Capitolo III: Analisi della documentazione epigrafica
B) Gli onorati; i membri della famiglia imperiale
III.3 Catalogo delle virtù
4: ob curam integre ac liberaliter gestam (XI-5; Comum; d II)
Ci sono quattro iscrizioni con il termine della cura, tre nella regio X ed una di Comum nella regio XI. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.4, insieme con altre espressioni simili.
Come la diligentia anche la cura si usa in campo politico e si applica alle attività politiche di magistrati; a Pola un comportamento nella religio publica è lodato come cura e diligentia (XPo-4); a Tergeste il modo di governare la sua patria del padre dell’onorato, probabile curator rei publicae di Tergeste, è spiegato come in[f]atigaibli cura (XTe-1); un’iscrizione di Verona è troppo frammentaria per riconoscere la situazione concreta, ma nel decreto municipale qualcuno fu onorato a motivo di un certo atto in favore del popolo che probabilmente fu espresso come diligens cura (XVe-2); a Comum è lodato il modo di operare come seviri et Augustales (XI-5).
Gli onorati sono un cavaliere (XTe-1) ed almeno cinque seviri et Augustales (XI-5) ed in altri due casi sono incerti stato giuridico e condizione socio-professionale dei personaggi onorati (XPo-4, XVe-2). Il dedicante è la res publica in tre (XPo-4, XTe-1, XVe-2), perché sono decreti municipali. Mentre in un’iscrizione frammentaria (XI-5) non si indica il dedicante, ma poiché il comportamento di seviri et Augustales è lodato, è possibile che il proponente sia l’ordo dei seviri e degli Augustali.
9) dignissimus78
1: patrono digniss(imo) (XAq-7; Aquileia; d. ?) 2: patrono digniss(imo) (AM-2; Cemenelum; d. III.1)
Ho trovato dignissmus, l’aggettivo derivante della dignitas in forma di superlativo in due iscrizioni79. È difficile determinare se dignitas sia virtù vera e propria o no, ma almeno quando compare come sostantivo, si applica sicuramente ad una posizione sociale eminente, così come nella società valgono i termini similari di
78
Hellegouarc’h 1963, pp. 388-401; Forbis 1996, pp. 24-26. 79
C’è un’altra iscrizione “candidata” di Pola in cui compare amic[o dig]niss(imo), proposto dall’Alföldy e seguito dalla Forbis, cfr. CIL, V, 60 = II, X I, 88 = Alföldy 1984, p. 80, nr. 13 = Forbis 1996, p. 227, nr. 464. Però poiché l’aggettivo è integrato in parte e si propongono altre possibilità di integrazioni, non la includo nella mia lista. Infatti il Mommsen pensa, [sua]VISS, e il Forlati Tamaro nega l’opnipne del Mommsen, dicendo che «NISS sine dubio legendum est», e propone amic[o le?]niss(imo) che segue il Reali, cfr. Reali 1998, pp. 28-29, 2C.
autorità e celebrità80. Non tratto dignitas, perché l’ho trovato in due iscrizioni (XTe-1, XAq-2), però in questi casi non si tratta della virtù personale, ma della dignitas del rango, cioè la distinzione o la nobilità necessaria per i personaggi del rango elevato, sia senatorio (XTe-181) che equestre (XAq-282). In Italia ci sono venticinque esempi dell’epiteto dignissimus; tredici nella regio I (CIL, X, 521, 3759, 5919, 5928, 5968, 6439, 6724; CIL, XIV, 2809, 2972, 4144; AE, 1946, 214; AE, 1979, 140, 141), una rispettivamente nella regio III (AE, 1978, 261) e nella regio V (CIL, IX, 5840), due nella regio VI (CIL, XI, 5697, 6362), sei nella regio VII (CIL, XI, 2650, 2702, 3368, 7265, 7556; AE, 1954, 166) ed una della regio X (XAq-7). Insomma oltre alla chiara concentrazione nella regio I, sembra che nel Nord non fosse diffusa.
