• Non ci sono risultati.

L’amministrazione straordinaria e il programma di recupero: il tempo e le cause della cris

nell’amministrazione straordinaria: i sospetti di non conformità ai princìpi comunitari delle norme di riferimento

TIRRENIA 2 2 si 2.148 2.148 intero territorio

10 ASPETTI GESTIONALI D’IMPRESA NELL’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA

10.3 L’amministrazione straordinaria e il programma di recupero: il tempo e le cause della cris

L’amministrazione straordinaria è un istituto preposto alla gestione delle crisi delle grandi imprese e dei gruppi societari introdotto appositamente introdotto nell’ordinamento italiano. Tale procedura è uno strumento derivato in parte dal- le esperienze privatistiche di risanamento ed è stata un’innovazione assoluta per il nostro sistema in quanto, anziché ai creditori sociali, è espressamente orientato all’impresa.

L’obiettivo della amministrazione straordinaria è coadiuvare il recupero dell’equi- librio economico, per cui il principio dell’insolvenza è inteso in senso ampio, si- no a ricomprendervi anche la situazione di mera crisi economica dell’impresa. Il procedimento con cui si apre l’amministrazione straordinaria consta di due fasi, di natura sub-procedimentale, e la prima di esse ha quale propria conclusione la

dichiarazione di insolvenza. Con la sentenza di dichiarazione di insolvenza vi è l’apertura della fase successiva di natura diagnostica e gestita dal Tribunale, fina- lizzata alla verifica delle effettive e concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico.

Di solito, la crisi è un processo graduale d’accumulazione di risultati sfavorevole ma in tali casi è caratterizzata della presenza congiunta di tre elementi collegati al fattore tempo: l’urgenza, la gravità e la globalità. Dall’urgenza dipende la necessità di intervenire in maniera tempestiva per il riequilibrio dell’economicità, mettendo a punto interventi immediati finalizzati a fronteggiare un’eventuale emorragia di risorse aziendali. La gravità della crisi fa discendere, invece, un impegno adeguato manageriale, pena la definitiva compromissione degli equilibri dell’organizzazio- ne. Infine, la globalità riguarda la complessa natura del fenomeno, che risulta dalla combinazione di più cause e che non può essere confinato in un preciso ambito: spes- so rappresenta lo stadio finale di un lento deterioramento delle risorse aziendali. La formazione della situazione economico-finanziaria-patrimoniale di partenza - base delle valutazioni per un’amministrazione straordinaria - necessita di un’at- tenta e tempestiva analisi delle cause di crisi. In proposito è bene considerare l’a- spetto finanziario delle crisi non sempre come causa tipica. Esso rappresenta senza dubbio un fattore importante per la percezione di uno stato di difficoltà latente, ma non può tuttavia essere elevato sempre a causa primaria. Gli squilibri a carattere finanziario assumono duplice veste: possono costituire, in casi particolari, cause autonome di crisi e, più frequentemente, rappresentano circostanze “derivate” da altri fattori primari di crisi manageriali e di mercato.

Lo spegnersi della vitalità economica dell’impresa può essere dunque ricondotto a una grande varietà di fattori causali. È comunque fondamentale distinguere fra le situazioni in cui la crisi dipende da un andamento negativo generalizzato del setto- re o dei settori in cui l’impresa opera, e le situazioni in cui, pur in presenza di con- dizioni ambientali favorevoli, l’impresa vede cadere le proprie performance a causa di errori manageriali. In particolare, sulla base di una vasta letteratura è possibile distinguere tra cause primarie e secondarie. Queste tipologie si differenziano per la loro natura e per il tempo di manifestazione all’interno del processo degenerati- vo di crisi. L’urgenza e la necessità di essere rapidi è ancora più importante in una

amministrazione straordinaria che arriva dopo la dichiarazione di insolvenza alla quale di solito si arriva dopo che l’imprenditore, tipicamente restio ad ammettere lo stato di crisi, aver perso molto tempo utile al risanamento, quando ormai la crisi potrebbe risultare anche irreversibile e portare alla liquidazione o al fallimento. Ad esempio, esiste una spiccata tendenza imprenditoriale e manageriale ad attribuire la crisi a fattori esterni piuttosto che interni, oppure a condizioni occasionali piut- tosto che strutturali.

