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ad cuius tam larga et ultro semper obferentia cumulor(um) eius

Capitolo III: Analisi della documentazione epigrafica

B) Gli onorati; i membri della famiglia imperiale

III.3 Catalogo delle virtù

8: ad cuius tam larga et ultro semper obferentia cumulor(um) eius

iurid(icus) per Flamin(iam) et Umbri[am] l’onorato assistette i cittadini di Ariminum ed i vicani con laboriosa fides et industria nella penuria di annona (VIII-3). In tutti e due i casi furono lodati l’attività ed il modo di operare degli iuridici, nel concreto dell’annona; in entrambi i casi la difficoltà o il pericolo da vincere con il labor sono la scarsità di annona.

I personaggi onorati sono due iuridici, cioè senatori, da parte di una res publica (XCo-2) o dai collegi municipali o dei vicani dei sette vici (VIII-3). È impossibile intuire peculiarità solo in base a due casi.

21) largitio156

La largitio si manifesta con atti di spendere o di sprecare denaro e si pensa che almeno nell’età repubblicana fosse usata in situazioni piuttosto peggiorative, riferite a doni per acquistare la gratia del popolo o per praticare la corruzione, sino ad essere realizzata con atti più concreti, come le distribuzioni di denaro per acquistare il suffragio degli elettori157. Invece nelle iscrizioni onorarie l’uso del termine è naturalmente in senso più lodevole, come segue;

1: ob insignem eius erga se largition(em) et liberalita[tem] (XAq-7; Aquileia; d. ?)

2: in [ex]hibendis populo voluptatibus ob largum [n]itorem (XAq-9; Aquileia; d. I.2)

3: largitione (XOp-3; Opitergium; d. I-II)

4: ob largitionem eius quod at thermas Iuventianas perficiend(as) (sestertium) (quadringenta mila) n(ummum) rei public(ae) dederit (XVe-1; Verona; d. III.1) 5: eximia liberalitas post multas largitiones hucusque enituit, ut lucar Libitinae redemptum a re p(ecunia) s(ua) universis civibus suis in perpetuum remitteret (XI-3; Bergomum; d. I-II)

6: largiti sunt trul(l)as arg(enteas) duas (XI-5; Comum; d. II) 7: largitus sit (VIII-5; Ariminum; d. III.1)

8: ad cuius tam larga et ultro semper obferentia cumulor(um) eius

156

Hellegouarc’h 1963, pp. 219-221; Forbis 1993; Forbis 1996, pp. 34-42. 157

Hellegouarc’h 1963, pp. 219-221, come di solito cita esempi nelle fonti, principalmente Cicerone, tra cui, per esempio, ci sono passi in cui la largitio è associata all’ambitus: CIC.

de Orat. II.105; NEP. Att. VI.2; SEN. Ep. 87.41, cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 220, n. 2.

Inoltre in alcuni passi la largitio è totalmente assimilata all’ambitus: SALL. Cat. III.3; CIC.

innumerabilia beneficia remuneranda (VIII-19; Fidentia; d. III.1)

La largitio è espressa come sostantivo in quattro iscrizioni ed ha un richiamo in forma di aggettivo in due iscrizioni e di verbo in due iscrizioni. Per quanto riguarda la diffusione e la datazione, se ne dirà più avanti, in IV.1, insieme con altre espressioni per lodare elargizioni o doni.

Come ho già detto sopra, nelle fonti la largitio non è sempre parola del tutto lodevole. Però come Cicerone dice, «non numquam tamen est largiendum nec hoc benignitatis genus omnino repudiandum est et saepe idoneis hominibus indigentibus de re familiari impertiendum, sed diligenter atque moderate» (Off. II.54) e «causa igitur largitionis est, si aut necesse est aut utile» (Off. II.59), la largitio era riconosciuta, quando era necessaria ed utile, ma praticata diligentemente e moderatamente158. Naturalmente, nella mia presente ricerca, poiché l’uso del termine è sempre in un contesto onorario, in tutti i casi il significato della largitio è positivo, riferito allo spendere denaro utilmente e come si conviene.

In tre iscrizioni si indicano concretamente quali atti furono valutati come forma di largitio; poiché aveva offerto divertimenti per il popolo, l’onorato ha ottenuto largum [n]itorem159 (XAq-9), l’onorato dichiara che ripaga dell’onore con una elargizione, perché con il suo reddito si provvedesse a distribuzioni di denaro (sportulae) nel giorno natalizio, riconoscendo il gesto come largitio (XOp-3) ed infine è valutato come espressione di largitio il contributo di quattrocentomila sesterzi a Verona per la costruzione od il restauro delle thermae Iuventianae (XVe-1). A Bergomum, poiché si parla di largitiones, inoltre insieme con la liberalitas, ovviamente si indicano doni concreti fatti utilmente ed a modo (XI-3). In due casi il termine in oggetto è verbo che significa regalare o donare qualcosa come due mestoli argentei (XI-5, VIII-5). Invece in altri due esempi non sono indicati gli atti concreti valutati come largitio (XAq-7, VIII-19). Comunque, si pensa che in tutti i casi gli onorati avessero elargito denaro per scopi ben mirati ed opportuni.

I personaggi onorati sono un senatore (XVe-1), dei cavalieri (XI-3, VIII-5) e dei magistrati municipali (XAq-7, XAq-9, XOp-3, VIII-19), mentre almeno cinque seviri et Augustales sono compresi in una sola iscrizione (XI-5); potremmo dire che

158

Cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 220. 159

C’è esempio di collegamento di largus e nitor, STAT. Silv. III.3.147-150: quam dives in

usus natorum totoque volens excedere censu testis adhuc largi nitor inde adsuetus Etrusci, cui tua non humilis dedit indulgentia mores.

la largitio si utilizzava in genere per i personaggi comunque eminenti, ma di varia levatura. I dedicanti sono: la res publica o altre comunità minori in tre – ordo (XVe-1), vicani vici Dianensis (VIII-5) ed in un’iscrizione non si indica chi la eresse, però con l’espressione di L.d.d.d., si può considerare l’intervento della res publica (XI-3) –, i collegi municipali in tre – collegi dei fabri (XAq-7, VIII-19), e poiché in un’altra iscrizione la largitio compare in un testo all’indirizzo del collegium sul lato di un’ara o base sul cui fronte è scritta l’iscrizione onoraria, potremmo pensare che la largitio dell’onorato fosse stata riconosciuta dal collegio, che avrebbe aggiunto quel testo (XOp-3) –, l’ordo Augustal(ium) et (se)virorum in un caso (XAq-9), mentre in un’iscrizione frammentaria dove non si indica il dedicante, ma poiché il comportamento di seviri et Augustales è lodato, anche in questo caso sarebbe possibile che il proponente fosse il collegio dei seviri e degli augustali (XI-5). Così a Comum sono onorati seviri et Augustales (XI-5), ad Aquileia il dedicante è l’ordo Augustal(ium) et (sex)virorum (XAq-9) ed inoltre il magistrato municipale onorato era patron(us) Sept(imianorum) Aureli(anorum) Aug(ustalium) (sex)vir(orum) (XAq-7). Sembra che gli augustali partecipassero agli atti espressi come largitio più che per altre virtù; però ciò non è strano, perché per accelerare l’ascesa sociale facevano molte elargizioni proprio i personaggi di ceto non altissimo i quali dovevano avere relazione con gli augustali160; infatti mentre tra gli onorati uno solo era senatore, tutti gli altri, compresi due cavalieri, erano personaggi locali. Verso costoro gli onori vengono tributati più che dalla res publica, da altre organizzazioni minori.

22) liberalitas161

La liberalitas significa in origine l’atteggiamento adatto agli uomini liberi in grado di gestire il proprio comportamento oppure il proprio modo di pensare. Nelle

160

Va da sé che non voglio dire che solo personaggi inferiori facevano molti doni e servivano alla città, ma che i personaggi locali di questo tipo erano lodati più spesso con la virtù della largitio oppure preferivano quel termine. Infatti lo Zaccaria dice che nelle città locali spesso furono relative all’ambizione politica le iniziative edilizie dei personaggi inferiori a senatori ed a cavalieri e che tra questi personaggi spesso comparivano i seviri e gli augustali, anche se aggiunge che personaggi inferiori non potevano avere a che fare con i lavori edilizi più prestigiosi, della funzione e dell’impatto sociale dei quali si preoccupavano le famiglie eminenti, cfr. Zaccaria 1990, pp. 136-137.

