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ob insignem circa singulos universosque cives innocentiam ac fidem (IX-1; Iulia Dertona; d II)

Capitolo III: Analisi della documentazione epigrafica

B) Gli onorati; i membri della famiglia imperiale

III.3 Catalogo delle virtù

4: ob insignem circa singulos universosque cives innocentiam ac fidem (IX-1; Iulia Dertona; d II)

5: meritis, fidei, bonitati, innocentiaeque eius (VIII-12; Ariminum; d. III.1) La virtù dell’innocentia è presente come sostantivo in quattro iscrizioni e come aggettivo superlativo in un’iscrizione138. Nonostante che gli esempi non siano molti,

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Hellegouarc’h 1963, p. 283; Forbis 1996, pp. 64-68, la tratta insieme con abstinentia e

integritas.

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Secondo l’Hellegouarc’h (p. 283) l’innocentia esprime specialmente non commettere un fallo, cioè senza senso moralmente positivo, mentre l’integritas è virtù morale positiva. 138

Poiché tratto tutte iscrizioni con carattere pubblico, devo almeno menzionarne una di tradizione letteraria di Brixia; CIL, V, 4356: Sextiae Q(uinti) f(iliae) Iulianae, c(larissimae)

f(eminae), ob laudabilem in omnibus vitam et morum eius atq(ue) innocentiae propositum sigularis, ordo Brixianor(um). Q(uintus) Lucanius Valerianus v(ir) c(larissimus), marit(us), titul(o) usus. Il senatore Q. Lucanius Valerianus dedicò l’iscrizione, forse con una statua, a

sua moglie, Sextia Iuliana. A prima vista sembra che fosse una dedicazione privata dal marito a sua maglie, però ordo Brixianor(um) decide e dedica la statua ed il marito la prepara a sue spese. Inoltre il senatore dedicante era naturalmente un personaggio notevole non solo a Brixia, ma anche a Roma, ed anche sua moglie sembra una persona importante, perché fu definita come c(larissima) f(emina), cioé apparteneva a famiglie dei senatori.

l’innocentia, in tre su cinque iscrizioni, si trova specialmente nella regio X dove, come già detto, gli esempi dei notabili locali sono più numerosi. Poi, tranne una del III secolo, altre quattro iscrizioni appartengono al II secolo. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.3, insieme con altre espressioni simili.

Cicerone la spiega come virtù contraria alla qualità del personaggio mosso da interessi pesonali139; dunque come una forma di altruismo e di disinteresse come lo è l’abstinentia. Infatti come atteggiamento dell’imperatore Seneca dice a Nerone che l’innocentia è virtù che non nuoce per niente alla res publica140. Nelle fonti letterarie l’innocentia è virtù di un amministratore, specialmente di un governatore di provincia141, e ci sono anche esempi in iscrizioni in cui questa virtù si applica all’atteggiamento dei magistrati 142 . Anche nella mia ricerca gli onorati contribuirono alla città rispettivamente come iuridicus per Italiam [re]gionis Transpadanae che diede una mano alla città in difficoltà urgenti nell’annona e nella finanza (XCo-2), come curat(or) r(ei) p(ublicae) Polens(ium) che controllava e dirigeva le finanze municipali di Pola (XCo-6) e come omnib(us) h[onoribus] municip(alibus) p[erfunctus] – poiché l’iscrizione è frammentaria, non sappiamo che cosa avesse fatto in concreto – (XBr-9). E poi un patron(us) causar(um) fidelissimus procurava agevolazioni a singoli cittadini ed al complesso dei cittadini per le cause più importanti della città (IX-1); di un patrono ed avvocato di Ariminum ovviamente vengono lodati meriti e comportamento verso la patria

Possiamo scorgere dunque un carattere pubblico di quest’iscrizione. Motivo retorico dell’onore è ob laudabilem in omnibus vitam et morum eius atq(ue) innocentiae propositum

sigularis. Però poiché l’onorata è donna, quest’espressione non avrebbe significati politici

o pubblici, ma potrebbe presentare il comportamento lodevole o lo stato d’animo onorabile, cioè dell’essere irreprensibile ed incensurabile, come donna notevole. Quindi non posso includerla nella mia lista.

