3.1 I MODELLI PREDITTIVI E LA NASCITA DI UN APPROCCIO POSTDITTIVO IN ARCHEOLOGIA
3.1.2 I modelli predittivi in archeologia
3.1.2.2 Analisi dell’effetto economico dei modelli predittivi olandes
Le carte di predittività archeologica costituiscono un modello scientifico, come abbiamo visto, che è
269WILLEMS-BRANDT 2004.
270Sui principi guida dell’analisi cioè necessità, effettività, proporzionalità e sussidiarietà vedi, per maggiori dettagli,
VERBRUGGEN 2009, p. 30.
stato sottoposto a critiche e, per questo motivo, è soggetto a continui miglioramenti. Attualmente, l’Olanda è suddivisa in quattro macro aree, distinte in base alla possibilità più o meno alta di rinvenire delle stratificazioni archeologiche. I limiti tra una zona e un’altra non costituiscono soltanto delle semplici divisioni di carattere geografico, ma hanno un effettivo risvolto nella pratica archeologica. La differenza tra dover sostenere costi archeologici preliminari, inviando all’autorità locale i risultati delle indagini, o la totale assenza di prescrizioni giace proprio nella appartenenza o meno di una determinata area ad una regione segnata da un alto coefficiente di rischio archeologico. Nell’impostazione generale dello Spatial Planning Act, le province intervengono soltanto in un secondo momento, quando la risorsa archeologica è già stata mappata e soppesata. Il principio cardine è che l’elemento archeologico debba essere, ove possibile, conservato in situ e, soltanto quando tale opzione non è percorribile, è consentito scavare archeologicamente il sito e, in caso, provvedere allo smontaggio dei resti. Tale valutazione si basa sul report archeologico preliminare che deve soddisfare, come abbiamo visto in precedenza, gli standard di qualità. Si è passati, in sostanza, da una rescue-archeology ad una development-led a. Seppur con significative distinzioni, il modello sembra avere diversi punti in comune con le modalità di attuazione dell’archeologia preventiva italiana272. Profondamente diverso, purtroppo, appare il risvolto e l’effetto economico
scaturito dall’applicazione delle carte di predittività.
In primis, si sono generate molte più opportunità lavorative per gli archeologi. La ricerca archeologica sul campo ha mutato pelle, divenendo un’attività non limitata alla sola stagione estiva; gli scavi sono commissionati dalle municipalità e condotti da imprese di professionisti. Addirittura, per quanto ci possa sembrare strano, sembrerebbe che il numero degli archeologi sfornati dalle Università non sia sufficiente a soddisfare la domanda273. Secondo le stime più recenti274 e
nonostante la pesante crisi finanziaria che ha investito l’Olanda tra il 2011 e il 2012, il numero di lavoratori impiegati nel settore archeologico è cresciuto fino a raggiungere le 1200 unità275,
sostanzialmente il triplo rispetto al dato dell’inizio degli anni Novanta.
272Un’accurata disamina sulla evoluzione dell’archeologia preventiva italiana, sulla normativa che sta alla sua base e
sulle corrette procedure di applicazione in GULL 2015.
273MEFFERT 2009, p. 34; FOKKENS 2005.
274Vedi VAN LONDEN et al. 2014, p.45 per il progetto DISCO. Discovering the archaeologists of Europe con i dati
riguardanti l’Olanda nell’ultimo quinquennio.
275La metà di essi è impiegata nel settore della c.d. commercial archaeology, espressione europea con la quale si indica
72 Figura 2. La crescita degli occupati nel settore archeologico in Olanda (da VAN LONDEN et al 2014).
Oltre ad un prevedibile aumento dei posti di lavoro, l’inserimento dell’archeologia nelle pratiche di pianificazione territoriale ha direttamente influenzato i prezzi del mercato immobiliare. Il desiderio di costruire una casa in un’area ritenuta ad alto potenziale comporta, secondo il già citato principio del polluter pays o del developer funder, l’imposizione, sulle spalle dell’esecutore dei lavori, dei costi relativi all’archeologia (che sono in parte calcolabili a priori). Tali principi hanno, di fatto, trasformato la risorsa archeologica in una questione economica, in un rischio finanziario per i costruttori. Pertanto, chi controlla la produzione della mappe di predittività influenza in maniera diretta sia il mercato del lavoro nel settore archeologico sia il ben più redditizio ‘mercato del mattone’. Si tratta di un tema che meriterebbe più spazio anche nella letteratura scientifica futura, non soltanto per le conseguenza già citate, ma soprattutto per la necessaria indipendenza che dovrà mantenere chi continuerà a produrre strumenti così delicati come le carte di predittività.
Ritorniamo a una delle parole chiave cui abbiamo fatto riferimento poc’anzi, il rischio. Non deve sfuggire come l’impiego del termine nella letteratura archeologica giochi sulla sua bivalenza. Per gli archeologi il rischio è il pensiero che le stratificazioni archeologiche siano distrutte e non documentate durante la realizzazione di un qualsiasi lavoro edilizio, mentre per i costruttori il rischio è rappresentato dalla possibilità che l’archeologia possa fare andare in fumo, o modificare seriamente, l’investimento previsto276. Non è un caso che, all’interno di questo paradigma
dominante per lunghi decenni, in cui l’archeologia rappresentava un rischio, appunto, e non una risorsa, la terminologia utilizzata anche in Italia definiva ‘Carte del rischio archeologico’ le cartografie in cui erano posizionate le evidenze archeologiche già note277. Illuminante il titolo di un
276Per le modalità con cui viene trattato il rischio archeologico all’interno del sistema di pianificazione ambientale
olandese vedi ISARIN et al. 2009.
bel volume curato da Maria Pia Guermandi ‘Rischio archeologico: se lo conosci lo eviti’278. Al di là
del simpatico titolo, il problema posto è abbastanza serio poiché, anche il migliore degli strumenti a nostra disposizione, non è in grado di fornire una stima del numero e della natura dei siti che potrebbero essere rinvenuti. Le carte predittive rendono necessarie attività di survey archeologico279
nelle aree con medio e alto potenziale, ma esula dalle loro possibilità indicare quale sarà il risultato di tali esplorazioni (quindi la qualità dell’insediamento). Per rendere i modelli predittivi uno strumento più utile bisognerebbe compiere un ulteriore passo in avanti, rendendo sempre meno vaghi i concetti di bassa, media e alta probabilità280.
Il prossimo paragrafo è dedicato proprio alle correzioni apportate soprattutto, ma non solo, dai colleghi olandesi per cercare di raggiungere tale obiettivo.