Capitolo III: Analisi della documentazione epigrafica
B) Gli onorati; i membri della famiglia imperiale
III.3 Catalogo delle virtù
5: et praeterea sigulis vicis munificentia sua (sestertium) XX (milia) n(ummum) ad emptionem possessionis, cuius de reditu die natalis sui sportular(um) divisio
semper celebretur, largitus sit (VIII-5; Ariminum; d. III.1)
6: ob munificentiam in se [ab u]trisq(ue) (VIII-10; Ariminum; d. II.2)
Ho trovato l’uso di munificentia come sostantivo in sei iscrizioni. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione di questo termine, le prendo in considerazione più avanti, in IV.1, insieme alle altre espressioni per lodare le elargizioni.
Valerio Massimo menziona la munificentia due volte nel capitolo “De liberalitate”; Queri mecum iam dudum populus Romanus videtur quod cum sigulorum munificentiam consecter, de sua taceam (IV.8.4)179; Subnectam huic Acragantinum Gillian, quem propemodum ipsius Liberalitatis praecordia constat habuisse. erat opibus excellens, sed multo etiam animo quam divitiis locupletior, semperque in eroganda potius quam in corripienda pecunia occupatus, adeo ut domus eius quasi quaedam munificentiae officina crederetur (IV.8.ext.2). Da queste due citazioni possiamo capire che la munificentia era simile alla liberalitas180; non
177
Kloft 1970, pp. 46-48; Forbis 1996, pp. 34-42. 178
Per esempio Sallustio evita di usare liberalitas, il termine spesso applicato alla generosità di Cesare, ma preferisce munificentia; SALL. Cat. LIV.2-3: Caesar beneficiis ac
munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic severitas dignitatem addiderat. Caesar dando, sublevando, ignoscundo, Cato nihil largiundo gloriam adeptus est, cfr. Kloft 1970, p. 47; Manning 1985, p. 76.
179
Cfr. Kloft 1970, p. 47, n. 44. Citando anche questo capitolo di Valerio Massimo, spiega l’uso della munificentia come uguale a quello della liberalitas.
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una donazione senza limite, ma la virtù di fare donazioni giuste ed adeguate ed a tempo opportuno. Nella mia ricerca non si trova munificentia applicata agli atti degli imperatori181. In due iscrizioni gli onorati vengono gratificati per l’uso di munificentia in modo concreto: uno perché, in quanto praeses delle Alpes Maritimae, in occasione di un’improvvisa carestia aveva contribuito alla città (AM-2), un altro perché fece una donazione ai vici (VIII-5). In quattro iscrizioni non si specifica che cosa ogni onorato avesse fatto concretamente in favore della città o dell’ordo degli Augustali, ma sicuramente dovette trattarsi di contributi finanziari (XOp-2, XI-8, AM-5, VIII-10).
I personaggi onorati sono un senatore (XOp-2), cavalieri in quattro iscrizioni (XI-8, AM-2, VIII-5, VIII-10: moglie e marito) ed un adlect(us) duumuir (AM-5). I dedicanti sono la res publica o la popolazione dei dintorni in due – i vicani vici Dianensis di Ariminum (VIII-5) ed in un’altra non si indica chi la dedicò, però con l’espressione di [d(ecuionum)] d(ecreto) è possibile considerare la res publica (XI-8) –, l’ord[o Aug]ustali[um Opit]erginor[um] (XOp-2) ed i collegi municipali – colleg(ia tria) (AM-2) ed il collegio dei fabri (VIII-10, AM-5) –.
28) obsequium182
L’obsequium è caratterizzato da docilità e da ubbidienza, ma secondo l’Hellegouarc’h anche da acquiescenza, dunque con un senso riprovevole e negativo, per esempio nel fingere di non vedere l’errore o la colpa dell’amico politico; nella letteratura dell’età repubblicana è inteso come una forma colpevole di facilitas183.
di uso identico, però in origine, la munificentia aveva avuto significato di oggetti o fatti di donazioni come indica munia – facere, mentre la liberalitas aveva indicato comportamento morale.
181
Ma la parola era usata anche per gli imperatori nelle fonti, per esempio TAC. Ann. II.26.1, IV.64.2, VI.45.1; SUET. Tib. 48.1.
182
Hellegouarc’h 1963, pp. 216-217; Pani 1992, pp. 159-180; Forbis 1996, pp. 53-55. Il Pani analizza il termine specialmente in Tacito e in Plinio che per i primi lo usano frequentemente, descrivendo una storia di suoi significati dall’età repubblicana.
