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DELLA RICERCA

II. AnALISI EMPIRICA

1.1. La natura ibrida dei nuovi media digitali

Michail Bachtin alla fine degli anni Settanta, definendo il concetto di ‘ibridazione’ in ambito linguistico, sosteneva che fosse «la mescolanza di due lingue sociali all’interno di un’unica enunciazione, l’affrontarsi nell’arena di tale enunciazione di due coscienze lin guistiche distinte, separate dall’epoca o dalla differenziazione sociale» ed evidenziava «che la lingua e le lingue cambiano soprattutto a causa dell’ibridizzazione e della mesco - lan za di ‘lingue’ diverse che esistono all’interno di un unico dialetto, di una lingua na zio nale, di un ramo, di un gruppo di rami diversi e di diversi gruppi» (Bachtin 1979, 166-170). Ma che cosa avviene quando le «coscienze linguistiche distinte», a cui Bachtin allude in questa citazione, oltre ad essere separate dall’epoca, dall’area geografica di provenienza o dalla differenziazione sociale, dalle diverse dimensioni linguistiche, appartengono anche a domini semiotici diversi? È quel che accade ogni volta che comuni - chiamo in rete, l’interazione digitale è infatti l’ambito di comunicazione ibrido per ec cellenza: in esso alla mescolanza di lingue diverse si sovrappone la mescolanza di codici diversi.

Partendo dal presupposto che siano i nuovi bisogni espressivi e le nuove situazioni comunicative a spingere verso le innovazioni linguistiche, sembra dunque interessante tener conto del rilievo assunto dal repertorio visuale – e più in generale multimodale (I.2.3.13). – nell’uso spontaneo dei nuovi media e constatare come le particolari strategie di costruzione del significato attualmente in atto non possano ormai più prescindere da queste seconde dimensioni. Allo studio dell’uso integrato di linguaggi diversi sono pervenute generazioni di specialisti di ambiti di studio fra loro distanti e solo parzialmente sovrapposti, preconizzando una direzione di ricerca liminare che ha acquisito via via sempre più peso e creando interessanti liaison fra i diversi domini.1 Alcune di queste pro -

spettive teoriche, come la linguistica multimodale (I.2.3.13), l’iconolinguistica (I.2.3.14), la teoria dell’atto iconico (I.3.2.3) e la testologia semiotica (I.2.3.7) sul piano teorico-fun - zionale riescono infatti a tener conto oltre che della dimensione verbale, anche della dimensione multimodale che caratterizza la comunicazione in rete, confermando l’ipotesi che l’ibridità sia appunto espressione iconica di mutate costellazioni, pratiche e progetti culturali e sociali, e dunque – forse – norma.

1 Organizzata nelle diverse aree dei Visual Studies (Mitchell 2015; Boehm 1995), della linguistica

multimodale (Bateman 2018, 2016; Bateman et al. 2017) dell’iconolinguistica o Bildlinguistik (Schmitz 2003, 2008, 2011; Stöckl 2016, 2004; Diek manns henke et al. 2011; Margrit Siever 2015; Deppermann 2016), della Testologia Semiotica (Petőfi 1996) e della teoria dell’atto iconico (Kjørup 1978; Bredekamp 2015).

1.2. La crossmedialità e l’intreccio tra i media

Come hanno osservato da Ilaria Bonomi e Mario Piotti2 nell’introduzione alla rivista

Lingue e culture dei media nata nel 2017:

L’espansione straordinaria che questo medium sta attraversando, e il suo collegamento sempre più stretto con gli altri determinano una situazione di crossmedialità e di intreccio tra i media che sta sconvolgendo i metodi di ricerca e di analisi seguiti in passato dai linguisti. Se prima era opportuno, anzi necessario, studiare e analizzare ogni medium secondo parametri e modalità ad esso specifici, a partire dalla collocazione del mezzo sulla scala diamesica, ora l’intreccio e la cooperazione dei media tra loro impongono un’analisi che parta da tale connessione. La scala della diamesia resta determinante nel trasmesso dei media, ma esige continui passaggi e confronti tra scritto, parlato, e mescolanza tra di essi. E la dimensione dialogica diventa centrale, come nella rete in sé e per sé, nella sua interazione con giornali, radio, televisione. (Bonomi, Piotti 2017)

Anche secondo i due linguisti questa nuova realtà richiede un radicale aggiornamento dei parametri interpretativi adottati sino a oggi. Il dialogo, a cui i due autori fanno riferi - mento nel passo citato, non si avvale ormai solo esclusivamente di strategie che alternino scritto, parlato oppure – in prospettiva diamesica – tendano a mescolarli, ma sovrappone ad esse un ampia gamma di scelte comunicative multimodali legate all’impianto tipica - mente multimediale dei comunicati digitali: questo impone di rivedere concetti come quelli di testo, scrittura, dialogicità, lettura e soprattutto di identificare con più precisione l’asse, o meglio, la complessa dimensione della diamesia. Come Bonomi e Piotti sintetizzano, a determinare la liquidità della comunicazione digitale concorrono diversi fattori linguistici ed extralinguistici. Se considerato in prospettiva diamesica, infatti, lo scritto trasmesso della rete può essere orientato verso lo scritto-scritto e contemporaneamente verso uno scritto fortemente influenzato dal parlato, e registrare delle variazioni sull’asse della diafasia. Anche dal punto di vista temporale troviamo in opposizione i due poli della sin - cronia e dell’asincronia, inoltre prevale l’orientamento alla dialogicità, una dialogicità molto spesso caratterizzata anche da una forte autoreferenzialità. «L’intero complesso mediatico viene dunque investito, con evidenti conseguenze sul piano linguistico. Dall’in - crocio tra questi diversi parametri di differenziazione risulta un quadro assai variegato e «liquido» dello scritto trasmesso dalla rete, che rende sempre più difficile una suddivisione interna in tipi testuali distinti». (Bonomi, Piotti 2017). Tutti questi elementi hanno portato il Censis-Ucsi nel 2017 a parlare di «ingresso nell’era biomediatica» (2017, 8).

Le categorie note di distanza-vicinanza analizzate da Peter Koch e Wulf Oesterreicher negli anni Novanta del Novecento avevano dato rilievo all’analisi delle strategie di verbalizzazione. Secondo il modello di Koch e Oesterreicher (1990, 12) le situazioni di distanza richiedono un codice elaborato estremamente preciso nella descrizione del loro oggetto, quelle di vicinanza e immediatezza possono invece scegliere delle scorciatoie

2 La breve introduzione è stata pubblicata sulla pagina d’apertura della nuova rivista Lingue e