 143, n.4 (per amans patriae) e n. 5 (per amans rei publicae e
amantissimus populi Romani, dicendo, «La nuance politique est également nette dans amantissimus populi Romani»).
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In ThLL, Amo, pp. 1958-1959, ci sono molti esempi di amantissimus, «sensu activo» e «sensu passivo».
espressioni con amantissimus vengono ripetute di seguito: C. Galerio C. f. An[n]. | Iuliano, eq. p., | quaestori, dumviro, | curatori Sa[s]sinatium, | curatori Solonatium, | flamini, patron(o) col(oniae) Aug(ustae) | Arim(inensis), advoc(ato) public(e), | amantissimo decurion(i, o -um), | amantissimo civium, | splendidissimus ordo | Ariminensium ….. Se si interpretasse come amantissimo decurion(i)61, cioè decurio come singolare in dativo, C. Galerius Iulianus sarebbe stato decurione molto amato, forse da tutta la città – non è difficile immaginarlo, anche se manca l’ablativo agentis che indica chi amasse il cavaliere. Però in questo caso sembrerebbe strano che C. Galerius Iulianus, cavaliere e patrono della città come dichiarato nella propria iscrizione, fosse definito di proposito come decurione, mentre potrebbe essere naturale ripetere amantissimus due volte successivamente, l’una in senso passivo e l’altra in senso attivo. Invece se si interpretasse come amantissimo decurion(um)62, cioè decurio come plurale in genitivo, C. Galerius Iulianus dimostrerebbe affetto o buona disposizione per i decurioni di Ariminum. In questo caso sembrerebbe prolissa o verbosa la ripetizione successiva di amantissimus nello stesso senso. Insomma tutte le due possibilità dell’interpretazione non hanno fattore decisivo, ma in tutte e due le interpretazioni possiamo scorgere naturalmente un senso politico di amantissimus.
Tutti e tre i personaggi onorati, A. Caesilius Acastinus (XAq-6), L. Betutius Furianus (VIII-6, VIII-7) e C. Galerius Iulianus (VIII-12), sono cavalieri che svolsero anche cariche importanti della città, ed inoltre due di Ariminum diventarono patroni della città. Il dedicante di XAq-6 sono municip(es) et incol(ae) e quello di VIII-12 è splendidissimus ordo Ariminensium, dunque in tutti e due i casi di fatto sempre a nome della res publica. Invece in VIII-6 il dedicante è il collegio dei centonari ed in VIII-7 è il collegio dei fabri, ma le due epigrafi furono esposte in luogo pubblico concesso da un decreto dei decurioni e dunque possiamo riconoscere comunque l’intervento della res publica di Ariminum.
Insomma, si può dire che la formula amantissimus era usata nel I e II secolo per cavalieri che intervenivano in città come magistrati municipali ed in iscrizioni che si caratterizzavano per un carattere pubblico con l’intervento della res publica.
4) auctoritas63 61 Cfr. Donati 1967, pp. 30-31, nr. 47; Forbis 1996, p. 215, nr. 416. 62 Cfr. Jacques 1983, p. 320. 63
L’auctoritas può avere una valenza «indeterminata, sottraendosi ad ogni precisa definizione» (DE), tanto che può essere difficile determinare se sia virtù o no, nonostante che il Wickert la comprenda tra le virtù del princeps64. Ma in sé la parola ha un significato comunque lodevole e positivo come espressione dell’influenza politica o della superiorità dei personaggi politici e pensando alle parole di Cicerone, per esempio, «quibus in hominibus erat summa virtus et summa virtute amplificata auctoritas»65, si potrebbe dire almeno che l’auctoritas fosse qualità strettamente relativa alle virtù, o la condizione nella quale la virtù si potevano manifestare.
1: (--- au)ctoritatem(que) suam (XPo-3; Pola; d. III.1) 2: ex auctorit[ate] Ti(berii) Caesaris (XBr-5; Brixia; d. I.1)
Solo in due iscrizione l’auctoritas è citata. In un decreto del collegio dei dendrofori di Pola il termine si usa per un personaggio locale come duoviro e patrono della città. Ed in un’iscrizione onoraria di Brixia si usa non per l’onorato, ma per l’imperatore Tiberio; l’auctoritas di Tiberio avrebbe avuto un significato più concreto, cioè come approvazione o consenso nel selezionare un senatore bresciano come legatus pro pr(aetore).
In Res gestae (34) Augusto scrive che negli anni 28 e 29 a.C. trasferì la res publica dalla sua potestà all’arbitrio del senato e del popolo romano ed in seguito gli fu concesso il titolo di Augustus per decreto del senato, gli stipiti della porta della sua casa furono rivestiti pubblicamente di lauri, una corona civica fu messa sulla sua porta e lo scudo aureo riconoscente le sue virtus, clementia, iustitia e pietas fu posto nella curia Iulia. E poi conclude il capitolo: Post id tempus auctoritate omnibus praestiti, potestatis autem nihilo amplius habui quam ceteri qui mihi quoque in magistratu conlegae fuerunt. Pensando a questa definizione fatta da Augusto dell’auctoritas come base della sua posizione, è normale e naturale che sia citata l’auctoritas di Tiberio in un’iscrizione di Brixia66, mentre è interessante quella di un patrono di Pola in un decreto del collegio dei dendrofori; essa è già del III secolo in cui le iscrizioni erano più prolisse, ma comunque sarebbe stato un tipo di massima adulazione da parte di un collegio municipale verso un patrono della città67. Invece si chiarisce che nel IV secolo l’auctoritas si osserva spesso nelle
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RE, XXII, Princeps, col. 2231. 65
CIC. Inv. I.4.5, cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 298, n. 7. 66
Per esempi di auctoritas imperatoris nelle epigrafi, cfr. DE. 67
epigrafi come virtù essenziale dei senatori e adeguata alla loro dignitas, in relazione all’attività politica del senato68.
5) benevolentia69
1: remunerandam esse c(larissimi) v(iri) benivolentiam (XTe-1; Tergeste; d.