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Man. 36-37, cfr. Forbis 1996, p. 65. 140

Cl. I.1.5: Potes hoc, Caesar, audacter praedicare omnia, quae in fidem tutelamque

tuam venerunt, tuta haberi, nihil per te neque vi neque clam adimi rei publicae. Rarissimam laudem et nulli adhuc principum concessam concupisti innocentiam.

141

Cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 283, n. 5. Invece, secondo l’Hellegouarc’h, nelle fonti letterarie l’integritas era qualità di giudici.

142

CIL, II, 1180: ob innocentiam iustitiamque eius (=praef. coh.) sigularem; CIL, VIII, 11344: innocente actu in … II viratu; CIL, XI, 6962: ob eximiam ... erga omnes cives suos

adfectio<nem> sinceramque ... innocentiam eius (=quaestoris, duumviri); ILS, 9008: innocentissimo praesidi, patrono suo.

(VIII-12). In queste cinque iscrizioni contribuirono alla loro città tutti gli onorati a cui viene riconosciuta la qualità dell’innocentia, in quanto offrirono prestazioni in modo irreprensibile ed incensurabile, oppure altruisticamente e disinteressatamente. In tre iscrizioni della regio X (XCo-2, XCo-6, XBr-9), sono gli atteggiamenti in campo amministrativo di tre magistrati ad essere lodati, mentre in altre due (IX-1, VIII-12), due notabili locali sono lodati per il loro comportamento nel campo giuridico. Ed è interessante che in tre iscrizioni (XBr-9, IX-1, VIII-12), ogni personaggio fu lodato anche per la dimostrazione della fides: sembra dunque che come la fides anche l’innocentia nei nostri casi fosse usata come lode del modo di servire alla città; altruisticamente e disinteressatamente. Come in XBr-9 e IX-1 l’innocentia e l’abstinentia sembrano in frequente collegamento anche nelle fonti letterarie143.

I personaggi onorati sono un senatore – anche patrono della città – (XCo-2) e tre cavalieri con carriera municipale (XCo-6, IX-1, VIII-12) ed un magistrato municipale (XBr-9); dunque possiamo dire che quella qualità si utilizzasse per i personaggi di livello municipale. Il dedicante è la res publica in quattro iscrizioni (XCo-2, XCo-6, XBr-9, VIII-12), mentre in un’altra (IX-1) è il collegio dei fabri di Iulia Dertona, ma l’epigrafe fu eretta per decreto dei decurioni e dunque anche qui possiamo scorgervi l’intervento della res publica. Insomma si può dire che l’innocentia era usata nel II secolo per personaggi di livello municipale in iscrizioni che si caratterizzavano fortemente con un carattere pubblico per l’intervento della res publica144.

18) integritas145

È una virtù con valore simile all’innocentia che significa essere irreprensibile ed incensurabile, ma si pensa che l’integritas fosse una qualità morale apprezzabile.

143

CIC. Ver. I.34: Ego cum hanc causam Siculorum rogatu recepissem, idque mihi amplum

at praeclarum existimassem, eos velle meae fidei diligentiaeque periculum facere qui innocentiae abstinentiaeque fecissent. Altri esempi: NEP. Ar. 1.2; CIC. Tusc. III.16, cfr.

Hellegouarc’h 1963, p. 283, n. 7. 144

Cicerone definisce l’innocentia come segue: est innocentia adfectio talis animi, quae

noceat nemini (Tusc. III.8.16). In base a questa definizione, l’innocentia sarebbe

considerata anche come un tipo di adfectio, per esempio verso la città, il cui fatto potrebbe rafforzzare l’intervento della res publica.

145

Hellegouarc’h 1963, pp. 282-283; Forbis 1996, pp. 64-68, la tratta insieme con