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CAPITOLO 1 LA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA NEGLI ULTIMI VENTI ANNI: UN PROBLEMA

2.1. LA DISOCCUPAZIONE NELL’OTTICA MAINSTREAM

2.1.9. ANALISI E CRITICA DELLA VISIONE MAINSTREAM

L’uso delle aspettative razionali nella Nuova macroeconomia Keynesiana ha determi- nato un rafforzamento della visione classica dell’economia e ciò determina il tipo di politica economica che si adotta nelle decisione inerenti il mondo del lavoro. La preferenza per l’utilizzo di regole invece che di politiche discrezionali ha spostato l’obiettivo della politica economica dal controllo del livello dell’occupazione a quello dell’inflazione e della stabilità dei prezzi. Quando si parla di stabilità non si richiede la totale assenza di inflazione, ma un livello molto basso della stessa in termini percentuali.

In un contesto che viene studiato in tale ottica economica, le politiche di stabilizzazione sono fortemente ridimensionate. Non si ha, quindi l’attuazione di politiche sul lato della do- manda di lavoro destinate a incrementare questa. Questo è uno degli aspetti della teoria main- stream che, come si vedrà in seguito, contrasta con una visione post-keynesiana basata sulla necessità dell’intervento dello Stato nell’economia a seguito del fallimento dell’azione privata.

La principale critica che si può effettuare nei confronti della visione mainstream è pro- prio la mancanza di un intervento pubblico capace di incidere in modo incisivo all’interno del

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Kieran Mc Morrow, Werner Roeger, Per l’Italia non è solo un problema di metodo, La voce.info, 7 novembre 2014

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sistema economico. Tale mancanza è spiegata dal modo in cui nasce la politica economica re- lativa al lavoro: essa si basa su un sistema che, legato alle aspettative razionali relative all’in- flazione, vanifica ogni tentativo di intervento. Se si assume un punto di vista mainstream, il non intervento da parte dello Stato deve essere visto come l’applicazione, nel modo più corretto che si ritiene possibile, degli assiomi su cui si base tale visione economica del mondo. Non è pos- sibile, quando si cerca di spiegare la disoccupazione con tali strumenti, prevedere un intervento dello Stato. Anzi esso potrebbe esserci, ma, secondo quanto visto in precedenza, esso avrebbe delle conseguenze positive in fatto di occupazione solo nel breve periodo, a cui seguirebbe un innalzamento del tasso di inflazione con conseguente riduzione dell’occupazione fino a tornare al suo livello naturale. L’intervento statale in questa ottica non è dunque vietato: esso però non produce risultati in linea con gli strumenti che sono adottati nella spiegazione dei fatti econo- mici.

La necessità dell’intervento dello Stato, in quanto è uno dei mezzi attraverso i quali risolvere le criticità del sistema capitalistico, è uno dei cardini della visione economica etero- dossa post-keynesiana. Essa sarà analizzata in dettaglio nel prossimo paragrafo.

Un’altra problematica relativa al modo di gestire la disoccupazione nel modello main- stream riguarda il modo in cui viene valutato il NAIRU. Esso non può essere calcolato ma solamente stimato. In base ai dati dell’OECD66

per l’Italia si hanno i seguenti valore, relativi al NAIRU, negli ultimi quattordici anni:

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

8.93 8.67 8.36 8.09 7.83 7.69 7.71 7.83 7.98 8.10 8.45 8.76 8.98 9.11 Tabella 2.1- Valori NAIRU per l'Italia, fonte OECD

Per il 2016 il dato stimato è di 9,18.

Si possono confrontare tali valori con il tasso di disoccupazione rilevato dall’ISTAT:

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

8.47 8.41 8.00 7.73 6.78 6.08 6.72 7.75 8.36 8.36 10.65 12.15 12.68 12.40 Tabella 2.2- Tasso di disoccupazione in Italia, fonte ISTAT

È possibile calcolare lo scostamento del tasso effettivo di disoccupazione da quello na- turale.

