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ANALISI DELL’APPLICABILITÀ DELL’OCCUPATORE DI ULTIMA ISTANZA IN RELAZIONE AL

CAPITOLO 3 LO STRUMENTO: L’OCCUPATORE DI ULTIMA ISTANZA

3. ANALISI DELL’APPLICABILITÀ DELL’OCCUPATORE DI ULTIMA ISTANZA IN RELAZIONE AL

NANTE

L’attuale modo di vedere il sistema economico è eredità di un periodo storico in cui al fenomeno inflattivo si associava disoccupazione, e le politiche di stampo keynesiano, basate su ciò che era stato utile nel secondo dopoguerra per uscire dalla crisi e permettere un ampio svi- luppo mondiale, non erano più in grado di spiegare. Si può affermare quindi che una teoria economica dominante può diventare in questo modo se vi sono evidenze empiriche molto forti che mostrano come ciò che è stato fatto fino a quel momento non è più sufficiente per contra- stare determinati problemi. Però è anche necessario ricordare, come già fatto in precedenza con le parole di Boyer, che ogni teoria economia può essere espressione del gruppo politico domi- nante nel momento in cui questa si instaura. Ciò significa che in base al sistema politico che si ha è possibile che passino certe idee invece che altri, solo perché chi si trova al potere ha deter- minate idee in campo economico.

È quindi possibile affermare che ogni visione economica del mondo può diventare do- minate se sussistono due condizioni tra loro intrinsecamente molto collegate. Da una parte è necessario l’esistenza di problemi economici nuovi o che comunque non possono più essere spiegati con gli strumenti adottati fino a quel momento, anche se fin li quegli strumenti erano stati efficaci, dall’altra parte è necessario che vi siano soggetti al potere che hanno determinare idee economiche e che quindi riescono ad appoggiare e trasmettere determinati ideali e a far si che diventino quelli dominanti. Spiegato in questo modo sembra quasi una cosa che si potrebbe costruire a tavolino, ma non è così semplice. Infatti, non si può solamente dire che in presenza di problemi economici nuovi è necessario un nuovo modo di vedere le cose e ricercarlo di punto in bianco. La stessa curva di Philipps aumentata per le aspettative utilizzata da Friedman negli anni ottanta è una rivisitazione del lavoro dello stesso Philipps negli anni sessanta. E numerosi altri concetti presenti nella visione economica dominante attuale, come il concetto di raziona- lità, aspettative razionali e altro, deriva dal modo neoclassico di osservare il sistema economico,

come se questo fosse un sistema fisico da osservare e studiare con leggi determinate in modo matematico che valgono sempre a meno di piccoli impresti, in presenza di una sorta di attrito se si vuol restare in ambito fisico per fare paragoni. L’attuale teoria, quindi, non è completa- mente nuova ma può essere definita come una sorta di rivisitazione delle idee passate a cui si sono inglobate nuove idee sulla base degli eventi che accadevano nel sistema economico. Il nuovo modo di vedere un problema economico, o di vederlo rivisitando teorie precedenti op- portunamente modificate per tener conto delle nuove criticità che hanno portato a ricercare nuove opportunità, deve essere supporto dalla comunità scientifica e sostenuto dalla classe po- litica che si trova a governare un determinato Paese. In passato è stato più facile che una nuova teoria economica si diffondesse in un singolo Paese, come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna, e magari da lì attecchissero pure in altri Paesi, i quali però potevano mantenere le proprie idee economiche. È solo nell’ultimo trentennio, in cui si è assistito al fenomeno della globalizza- zione in numerosi settori, che anche dal punto di vista economico per numerosi Paesi è diven- tato sempre più difficile essere indipendente dalle politiche e decisioni attuate dai grandi Paesi e dalle grandi organizzazioni mondiali, come il Fondo Monetario Internazionale, che si occu- pano di economia. In questo clima di maggiore collegamento a livello globale per quanto ri- guarda il sistema economico, diventa molto più difficile per un’idea eterodossa attecchire nella visione economica e nella politica di qualche Paese, anche più piccolo, per poi essere esportata, qualora si osservi che si è in presenza di un modello capace di ottenere determinati risultati.

È difficile, quindi, che un’idea eterodossa diventi dominante in breve tempo se non vi sono molte circostanze favorevoli a tale pensiero. Le idee di Keynes, a cui il pensiero post- keynesiano rimanda seppur con determinate modifiche, attecchì in un sistema economico che si trovava in un particolare periodo storico, in cui si cercava di rinnovare numerosi aspetti della società e il pensiero economico fu, probabilmente, influenzato anche da questo pensiero di cam- biamento. Utilizzando le parole di Reati87

si può dire “ L’esperienza storica ci è di ausilio, mostrandoci come il successo o il discredito di un paradigma economico non dipenda esclusi- vamente dalla sua solidità teorica, ma anche dal fatto che la teoria in questione dica le cose giuste nel momento giusto. Il rigore teorico è, ovviamente, condizione assolutamente necessa- ria, ma di per sé non basta per assicurare il prevalere di una “buona” teoria”.

