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DELLA RICERCA

3.3. Lingua e immagini nei mass media

3.3.3. Internet come area di diffusione

Per la politica italiana più recente Internet funziona sia come motore di ricerca sia come area di diffusione delle campagne pubblicitarie commerciali e politiche in prospettiva diacronica. Nella comunicazione dei politici italiani un tipico riferimento sono i richiami a immagini e parole tratte dal repertorio televisivo, in particolare della trasmissione Carosello.48 La rilevanza degli slogan pubblicitari creati negli anni Sessanta e Settanta del

Novecento per la trasmissione della Rai si è trasformata in un repertorio idiomatico molto diffuso nell’uso dei parlanti ancora oggi, a più di cinquant’anni di distanza dalla loro prima formulazione. Come già accennato, Carosello costituisce un importante patrimonio di testi e immagini pubblicitarie per l’Italia: molte frasi inventate per questo programma televisivo come slogan pubblicitari sono state in seguito lessicalizzate e sono ancora oggi in uso nel linguaggio corrente. Analizzeremo qui due esempi creati negli anni Sessanta e Settanta del Novecento e ancora molto presenti nel linguaggio politico contemporaneo, al punto da suscitare anche un acceso dibattito online sul loro reale significato.

3.3.3.1. E che c’ho scritto Jo Condor?

La prima citazione significativa per questa analisi fa riferimento alla conferenza stampa che si tenne a Palazzo Chigi il 19.09.2013, (Fig. 46). In quell’occasione il primo ministro italiano Enrico Letta – in un video diventato poi “virale” – rispose all’ultimatum

48 Cfr. anche Heinemann 2016, 29-27. Per quel che riguarda gli archivi online cfr. Verdiani 2016c,

del governo del Pdl: «Non ho scritto in fronte Jo Condor», facendo uno strano gesto con la mano, un gesto apparentemente non codificato nel repertorio dell’italiano. Questo gesto è infatti indecifrabile per chi non abbia in mente il cartone animato originale che Letta cita in questo frangente, si tratta infatti del tipico gesto della mano del personaggio del cartone animato, il condor Jo Condor (Fig. 46). In questo caso ci troviamo difronte a un chiaro riferimento intertestuale a un filmato pubblicitario della Nutella Ferrero del 1971, che andò in onda in prima serata nella trasmissione Carosello fino al 1976.

49 https://www.youtube.com/watch?v=6ldndhLVmBM [12.12.2018].

Fig. 46. Conferenza stampa di Enrico Letta del 19.09.2013:

«Non ho scritto in fronte Jo Condor». A destra il personaggio di Jo Condor, creato da Romano Bertola per Ferrero nel 1971 (Verdiani 2017, 52-53).49

Jo Condor era un uccello cattivo – con in testa un cappello rosso su cui c’era scritto il suo nome – che imperversava sul villaggio e mentre scendeva in picchiata durante le sue incursioni punitive urlava: «E che c’ho scritto Jo Condor?». Di fronte al pericolo imminente la popolazione del villaggio chiamava in aiuto un gigante, il protagonista buono del cartone. «Gigante, pensaci tuuu!», inneggiava un coro. L’autore dello spot era Romano Bertola, nato nel 1936. Nel libro Pane e Nutella (Giorilli, Padovani, Vada 2012, 28-34) il copywriter racconta che l’idea di Jo Condor gli venne guardando un film americano con Spencer Tracy: A guy named Joe (1943). «Io sono piemontese ed è proprio nel dialetto che ho trovato la battuta che ha reso famoso il personaggio dell’avvoltoio pilota: E che c’ho scritto Jo Condor?». L’effetto comico è qui legato all’omofonia presente fra il nome del protagonista Jo Condor e l’aggettivo “giocondo”, “felice”, che nella frase idiomatica piemontese citata da Bertola significa però anche: «Non sono mica stupido!».

