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CAPITOLO 1 LA DISOCCUPAZIONE IN ITALIA NEGLI ULTIMI VENTI ANNI: UN PROBLEMA

2.1. LA DISOCCUPAZIONE NELL’OTTICA MAINSTREAM

2.1.4. DALLA CURVA DI PHILLIPS AL NAIRU

La presenza di una relazione di tipo inverso tra l’inflazione e la disoccupazione è stata osservata in modo empirico nel 1958 da Alban William Phillips.

La relazione rappresentata dalla curva di Philips può essere scritta nel seguente modello che rappresenta una prima elaborazione degli anni sessanta:

డௗ௪

డ௪ = − − 

∗ [1]

dove డௗ௪

డ௪ indica il tasso di inflazione salariale,  è il tasso di disoccupazione effettiva e  ∗ il

suo valore di equilibrio, individuato dal tasso naturale di disoccupazione. Il tasso di disoccupa- zione effettivo misura la percentuale dei disoccupati sulla popolazione attiva nel breve periodo o in un determinato momento. Nel tasso di disoccupazione effettivo sono comprese tutte le forme di disoccupazione, per tutte le cause e origini possibili. Il tasso naturale di disoccupa- zione, viceversa, misura soltanto la disoccupazione naturale nel lungo periodo ossia la disoccu- pazione che si verifica per l'impossibilità di far incontrare istantaneamente la domanda e l'of- ferta di lavoro. Da ciò è possibile dedurre che esiste un tasso  pari al valore del tasso di disoc- cupazione di equilibrio in corrispondenza del quale il tasso di inflazione dei salari è nullo. Si può notare, in base a tale espressione, che in corrispondenza di tassi di disoccupazioni più ele- vati rispetto a quello naturale si ha un tasso di inflazione negativo e quindi fenomeni di defla- zione. Se invece si cerca di far scendere la disoccupazione sotto il livello naturale si avrà un tasso positivo di inflazione dei salari.

È possibile riscrivere la precedente relazione in altro modo. Infatti, considerando che il tasso di inflazione  è uguale al tasso di inflazione salariale meno il tasso di incremento della produttività del lavoro, se non si considera quest’ultima è possibile riscrivere la [1] in questo modo:

 = − − ∗ [2]

Da tale espressione è possibile affermare che se la volontà delle autorità è di avere un tasso di disoccupazione effettivo inferiore rispetto a quello naturale, questo si può ottenere avendo an- che un certo livello di inflazione positivo. La decisione di privilegiare un aspetto a scapito dell’altro, minore disoccupazione con maggiore inflazione o viceversa, è una scelta di tipo po- litico effettuata da coloro che gestiscono la politica economica di un Paese. La curva di Phillips

può essere rappresentata graficamente da una relazione inversa tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione.

Figura 2.1-Curva di Phillips nel breve periodo

Tuttavia la curva di Phillips attualmente utilizzata si discosta dal precedente modello che rappresenta una prima elaborazione degli anni sessanta. Infatti, nel decennio successivo, fenomeni inflazionistici più gravi, e presenti in gran parte delle economie occidentali, determi- narono una nuova formulazione della curva di Phillips. Tale formulazione partiva dall’idea che gli agenti economici, in quanto razionali, agiscono sulla base delle variabili reali e non rispetto a quelle monetarie. Da tali premesse fu elaborata la curva di Phillips aumentata con le aspetta- tive di inflazione ݌ . In questo modo la [1] può essere così riscritta:



 ൌ െሺݑ െ ݑ ∗

ሻ ൅ ݌ [3]

Dalla [3] si possono fare diverse osservazioni. È possibile dire che il salario reale atteso deve rispondere a eventuali situazioni di squilibrio sul mercato del lavoro. Inoltre si può notare che sono possibili scostamenti della disoccupazione rispetto al suo tasso naturale solo se si verifi- cano variazione del salario reale atteso.

Anche in questo caso è possibile riscrivere la relazione in termini di inflazione ݌ሶ ൌ െሺݑ െ ݑ∗

ሻ ൅ ݌ [4]

Da questa è possibile affermare che ci si può allontanare dal tasso naturale di disoccupazione solo se si effettuano errori nelle aspettative quando si ha una differenza tra l’inflazione prevista e quella effettiva. Inoltre, sempre dalla [4], è possibile notare come il tasso di disoccupazione

naturale possa essere compatibile con qualsiasi tasso positivo di inflazione, se quello è il tasso che è stato previsto dagli agenti economici.

Con la trasformazione dell’equazione [1] nella [3] non si ha più una relazione univoca tra inflazione e disoccupazione, ma esiste una relazione in corrispondenza di ciascun tasso di inflazione atteso. Se questo si basa sull’inflazione dei periodi precedenti, nel lungo periodo, secondo tale impostazione, non si ha più un trade-off tra disoccupazione e inflazione. Infatti, se si cerca di ridurre la disoccupazione, accettando un certo livello di inflazione, questo risultato si avrà solo nel breve periodo dato che la maggiore inflazione genererebbe nei periodi successi un’aspettativa inflazionistica più elevata che porterebbe a processi inflattivi successivi. Da ciò deriva che se si vuole cercare di mantenere la disoccupazione sotto il tasso naturale non si avrebbe un solo tasso di inflazione, ma un tasso inflattivo in continua accelerazione.

Nel lungo periodo solo il tasso di disoccupazione naturale, cioè il NAIRU, è collegato a un tasso di inflazione stabile. E proprio per tale motivo nel lungo periodo la curva di Phillips diventa verticale e il valore corrisponde al tasso naturale di disoccupazione.

Figura 2.2-Curva di Phillips nel lungo periodo

Il termine NAIRU deriva dal fatto che in presenza di una disoccupazione effettiva al di sotto di esso l’inflazione accelererebbe, mentre se il livello di disoccupazione reale fosse al di sopra di esso, il tasso inflazionistico decelererebbe. Da quanto detto in precedenza la disoccu- pazione non devierebbe mai dal NAIRU, salvo errori casuali e transitori nella formazione delle aspettative sul tasso di inflazione futuro. In questa prospettiva, ogni deviazione dall'attuale tasso

di disoccupazione dal NAIRU è impossibile nel lungo periodo. La determinazione del NAIRU in modo più analitico sarà analizzata nel prossimo paragrafo.