In un caso di Aquileia l’onorato contribuì finanziariamente al collegio dei fabri ed in seguito fu definito come patron(us) dignissim(us) e quindi si può dire che il termine fosse usato piuttosto in campo finanziario (XAq-7). A Cemenelum, il cavaliere onorato come praeses delle Alpes Maritimae agiva con eximia integritas, presentava egregia mansuetudo verso tutta la gente, al momento di una pressante scarsità di approvvigionamenti contribuiva generosamente o con munificentia, restaurò una vecchia conduttore d’acqua ed in seguito fu lodato come patronus digniss(imus).
I personaggi onorati sono un cavaliere (AM-2) ed un magistrato municipale
80
Cfr. CIC. Inv. II.166: Nunc de eo in quo utilitas quoque adiungitur, quod tamen
honestum vocamus, dicendum videtur. Sunt igitur multa quae nos cum dignitate tum quoque fructu suo ducunt; quo in genere est gloria, dignitas, amplitudo, amicitia. … dignitas est alicuius honesta et cultu et honore et verecundia digna auctoritas.
81
in ad[iuvan]da patria sua et dignitate et el[oq]uentia cres[cer]et. In questo caso la
dignitas viene citata con l’eloquentia come la qualità più efficaci per la propria patria. La
virtù dell’eloquentia fa pensare ad una sua manifestazione in campo giudiziario e politico. Ci sono altri esempi in cui questi due termini compaiono insieme; hominum
eloquentissimorum et omni dignitate principum (CIC. de Orat. 1.23), dignitatis et eloquentiae nomine … diligi (STAT. Silv. 4. praef.). Quando consideriamo quegli esempi di dignitas usata con eloquentia, sarebbe utile tenere conto di nuovo delle parole di Cicerone; Ego autem, si dignitas est, bene de republica sentire et bonis viris probare quod sentias, obtineo dignitatem meam; sin autem in eo dignitas est, si, quod sentias, aut re efficere possis aut denique libera oratione defendere, ne vestigium quidem ullum est reliquum nobis dignitatis (Fam. IV.14.1). Pensando a questa definizione, si può riconoscere la dignitas
come qualità necessaria in situazioni oratorie; infatti, almeno nel caso di Tergeste, essa appartiene a questa categoria di significati.
82
consequi gratiae au[t potentiae per summos honor]es equestris dignitatis potuerit, it
(XAq-7); erano considerati come personaggi meritevoli del loro stato elevato con autorità e celebrità dai collegi.
10) diligentia83
La diligentia, virtù con significato simile a cura ed a industria, significa zelo e scrupolo con cui si opera84. Nelle fonti letterarie ci sono due modi di usarla in campo politico; prima come sforzi per ottenere suffragi elettorali o testimonianze favorevoli in cause, poi come attività politia di magistrati. Sembra che il termine in due iscrizioni della mia ricerca appartenesse alla seconda possibilità ed indicasse attività di magistrati, nonostante che lo status degli onorati sia incerto.
1: ut non t[a]ntum contentus sit cura ac dilige[ntia r]eligioni publicae satisfa[c]ere, verum [et]iam quaedam proprio sum[p]tu suo ad excolendum locum excogitet [atque i]mpenda[t] (XPo-4; Pola; d. II.1)
2: diligenti cura (XVe-2; Verona; d. ?)
Ho trovato la virtù della diligentia rispettivamente espressa come sostantivo e come aggettivo in due iscrizioni. Tutte e due le iscrizioni sono della regio X in cui gli esempi dei notabili locali sono più numerosi. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.4, insieme con altre espressioni simili.
A Pola un comportamento del personaggio è lodato come cura e diligentia alla religio publica: ut non t[a]ntum contentus sit cura ac dilige[ntia r]eligioni publicae satisfa[c]ere (XPo-4); un’altra iscrizione è troppo frammentaria per riconoscere la situazione concreta, ma nel decreto municipale qualcuno fu onorato a motivo di un certo atto in favore del popolo che probabilmente fu espresso come diligens cura (XVe-2). Pensando a definizioni della diligentia, si può dire che in questi due casi uno stato d’animo particolare condizionante l’attività degli onorati fosse lodato come diligentia o diligens.