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CIC. Amic. 89: Sed nescio quo modo verum est, quod in Andria familiaris meus dicit:
Obsequium amicos, veritas odium parit. Molesta veritas, siquidem ex ea nascitur odium, quod est venenum amicitiae, sed obsequium multo molestius, quod peccatis indulgens praecipitem amicum ferri sinit; maxima autem culpa in eo, qui et veritatem aspernatur et in fraudem obsequio impellitur. Omni igitur hac in re habenda ratio et diligentia est, primum ut monitio acerbitate, deinde ut obiurgatio contumelia careat; in obsequio autem, quoniam Terentiano verbo libenter utimur, comitas adsit, assentatio, vitiorum adiutrix, procul amoveatur, quae non modo amico, sed ne libero quidem digna est; aliter enim cum
Però, quando compare in iscrizioni onorarie, sembra essere usato come espressione elogiativa; infatti ho trovato l’obsequium come sostantivo in due iscrizioni del III secolo entrambe nella regio X. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.2, insieme con altre espressioni simili.
1: [--- obs]equio ad referendam gratiam (XPo-3; Pola; d. III.1)
2: [--- observantia at]que obs[equium? ---d] emonst[raverunt ---] (XAq-10; Aquileia; d. III)
L’obsequium era dunque usato per esprimere un atteggiamento nella vita pubblica, proprio come osserva Tacito184; Vitellius ostentasse Romana arma satis ratus monet Tiridaten primoresque, hunc, Phraatis avi et altoris Caesaris quaeque utrubique pulchra meminerit, illos, obsequium in regem, reverentiam in nos, decus quisque suum et fidem retinerent. In un decreto di Pola molto lacunoso del collegio dei dendrofori (XPo-3), l’obsequium è forse condiscendenza o rispetto, quasi un sinonimo di adfectio, verso il collegio oppure verso la città in via diretta o per il tramite del collegio, perché la sua statua, sulla cui base il proprio decreto fu inciso, fu collocata nel foro di Pola per un decreto dei decurioni. Mentre un’altra iscrizione è troppo frammentaria per definire di più la sua situazione concreta (XAq-10).
A Pola un magistrato municipale è onorato dal collegio dei dendrofori (XPo-3), mentre ad Aquileia un personaggio è menzionato nel testo lacunoso solo come s(upra) s(criptus) – si pensa che forse fosse quattuorvir iure dicundo o quattuorvir aedilicia potestate –, ma l’iscrizione è troppo frammentaria per identificarvi il dedicante (XAq-10). Pensando agli usi dell’obsequium anche in senso negativo, è naturale che questo termine non compaia nelle varie fonti come una virtù degli imperatori, ma che si adatti piuttosto a personaggi di rango non molto elevato185. Sembra che questo termine si usasse alquanto tardi, ma è tyranno, aliter cum amico vivitur. Cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 217. Come contrario alla libertas e connesso con la fides nei rapporti di clientela, l’obsequium noto come gesto da
compiersi in pubblico, divenne atteggiamento di relazione, cfr. Pani 1992, pp. 160-164. 184
TAC. Ann. VI.37.4. Cfr. obsequio et observantia in regem (LIV. I.35.5), ad parile
obsequium imperatoris (AMM. 21.6.2). Si indica l’ambivalenza di Tacito verso il termine
di obsequium (per esempio Ann. IV.20.3), cfr. Forbis 1996, p. 53, n. 31; Pani 1992, p. 166, n. 12. Comunque va da sé che qui in questa ricerca non mi importano usi del termine di Tacito, ma è importante il fatto che nelle iscrizioni il termine era usato come espressione per lodare atti nella vita pubblica. Mentre nelle iscrizioni funerarie si trovano obsequens e
obsequentissimus usati per esprimere relazione familiare, cfr. Harrod 1909, p. 45. Ma
comunque non sono molti gli esempi di tutti e due i tipi dell’uso dell’obsequium sia nella vita pubblica che nella privata.
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impossibile pensare a termini peculiari solo in base a due casi.
29) optimus
Come ho detto sopra (II.1), quando l’optimus fu attribuito per la prima volta a Traiano, probabilmente quest’aggettivio laudativo indicò una qualità di superiorità che i contemporanei pensavano che l’imperatore possedesse oppure una virtù che l’imperatore voleva indicare. Ma negli anni degli imperatori successivi le attribuzioni di quell’aggettivo diventavano formali, anche se non collegate con le virtù a cui quell’aggettivo allude. Quindi quando trovo optimus in epigrafi di imperatori come parte delle loro titolature oppure come titolatura “non ufficiale”, naturalmente non le comprendo nella mia lista delle virtù, poiché erano troppo formali. Invece quando le trovo per i notabili locali, le seleziono, dato che ovviamente non erano parte dei loro nomi.