L’efficacia comunicativa legata all’effetto della “criptomnesia” è qui evidente. En - trambi i casi citati fanno infatti riferimento a immagini e slogan che abbiamo già visto e sentito che ora vengono identificati come nuovi. Gli elementi sono stati inventati come slogan pubblicitari negli anni Settanta, hanno mantenuto il loro pieno effetto nel linguaggio quotidiano fino alla fine degli anni Novanta e vengono riattivati in alcuni caso ancor oggi attraverso la comunicazione politica. Secondo Lorella Cedroni (2014, 68), la criptomnesia produce un effetto catalizzante sugli archetipi già esistenti (I.3.3.2, I.2.3.10.5.3). È interes - sante notare che l’efficacia di questo effetto sembra però limitato agli spettatori di una

precisa fascia d’età, come mostra l’intervista al primo ministro Matteo Renzi50 (Fig. 47).

Renzi è troppo giovane per contestualizzare correttamente la frase, ma che nella gestualità dimostra di avere familiarità con il gesto tipicamente attribuito all’uccello Jo Condor.

50 https://www.youtube.com/watch?v=S_spfcXweQI [12.12.2016].

51 http://dizionario.internazionale.it/parola/giocondo (2014, 2001: sub voce) [14.11.2018]. 52 Sabatini Coletti (2008, sub voce).

Fig. 47. L’intervista di Otto e mezzo, trasmissione diretta da Lilli Gruber, al primo ministro Matteo Renzi del 20.09.2013 (Verdiani 2017, 54).

Matteo Renzi fraintende lo slogan, come fanno del resto tutti gli spettatori più giovani che non conoscono la trasmissione se non per le frequenti citazioni. Questo innesca il gioco di parole che in realtà ha fornito lo spunto dello slogan pubblicitario originale, basato sull’omofonia presente fra il nome del protagonista Jo Condor e l’aggettivo “giocondo”: Jo Condor è il famoso eroe negativo dello spot della Ferrero; “giocondo” in italiano è un aggettivo; deriva dal tardo latino Iucundus [iŭvo +-undus], che secondo il Nuovo De Mauro. Vocabolario online della lingua italiana di Tullio De Mauro (2014, 20011: sub vo -

ce) significa piacevole, gradito, grato, lieto, giocondo, allegro, ma anche in senso col lo quiale credulone, sciocco, tonto.51 La frase idiomatica: «Non ho mica scritto giocondo

in fronte!» vuole dire in italiano – e non solo in piemontese – «Non sono mica stupido!» Come risulta dalle citazioni testuali presenti nel Vocabolario della lingua italiana di Sabatini Coletti (2008: sub voce).52

3.3.3.2. È sempre l’ora dei Pavesini!

Il secondo esempio proviene da Carosello e viene tutt’ora utilizzato come slogan pubblicitario del marchio Pavesi. Mario Pavesi proveniva da una famiglia di fornai, nel tempo la sua azienda si era espansa. Nel 1953 creò un biscotto con proprietà innovative: basso costo, alta digeribilità in formato snack. All’inizio lo chiamò “Biscotto di Novara”; poi decise di dare al prodotto il suo nome: “Biscotti Pavesi”. Alla fine, lo battezzò con il nome che poi ebbe successo “Pavesini”. Ormai da sessant’anni i biscotti sono conosciuti con questo nome. Pavesi aveva capito il grande potenziale della pubblicità televisiva as - sociata a quel tempo con il programma italiano di Carosello. Fu anche uno dei primi a

capire l’importanza di far promuovere il prodotto da personaggi celebri. Carosello era uno show pubblicitario che seguiva regole completamente diverse rispetto a quelle in vigore oggi: per i primi 105 secondi della trasmissione pubblicitaria, il nome del prodotto non veniva mai menzionato, si voleva esclusivamente intrattenere il pubblico e creare la suspense, lo slogan pubblicitario veniva alla fine dello spot. Negli anni sessanta, il “testimonial” di Pavesi era il famoso Topo Gigio,53 beniamino di bambini e adulti. Con la