83
Hellegouarc’h 1963, pp. 251-252; Forbis 1996, pp. 74-76, la tratta insieme con
sollicitudo, cura e labor.
84
CIC. Verr. II.1.16: quo in negotio industriam meam celeritas reditionis, diligentiam
multitudo litterarum et testium declaravit, cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 254. CIC. Verr.
II.4.73: Aliquot saeculis post P. Scipio bello Punico tertio Carthaginem cepit; qua in
victoria, – videte hominis virtutem et diligentiam, ut et domesticis praeclarissimae virtutis exemplis gaudeatis et eo maiore odio dignam istius incredibilem audaciam iudicetis, – convocatis Siculis omnibus, quod diutissime saepissimeque Siciliam vexatam a Carthaginiensibus esse cognorat, iubet omnia conquiri; pollicetur sibi magnae curae fore ut omnia civitatibus, quae cuiusque fuissent, restituerentur, cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 251,
In tutte e due le iscrizioni, sono incerti lo stato giuridico e la condizione socio-professionale dei personaggi onorati. Ma il dedicante è la res publica in entrambe, perché sono decreti municipali. Tuttavia è impossibile pensare a qualche peculiarità solo in base a due casi.
11) eloquentia
L’eloquentia è la virtù spesso associata ad auctoritas sia nel campo giuridico che nel campo politico85.
1: in ad[iuvan]da patria sua et dignitate et el[oq]uentia cres[cer]et (XTe-1; Tergeste; d. II.m)
C’è solo un’iscrizione in cui viene usata la parola eloquentia. Valerio Massimo comincia il capitolo intitolato “Quanta vis sit eloquentiae” (VIII.9); Potentiam vero eloquentiae, etsi plurimum valere <iam> animadvertimus, tamen sub propriis exemplis, quo scilicet vires eius testatiores fiant, recognosci convenit. Così non si preoccupa di definire l’eloquentia, perché è una virtù nota e chiara a tutti, neanche nella prefazione del capitolo, ma nel successivo capitolo intitolato “Quantum momentum sit in pronuntiatione et apto motu corporis” (VIII.10) spiega come segue; Eloquentiae autem ornamenta in pronuntiatione apta et convenienti motu corporis consistunt. E citando esempi di tre Romani e di tre stranieri, dice anche, “verbis ergo facundis ira consternatio arma cesserunt” e “quam disertum igitur eum fuisse putemus quem ne hostium quidem quisquam occidere sustinuit, qui modo vocem eius ad aures suas voluit admittere?” Da queste parole possiamo capire come l’eloquentia fosse tanto potente da potere convincere ostilità e cattiva intenzione e come fosse importante per i Romani. Infatti Cicerone dice: quibus in hominibus erat summa virtus et summa virtute amplificata auctoritas et, quae et his rebus ornamento et rei publicae praesidio esset, eloquentia (Inv. I.4.5). Ma purtroppo nella nostra zona c’è solo un esempio e in Italia c’è solo un’altra iscrizione della regio II (CIL, IX, 47)86; l’eloquentia dunque non era diffusa come virtù dei notabili nelle città locali oppure non si pensava che fosse virtù da menzionare nelle iscrizioni nei primi tre secoli della nostra era, mentre nel IV secolo compare nelle iscrizioni come virtù essenziale per senatori romani insieme con l’auctoritas87.
85 Hellegouarc’h 1963, pp. 302-303. 86 Forbis 1995, pp. 79-80. 87
12) fides88
Va da sé che la fides, fiducia o confidenza reciproca tra due parti, era uno dei concetti più importanti per i Romani come base di relazioni politiche specialmente tra patroni e clienti o tra amici; il che ha ricevuto conferma dal numero delle iscrizioni con questo termine, nove, abbastanza numerose in confronto ad altre virtù di questa indagine.
1: ob insi[gnem] abstin[entiam], fidem pra[ecipuam], innocentiam [singular(em)] (XBr-9; Brixia; d. II-III)
2: ob insignem eius amicitiae fidem et aetern(am) concordiae laudem (XBr-11;