L’analisi condotta dell’occupatore di ultima istanza è passata attraverso diversi passi. Dall’analisi del problema si è cercato di vedere come il problema della disoccupazione è spie- gato dall’attuale pensiero mainstream. Se ci si ferma a questa analisi non si potrebbe continuare

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nel ricercare un modo per affrontare il problema della disoccupazione oltre al limite definito naturale. Cercare un nuovo paradigma economico che permettesse nuovi modi di affrontare il problema è stato il passo successivo. Se si assume quel modo di osservare la realtà esistono meccanismi, come quello della domanda effettiva, che può essere applicato con metodi diversi, occupatore di ultima istanza e reddito di cittadinanza sono solo due delle possibilità, per cercare di risolvere il problema della disoccupazione. Si è poi riflettuto sulle condizioni di applicabilità dell’occupatore di ultima istanza, di come determinati parametri possono permettere di appli- carlo più o meno facilmente, in relazione al livello della spesa pubblica. Tuttavia questa analisi è condotta presupponendosi di trovarsi in una condizione di paradigma post-keynesiano accet- tato e condiviso da tutti e in cui magari il problema è sostenere l’idea dell’occupatore di ultima istanza di fronte a altre proposte che cercano a modo loro di trovare un modo per sostenere la domanda aggregata. Non si è però arrivati ancora a questo punto, non si può cercare di far valere la validità dell’idea dell’occupatore di ultima istanza senza cercare di trovare un modo per cam- biare paradigma economico attraverso il quale guardare la realtà economica.

Discutere sul modo in cui arginare il problema della disoccupazione riporta a discutere sul perché un modo di vedere il sistema economico è accettato e altri no. È una questione molto complessa che impiega numerosi studiosi e che non può trovare una risposta precisa. Come visto molti ci hanno provato, come Boyer e la scuola della Regolazione cercano di indagare i motivi per cui le teorie economiche si susseguono ma non cerca mai di determinare quale sia la teoria migliore o che possa condurre a risultati migliori. Inoltre, come già detto, è probabile che teorie economiche diverse possano spiegare momenti e situazioni economici differenti, magari anche se si tratta di fatti collegati nel tempo tra di loro possono essere soggetti a spiegazioni e politiche economiche differenti.

Forse sta proprio in un elemento, magari che si nota poco, della frase precedente, una forte motivazione nel prediligere la teoria post-keynesiana. Si è parlato di fatti collegati nel tempo, eventi quindi che sono cronologicamente collegati tra loro e inseriti in un tempo storico irreversibile. Questa è una delle caratteristiche essenziali, individuate da Lavoiè, come caratte- rizzanti la dottrina post-keynesiana. Se si ripercorre gran parte del discorso fatto fin qui si nota come dappertutto il tempo è un fattore fondamentale. Anche parlando di visione mainstream si è detto che essa, spesso, è stata rielaborazione di teorie precedenti adattate per la situazione che si stava vivendo in quel momento. La stessa curva di Phillips più volte citata, solo negli anni ottanta si arricchisce delle aspettative razionali, un elemento che al momento della sua creazione non era stato considerato. La spiegazione che si fornisce nell’introduzione delle aspettative ra-

zionali rispetto all’inflazione è che gli individui apprendono determinate informazioni e le uti- lizzeranno per il futuro. E pur essendo una spiegazione tipicamente mainstream legata alla ra- zionalità e alla previsione che fanno i soggetti economici, essa contiene un altro concetto che è quello di apprendere. E questo si potrebbe affermare sia più vicino a un’idea di tempo cronolo- gico irreversibile che mainstream. Gli individui apprendono e ogni situazione determinerà nuova conoscenza e le scelte successive non saranno più fatte solo con determinate informa- zioni ma con tutte quelle a disposizione. È per questo che, probabilmente, oggi si dovrebbe adottare una teoria di tipo post-keynesiano: osservando che il tempo definisce situazioni di- verse, diverse e inconfrontabili tra loro, si giunge a una delle caratteristiche essenziali post- keynesiane, quella relativa al tempo. Ogni situazione di equilibrio non è indipendente dal per- corso fatto per arrivare fin lì, quindi servono idee, teorie e strumenti elastici che si basino pro- prio su questo concetto. Solo in un secondo momento, quando si sarà in grado di accettare una visone post-keynesiana del sistema economico si potrà parlare in modo concreto di occupatore di ultima istanza, cercando di risolvere tutti i limiti che sua applicazione reale, mai tentata te- nendo conto di tutte le caratteristiche essenziali che il progetto dovrebbe avere, comporterebbe.

APPENDICE A

DATI MERCATO DEL LAVORO 1995-2014

ANNI 1995-2001