161

DE, IV, Liberalitas, pp. 838-886; RE, XIII, Liberalitas, coll. 82-93; Hellegouarc’h 1963, pp. 217-219; Kloft 1970; Manning 1985; Forbis 1993; Forbis 1996, pp. 34-42. In DE il Barbieri analizza la virtù, ma specialmente quella degli imperatori, nelle iscrizioni ed anche la Kloft tratta varie forme della liberalitas principis.

iscrizioni laudative essa era usata per indicare atti di elargire e di donare sia di imperatori sia di privati162. Però come per la largitio, anche per quanto riguarda la liberalitas, si indica l’ambivalenza del termine negli ultimi anni dell’età repubblicana, quando si pensa che spesso avesse una connotazione peggiorativa come insieme di elargizioni per acquistare favore e suffragio del popolo163. Quindi si dice che nel I secolo gli aristocratici non associassero più la liberalitas e l’ambitus; ma che, una volta consolidata l’istituzione del principato, di nuovo la liberalitas tornasse ad essere praticata dagli imperatori ed anche da privati (come gli amici di Plinio) verso città o privati164. Come la largitio, però, naturalmente la liberalitas in tutte le iscrizioni onorarie nella mia ricerca è usata in senso positivo come segue;

1: ob insignem eius erga se largition(em) et liberalita[tem] (XAq-7; Aquileia; d. ?)

2: ob liberalita[tem eius quod] in opus amp[hitheatri --] (XBr-6; Brixia; d. II) 3: summa militiae modestia sum[maque l]ibera[litate] (XI-2; Bergomum; d. II) 4: eximia liberalitas post multas largitiones hucusque enituit, ut lucar Libitinae redemptum a re p(ecunia) s(ua) universis civibus suis in perpetuum remitteret (XI-3; Bergomum; d. I-II)

5: ob quaestur(a)m fideliter ac liberaliter gestam (XI-4; Comum; d. II) 6: ob curam integre ac liberaliter gestam (XI-5; Comum; d. II)

162

DE, IV, Liberalitas, pp. 838-886. Il Barbieri analizza la virtù specialmente degli imperatori, classificandola in due modi: la prima categoria è la liberalitas uguale al

congiarium, la seconda categoria è quella con altri significati, cioè atti concreti, per

esempio «opere pubbliche», «ludi o munus o spectacula» e «sportulae o epulum». Nella seconda categoria cita anche iscrizioni dei privati. E non prende in considerazione la connotazione della corruzione di questo termine.

163

SALL. Cat. XLIX.3; CIC. Att. IV.17.3; Fam. I.7.9; II.6.3, cfr. Hellegouarc’h 1963, p. 219, n. 5.

164

Hellegouarc’h 1963, pp. 218-219; Manning 1985. L’Hellegouarc’h, il quale pensa a significati negativi nel contesto politico dell’età repubblicana, dice che la liberalitas indica anche gli atti puramente politici con la gratia e cita la distinzione di Cicerone in due tipi; «l’aide apportée à quelqu’un (opera); les dons en argent et cadeaux divers (pecunia)». Mentre il Manning analizza, come indica il titolo dell’articolo, il declino nel I secolo a.C. e la riabilitazione nei primi anni del principato della liberalitas. Secondo il Manning, per lo stoicismo la liberalitas doveva essere praticata del tutto disinteressatamente e Cicerone sottolineava l’importanza dell’altruismo nella pratica della liberalitas, ed il suo pensiero era accettato tra i ceti dirigenti a Roma fino alla fine del I secolo d.C. Per quanto riguarda le liberalitates fatte dagli amici di Plinio, come il Manning indica, cfr. PLIN. Ep. I.8, V.7, V.11, IX.30.

7: virum et vita et modestia et ingenita verecundia ornatum et liberalem