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

-0.46 -0.26 -0.36 -0.66 -1.05 -1.61 -0.99 -0.08 0.38 0,26 2.20 3.39 3.70 3.29 Tabella 2.3-Scostamento tra tasso di disoccupazione e Nairu

La relazione tra NAIRU e disoccupazione effettiva in Italia può essere visualizzata dal seguente grafico:

Figura 2.3- Relazione NAIRU-disoccupazione reale in Italia, anni 2002-2015

Dalla tabella, basata sulla differenza tra i dati ISTAT e OECD, relativi rispettivamente al tasso di disoccupazione reale e al NAIRU in Italia, dal 2002 al 2015 si può notare un periodo iniziale, dal 2002 fino al 2007, in cui il tasso ISTAT è inferiore a quello dell’OECD. Ciò signi- fica che in questo periodo il tasso di disoccupazione reale è inferiore a quello stimato e ciò ha determinato un aumento dell’inflazione e una riduzione della disoccupazione sotto il suo tasso naturale. Nel 2008, primo anno della crisi, vi è un sostanziale equilibrio tra i due valori. E nei due anni successivi il tasso di disoccupazione reale è stato inferiore rispetto a quello naturale ma con uno scarto molto basso. Si può notare che il trend di crescita del NAIRU è basso, anche se tra il 2011 e il 2015 cresce di un punto percentuale. I valori relativi alla disoccupazione reale crescono in modo più elevato ma a partire dal 2011 e non dall’inizio della crisi. Inoltre se si analizza solo lo scostamento, quando questo diventa significativo dal 2011, si può osservare come il tasso di disoccupazione reale che eccede quella naturale oscilli tra il 2,5% e il 4%. A partire dal 2014 è pure diminuito rispetto al picco del 2013 e tale decremento è continuato nel 2015. Inoltre se si osservano i valori della tabella 3 è possibile notare come il valore effettivo della disoccupazione sia, negli ultimi anni, intorno al 3%. Se si assume che il livello di disoc- cupazione naturale sia inevitabile, il problema attuale in Italia, secondo i dati e le stime a di- sposizione, sarebbe di una disoccupazione che negli ultimi cinque anni è stata in media del 3,5% superiore a quella strutturale. Si nota tra il 2014 e il 2015 che lo scarto tra i due valori è diminuito sia perché la disoccupazione reale è scesa, sia perché il valore del tasso naturale è

aumentato. Come detto in precedenza, il NAIRU può aumentare in seguito a fenomeni di iste- resi in base ai quali periodi prolungati di stagnazione determinano il ribasso delle stime di cre- scita e dell’occupazione con conseguente diminuzione del Pil potenziale. In questo modo si ha una crescita del livello del tasso naturale di disoccupazione, come mostrato nel caso italiano a partire soprattutto dal 2011, che porta a un livellamento di tale tasso con quello effettivo e quindi, a minori interventi, dato che, in base a tale visione economica, essi sono inutili nel lungo periodo per apportare modifiche durature nel mercato del lavoro.

Tale analisi, relativa allo scostamento tra NAIRU e disoccupazione effettiva è stata ef- fettuata con lo scopo di mostrare che il problema della disoccupazione, quando questa è analiz- zata con strumenti di tipo mainstream, potrebbe sembrare meno grave di quello che si pensa. Come si vedrà meglio in seguito ciò deriva da cosa si intende con il termine piena occupazione, se essa consiste nell’impiegare solo la quota di disoccupati che eccede il tasso di disoccupazione naturale o riguarda tutti coloro che possono essere definiti come disoccupati.

Le difficoltà relative al calcolo del NAIRU e alla stima della disoccupazione effettiva, data da scarto tra disoccupazione reale e naturale, da eliminare, insieme alle precedenti conclu- sioni relative al fatto che non può esserci intervento pubblico a causa della sua inutilità nel lungo periodo, e se questo c’è è rivolto solo alla quota di disoccupazione che eccede il tasso naturale, possono spingere a cercare un altro modo di vedere il sistema economico, un altro sistema di assiomi sui quali basarsi per analizzare il sistema economico e trovare soluzioni per risolvere determinati problemi. Un sistema di assiomi diversi, dal punto di vista economico, sulla base dei quali interpretare la realtà è quello rappresentato dalle idee post-keynesiane.