sua tipica sveglia fatta di biscotti, tuttora utilizzata come mezzo pubblicitario da Pavesi, Topo Gigio ammoniva il pubblico: «Tenetevi su con i Pavesini!». Prima del famoso topo con la sveglia, nello spot c’era già un orologio da tavolo54 che muoveva le sue lancette

intonando: «È sempre l’ora dei Pavesini!», (Fig. 48). Lo slogan e le sue numerose sfuma - ture diafasiche, forse proprio perché è una citazione ricorrente i cui costituenti sono ormai poco trasparenti per le generazioni più giovani, sono ancora oggi al centro dell’inte resse nei social network,55 rispetto al caso di Jo Condor, però, lo slogan fino ad oggi non è stato

lemmatizzato nei dizionari. Già negli anni Sessanta lo slogan veniva spesso citato nel linguaggio quotidiano in senso traslato. Al momento attuale la frase è usata sostan - zialmente con quattro significati:

•in senso generale con il significato originale di voler sempre qualcosa che abbia un sapore delizioso

•con un significato figurato, con il significato: “l’occasione fa l’uomo ladro”

•con un significato sessuale

•e infine, con un significato volgare (in relazione all’attuale contesto politico) che afferma che i politici sono sempre pronti a sfruttare le opportunità che si presentano.

In quest’ultimo senso è stato anche utilizzato nel blog di Beppe Grillo e sul sito web del Movimento cinque stelle come slogan pubblicitario politico nel 201356 (Fig. 48). Beppe

Grillo motiva la scelta nel modo seguente: «Le elezioni in Italia sono come la vecchia pubblicità dei Pavesini. È sempre l’ora delle elezioni. Ogni anno ci sono centinaia o anche migliaia di comuni che vanno al voto». Come manifesto elettorale – e in particolare come campagna elettorale diffusa su Internet – la pubblicità politica cita letteralmente la pubbli - cità originale di Pavesini del 1959, avvalendosi dunque del suo effetto criptomnesico.

53 https://www.youtube.com/watch?v=GASiw4Pe8qA,https://www.youtube.com/watch?v=47yc wBoRf58, https://www.youtube.com/watch?v=nGp5i5t7AAA [12.12.2018] 54 https://www.youtube.com/watch?v=BaQbZC28AVI [12.12.2018] 55 https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20071231105345AAmCE4Y, https://it.an swers.yahoo.com/question/index?qid=20071123042128AAHb87u, https://it.answers.yahoo.com/ question/index?qid=20110715023124AAKA1mZ [12.12.2018] 56 http://www.beppegrillo.it/2013/11/le_elezioni_sono_come_i_pavesini.html [12.12.2018]

Fig. 48. Erberto Carboni, È sempre l’ora dei Pavesini, 1959 (a sinistra).

Le elezioni sono come i Pavesini. È sempre l’ora delle elezioni. Il Blog di Beppe Grillo,

pagina Facebook del Movimento cinque stelle 2013 (a destra; Verdiani 2017, 56-57).

Le combinazioni di lingua a immagine della pubblicità sono molto resistenti nella memoria dei parlanti e mantengono la loro efficacia come dominio inferenziale per la pub - blicità politica a decenni di distanza dalla loro prima formulazione. Nel corso del tempo la comunicazione politica ha imparato a sfruttare a proprio vantaggio il potenziale seman - tico degli slogan pubblicitari in combinazione con le immagini57 determinando anche una

consuetudine di ricezione dei messaggi ibridi da parte del pubblico nella cui enciclopedia essi vengono archiviati nella loro interezza di conglomerati di testo e immagini. Lo dimo - strano non solo l’uso spontaneo da parte dei politici e la loro presenza nella comuni cazione politica programmatica presente in Internet, come avviene nel caso del Movimento cinque stelle, ma anche la riflessione metalinguistica nella rete che questi eventi innescano fra i parlanti.58