Le cause primarie sono date dai fattori di tipo ambientale o interno, che determi- nano l’incapacità strutturale (anche se non in assoluto irrimediabile) dell’azienda a mantenersi in stabili condizioni di economicità. Tra i fattori aziendali è possibile individuare, in sintesi, alcune tipologie:

- strategici, relativi al venire meno della coerenza fra ambiente e strategie; - finanziario-societari, relativi all’assetto delle fonti, degli impieghi e dei collega-

menti societari;

- organizzativi, relativi al decadere dell’efficienza, della capacità innovativa, della qualità delle prestazioni in una o più aree della struttura organizzativa;

- straordinari, relativi a eventi eccezionali, di natura accidentale o dolosa che pos- sono incidere pesantemente sulle prestazioni economico-finanziarie e sulla di- sponibilità di risorse critiche.

Le cause secondarie intervengono dopo che le cause primarie hanno dato origine a uno stato patologico, moltiplicandone gli effetti, ostacolando la risoluzione della crisi ed eventualmente affrettandone la conclusione negativa. In linea di principio, tutte le crisi aziendali possono essere ricondotte a qualche forma di management inadeguato. Anche quando intervengono fattori ambientali al di fuori del controllo della direzione aziendale, si può sempre sostenere che il management avrebbe co- munque potuto prevedere tali fenomeni e pianificare per tempo adeguati interven- ti di prevenzione e risposta. In effetti, non sarebbe del tutto errato sostenere che la crisi presupponga sempre un errore dei manager e che il fattore umano sia il ri- schio più grave per la sopravvivenza di un’impresa. Le cause secondarie si possono far risalire, da un lato, all’erosione del sostegno degli stakeholder, che nel sospetto o nella certezza di una crisi modificano il loro comportamento a tutela della pro- pria posizione, e alle crescenti inefficienze, in caso di riduzione delle vendite e di

elevati costi fissi, che derivano dall’aumento dei costi unitari dei prodotti, con con- seguenti cadute della competitività; dall’altro, al deterioramento del clima interno e dei processi decisionali che, a fronte della minaccia d’estinzione dell’impresa, mette in discussione la posizione delle persone, le prospettive, il potere e innesca meccanismi difensivi che ostacolano il cambiamento e bloccano la possibilità di mobilitare tutte le risorse che potrebbero essere necessarie per salvare l’impresa. A partire da uno stato iniziale in cui sono responsabili le cause primarie, si ma- nifestano perdite economiche e l’impresa comincia a trovarsi in difficoltà nel far fronte ai propri impegni. Anche in presenza di una insolvenza non occasionale, la crisi non può dirsi irrecuperabile purché siano rimovibili i fattori esaminati e il commissario sia ancora in grado di utilizzare le risorse esistenti per il rilancio o per cedere il complesso aziendale al meglio. Infatti, spesso, la situazione di difficoltà conclamata dall’amministrazione straordinaria crea le condizioni per un ulteriore indebolimento dell’azienda e un suo ridimensionamento.

È importante sottolineare che lo studio delle cause della crisi non risponde soltan- to a un interesse scientifico, ma svolge un ruolo importante nel processo di risa- namento nei mesi immediatamente successivi alla dichiarazione di insolvenza che porta all’apertura dell’amministrazione. Forse troppo spesso si riduce la crisi alle sue manifestazioni, concentrandosi sulla risoluzione delle difficoltà finanziarie, il che equivale a tentare di curare una malattia agendo esclusivamente sui sintomi. È, invece, opportuno che il tentativo di rivitalizzazione sia preceduto da un serio studio delle cause specifiche della patologia e da un’analisi della effettiva possibi- lità di rimozione, onde evitare nuovi errori o illusori tentativi di recupero, che pos- sono solo aggravare i costi privati e sociali della crisi.

10.4

L ’amministrazione straordinaria e il programma di recupero: